Summer of ’81 – di Wu Ming 5 | #londonriots


Qualche riflessione per comprendere l’origine di quanto viviamo ora.
Le rivolte inglesi dell’estate del 1981 – Brixton, Toxteth, Handsworth, Leeds – colpirono l’immaginario di molti, qui da noi, specie tra coloro che seguivano il punk. A quei tempi, in quei circoli, la parola “rivolta” era assai più praticata della parola “rivoluzione”. Almeno per quanto riguardava le strade del Regno Unito, le parole si mutavano in fatti.
Il 10 aprile 1981, a Lambeth, un sobborgo di Londra prossimo a Brixton, la polizia fermò un giovane nero, Michael Bailey, mentre fuggiva inseguito da altri “ragazzi di colore”, come si diceva allora. Era stato accoltellato e sanguinava. Si formò una folla che incominciò a lamentare il ritardo nei soccorsi. Michael Bailey venne portato fino a un auto in Railton Road, mentre scoppiavano i primi disordini.
Si diffuse la voce che il ragazzo fosse stato lasciato morire in ospedale. (Un rumour, se versomile, può incitare alla battaglia). Ne originò una rivolta feroce, che si protrasse per due giorni.
Fu una specie di miccia ideale. Le rivolte nelle altre città furono accese da episodi simili. Il 3 luglio Toxteth, Liverpool. Il 9 luglio, Sheffield. Il 10, Handsworth, il sobborgo di Birmingham che aveva già conosciuto episodi simili un anno prima e che esploderà con ancora maggiore violenza nel 1985.
La mano che accese le micce fu quella del governo di Margaret Thatcher, allora all’inizio di una meticolosa, trionfale e ingloriosa guerra alle classi lavoratrici. Su uno scenario di chiara marginalizzazione e in un clima di razzismo montante, la comunità nera (ma non solo quella) si trovò a dover fronteggiare una serie di provvedimenti legislativi che vanno sotto il nome di Sus Laws, che consentivano alla polizia di fermare e perquisire chi volessero sulla base del semplice sospetto. La legge traeva origine dal Vagrancy Act del 1824, che recitava:

Every suspected person or reputed thief, frequenting any river, canal, or navigable stream, dock, or basin, or any quay, wharf, or warehouse near or adjoining thereto, or any street, highway, or avenue leading thereto, or any place of public resort, or any avenue leading thereto, or any street, or any highway or any place adjacent to a street or highway; with intent to commit an arrestable offence, shall be deemed a rogue and vagabond and would be guilty of an offence, and be liable to be imprisoned for up to three months.

Il provvedimento si applicava dunque nel caso che l’accusato presentasse le seguenti caratteristiche:
1. avere un’aria sospetta;
2. prepararsi verosimilmente a commettere un delitto.
Occorrevano due testimoni: di solito i due poliziotti di pattuglia che eseguivano il fermo.
Da subito la Sus law fu un’arma di repressione e controllo sociale, non solo nei confronti delle comunità indoccidentali impoverite dalla recessione, ma anche nei confronti di larghi settori di quello che allora veniva chiamato, da noi, “proletariato urbano giovanile”. Quindi punks, skinheads, hippies, freaks di ogni tipo, eccetera eccetera. Il tutto in un clima di tensione montante tra comunità, e in presenza di una martellante campagna razzista da parte del National Front. Enoch Powell, allora deputato unionista, nel marzo dello stesso anno aveva prefigurato una guerra civile etnica: non era la prima volta che lo faceva. I segnali sembravano, da un punto di vista conservatore, dargli ragione.
Da subito si ebbe la percezione che la Sus law era uno strumento di guerra di classe: ricordo una maglietta dell’epoca che elencava tutte le categorie di persone che potevano essere bersaglio del provvedimento. Era una T-shirt molto popolare, all’epoca, le categorie passibili di sospetto erano in pratica tutte, tranne i borghesi.
Le rivolte dell’estate ’81 e la Sus Law sono passate alla storia attraverso una colonna sonora che comprende Summer of ‘81 dei Violators, One Law for Them dei 4 skins, Let’s Break the law degli Anti-Nowhere league. C’è poi il primo lp degli Steel Pulse, Handsworth Revolution, che risale al 1978 ma che testimonia bene la commistione di strada tra punk e reggae tipica di quegli anni.
Lasciamo le parole finali a Maggie Thatcher. In quegli anni, la disoccupazione in aree come Brixton si attestava attorno al 13%, ma le minoranze etniche la subivano in ragione del 25.4%. Tra i giovani neri arrivava al 55% . Rifiutando di investire nel risanamento dei nuclei urbani problematici, la Thatcher sostenne che “Il denaro non può comprare la fiducia e l’armonia razziale”. Ted Knight, allora a capo del Lambeth Borough Council, sostenne che le forze di polizia si erano comportate come una truppa d’occupazione e che questo aveva provocato le rivolte. “What absolute nonsense and what an appalling remark” rispose la Thatcher “… No one should condone violence. No one should condone the events … They were criminal, criminal.”
Mi accorgo che quanto scritto assomma a una specie di apologo. Il tempo del capitale non passa mai davvero, siamo ormai lontani da quegli anni ma non da quelle strategie repressive, e siamo ancora immersi nella stessa ideologia, nella stessa concezione del potere, nella stessa merda.

