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guerriglia odonomastica

Yekatit 12 | Febbraio 19. Sette giorni di iniziative a Roma, per ricordare i crimini del colonialismo italiano

Imru Zelleke, diplomatico etiope, morto il 21 ottobre scorso a 99 anni, uno degli ultimi testimoni della strage di Addis Abeba, dopo la quale fu internato nel campo fascista di Danane.

A gennaio di due anni fa, nel pieno dell’inverno pandemico, invitammo tutte le persone antifasciste a ricordare le nefandezze del colonialismo italiano con azioni di guerriglia odonomastica, in occasione dell’84° anniversario della strage di Addis Abeba, avvenuta il dodicesimo giorno del mese di Yekatit, secondo il calendario etiope, corrispondente al 19 febbraio.

In risposta a quell’appello il collettivo di collettivi «Resistenze in Cirenaica» lanciò l’idea di una rete tra le diverse realtà che lottano per decolonizzare il paesaggio italiano a partire dalle strade, dai monumenti, dai nomi delle vie. Nacque così la «Federazione delle Resistenze», con snodi a Palermo, Roma, Padova, Milano, Carpi, Reggio Emilia e Bologna.

In quei giorni, realizzammo anche la mappa Viva Zerai!: uno sterminato archivio georeferenziato di odonimi, statue, lapidi, bassorilievi, edifici e altri luoghi legati alla storia del colonialismo italiano. Un archivio che dopo due anni è ancora ben lungi dall’essere completo e che viene aggiornato, tempo permettendo, con nuove segnalazioni ogni settimana. Prosegui la lettura ›

Operazione pirite. Non è tutt’oro quel che dice di esserlo.

Cartello affisso il 25 aprile 2020 sotto la lapide in ricordo della partigiana Irma Bandiera.

Stamattina incontro un amico per strada e mi sento dire: «Scusa, ma dopo tutto il buridone che avete fatto l’anno scorso per la Liberazione, prima con le riflessioni su come festeggiarla in pieno lockdown, poi con le letture itineranti di fronte alle librerie, e infine con i cartelli della Brigata “Violet Gibson”, com’è che quest’anno non organizzate niente?»
Gli rispondo che no, altro che niente, di robe organizzate ne abbiamo diverse, ma ci è mancato il tempo di annunciarle su Giap. Ci salutiamo, e porca vacca, m’ha fatto sentire in colpa, rimando un impegno, me ne torno a casa, accendo il computer e inizio a scrivere.

Anzitutto bisogna dire che, almeno a Bologna, il 25 aprile 2021 sarà piuttosto diverso da quello dell’anno prima, perché di iniziative dal vivo, in strada, nei luoghi della Resistenza, ne sono previste davvero un buon numero, e in modo particolare quella delle 10, in Piazza dell’Unità, lanciata dalle Realtà antifasciste bolognesi.

Il nostro contributo diretto lo daremo per un appuntamento dell’Operazione Pirite, proposta dalla Federazione delle Resistenze in 5 città italiane, e ispirata al nostro post sulle strade e le piazze intitolate a fascisti e colonialisti inisgniti della Medaglia d’oro al valor militare. Azioni di guerriglia odonomastica si svolgeranno a Milano (che di simili targhe ne ha ben 25), a Palermo, Padova, Reggio Emilia e Bologna, dove si trova un solo odonimo di pirite (il falso oro), al quale dedicheremo un apposito cartello e una storia raccontata da Wu Ming 2. Ci si trova alle 16 nel quartiere Barca, all’angolo tra via Bertocchi e via Tellera. Per chi non potrà esserci, cercheremo di scrivere un resoconto nei prossimi giorni, includendo anche le gesta della Brigata “Violet Gibson”, che a quanto si dice colpirà nell’ombra e come sempre si paleserà soltanto a cose fatte.

8 marzo 2021: le strade ricordano Violet Gibson e il suo tentato tirannicidio (e altre donne che resistettero a colonialismo e fascismo)

Il cartello affisso per l’8 marzo in diverse città d’Italia. Nel rione Cirenaica di Bologna, a Violet è stato anche intitolato dal basso un largo senza nome che si apre su via Sante Vincenzi. In contemporanea, nel quartiere Gratosoglio di Milano una piazza senza nome è diventata Piazza Violet Gibson.

A pochi giorni di distanza dalle azioni di Yekatit-12, la Federazione delle Resistenze è tornata ad agire. In diverse città d’Italia – Bologna, Carpi, Milano, Padova, Palermo e Reggio Emilia – sono apparsi cartelli fucsia in memoria di Violet Gibson, la donna anglo-irlandese che il 7 aprile 1926 sparò a Benito Mussolini, riuscendo solo a ferirlo di striscio, purtroppo.

Nei mesi precedenti, con la prima ondata di «leggi fascistissime», il governo fascista aveva avviato la propria trasformazione in dittatura. Violet cercò di scuotere le italiane e gli italiani, ravvivando la nobile tradizione del tirannicidio, e per questo pagò un prezzo altissimo. Nella sua Irlanda oggi è riscoperta e celebrata, in Italia fin qui era dimenticata, considerata nulla più che «una matta», ma le cose stanno cambiando.

In un Paese che resta patriarcale fino al midollo, un Paese sempiternamente governato con un mix di paternalismo autoritario e cialtronaggine dolosa, un Paese sempre pronto a consegnarsi con grande ignavia al presunto Uomo Forte di turno, dedicare l’8 marzo a Violet Gibson è sovversivo.

