Due nuove guide «nonturistiche»: Ancona e Arcevia (sempre a cura di Wu Ming 2)

La copertina della guida di Ancona, disegnata da Francesca Arena

Due anni dopo le «deviazioni inedite raccontate dagli abitanti» di Bologna, arrivano in libreria le guide di Ancona (11 maggio) e Arcevia (31 maggio), pubblicate dalla collana Nonturismo di Ediciclo, a cura di Wu Ming 2.

Due nuove tappe di un esperimento di narrazione collettiva che ancora una volta è possibile grazie al supporto e al coordinamento di Sineglossa.

La sfida consiste nel creare una o più redazioni di comunità, formate da persone che abitano sul territorio, per individuare le tappe di percorsi nonturistici, ovvero luoghi significativi che nessuno segnalerebbe nella classica lista di «10 cose da vedere», o al contrario che già ne fanno parte, ma meritano un’altra inquadratura, fuori dalla cartolina.

Sulle contraddizioni di questo tentativo – innescate ad arte fin dalla scelta del formato «guida» e del termine «nonturismo» – riprendiamo quel che ha scritto Wu Ming 2 presentando il volume su Bologna:

«È noto che ci sono posti meravigliosi e segreti che hanno cambiato aspetto, una volta citati da una Lonely Planet o fotografati su Instagram dall’influencer di turno: come accade per gli elettroni, illuminare un luogo ne modifica le caratteristiche. D’altra parte, se nulla è immune dall’essere venduto – compresi l’aria pulita, il silenzio e il cielo stellato – allo stesso modo nessuna destinazione, di per sé, è improponibile come merce turistica: lo dimostrano i tour a pagamento per fotografare catastrofi, le avventure organizzate in paesi «estremi», le soste di torpedoni sulla location di un film, i negozi di souvenir fascisti a Predappio. E poiché il sortilegio funziona anche laddove i visitatori non vengono esplicitamente richiamati, a maggior ragione si rischierà d’innescarlo proponendo “itinerari” e “tappe” all’interno di una guida, per quanto parte di una collana «nonturismo» di «deviazioni inedite raccontate dagli abitanti», ovvero di piccole eccezioni, utili a confermare la regola che trasgrediscono.»

Anche nel caso di Ancona, lo sforzo è stato quello di produrre un antidoto all’ideologia del decoro, dell’attrattività, della rendita posizionale, delle navi da crociera, per esaltare invece la biodiversità dell’anfibiopoli – una città la cui natura consiste proprio nel tenerne insieme più d’una.

Le tre redazioni di comunità hanno lavorato con Tommaso Sorichetti (di Sineglossa), Simona Rossi (della libreria Fogola) e Annalisa Trasatti (del Museo Omero) per esplorare tre diverse tipologie di luoghi:

– Quelli dov’è più evidente l’incontro (o lo scontro) tra passato, presente e futuro;

– Quelli indecisi tra piante e cemento, abbandono e valorizzazione, memoria e oblio, ordine e spontaneità;

– Quelli dove si concentrano energie insospettabili, nascoste, ignorate, potenti ma non dominanti.

Wu Ming 2 ha discusso e curato i testi delle varie tappe; ha mappato e verificato i tre percorsi per unirle, a forza di gambe; ha scritto le indicazioni per andare dall’una all’altra, senza perdersi quel che ci sta in mezzo; ha guidato i tre gruppi nella scrittura collettiva di un’introduzione ai rispettivi capitoli, seguendo l’esempio della scuola di Barbiana e infine ha registrato un podcast di venti minuti dove acconta un “suo” itinerario anconetano. Il progetto grafico del libro è di Atelier Tatanka, che ha affidato le tre sezioni a tre diverse illustratrici: Francesca Albergo, Chiara Di Luca e Francesca Arena.

Il tutto verrà presentato ad Ancona (anzi, in Ancona) sabato 11 maggio, nel corso di una giornata di passeggiate e chiacchiere, di cui trovate tutti i dettagli qui.

