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Michel Foucault

Un ricordo di Mario Galzigna (1944-2020), storico, filosofo, militante del pensiero e delle prassi

Mario Galzigna

di Wu Ming 1

Con dolore e grande senso di colpa per non averlo cercato o sentito negli ultimi anni accolgo la notizia della morte di Mario Galzigna. Va così, ci sovraccarichiamo di impegni e finiamo per allentare importanti relazioni, e anche quando ci si vede avviene troppo in fretta, finisce troppo presto. L’ultima volta che l’ho visto, a Padova nel 2015, ero affaticatissimo, talmente stanco alla fine di una presentazione che non ho riconosciuto Alisa Del Re! Colgo l’occasione per scusarmene con lei, seppure tardivamente.

«Bisogna che prima o poi chiami Mario»,  «Chissà Mario…» E adesso mi tengo il magone. Ben mi sta.

Mario è stato tantissime cose: storico della scienza ed epistemologo clinico; filosofo e scrittore; militante di Potere Operaio in Veneto; uno dei massimi esperti di Michel Foucault in Italia, curatore delle edizioni italiane di alcuni dei più importanti corsi di Foucault al Collège de France – tra i quali l’ultimo, Il coraggio della verità – e della prima edizione integrale di Storia della follia nell’età classica; sopraffino docente; affabulatore; persino cantante lirico! Baritono. Non aveva seguito quella carriera professionalmente, ma aveva studiato canto e aveva una voce bellissima. Una volta, quand’era ragazzo, si complimentò con lui Mario Del Monaco in persona. Prosegui la lettura ›

«Tutto è pieno di miti»: a cosa servono? «Tutto è pieno di storie»: chi le racconta? Anzi, cosa le racconta?


[All’incirca un paio d’anni or sono — per la precisione, ventidue mesi fa — pubblicammo un binomio testo + video a firma di Mariano Tomatis, intitolato L’universo incantatorio delle narrazioni: veleni e antidoti.
Si trattava di un intervento fatto nell’aula magna del liceo Gioberti di Torino, su invito dell’Unione Culturale e degli studenti della 5a G vincitori del Premio Antonicelli 2015/2016. Quel giorno c’erano Mariano, Wu Ming 1 e un’altra conoscenza dei giapster, Enrico Manera.
Nella breve intro al pezzo di Mariano scrivemmo: «Nei prossimi giorni pubblicheremo anche l’intervento di Enrico».
Nel turbine delle nostre vite, quei giorni si sono fatti meno prossimi, ma sono giunti, alla buon’ora… o alla mala ora.
Enrico ha rivisto e ampliato il suo intervento, oggi lo pubblichiamo insieme al video, e forse casca a pennello, in questi giorni gravi di panzane che vengono giù a valanga, al principio di quella che sarà la campagna elettorale più lercia e squallida della storia repubblicana (e ce ne vuole). Campagna che, come già annunciato su Twitter, noialtri ci sforzeremo di non commentare. Non direttamente, almeno, perché c’è modo e modo.
Non fatevi bruciare le sinapsi, il 4 marzo è ancora lontano.
Nel mentre, Buona lettura.
P.S. Ricordiamo che ogni post di Giap può essere salvato in pdf e ePub ed è disponibile in versione otttimizzata per la stampa. I bottoni sono in calce al testo.]

di Enrico Manera *

1. «Mito»

Il breve quadro teorico che segue intende fare un minimo di chiarezza su termini, concetti e teorie che usiamo quando diciamo «mito». Nella sua accezione più nota esso si riferisce al patrimonio della religione e della letteratura greca, nella sua versione classica, rinascimentale, alla sua revisione illuminista e romantica e alla sua estensione, ai racconti di storia sacra, alle società di cultura orale. In quanto costrutto culturale la parola «mito», in particolare modo dall’età moderna, indica un oggetto degli studi di filologi, storici della religione, antropologi, etnologi e filosofi, che in un dato momento storico configurano una vera e propria scienza, benché diversificata con prospettive, metodi e valutazioni differenti. Se contrapposto a ragione o a storia, «mito» diventa qualcosa di infondato e falso mentre nel senso comune è un dato di particolare interesse collettivo nelle società contemporanee, tale da suscitare stupore, meraviglia, entusiasmo e da esercitare fascino e produrre fenomeni di adesione, emulazione, partecipazione, mobilitazione. Prosegui la lettura ›