LINK CORRELATI

Gli altri anni Ottanta: appunti da un cono d’ombra – di WM5 (2010)

Oi! The Cockney Kids Are Innocent! – di WM1 e WM5 (2002)

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118 commenti su “Summer of ’81 – di Wu Ming 5 | #londonriots

  1. Quando l’Evento riemerge, WM colpisce. Grazie come sempre per l’approfondimento su questo tema.“the final stage of capitalism is arson” – è la frase del giornalista americano Joe Conason, quando negli anni 70 il Bronx bruciava per l’epidemia di incendi dolosi e il taglio netto dei fondi ai vigili del fuoco.Io... → [Continua a leggere]
  2. Intanto c’è il primo morto…

  3. Il quotidiano argentino Pagina/12 ha commentato con una vignetta in fondo alla prima pagina: “Ieri a Londra sulla tomba di Karl Marx qualcuno ha messo un disco dei Clash”….
    http://www.pagina12.com.ar/diario/principal/index.html

  4. […] Angeles che inaugurarono gli anni 90. E WuMing5 giustamente ricorda, tornando in UK, gli scontri a Brixton nel 1981 e poi nel 1985. E se volete attaccare altre tessere al domino, possiamo andare indietro ancora e […]

  5. @alberto prunetti anche a me sono saltati agli occhi alcuni titoli dei Clash a cominciare da The Guns of Brixton per arrivare a White Man in Hammersmith Palace…

  6. Mah, io tra l’81 ed adesso non ci vedo nessuna similitudine. Forse giusto la miccia che ha innescato il tutto…

  7. @papero ci sono somiglianze e differenze, come sempre. Anche in UK in queste ore molti tentano un confronto critico tra le due sommosse. L’editoriale del Guardian di ieri era costruito sul parallelismo. C’era scritto che non aver capito la sommossa di allora ha contribuito a incancrenire le condizioni da cui... → [Continua a leggere]
  8. Potrebbe essere vero se in strada ci fossero rimasti quelli della prima notte a Tottenham. Mi sembra abbastanza evidente che gli scontri delle due ultime notti londinesi siano abbastanza slegati dalla prima notte. Io nelle ultime due notti non ci vedo nulla di politico o sociale. Qui ci sono dei... → [Continua a leggere]
  9. @ Paperonon c’è mai stato un riot urbano dove i rivoltosi siano rimasti solo gli stessi delle prime ore. Ogni sommossa di questo genere ha un effetto contagioso, si estende, scatta l’emulazione, il “liberi tutti”, si aggregano cani e porci. E’ nella natura stessa di questi eventi. Come è nella... → [Continua a leggere]
  10. London: a map of deprivation index and riots
    http://bit.ly/qEBWYd

  11. Sì, grazie per il pro-memoria e le riflessioni, tutte molto utili. E vive.

  12. Nel bel mezzo del progresso
    Di diversi colori
    Fra i quali il verde, il nero, il moderno,
    Tifiamo rivolta!
    Tifiamo rivolta!
    Tifiamo rivolta!

    Certo i Clash, ma anche i cccp avevano qualcosa da dire…

  13. E per chi non ha voglia solo di canzoni, un po’ di analisi supplementare

    http://tarnac9.noblogs.org/gallery/5188/insurrection_english.pdf

  14. Versione in italiano per chi dovesse fare esercizio di lingua…

    http://www.livingeuropa.org/insurrezionecheviene.pdf

  15. Non voglio azzardare alcuna analisi approfondita, non sarei in grado, ma soltanto riportare qualche pensiero sparso, sollecitato dal post di WM5 e dagli ultimi interventi. La definizione data dal mio socio WM1 mi sembra calzante: il riot riesce a essere “prepolitico” e nondimeno “sociale”. L’impressione che ho avuto nei miei... → [Continua a leggere]
  16. Sul riot di Handsworth e le sue cause storiche c’é un notevole documentario dei Black Audio Film Collective (Handsworth Songs) con in colonna sonora la mitica (in)versione di Mark Stewart dell’inno Anglicano “Jerusalem” (martoriato dal remix dub-industriale). Altro film importantissimo (ed anticipatore, 1980) é “Babylon” dell’Italo-Inglese Franco Rosso, sound systems... → [Continua a leggere]
  17. @WM4: “Negli anni Ottanta, durante il braccio di ferro tra la Thatcher e i minatori inglesi che scioperavano a oltranza, dalle fabbriche italiane vennero lanciate collette tra gli operai per mandare soldi alle famiglie degli scioperanti nel Regno Unito. Una cosa del genere oggi non si riesce nemmeno a immaginare…... → [Continua a leggere]
  18. @ alter, quello che scrivi mi trova d’accordo nelle linee generali. Mi verrebbero solo piccoli spostamenti di prospettiva, non so se dovuti al mio astigmatismo (che a volte mi fa anche sbattere sugli stipiti delle porte, e questa potrebbe essere una di quelle volte…). Mi sembra questo: 100 anni fa... → [Continua a leggere]
  19. E invece oggi Sofri liquida l’argomento con un editoriale dal titolo La violenza del niente…

