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Nuove ibridazioni nel cinema working class: The Harvest

The Harvest

Clicca per scaricare The Harvest (offerta libera).

Pochi giorni fa, recensendo i film Ride di Valerio Mastandrea e In guerra di Stéphane Brizé, Wu Ming 4 ha scritto:

«È bello ipotizzare – bogdanovianamente – che sarà il fantastico proletario a liberarci dalla visione sacrificale e vittimaria della classe, portandoci fuori dal vicolo cieco, verso nuovi cieli e nuove terre. Quelli che bisogna essere capaci di immaginare per poter lottare qui e ora.»

Di quel possibile «fantastico proletario» – che trova una messa in pratica anche nello stesso Ride – Wu Ming 4 ha fornito alcuni esempi, presi dalla letteratura e dal cinema. Ebbene, eccone un altro: The Harvest – regia di Andrea “Paco” Mariani, produzione di SMK Videofactory, scaricabile a offerta libera qui – racconta la vita quotidiana, lo sfruttamento e le lotte degli operai agricoli nell’Agro Pontino. Dei braccianti, insomma. Di quelli di oggi, che in quella zona sono di origine indiana e in larghissima parte di religione Sikh.

Come raccontare in un film la lotta di una classe operaia sempre più multietnica? Come raccontare una comunità operaia che contribuisce a creolizzare la classe e l’ambiente intorno, a cominciare da associazioni e sindacati? Creolizzando il film stesso, ibridando, intrecciando fili imprevisti nell’ordito del documentario d’inchiesta. Il risultato è, come lo chiama SMK, «un docu-musical».

Il 4 maggio 2018 The Harvest è stato proiettato al Vag61 di Bologna. In quell’occasione, Paco e tutta la crew hanno chiesto a Wu Ming 1 di introdurre la visione. Quello che segue è l’intervento di quella sera, trascritto dalla registrazione, sistemato nella forma e integrato da alcune note. Buona lettura, e poi buona visione. Prosegui la lettura ›

Ride… in guerra. Note proletkultiste sul cinema working class

Ride in guerra


di Wu Ming 4

[Venerdì 7 dicembre a Bologna dialogheremo con Valerio Mastandrea sul tema: «Ride e Proletkult. Come comporre le storie affinché il nostro fare vada a buon fine». L’incontro si terrà alle h.18 al Cinema Lumière, Piazzetta Pasolini, entrata da via Azzo Gardino 65/b. Dopo l’evento, Valerio presenterà il suo film Ride alle h.21 al Cinema Arlecchino, via Lame 59/A. Anticipiamo qui alcuni appunti di (doppia) visione su Ride e In guerra di Stéphane Brizé.]

Ridere per non piangere

La prima prova di regia di Valerio Mastandrea è innanzi tutto un film su un blocco emotivo davanti alla morte. Un’assenza che si verifica come un fulmine a ciel sereno lascia spiazzati, shockati e incazzati. Ci vuole tempo perché il dolore esploda, bisogna prima rendersi conto di ciò che è successo, e così capita che la disperazione e le condoglianze altrui circondino chi resta, mettendolo in imbarazzo per un dolore che non ce la fa a uscire. Ma se questo è il problema di Carolina, la protagonista del film interpretata da Chiara Martegiani, e di suo figlio Bruno, si staglia su un contesto nient’affatto casuale. La morte è una delle tante «sul lavoro». È la morte di un operaio figlio d’operaio. Perché questo è Ride, una storia operaia, ambientata tra il proletariato urbano di Nettuno, una delle città-satellite di Roma. E se anche è difficile riconoscere nella protagonista una casalinga moglie di metalmeccanico, proprio per questo è il personaggio che serve a questa storia, una sorta di aliena – riminese emigrata al contrario – che improvvisamente si trova a dover affrontare la gestione sociale del lutto, prima ancora che la mancanza privata. Prosegui la lettura ›

«Radio Alice è senz’altro anche il nome di una pizzeria»: il capitale & il settantasette, 2a parte

Milano, 13 aprile 2018. La polizia sgombera la sede della multinazionale Deliveroo, occupata dai lavoratori in lotta. Questa storia comincia con uno sgombero e prosegue nel segno degli sgomberi.

[La prima parte è qui]

di Wolf Bukowski *

Sulla pizzeria Alce Nero Berberè di via Petroni a Bologna si concentra, inevitabilmente, una notevole attenzione. Il locale si trova infatti al centro della zona universitaria su cui gravano progetti di gentrificazione, e, come abbiamo visto nella prima parte, altrettanto al centro di una luminosa costellazione di zie, coinquilini e cooperatori-che-contano.