Ancor più sovversivo è farlo riappropriandosi delle strade, facendo dialogare la memoria di Violet con il genius loci di un quartiere, accendendo fiamme di gioia e rivoluzione in spazi urbani che oggi troppi vorrebbero spenti e ripiegati su se stessi. Prosegui la lettura ›

Tutte le azioni di Yekatit 12 | Contro il colonialismo, e per riprendersi le strade.

Palermo, Yekatit 12. Rose per l’Etiopia in via Generale Magliocco

Partiamo dalla fine, in cauda venenum.

Stavamo ancora mettendo in ordine le foto e le testimonianze delle tante iniziative per Yekatit 12, quando sui giornali locali è uscita la notizia che l’Università di Bologna vuole concedere la laurea honoris causa ai suoi studenti, senza distinguere tra obbligati e volontari, dispersi durante l’invasione dell’Unione Sovietica, a fianco dell’esercito del Terzo Reich, in una campagna bellica che costò più di 20 milioni di morti al Paese aggredito. Il tutto, in una città che alla battaglia di Stalingrado ha intitolato una strada, via Mascarella Nuova, nel 1949.

Con lo stesso criterio, si finirà per attribuire un titolo ad honorem anche a chi scelse di abbandonare gli studi per andare a combattere in Etiopia, magari inquadrato nelle Camicie Nere.

O forse non ci si arriverà, se nelle piazze si terrà viva la memoria, come accaduto il 19 febbraio, per ricordare la strage di Addis Abeba e i crimini del colonialismo italiano. Prosegui la lettura ›

Yekatit 12 | Febbraio 19. Scusa, soldato, dove l’hai presa quella medaglia d’oro?

Reggio Emilia, città medaglia d’oro per la Resistenza, famosa nel mondo per i suoi  asili nido: dal cancello di via Salvador Allende, sul retro dell’Ipercoop, gli alunni entrano in file ordinate nell’edificio basso delle “Vasco Agosti“. Una bimba di prima elementare stampa un bacio sulla guancia del papà e a bruciapelo gli domanda perché la sua scuola si chiama così.

Il padre non sa la risposta, ma in pausa pranzo fa una ricerchina su Internet e scopre che al pomeriggio, quando andrà a riprendere sua figlia, dovrà dirle che Vasco Agosti è ricordato perché morì a Rarati, in Etiopia, l’8 agosto 1937, mentre partecipava alle grandi operazioni di “polizia coloniale” contro la resistenza dei partigiani locali, inquadrato nelle truppe dell’Italia fascista. E per completezza, dovrà aggiungere che Vasco aveva partecipato, da volontario, anche alla riconquista della Libia, dal 1923 al 1927, avendo sempre come nemici dei guerriglieri antifascisti.

Sarà che i miei figli hanno frequentato la scuola primaria XXI Aprile – giorno della Liberazione di Bologna – ma trovo davvero disgustoso che bambini e bambine tra i 6 e gli 11 anni debbano studiare tra quattro mura che portano il nome di un soldato invasore. Se poi quel soldato è l’equivalente di un tedesco della Wehrmacht sull’Appennino Tosco-Emiliano, morto in uno scontro con le Brigate Garibaldi, e per questo insignito di medaglia d’oro, ecco che il disgusto si trasforma in una domanda: perché i genitori non chiedono di cambiare nome alla scuola? Prosegui la lettura ›

Yekatit 12 | Febbraio 19. Zerai Deres, una mappa e una data per agire la memoria.

Secondo post, di quattro, per avvicinarci alla scadenza di Yekatit 12, il 19 febbraio, che abbiamo lanciato come giornata di iniziative per ricordare i crimini del colonialismo italiano.

Una settimana fa abbiamo reso pubblica la mappa qui a destra, in costante aggiornamento, dove intendiamo rappresentare i luoghi di una sterminata “topografia colonialista”: edifici, monumenti, odonimi, lapidi e fantasmi che incarnano nel paesaggio l’eredità coloniale d’Italia.

Abbiamo battezzato il progetto “Viva Zerai!“, in assonanza con il “Viva Menilicchi!” che architettammo a Palermo nel 2018. Ma chi diavolo era questo Zerai? Prosegui la lettura ›

Yekatit 12 | Febbraio 19. Ricordiamo i crimini del colonialismo italiano.

R. Graziani mostra le ferite riportate nell’attentato

Il prossimo 19 febbraio (Yekatit 12, nel calendario etiope) ricorrerà l’84° anniversario del massacro di Addis Abeba, uno dei peggiori crimini mai compiuti dal Regno d’Italia nelle sue colonie. La vicenda, dopo decenni di oblio e sottovalutazione, è ormai abbastanza nota, anche grazie alla traduzione italiana della monografia di Ian Campbell, Il massacro di Addis Abeba. Una vergogna italiana, pubblicata da Rizzoli nel 2018.

Il 19 febbraio 1937, in seguito a un attentato, purtroppo fallito, contro il Viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani, si scatena un’immane rappresaglia, condotta non solo da militari e camicie nere, ma anche da operai, burocrati e impiegati coloniali. Prigionieri o semplici passanti – colpevoli soltanto di essere africani – vengono uccisi a bastonate, a badilate, oppure pugnalati, fucilati, impiccati, investiti con automezzi, bruciati nelle loro case. Prosegui la lettura ›