  20. Un ottimo articolo, che consiglio vivamente, e’ il seguente:http://www.guardian.co.uk/uk/2011/aug/10/uk-riots-liberal-right-parentNon fatevi distrarre dal titolo; contiene quello ma non solo. E’ un ottima analisi di quello che e’ successo.Tra l’altro, secondo me, uno dei motivi per cui questi eventi sono diventati looting (saccheggi) e non veri e propri riots, e’ il fatto... → [Continua a leggere]
  21. Un paio di differenze tra i riot degli 80/90 e quelli di questi giorni: il fatto che il looting allora fu limitato e contenuto ad alcuni negozi nell’aree dove la rivolta stava accadendo. Oggi invece, con l’uso della tecnologia, il raggio di azione e anche la tipologia dei negozi attaccati... → [Continua a leggere]
  22. @danae: se sei d’accordo sulle linee generali, meglio. Credo anche di aver colto nel segno, nel senso che hai afferrato il concetto, se rispondi “posso assicurare che la mia non è la solidarietà della laureata che dalla spiaggia di Capalbio si asciuga la lacrimuccia pensando ai poveri raccoglitori di pomodori... → [Continua a leggere]
  23. Permalink della vignetta argentina citata sopra (non è più in home): http://miguelrep.blogspot.com/2011/08/marx-en-londres.htmlQualche spunto:– ci sono parallelismi (con le debite differenze o proporzioni) con la fenomenologia ultras? A me la narrazione del *rumour* che si diffonde ha ricordato il «derby del bambino morto» (cfr. il libro di Valerio Marchi), con successivi... → [Continua a leggere]
  24. Abbiamo raccolto in uno storify i nostri tweet (in inglese) più significativi sui #londonriots:
    http://www.wumingfoundation.com/english/wumingblog/?p=1843

  25. Il parallelismo fra i riots di questi giorni e quelli dei primi ’80 permette di ricordare una volta di più che la Gran Bretagna è la patria di Margareth Thatcher, una delle più “brillanti” e determinate innovatrici in materia di macelleria sociale.L’individualismo proprietario della Thatcher aveva degli ascendenti filosofici ben... → [Continua a leggere]
  26. velocemente (purtroppo…)@Taliesin, sì, certamente! e mi raccontano persone che vivono negli USA che la situazione della Gran Bretagna è stata “portata” lì esattamente uguale. E ci sono prof. universitari che sono molto meno ricchi dei loro studenti.@alter, evidentemente, nella mia sintesi ho tagliato molto con l’accetta. Non riesco ora ad... → [Continua a leggere]
  27. Link belli che avete suggerito via Twitter (li ripubblico qui ad uso e consumo degli altri, ma anche perché altrimenti, nel giro di pochi giorni me li perdo):Zoe Williams, «The UK riots: The psychology of looting», in The Guardian, 9 agosto 2011 http://bit.ly/pxIqRlSituationist International, «The decline and fall of the... → [Continua a leggere]
  28. Non sono d’accordo con Danae. Proprio quello che ci manca oggi è categorizzare, tornare ad una analisi del sociale attraverso delle categorie ben precise (e stabili, non di quelle che cambiano ogni cinque anni come gli ultimi scampoli del pensiero debole ci ha insegnato). Dobbiamo tornare guardare la società attraverso... → [Continua a leggere]
  29. Riguardo al commento di Taliesin sulle disuguaglianze in Gran Bretagna, mi è venuto naturale il parallelo con la Spagna: se consideriamo le proteste dall’autunno in poi il frutto dell’impoverimento generalizzato dovuto alla crisi economica globale, è interessante anche notare come le forme di difesa siano differenti e come l’accentuata disuguaglianza... → [Continua a leggere]
  30. @ Collettivo Militant, premetto che le questioni nominalistiche non mi piacciono, così come le infinite ore passate a dare definizioni, a scannarsi su “cosa intendiamo con”, però forse non riusciamo a capirci proprio perché non ho dedicato tempo a definire “cosa intendo con”. A mio parere, se si continua a... → [Continua a leggere]
  31. La discussione su “riot” Vs “rivolta di classe” rischia di essere fuorviante, come quella su “moltitudine si/moltitudine no”. Cerco di spiegarmi partendo dalla seconda. Se usiamo il concetto di “moltitudine” come surrogato sostitutivo di quello di “classe” (dimenticando che i nomi sono sempre conseguenza delle cose), finiamo per cadere nel... → [Continua a leggere]
  32. Mi sembra che vi siano già alcuni elementi chiari che emergono dagli avvenimenti.Il primo, forse il più chiaro, è che l’odio per la working class del ceto medio britannico ed Europeo di cui parla il bel libro di Owen Jones: Chavs, The demonization of The working class è, nella prima... → [Continua a leggere]
  33. PS. Nel poco che so della sinistra britannica, questo punto di vista mi sembra interessante: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/jun/01/voice-for-emerging-precariat. Riporto un passo: «The global precariat is not yet a class in the Marxian sense, being internally divided and only united in fears and insecurities. But it is a class in the making, approaching... → [Continua a leggere]
  34. continuo a vedere analogie tra la narrazione di blogger inglesi (tipo penny red) delle rivolte e dei “chavs” con la narrazione di facebook da parte di molti su twitter, hashtag #twitterisnotFB. risposta inesistente a domanda inascoltata in fb, ce lo dice carta.org, un po’ come quelle ragazzine che dicono: “facciamo... → [Continua a leggere]
  35. @TaliesinParallelismi con il mondo ultras? Cosa vorresti dire? Scontri post Raciti? Non ci sono stati scontri nel post Raciti… Le similitudini tra Londra e riots riconducibili ad eventi successi allo stadio e dintorni ci sono solo nel caso nell’omicidio di Gabriele Sandri… Approccio soft della polizia inglese negli stadi? Mi... → [Continua a leggere]
  36. @ Danae Il fatto di essere laureata non ti rende automaticamente una “borghese”, questo è evidente, così come non rende “proletario” uno che ha la terza media e magari è miliardario. E’ appunto per questo che dobbiamo ragionare per categorie. Gli individui, in sè, possono avere mille sfaccettature, da Feltrinelli... → [Continua a leggere]
  37. @ Collettivo Militant, non lo so se l’odio di classe sia sacrosanto, questo punto per me è ancora un interrogativo. Capisco la questione della “coscienza politica più sviluppata”, ma non riesco a seguirla: mi sembra cioè che alla fine questo sia il problema, oltre al fatto che il mio collega... → [Continua a leggere]
  38. d’accordissimo con Girolamo, anche a me è tornato in mente Guy Standing e la sua idea di “politica del paradiso” come unica alternativa alle passioni tristi che ci affliggono.