A marzo 2017 Lucio Cavazzoni di Alce Nero minaccia di lasciare via Petroni perché non è ben frequentata:«la sera perfino io ho paura a girare in questa zona» e «lvocazione della strada non possono essere i cicchetti a un euro e mezzo», dice, invocando più «riqualificazione». Scopriamo così che si può usare il ‘77 studentesco come brand e allo stesso tempo lamentarsi delle bevute low cost degli studenti squattrinati: miracoli del marketing.

Il sindaco Virginio Merola risponde ad Alce Nero col piglio del colonnello: nella guerra contro il degrado «la diserzione non è ammessa». Poi, concesso il riposo, continua con tono cameratesco: Prosegui la lettura ›

Nuove scritture working class: nel nome del pane e delle rose

Un’immagine dal graphic novel Ferriera di Pia Valentinis.

di Alberto Prunetti *

Primo antefatto. Respira e intona il mantra: «Class is not cool»

Un libro racconta la storia di un educatore precario, figlio di un operaio di una fonderia. Padre e figlio si incontrano a parlare il sabato pomeriggio allo stadio. Come viene descritto quel romanzo inglese in Italia? Come un libro sul calcio. Ma in realtà quel romanzo è un racconto sulla classe operaia. Sulla working class inglese, che notoriamente attorno alla birra, al pub e al football aveva costruito elementi di convivialità e socialità. Dopo la fabbrica, ovviamente, ma quella era già stata smantellata. Così in Italia si adotta come un libro sul calcio quello che invece è un romanzo che racconta una classe sociale. La working class inglese.

Guai infatti a parlare di classe operaia. Ripetere tre volte il mantra ad alta voce: la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste. Poi comprare su una piattaforma on line una penna usb assemblata in una fabbrica cinese e chiedersi quante decine di mani operaie toccano quel singolo oggetto da Shanghai a Piacenza. Prosegui la lettura ›

I denti di #Farinetti e il sorriso di Marta Fana – di Alberto Prunetti

Farinetti e Marta

di Alberto Prunetti

Non guardo quasi mai la televisione e ci ho messo almeno un giorno per vedere il finto duello, con colpi telefonati, tra Porro e Farinetti, con l’irruzione – questa vera e tagliente – di Marta Fana, ricercatrice di economia a Scienze politiche a Parigi, che affonda accuse al padrone di Eataly. Accuse già comparse su libri, articoli e volantini sindacali, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di scagliargli contro in diretta televisiva: sottomansionamenti, formazione pagata dai fondi europei e altre furbate a tutele decrescenti.

Com’è andata potete vederlo qui sotto. Porro ha dovuto ammettere che in realtà di fronte a una critica vera tocca prendere le parti di Farinetti mentre la conduttrice dava l’impressione di voler arginare un torrente che rifiutava di stare nelle briglie di contenimento. Prosegui la lettura ›

«Abbiamo bisogno delle nostre parole». Recensioni e appuntamenti per #Meccanoscritto.

Giovedì 8 giugno, alla Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno, presenteremo Meccanoscritto per la prima volta in terra emiliana. Tre giorni più tardi, alla festa di Letteraria, lo porteremo a Roma per la seconda volta.
In questi primi due mesi, il nostro romanzo ipercollettivo e operaio ha viaggiato soprattutto in territorio milanese, tra presidi e circoli, biblioteche e sedi sindacali. Nelle utlime settimane, però, stanno arrivando inviti da varie zone d’Italia e anche le recensioni si vanno accumulando, segno che un testo così particolare aveva bisogno di un tempo di maturazione più lungo rispetto a un classico libro “di narrativa”.

Di seguito, pubblichiamo alcuni estratti dalla rassegna stampa raccolta fin qui, con i link agli articoli integrali. Altro materiale (podcast di interviste, pdf di quotidiani, servizi televisivi) si trova sul sito di Ivan Brentari.
Buona Lettura. Prosegui la lettura ›

Un C.U.L.O. per la crescita

Loro si fanno il C.U.L.O.

Fatevi il CULO. Non per un vile scopo di lucro, ma per il bene del Paese.

[Riceviamo questa proposta da Luca – già Wu Ming 3 – e ben volentieri la pubblichiamo. Meditateci sopra durante il weekend, ma c’è poco da disquisire: prendere o lasciare. E se lasciate, ve la facciamo prendere lo stesso. Si è già detto d’accordo Scalfari e, più in piccolo, anche Scalfarotto.]

Le cose non vanno bene.
Il governo Monti sbaglia. Fa troppo poco. Ci vuole più coraggio.
Non cresciamo. E’ un fatto drammatico. Per ottenere la crescita bisogna favorire la crescita. Prosegui la lettura ›