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La visione dal basso. Una conversazione tra Wu Ming 1 e Italian Limes su clima, territorio, confini, esplorazioni

Spedizione di Italian Limes sul ghiacciaio del Similaun, quota 3330, 2 aprile 2016. Foto: Studio Folder.

Spedizione di Italian Limes sul ghiacciaio del Similaun, quota 3330, 2 aprile 2016. Foto: Studio Folder.

[Italian Limes è un collettivo di architetti, designer e scienziati che lavora sui rapporti tra storia, geografia e cambiamento climatico. Se ne è parlato sul blog di Alpinismo Molotov e alla seconda edizione di Diverso il suo rilievo, la festa galattica di AM (altopiano di Macereto, Monti Sibillini, giugno 2018).
Il progetto eponimo Italian Limes ha gettato luce su una conseguenza del climate change a cui pochissimi pensano: sciogliendo i ghiacciai e spostando gli spartiacque alpini, il riscaldamento globale sta spostando gli stessi confini d’Italia. A conclusione e documentazione di oltre cinque anni di lavoro, è uscito da pochi giorni un libro bellissimo e di grande impatto: A Moving Border: Alpine Cartographies of Climate Change.

Ricorrendo a un’ampia selezione di documenti provenienti dagli archivi dell’Istituto Geografico Militare e qui pubblicati per la prima volta, gli autori di A Moving Border tracciano una storia visiva dei confini alpini d’Italia, raccontandoli attraverso mappe, architetture, numeri, paesaggi ed ecologie precarie.
Il volume si apre con una prefazione del sociologo e filosofo francese Bruno Latour e include contributi del geografo Stuart Elden , dell’antropologa e storica del territorio Mia Fuller – che nel suo saggio affronta il retaggio dell’imperialismo italiano – e dell’architetta Francesca Hughes.
Pagina dopo pagina, constatiamo che l’idea di «confine naturale» è in realtà il prodotto di una precisa narrazione storica, politica e geografica, e ci si apre davanti agli occhi una verità più ampia: il cambiamento climatico mette in discussione dalle fondamenta l’idea stessa di sovranità territoriale.
A chiudere il libro, una conversazione con Wu Ming 1 dove si riflette sul rapporto tra scrittura ed esplorazione del territorio, tramite una “carrellata” sul lavoro fatto da Point Lenana in poi. Quella che pubblichiamo è la versione originale in italiano.
Ricordiamo che su questi argomenti – cambiamento climatico, viandanza, oggetti narrativi non-identificati ecc. – proprio stasera Wu Ming 1 terrà una conferenza-performance al Làbas di Bologna: Blues per le terre nuove. Come raccontare il cambiamento climatico: il caso del basso ferrarese / Delta del Po. Evento Facebook qui. Intanto, buona lettura.]

I confini italiani sono stati demarcati tra la metà dell’ottocento e la metà del novecento. Essi coincidono con lo spartiacque alpino per buona parte della loro lunghezza. Lo spartiacque attraversa ghiacciai perenni, molti dei quali si stanno sciogliendo a causa del cambiamento climatico prodotto dall’uomo. Quando i ghiacciai cambiano morfologia lo spartiacque si sposta, e con esso si spostano i confini, che in molti casi non coincidono più con le loro rappresentazioni sulla cartografia ufficiale. Per affrontare il problema, l’Italia, l’Austria e la Svizzera hanno introdotto il concetto di «confine mobile», riconoscendo implicitamente l’instabilità di elementi topografici, come lo spartiacque, che si pensava fossero permanenti. Prosegui la lettura ›

«Chi va in giro lecca e chi sta a casa la lingua je se secca». Il #SentieroLuminoso in tour

Un vigneto alle porte di Campogalliano

Il titolo di questo post è una delle due frasi citate nell’esergo de Il sentiero luminoso, tratta dal romanzo Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini. L’ho pescata grazie a un prezioso libro sul rapporto tra Pasolini e il camminare. S’intitola La camminata malandrina. Ragazzi di strada nella Roma di Pasolini e l’hanno scritto in staffetta, a quattro mani, Fulvio Pezzarossa e Michele Righini. Qui la riprendo perché è iniziato il Tour Luminoso, sorta di quarto viaggio dopo i tre che racconto nel libro: sulle mappe, nel paesaggio e sulla carta. Ora si va per circoli, piazze, librerie.

Il 4 maggio scorso, alla Cineteca di Bologna, in collaborazione con il Club Alpino Italiano, si è tenuta la presentazione luminosa #2, dopo l’esordio al Trento Film Festival. Abbiamo registrato la serata, che ci è sembrata molto stimolante e completa, soprattutto grazie alle domande e alle curiosità di Marco Tamarri, vecchio socio CAI e responsabile del settore cultura per l’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese.
Vi proponiamo l’audio della conversazione, suddiviso per temi e domande, con un breve riassunto per ogni botta e risposta. Prosegui la lettura ›

Fantasmi di #Expo2015. Un libretto e una camminata li dirotteranno!

Genomi Giap

[Pubblichiamo qui sotto l’introduzione, scritta da Wu Ming 2, per la raccolta GENomi antiFUFFA, frutto di un laboratorio di narrazioni collettive, prodotto da Re:Common, che ha coinvolto circa 20 persone, da marzo a ottobre 2015. Il libretto verrà presentato a Milano, il 1° novembre, in concomitanza con un rituale apotropaico. Info, notizie e spiegazioni subito dopo il testo.]

Sono passati cinque anni da quando Milano ha presentato il dossier ufficiale per Expo 2015 al Bureau International des Exposition. Da allora, molto si è scritto per denunciare gli errori, le contraddizioni, i bluff e i disastri del Grande Evento Nutriente. Poi, con un tempismo catastrofico, la più vasta rete di soggetti critici e attivi contro l’esposizione, è entrata in crisi proprio nel giorno della cerimonia inaugurale. Tuttavia, anche tenendo conto di questa défaillance, l’ondata di entusiasmo che ha accompagnato gli ultimi due mesi della manifestazione sembra dar ragione a Gabriel Tarde, quando scriveva che «la società è imitazione e l’imitazione è una forma di sonnambulismo». Expo s.p.a. aveva puntato su venti milioni di visitatori paganti, duecentoventimila al giorno, ma sono bastate le foto di qualche sabato da tutto esaurito, per diffondere quintali di ottimismo, e soprattutto, per trasmettere l’idea che quello di Milano fosse un evento da non perdere, uno di quegli appuntamenti che “ci devi andare”, a prescindere dal contenuto, fosse anche solo per fare sette ore di coda. Prosegui la lettura ›