  39. “The day after the 11/9 outrage George W. Bush, when calling Americans to get over the trauma and go back to normal, found no better words than “go back shopping”
    Riflessioni di Zygmunt Bauman sui London Riots
    http://www.social-europe.eu/2011/08/the-london-riots-on-consumerism-coming-home-to-roost/

  40. @ danae: secondo me una traccia interessante si trova nell’articolo del Guardian che ha linkato girolamo (quello che parla dell’emergere di una nuova classe “trasversale”, il precariat). Quello che chi continua a ragionare con le categorie borghesia/proletariato si ostina a non capire, è che c’è uno scollamento fra la classe... → [Continua a leggere]
  41. @ TaliesinVisto che non siamo al bar dello sport, e me ne rammarico, un paio di precisazioni su quanto scrive qua:“nel filmato della BBC che qualcuno ha linkato sopra, il signore indiano parla ancora del fatto che la polizia, rispetto al ragazzo ucciso, «blew his head off» (rumour che circolava... → [Continua a leggere]
  42. @girolamo: “Ma se qui in Italia mi trovassi di fronte non a una rivolta come quella della Val di Susa, ma come quella britannica, non chiederei ai rivoltosi conto delle loro pratiche: chiederei a me stesso in cosa il mio lavoro politico è (ancora) insufficiente, per quale ragione i singoli... → [Continua a leggere]
  43. @erota: “dove l’odio di classe, il tentativo di censura e il razzismo vero della middle class emerge con tutto il suo odio per la diversità. ” Infatti. E’ lo stesso processo di produzione capitalistico che distrugge le differenze e la middle class che agli interessi dell’ordine capitalistico é ferreamente collegata... → [Continua a leggere]
  44. @danae: io invece penso che lo scambio di battute sia molto interessante, e delinei delle fratture politiche e sociali. Più se ne parla, più emergono. E’ bastato che usassi un linguaggio marxista per… scandalizzarti (almeno un pochino, dai!). E questo mi fa pensare ai decenni durante i quali ci hanno... → [Continua a leggere]
  45. @ tuttiOk, allora facciamo così: mozione d’ordine (ma non quello di Cameron, of course). La questione di cui si dibatte qui è calda e complessa. Per di più si fa riferimento a una realtà non italiana, rispetto alla quale le esperienze e le conoscenze (anche linguistiche) di tutti possono essere... → [Continua a leggere]
  46. Se la Val di Susa fosse stata una metropoli e non un insieme di piccoli centri abitati, ci sarebbe stato il rischio di un Italianriots come quello di Londra?
    Ovvero: secondo voi, a che livello è arrivato il “capitale di rabbia” del nostro paese e quali “scintille” potrebbero scatenare riots?

  47. A proposito di “merito” (@ alter, in particolare): qua non è che dobbiamo convincerci o farci le pulci a vicenda, si sta più che altro, con tutti i limiti del mondo, provando a imbastire una discussione, un tentativo di analisi. Allora ti dirò che benché condivida il tuo discorso di... → [Continua a leggere]
  48. @ alter,permettimi, tra compagni:1) Meno “eccezionalismo”.E’ da quando sei entrato in questa discussione che indulgi in meta-commenti tipo: “Sto per dire qualcosa di provocatorio”, “Ho detto qualcosa di scandaloso”, “E’ bastato che dicessi questo per suscitare la tale reazione, segno che…” Lo scandalo quale sarebbe? Che parli di borghesia vs.... → [Continua a leggere]
  49. Io e WM4 ci siamo incrociati, anche lui ha avuto la sensazione che ho riportato io al punto 3.

  50. Non so se può esservi utile uno storify sui #londonriots visti dall’Italia…

    Però l’ho fatto. :-D

    http://storify.com/puncox/london-2

  51. Vi linko le parole “perversamente virtuose” di due elementi di quella moltitudine. Forse involontariamente colgono nel segno i concetti della lotta di classe di cui si discute qui.
    http://www.bbc.co.uk/news/uk-14458424

  52. @ erota: grazie per la precisazione su Darcus Howe…sono bilingue, ma ho visto il video ieri notte e dal telefonino, lui non lo conoscevo, grazie per avere corretto le mie castronate.@ Nexus: qualcuno sopra citava le differenze fra UK e Spagna. Io i riots in Italia non ce li vedo... → [Continua a leggere]
  53. Uno scambio che ho letto citato da qualche parte (ora non lo ritrovo):
    «You there, does rioting achieve anything?»
    «Yes: you wouldn’t be talking to me now if we didn’t riot.»