Basaglia Esquema Novo. Audio della serata sulla psichiatria radicale, Bologna, 19 aprile 2015

La sera del 19 aprile scorso, alla libreria Modo Infoshop di Bologna, abbiamo presentato il libro di John Foot “La Repubblica dei Matti”. Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978 (Feltrinelli, Milano 2014).
È un dato di fatto: ogni volta che organizziamo una serata su questi temi – la follia, il potere psichiatrico, le istituzioni totali ecc. – arrivano tante persone e fioccano domande e interventi. Fu memorabile la «Serata Foucault» con Mario Galzigna al Bartleby occupato (audio della serata qui) ed è stato memorabile quest’ultimo evento. Buono a constatarsi, dato che il prossimo libro collettivo di Wu Ming parlerà (anche) di malattia mentale e psichiatria durante la Grande guerra. Guerra che, come tutti sanno, è ancora in corso.
Tra gli intervenuti al Modo Infoshop, del tutto inattesi e molto volentieri accolti, citiamo: Prosegui la lettura ›

Radio Giap Rebelde | Seminario sull’uguaglianza all’Unical, 8 ottobre 2014 #ArmatadeiSonnambuli

Scaramouche visto da Paola Loprete aka Morpheus. Clicca sull'immagine per aprire il fotostream dell'autrice su Flickr.

Scaramouche visto da Paola Loprete aka Morpheus. Clicca sull’immagine per aprire il fotostream su Flickr.

L’8 e 9 ottobre 2014, in quel di Cosenza, WM1 e WM5 hanno tenuto un seminario sull’idea di uguaglianza ne L’Armata dei Sonnambuli. L’evento era parte del Dottorato in Politica, cultura e sviluppo, Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università della Calabria. Per l’ideazione e organizzazione ringraziamo Andrea Olivieri, Elena «Mrs. Wolf» Musolino, Valentina Fedele, Nicola Fiorita, Carmelo Buscema, Enzo Giacco e Agostino Conforti. Sono intervenuti e hanno supportato l’iniziativa i due coordinatori del dottorato Alberto Ventura e Paolo Jedlowski, oltre ai docenti Renate Siebert, Laura Corradi, Elisabetta Della Corte e Giorgio Giraudi. Per la partecipazione, l’amicizia, il sostegno e la tormenta de cerebros non possiamo non ringraziare Claudio Dionesalvi, Gianfranco Tallarico, Fabio Cuzzola, Giuliano Santoro e Milena Jedlowski.

Quella che segue è la registrazione completa della prima giornata, con abstract che si possono leggere durante l’ascolto. Seguirà la sessione della mattina dopo, con le relazioni di Elma Battaglia (del collettivo Ateneo ControVerso) e Giuseppe Bornino (del collettivo Il Filo di Sophia). Prosegui la lettura ›

La storia come follia e come rappresentazione. Franco Berardi «Bifo» su L’#ArmatadeiSonnambuli

Franco Berardi Bifo

[Riprendiamo su Giap un saggio/recensione del compagno Bifo, che noi abbiamo sempre chiamato «Franco».
Un anno e mezzo fa un giornale bolognese si è inventato uno scazzo tra noi e lui, dopodiché un giornalista voleva una nostra dichiarazione al riguardo. Lo abbiamo mandato affanculo. Il giornalista, non Franco. Il giornalista non franco.
Uno di noi lo ha incontrato in treno. Franco, non il giornalista. Doveva essere fine giugno o inizio luglio. Ci ha detto che stava scrivendo qualcosa su di noi. Poi ha aggiunto che, se lo scazzo ci fosse stato, avremmo avuto ragione noi.
Il testo è apparso su Facebook il 9 settembre. Lo pubblichiamo affinché abbia una circolazione anche nel mondo di fuori. Nella versione che appare qui, le sottolineature sono nostre. Buon divenire rivoluzionari(e).]