Una «redazione di comunità» nella sede di Sineglossa

La realtà di Arcevia – uno dei “borghi più belli d’Italia” – è piuttosto diversa da quella della città dorica. Qui l’industria turistica è meno appariscente, il territorio comunale è molto vasto, ha una bassa densità abitativa, con fenomeni di spopolamento, esempi di “restanza”, e nove frazioni cinte da mura, abituate a sentirsi autonome le une dalle altre. Chi ci abita non percepisce il pericolo di un brusco cambiamento dei luoghi e del loro significato, quanto piuttosto di una loro conservazione sotto vetro, un museo a cielo aperto, con le persone ridotte a custodi o figuranti (quindi poche e con poche esigenze).

Brenda Benaglia ed Eleonora Adorni – le due antropologhe già all’opera per la guida bolognese – hanno animato gli incontri di un’unica redazione, con l’obiettivo di descrivere i luoghi più rappresentativi dell’intera «galassia» di Arcevia, quelli che fanno sentire a casa chi ci abita, da pochi anni o da una vita. Il difficile non è stato individuarli, ma trovare parole nuove per raccontarli. In un piccolo comune di montagna, il discorso turistico, da marketing territoriale, è più invasivo delle strutture ricettive. Si fatica a trovare notizie, informazioni, storie, aneddoti che non siano già distorti dall’esigenza di vendere quella destinazione. Chi abita in un “bel borgo”, in un bellissimo paesaggio rurale, è circondato da una retorica promozionale che rischia di dare assuefazione, o di mostrarsi come l’unica giusta.

Gli alunni e le alunne delle scuole medie di Arcevia hanno superato il problema ricorrendo alle proprie “geografie sentimentali”, collegando emozioni e punti sulla mappa, e costituendo così la prima redazione di “nonturismo for kids”, grazie al coinvolgimento di sei prof e alla metodologia messa a punto da Alessia Tripaldi.

La terza sezione della guida, infine, è stata affidata a Wu Ming 2, perché anche chi incontra un territorio, ma non ci vive, può suggerire «deviazioni inedite», esercitando uno «sguardo obliquo» sulle storie incorporate nel paesaggio. La sezione (l’unica con un vero e proprio percorso) s’intitola Fantasmie, e questo è un estratto dal testo che la introduce:

«Il terzo giorno, partendo da piazza Garibaldi, ho segnato su un taccuino e registrato a voce tutti i particolari che mi colpivano, in una lunga deriva senza meta, lasciandomi guidare solo dall’istinto e dalla curiosità.
Al momento di sistemare quegli appunti, ho scoperto che alcuni dei posti che avevo segnato grondavano di leggende e contenevano strati su strati di aneddoti, mentre altri erano in apparenza banali, ed era solo il mio sguardo ad averci visto chissà che di speciale.
Ho deciso allora che scrivendo di alcune tappe avrei fatto riferimento a storie documentate, mentre per altre mi sarei affidato alla fantasia, inventando quel che il paesaggio mi suggeriva, come di fronte a una macchia di Rorschach.
Secondo Oscar Wilde, «il narrare belle cose non vere è lo scopo legittimo dell’arte».
Ma si può mentire senza ingannare? Mentire in maniera onesta, o quantomeno innocua?
È quello che ho cercato di fare, qua e là, in questa serie di fantasmie, miscuglio di fantasmi e fantasie, di favole e di fatti, di storie vere e di storie mie.
A chi leggerà, e camminerà, affido il gioco, spero piacevole, di distinguere le une dalle altre.»

Come per la guida di Ancona, Wu Ming 2 ha curato i testi della redazione di comunità e orchestrato la scrittura collettiva dell’introduzione alle sue undici tappe. Il progetto grafico del volume è sempre di Atelier Tatanka, con le illustrazioni di Edoardo Massa.

Il libro verrà presentato sabato 1 giugno, tra passeggiate e chiacchiere di cui trovate tutti i dettagli qui.

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