  54. @Taliesin Quoto la mancanza di coscienza collettiva che impedirà azioni organizzate come in Spagna. Vedo anche tanti possibili “vaf, adesso spacco tutto” nelle comunità di immigrati che *abbiamo* ghettizzato nelle metropoli o nei paesini sperduti (penso a quello di mia nonna nelle marche, dove il centro storico è popolato in... → [Continua a leggere]
  55. @ alter, non posso che accodarmi a WM4 e WM1… Non aggiungo altro, se non qualche riga su AaAM. Ho già avuto occasione di dire qui quanto per me sia importante (dal punto di vista letterario e dal punto di vista politico), e nella discussione si è sottolineato anche come... → [Continua a leggere]
  56. @Taliesin Innanzi tutto mi scuso se ti sono sembrato scortese, non era assolutamente mia intenzione (ogni tanto esce il mio animo rude…:-) ). Il libro ed il sito che mi hai linkato li conosco molto bene, ma, a mio avviso, le vicende di quel derby non hanno molto a che... → [Continua a leggere]
  57. @ wu ming 1“Scusami, ma ho avuto più volte l’impressione che, anziché su Giap, tu credessi di essere (absit iniuria!) su Uninomade. Ad esempio, quando hai indirizzato nello specifico a me, premettendo che intendevi essere provocatorio, una critica del concetto di “moltitudine” (nella sua declinazione negriana, mi è parso di... → [Continua a leggere]
  58. @ alterNon sopporto Balibar (anche come persona) che mi è sempre sembrato il poliziotto che il PCF aveva attaccato alle costole di Althusser. Anche in Italia, “Leggere il Capitale” l’hanno pubblicato solo con l’intervento di Balibar per riportare il libro nell’ortodossia.Per quanto riguarda il libro a cui ti riferisci, mi... → [Continua a leggere]
  59. @ erota non ho capito bene: in *cosa* non riconosci Negri e Hardt? Nel mio commento che hai riprodotto non c’erano particolari descrizioni della loro teoria. C’era al massimo uno sketch rapidissimo di quel che, nel mio piccolo, penso io. Le letture estive no, ma ho adocchiato due testi in... → [Continua a leggere]
  60. @ wu ming 1

    Bon. Ne parliamo in autunno allora.
    Buone vacanze a tutti coloro che se le possono permettere e un abbraccio di solidarietà a chi non se le può fare.

  61. C’è arrivato persino Gramellini (chissà che non lo vada a dire a Fazio): «Quando i teppisti diventano un esercito e mettono a ferro e fuoco una metropoli occidentale, significa che è successo qualcosa che non si può più combattere solo aumentando il numero dei poliziotti e delle celle. E’ il... → [Continua a leggere]
  62. Certo che Gramellini è pur sempre un editorialista della “Busiarda”: “Dal giorno infausto in cui il capitalismo dei finanzieri ha soppiantato quello dei produttori, il denaro si è infatti sganciato dal merito, dal lavoro e dall’uomo, trasformandosi in un valore a sé”. Mi piacerebbe chiedergli a che data, con esattezza,... → [Continua a leggere]
  63. I riot di Londra? Un esercito di teppisti. Teppisti griffati. Che non chiedono lavoro, cibo o diritti. Ma solo accesso a credito e diritto al superfluo. Mettiamoli pure in galera ma quando escono assicuriamoci che abbiano una scuola come si deve da frequentare. Un chiaro esempio del qualunquismo a cui... → [Continua a leggere]
  64. @ don cave mi hai tolto la battuta dalla testiera: vorrà dire che userò la tua, per il pezzo che sto scrivendo, visto che sei arrivato primo :-) @ dude grazie 1000. Mi sa che si possono scrivere e pubblicare buoni libri, nonostante tutto, anche senza essere TrentaQuaranta (è un... → [Continua a leggere]
  65. @ girolamo e Don Cave:In effetti il commento di Gramellini è illuminante su dove è rimasta incastrata certa sinistra, che contrappone il buon capitalismo dei produttori al cattivo capitalismo degli speculatori finanziari. Come se le premesse della finanziarizzazione capitalistica non fossero implicite nella cosiddetta “modernizzazione” degli ultimi trent’anni. E come... → [Continua a leggere]
  66. Ecco uno dei due libri a cui mi riferivo nella risposta a Erota:
    http://www.radicalphilosophy.com/uncategorized/the-better