«Life’s but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage
And then is heard no more: it is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.»
(William Shakespeare, Macbeth)

Deleuze nell’Abbecedario dice che le rivoluzioni falliscono, tutte. Chi fa la rivoluzione per vincerla è un ingenuo o un mascalzone. Gli ingenui, coloro che pensano che la rivoluzione faccia passare il mal di denti sono delusi perché il mal di denti non gli è passato e qualche volta anzi va peggio. I mascalzoni prendono il potere, e la loro vittoria è per l’appunto la sconfitta della rivoluzione.
E allora, perché abbiamo partecipato a tutte le rivoluzioni che ci capitavano a tiro in questi ultimi duecento anni, e perché volentieri parteciperemmo alla prossima, se ci fosse? Prosegui la lettura ›

Appunti diseguali sulla frase «Né destra, né sinistra»

[Proponiamo su Giap, in una versione leggermente diversa, l’articolo di WM1 apparso sull’ultimo numero di Nuova Rivista Letteraria con il titolo “Il senso della non-appartenenza”. Grazie a Tuco, Giuliano Santoro, Don Cave, Uomoinpolvere, i compagni della rivista “Plebe” di Foggia, Valerio Evangelisti, Nadie Enparticular e non pochi altri.]

Ho preso questi appunti nel corso del tumultuoso, convulso 2011, anno di insurrezioni, detronizzazioni, disvelamenti e nuove confusioni. Per la precisione, sono note scritte nel periodo aprile-settembre 2011.
Alla bruta materia di queste frasi annotate live, nel pieno degli eventi, non ho saputo imporre alcuna struttura solida e coerente. La numerazione di paragrafi e capoversi è il residuo di un tentativo in tal senso, sostanzialmente fallito.

1. CHI DICHIARA COSA?

1.a. Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso la frase: «Non siamo di destra né di sinistra». Talvolta, l’ordine dei fattori è invertito: «Non siamo di sinistra né di destra».
Non è certo una frase nuova, l’abbiamo udita tante volte. Eppure, tendendo l’orecchio, possiamo registrare una prima, piccola novità: il soggetto plurale ricorre più spesso di quello singolare. Il noi sta scalzando l’io. Fino a qualche anno fa, questa “dichiarazione di non-appartenenza” era il più delle volte a titolo personale. Oggi, invece, è sempre più sovente l’enunciazione di soggetti collettivi. Prosegui la lettura ›

Cosa fa un filosofo nella casa dei pazzi? Audio della «Serata Foucault»

Clicca per ascoltare Séquence, composizione di Jean Barraqué del 1955, su versi di Friedrich Nietzsche scelti da Michel Foucault.

Il 28 ottobre 2011, al Bartleby di Bologna, abbiamo presentato la nuova edizione italiana del libro di Michel Foucault Storia della follia nell’età classica (Rizzoli, 2011). Si tratta di un evento importante, perché per la prima volta il testo è pubblicato in Italia in versione integrale, coi due capitoli misteriosamente “saltati” nelle edizioni precedenti. Il merito è del curatore Mario Galzigna (filosofo, epistemologo clinico e storico della psichiatria), che ha anche reinserito la prefazione di Foucault del 1961. Al Bartleby, Galzigna ha catturato e tenuto per quasi tre ore l’attenzione di una sala gremita. E’ stata una grande serata, e siamo felici di proporne qui la registrazione divisa in quattro parti, ciascuna delle quali arricchita da un sommario. Cogliamo l’occasione per ringraziare chi ha reso possibile l’iniziativa, con particolare riferimento ad Alessio e Loris.
Per ascoltare senza lasciare questa pagina, cliccare sull’icona Play. Per scaricare il file, cliccare sulla freccia verticale a destra. Buon ascolto! Prosegui la lettura ›