Pontiac, storia di una rivolta

Dopo lunga attesa, falsi allarmi e segnali di fumo, arriva finalmente in libreria Pontiac, storia di una rivolta, audiolibro illustrato tratto dall’omonimo spettacolo con testi e letture di Wu Ming 2, chitarre di Stefano Pilia ed Egle Sommacal (ora insieme nei Massimo Volume), sessione ritmica di Paul Pieretto e Federico Oppi (sempre insieme, da Settlefish a A Classic Education). Nel volume, ci sono anche le matite e gli inchiostri di Giuseppe Camuncoli & Stefano Landini.

Il libro esce in ritardo rispetto alla data prevista, eppure con buon tempismo: mentre in Italia si discute di svariate rivolte, e di come tenerle assieme in un’unica “coalizione resistente”, la vicenda di Pontiac offre l’esempio di un capo indiano – vero nome: Obwandiyag – che seppe convincere diverse nazioni indiane, e qualche colono francese, a combattere contro il nemico comune: i bianchi venuti dall’Inghilterra.
Ottawa e Delaware, Ojibwa e Shawnee, si consideravano popoli diversi, più di quanto lo siano oggi Italiani e Sloveni, Greci e Albanesi. Per convincerli a combattere insieme, Pontiac dovette giocare con le parole, con le identità, con le profezie religiose di un vecchio uomo di medicina e con i miti ancestrali della regione dei Grandi Laghi.
Invitò i guerrieri a comportarsi come Nanabush, il “briccone divino” con le orecchie da coniglio, che sconfisse i Serpenti, molto più forti di lui, grazie all’astuzia e alla capacità di sognare – insieme a uomini e animali – un mondo nuovo.
Apostrofò i francesi di Fort Detroit – passato da poco sotto gli inglesi – dichiarando di essere molto più francese di loro, che si erano ormai sottomessi a Re Giorgio d’Inghilterra, invece di combatterlo.
Capì che i bianchi amavano scannarsi in nome di Dio e decise di colpirli con la stessa arma: “il Padrone della vita vuole che gli inglesi lascino il Canada, oppure che muoiano.”
Conquistò nove forti inglesi con stratagemmi rocamboleschi, millantò con false lettere l’appoggio dell’esercito francese, allargò la rivolta dai Grandi Laghi fino al Delta del Mississippi, da Philadelphia all’Illinois.
Venne fermato perché la guarnigione inglese di Fort Detroit non si lasciò ingannare dai suoi trabochetti e così gli toccò assediare il forte alla maniera europea. Venne fermato con la guerra chimica: rum e vaiolo.
Firmò la pace a Oswego con il commissario William Johnson.

Nel frattempo, per placare la rivolta, Re Giorgio aveva fatto tracciare un confine lungo i monti Appalachi – la Proclamation Line – a Ovest del quale nessuno poteva comprare o vendere terra indiana senza il benestare della corona.
Fu anche a causa di quella linea – ben più che del Tea Act – se dieci anni dopo scoppiò la Guerra di Indipendenza delle Colonie Americane. I ribelli volevano prendersi la terra degli indiani senza il controllo del Re.

Difficile dire se Pontiac vinse o perse la sua battaglia. Di certo non ottenne risposta alla domanda che più lo assillava e che ancora oggi – in altri termini – ci riguarda.
Cosa Siamo? Cittadini, sudditi, bestie, selvaggi, alleati, tribù?

Pontiac, storia di una rivolta esce in versione cartacea per Vincent Books, una neonata casa editrice di Reggio Emilia che ha deciso di fare libri molto belli da sfogliare, a un prezzo contenuto. In questo caso il volume – 48 pagine lussuose, con 13 illustrazioni + CD – costa solo 9,90 euro, alla faccia della crisi.
Verrà distribuito, in libreria e fumetteria, da Pan distribuzioni, che fa capo a Panini e copre tutto il territorio nazionale.
Se proprio non lo trovate, per non sbagliare, potete sempre ordinarlo qui.

Parola di Dio (traccia n.5 del cd)
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Scarica l’mp3 (7.5 mega)

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8 commenti su “Pontiac, storia di una rivolta

  1. Ecco, appunto: “quando un nemico è molto forte, non basta vincerlo, bisogna riuscire a sognare un mondo nuovo”. Da quando l’ho ascoltata (e letta) due anni fa, questa frase è diventata un mio totem personale… grazie di averla riproposta (non credo a caso, visti i tempi). Appena torno in Italia lo comprerò: un auto-regalo di Natale.

  2. Egle e Stefano sono i più interessanti chitarristi in circolazione in Italia in questo momento, e quando suonano insieme la loro somma è 3… basterebbe già solo questo come prezzo del biglietto, ma c’è anche tutto il resto.

  3. […] This post was mentioned on Twitter by Angelo Ricci, Angelo Ricci. Angelo Ricci said: RT @Wu_Ming_Foundt Pontiac, storia di una rivolta: Dopo lunga attesa, falsi allarmi e segnali di fumo, arriva… http://goo.gl/fb/VtKjs […]

  4. scusate, non so se la notizia sia importante o possa interessarvi, ma io pontiac l’ho già comprato, verso metà settembre, alla feltrinelli (sorry) di genova. è una patacca? ;-)

  5. @ dippo & tutti
    La stampa e la distribuzione di Pontiac sono andate incontro a qualche problema, dovuto all’inesperienza della casa editrice. Una prima stampa di 1200 copie è stata fatta dopo l’estate, purtroppo con tre errori, segnalati in bozza, che pregiudicavano la lettura. Si è deciso allora di ritirare l’intera tiratura, perché la maggior parte delle copie era ancora presso il distributore. Alcune copie fallate sono però sfuggite all’operazione, e immagino che la tua sia una di queste. Le si riconosce da pag. 35, dove sopra l’illustrazione c’è un testo che comincia con la frase: “Così un bambino inglese di nome Weindohela…”. Chiunque avesse per le mani questa versione fallata – un potenziale Gronchi Rosa ;-) – può contattare l’editore e chiedere come procedere per farsela sostituire: http://www.vincentbooks.it

  6. Molto interessante la figura del “briccone divino”, che tra l’altro ricorre in diverse mitologie.
    Secondo alcuni studiosi anche il perfido Loki dei miti nordici è a suo modo un “trickster”…
    Sull’argomento segnalo “IL BRICCONE DIVINO. La saga di una singolare divinità fallica degli indiani Winnebago”, Radin-Jung-Kerényi, Bompiani 1979.

  7. […] in prestito questa domanda da un recente post su GIAP – la stanza dei bottoni, mitico blog del collettivo Wu Ming, per introdurre una breve e personale meditazione su quanto sta […]

  8. ho letto, ascoltato, avvertito il soffio dell’epica sul cuore. Domani me lo porto a scuola. Ciao.