  67. Sembra interessante e me lo leggerò volentieri. Vale la pena ricordare che i pendoli storici oscillano. Una volta erano i maestri del pensiero negativo ad essere accusati di indurre alla passività.Vedi il buon Lukács della “teoria del romanzo” che scriveva:A considerable part of the leading German intelligentsia, including Adorno, have... → [Continua a leggere]
  68. @ Wu Ming 4, Girolamo e Don CaveIo sono d’accodo con voi e con quanto scrive a questo proposito il brillante Christian Marazzi. Però, uno supersveglio e superacuto come il compianto Giovanni Arrighi, nel suo “The Long Twentieth Century” parla proprio di fasi di oscillazione fra capitalismo industriale e finanziario... → [Continua a leggere]
  69. A proposito dell’ultimo commento di Wu Ming 4 di recente ho letto un bel libro di Benjamin R. Barber, CONSUMATI – da cittadini a clienti, che ha come tema centrale il cambiamento da un capitalismo basato sull’ethos protestante ( appunto Weber ) ad un capitalismo basato sull’ethos “infantilistico”. Barber considera... → [Continua a leggere]
  70. @ erota Più che di fasi di oscillazione tra industria e finanza, nel libro di Arrighi mi sembra si tematizzi un’alternanza tra fasi in cui la merce si converte in moneta, e questa ritorna merce, e fasi in cui la moneta si converte in produzione di merci, che a... → [Continua a leggere]
  71. @ erotaio, come dicevo, quel libro non l’ho ancora letto, può anche darsi che si riveli non all’altezza dell’idea di fondo, ma a me interessa principalmente come *sintomo*, e col sintomo “bisogna saperci fare”, diceva quel tale.In diversi si stanno rendendo conto di un problema, e non si tratta di... → [Continua a leggere]
  72. @Girolamo Sì, il tuo riassunto di arrrighi è certo più completo e articolato del mio ma credo che la sostanza non cambi: Arrighi’s vedeva momenti di preminenza del finanziario e momenti di prevalenza dell’industriale. I primi li vedeva come periodi più cupi. Ad esempio c’è la storia raccontata Da... → [Continua a leggere]
  73. @ wu ming 1È divertente perché si rischia di farsi prendere dalla cattiveria delle piccole differenze. Per esempio io ho un passato convinto da hegelomarxista e alcuni dei miei migliori amici sono hegelomarxisti. Il mio maestro, Martin Jay, che non è né hegelo né marxista, ha passato la vita a... → [Continua a leggere]
  74. @ erotaio tengo fermo l’assunto che siamo tutti compagni e tutti dalla stessa parte, altrimenti non starei nemmeno a discutere.Il problema è che con banalizzazioni e semplificazioni tipo “lo stato nazionale è una merda”, anziché sottrarre spazio a fascisti e cripto-fascisti, gliene si concede a iosa. Lo stato nazionale è... → [Continua a leggere]
  75. Da profano rispetto al dibattito su Negri e il post-operaismo, penso che oggi in Europa la (non impossibile) dissoluzione di alcuni stati nazionali non porterebbe ad una superiore fase di lotte sociali transnazionali, bensi’ ad uno scontro tra “piccole patrie”, tra supposte “comunita’ etnicamente omogenee”, e merde varie. Sono anche... → [Continua a leggere]
  76. A proposito degli stati-nazione, la realtà dei fatti ci ha mostrato che la retorica contro questi ha portato alla nascita dell’ideologia dei micro-stati-nazione (dunque, dalla padella alla brace). Siamo contro lo Stato ma difendiamo il “nostro” territorio, le nostre piccole patrie, esaltiamo le nostre autoreferenziali comunità e l’Europa è infestata... → [Continua a leggere]
  77. Lo Stato-nazione borghese (assolutistico o democratico in fondo poco importa) è uno scoglio pericoloso che incrocia la rotta del pensiero di sinistra praticamente dalle origini. C’è chi lo aggira con abilità, chi naviga ben alla larga, chi ci si va volentieri a schiantare contro, e chi tenta di attraccarci.Ogni affermazione... → [Continua a leggere]
  78. Infatti bisognerebbe trattare l’apparato statale come strumento, e non come fine. E’ esattamente ciò che ci contraddistingue da chi esalta lo Stato in quanto tale. Se la sconfitta storica a cui sta andando incontro l’organizzazione statale è rimpiazzata dal capitale globale che si autorganizza sul territorio senza più bisogno della... → [Continua a leggere]
  79. @militant 14/08/2011 at 2:11 pmSe il tema ha sfondato a sinistra lo si deve a molte cose. Da una parte c’e’ quel che dici tu, ma dall’ altra c’e’ anche la teoria della decrescita, con tutte le sue ambiguita’. Poi c’e’ la rinuncia a qualsiasi forma di universalismo, dettata inizialmente... → [Continua a leggere]
  80. Quanta roba! Dal mio punto di vista, il rifiuto radicale dello stato nazione è stato invece un punto di uscita da Hegel e da quanto di hegeliano vi è nel marxismo. Lo stato nazione gioca un così chiaro ruolo nell’idea di una Storia dalla tribù allo stato all’universale che rende... → [Continua a leggere]
  81. Mi domando come Negri e la Revel possano scrivere così tanto per non dire nulla di concreto. Comune in rivolta, molto interessante, Mi sembra però che rappresentino abbastanza bene il movimento cattedratico dei compagni: Sassen, Bauman, Arrighi, Lukacs, Foucault e Marx dicono che…Sono cassette degli attrezzi utilissime ma qualche volta... → [Continua a leggere]
  82. @ erota giusto per precisare: lo Stato è stato importante per l’hegelismo quando lo Stato era visto come culmine della storia umana e massima espressione dello spirito. Oggi un vero hegeliano non guarderebbe allo Stato perché il culmine è pensato altrove e oltre. Già Kojève era intrippato col governo mondiale,... → [Continua a leggere]
  83. @erotaguarda, in altre occasioni qui su giap io sono stato tra quelli che hanno insistito maggiormente sulla necessita’ di non cadere nella brace dell’ italianita’ per sfuggire alla padella del leghismo. se ti dico che vivo a trieste/trst, capirai anche il perche’. ma qui si tratta di difendere delle conquiste... → [Continua a leggere]
  84. @ tuco, Wu Ming 1D’accordo sull’esigenza di essere plurali e realisti, però guai ad abbassare la guardia. Non è un rimprovero diretto a voi – ci mancherebbe altro – ma un “caveat” che secondo me dovrebbe risuonare instancabilmente all’interno dei movimenti per evitare di cacciarsi in vicoli ciechi e battaglie... → [Continua a leggere]
  85. Scusate, ma ho un presentimento che mi sento di esprimere e che forse qualcuno più colto di me potrebbe chiarirmi. Io temo che ragionando di hegelismo e tenendo l’idea di Stato nazione strettamente connessa al filone di pensiero continentale rischi di sfuggire, appunto, il molteplice concreto, come qualcuno ha già... → [Continua a leggere]
  86. @ Wu Ming 4Secondo me le precisazioni che hai fatto possono sia agire in senso pluralista, sia configurare un’altra idea generale, non meno astratta, di “Stato”. Idea che, lo ammetto, non mi dispiace affatto :-)Mi spiego, sperando di non fare strafalcioni: il principio di “terra nullius” è il fondamento delle... → [Continua a leggere]
  87. “Tra l’altro, in questo momento è in corso una *lotta transnazionale in difesa del welfare*: Grecia, Spagna, Islanda, i movimenti studenteschi continentali dell’inverno scorso, contro i tagli, contro l’Austerity. Nel tuo schema, come ci entrano queste lotte, con la loro tensione al transnazionale e, al contempo, la loro strenua difesa... → [Continua a leggere]
  88. @ Don Cave“Forse la mia è una lettura semplicistica, ma mi sembra che se da un lato – quello positivo, diciamo – queste conquiste sono scaturite dalle rivendicazioni dei lavoratori, dalle lotte operaie ecc., dall’altro lato – quello negativo – la sussunzione delle forme di sicurezza sociale da parte dello... → [Continua a leggere]
  89. @ erota sinceramente: se c’è una cosa che movimenti come gli Indignados spagnoli o gli incazzati greci (o i No Tav italiani, se è per questo) NON stanno assolutamente facendo, è rilegittimare le classi politiche nazionali, che anzi vengono contestate violentemente con una pervicace *critica pratica della rappresentanza*. Nessuna stronzata... → [Continua a leggere]
  90. @ erotaconcordo con quanto dici sulle origini teoriche dello stato moderno, ma ribadisco che in Gran Bretagna non è il modello hobbesiano che ha trionfato, quanto forse piuttosto quello lockiano (ammetterai che c’è una qualche differenza). Ma soprattutto la teoria ha dovuto fare i conti con la storia imperiale di... → [Continua a leggere]
  91. Tanto per contravvenire alle mie buone intenzioni :-) mi preme aggiungere una cosa. Lo stato nazionale non è affatto morto e sepolto. Nell’ultimo decennio, proprio le dinamiche monetariste e speculative imposte dal liberismo e dai suoi enti sovranazionali, come il FMI, hanno trovato risposte molto nette, e non necessaramente mistico-nazionaliste,... → [Continua a leggere]
  92. @Girolamo e altri“Adam Smith a Pechino” l’ho letto, mentre è ancora sulla scrivania “Il lungo XX secolo”. Purtroppo è passato più di un anno e non ricordo tutti i passaggi di quest’opera che mi sembra fondamentale *anche* per i suoi difetti e la sua incompiutezza. Io credo che nelle intenzioni... → [Continua a leggere]
  93. @ Wu Ming 1cit.: “Chiunque abbia seguito l’evoluzione del movimento spagnolo sa di questa poderosa sfiducia nei confronti della classe politica nazionale. Quel movimento sa distinguere tra risorse pubbliche e diritti sociali da un lato, e ‘nazione’ dall’altro. Ecco, questo è un approccio che valorizza la molteplicità del reale e... → [Continua a leggere]
  94. io non credo che le conquiste dei lavoratori siano state “imbalsamate” dallo stato. io credo che a un certo punto (durante gli anni settanta) il movimento operaio (e con esso tutti i movimenti rivoluzionari e/o radicali) sia semplicemente schiantato sotto i colpi di un’offensiva padronale e conservatrice transnazionale senza precedenti.... → [Continua a leggere]
  95. @ Don Cave Esatto…è proprio l’alternativa quello che manca, un alternativa politica che tenga dentro tutti i rivoli delle contestazioni, della rabbia, della delusione di questi anni. Ai movimenti di questi anni è esattamente questo che è mancato, un alternativa coerente e chiara che facesse capire al resto della cittadinanza... → [Continua a leggere]
  96. @ tucoIl welfare state è stato “inventato” dal Cancelliere Bismarck per conculcare il movimento socialista, accreditando un’immagine benevola e “paterna” dello Stato. Nel Secondo Dopoguerra, poi, è stato lo strumento perfetto per rendere operativo, attraverso politiche di deficit spending, il modello keynesiano.Quindi, secondo me, il tentativo “padronale” di piegare l’idea... → [Continua a leggere]
  97. @ Don Cavequoto l’ultimo passaggio del commento di Tuco delle 12:48, capisco la passione per il discutere, però cerchiamo di non attribuire agli interlocutori posizioni mai espresse.Sugli Indignados spagnoli, io ho continuato a documentarmi, grazie a un’amica ispanofona che ogni due-tre giorni mi manda una rassegna selezionata di link su... → [Continua a leggere]
  98. Sarà un caso, poi, che nei momenti storici in cui predomina incontrastato il padronato, lo Stato si smobilita, si fa più leggero, si rende minimo, mentre nei momenti più felici della lotta di classe lo Stato si riscopre “pesante” e onnipresente? Una delle spiegazioni potrebbe essere che ancora non si... → [Continua a leggere]
  99. @collettivo militantLo stato è il pubblico, ma non il comune. Questa è sempre una contraddizione devastante per la sinistra. Anche nel riscontro quotidiano, chi più sente lo statale come comune? In Italia uno dei meccanismi ideologici di legittimazione dello stato è quello di una sorta di imposto senso di inferiorità... → [Continua a leggere]
  100. @ wu ming 4Sono d’accordo con quanto dici sulle differenze. Però… Negri sa bene questa differenza e Impero è tutto basato su questa differenza. Se c’è stato un errore di Negri, al contrario, è stato il non vedere che la chiusura della “frontiera,” (per via della Cina, del Medio Oriente... → [Continua a leggere]
  101. ma guarda, erota, che per molti anche l’ europa e’ una “nazione”. c’e’ persino un sito rossobruno, che ovviamente mi guardo bene dal linkare, che si chiama “europa nazione”. e all’ estremo opposto della scala degli ordini di grandezza, ci sono microcomunita’ di poche decine di migliaia di persone, che... → [Continua a leggere]
  102. @ erotami dispiace, ma fai troppa confusione tra stato e nazione, forma-stato e cultura nazionale, retorica dell’immutabile e realtà del trasformabile.Se la nazione è presentata come pre-esistente allo stato (come è il caso dell’Italia), allora quest’ultimo non è trascendente. It’s that simple. Infatti una forma-stato è immanente: è una costruzione... → [Continua a leggere]
  103. Su stato, italianità, nazione etc., prevedibilmente rimando all’audio della conferenza “Patria e morte. L’italianità dai Carbonari a Benigni”:
    http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=3496

  104. @ tuco

    “onestamente penso che un’analisi che porti ad etichettare come nazionalista chi difende ad esempio la sanita’ pubblica o la contrattazione collettiva, debba avere qualche baco nelle sue premesse teoriche. ”

    Minchia, la voce della saggezza! :-D

  105. @ erota Scrivi: “Se c’è stato un errore di Negri, al contrario, è stato il non vedere che la chiusura della “frontiera,” (per via della Cina, del Medio Oriente e della resistenza all’impero,) stesse portando rapidamente ad una rinazionalizzazione degli USA.” E ti pare poco, scusa? L’Impero di Negri mi... → [Continua a leggere]
  106. @ Wu Ming 1, tucoNon mi sognerei mai di definire “nazionalista” una battaglia per la difesa di sanità e scuola pubblica o della contrattazione collettiva. Non condivido affatto la supponenza di Negri su questi temi, e condivido l’appello di WM1 a “non fare i finocchi col culo degli altri”. Spero... → [Continua a leggere]
  107. Era partita un po’ incerta, e nei giorni scorsi ha sofferto di lievi rachitismi, ma alla fine è diventata una bella discussione, di quelle “svisceranti” che qualificano questo blog. Grazie a tutti!

  108. @ wu Ming 4 Vabbé, cerco di farla breve che a forza di mettere carne al fuoco non si cuoce più niente.Gli stati nazionali non sono più. Rimane l’ideologia che sopravvive a stento. È solo che si richiede un po’ di visione per accorgersene. Dopo il 1492, per fare una... → [Continua a leggere]
  109. @ erotain realtà, a ben guardare, il NO alla “costituzione” europea perse. Il modello di Unione Europea tecnocratico e liberista si è imposto. Quel trattato fu sottoposto al parere e al voto dei cittadini soltanto in quattro paesi dell’Unione e in tutti gli altri (compresa l’Italia) no. Dopo l’esito negativo... → [Continua a leggere]
  110. P.S. Dimenticavo, erota: chiaramente, tu sei liberissimo di darci degli idioti, di insinuare un nostro recondito nazionalismo, di alludere qui e là a un nostro essere come i fascisti etc. Chi legge sa giudicare da solo, e sa che siamo sempre stati attaccati per il motivo contrario. Però non è... → [Continua a leggere]
  111. Non ho insultato nessuno né ho suggerito cose diverse da quelle che ho detto esplicitamente. Non penso poi che uno debba essere “nazionalista” per subire l’egemonia culturale del pensiero della nazione. Solo quello ho detto che, mi sembra, conteneva sempre dei riconoscimenti. In ogni caso, Buona notte.

  112. Di tutti gli intervenuti in questa discussione, mi sembra che l’unico a subire il fascino della nazione sia tu, che lo subisci *a contrario* e continui a tirarla in ballo. Qui la narrazione nazionale/nazionalista/nazionalitaria è senpre stata disarticolata (o almeno ci si è provato, i risultati li giudichino altri) e... → [Continua a leggere]
  113. @ erotaNo, no, le cazzate le possono dire tutti, nessuno esente, tanto meno il sottoscritto. A scanso di equivoci e solo per chiarirci: non paragonerei mai la Cina a una nazione europea, ovviamente; intendevo solo fare notare che certi fattori etnici, culturali, linguistici, territoriali – quelli sui quali noi europei... → [Continua a leggere]
  114. scusate la sterzata plebea, ma mi e’ tornata in mente una vecchia vignetta di altan (non sono riuscito a trovarla in rete). non ricordo a quale contingenza politica si riferisse, ma secondo me aveva un valore universale.nella vignetta c’era il solito omino, che teneva in mano il capo di uno... → [Continua a leggere]
  115. Scusate, mi sono sottratto alla discussione perché impegnato a scrivere una cosa, e non ha senso rientrarci adesso. Mi limito a segnalare a @erota che il commento al proverbio sul cameriere dell’eroe non è di Adorno, ma di Hegel (Lezioni sulla filosofia della storia).

  116. Ciao a tutti, anche se è da un po che nessuno lascia commenti volevo dirvi che è interessante, molto interessante, leggere le varie idee che ognuno di voi ha dato sulla crisi ed i suoi effetti. Sarebbe interessante poter concentrare ulteriormente l’attenzione sull’analisi della lotta di classe. Il proletariato, in... → [Continua a leggere]