Ufo 78 | La tranche estiva del Flap 23

Radio Ufo 78, la locandina del tour 2023.

Radio Ufo 78, la locandina del tour 2023.

Con le undici date estive del Flap 23 – poche rispetto alle precedenti tranches, ma è perché ad agosto ci fermeremo del tutto e “romperemo le righe” – il tour di Ufo 78 supererà la fatidica quota 100. In autunno, ci spingeremo un poco oltre, con una manciata di date extra, anche all’estero. Sì, perché da qui alla fine dell’anno Ufo 78 uscirà in castigliano (con Anagrama), catalano (con Radical Books), francese (con Libertalia), greco (con Οι Εκδόσεις των Συναδέλφων) e tedesco (con Assoziation A).

Lo avevamo detto e l’abbiamo fatto: abbiamo trascorso un anno sulla strada – molto spesso ferrata, perché viaggiamo prevalentemente in treno – per discutere con lettrici e lettori del nostro romanzo. Eppure molti luoghi non siamo riusciti a toccarli. Cento date in un anno sono uno sbanderno, ma gli inviti sono stati almeno altrettanti. A malincuore, molto presto abbiamo dovuto chiudere a doppia mandata il calendario. Un tour di oltre duecento date era fuori dall’orizzonte delle nostre possibilità – e in realtà da quelle di chiunque!

La tranche estiva ha alcuni tratti peculiari. Innanzitutto, salterà all’occhio che tre eventi su undici li faremo in Romagna. Erano fissati da prima, ma è chiaro che dopo le recenti alluvioni assumono nuovi significati.

Cinque date su undici non saranno presentazioni “normali” – non che le nostre lo siano sempre… – ma rappresentazioni dello spettacolo Radio Ufo 78, prodotto dal laboratorio Melologos ed eseguito da Wu Ming 1 & Bhutan Clan. Per sapere di che si tratta, ecco qui la scheda artistica. Prosegui la lettura ›

In marcia con gli Ent. L’importanza delle lotte a Bologna contro il Passante, il cemento e il «green»

Il «green» – nemico del verde, avanguardia di asfalto e cemento – visto da Nicolò Balestrazzi.

«Non ci compete governare tutte le maree del mondo, bensì mettercela tutta a sostegno degli anni a noi assegnati, estirpando il male dai campi che conosciamo, in modo che chi vivrà dopo abbia terra sana da coltivare. Del tempo che farà non siamo noi a disporre.» (J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, RR, V. IX)

INDICE
1. Immagini e discorsi del post-alluvione: la «regione-modello» nella melma
2. Conseguenze di cemento e arboricidio: l’esempio del Savena
3. La lotta al «Passante di Bologna» dopo le piogge
4. Come ti “compenso” l’ecocidio
■ Pugno d’asfalto in guanto di velluto verde
■ Cementificare per «salvare il suolo»
5. «Ogni giorno qualcosa»: un ecosistema di lotte a Bologna
■ Due insegnamenti della lotta No Tav
6. La lotta al Passante è di portata nazionale ed europea
7. Materialismo fantastico
8. Verso il 17 (e 18) giugno

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Coraggio, fantasia e… pentolame! A Bologna si accendono le contestazioni contro il malterritorio

[Ieri, durante la «Giornata mondiale dell’ambiente», la classe dirigente bolognese ha subito due contestazioni da parte dei movimenti contro il malterritorio, la cementificazione e le grandi opere che stanno per abbattersi sulla città, in primis il cosiddetto «Passante di Bologna».

Da tempo esponenti della giunta e lo stesso sindaco Lepore devono fare i conti con simili proteste, ma quelle di ieri venivano dopo le recenti alluvioni, e soprattutto dopo i penosi, sguaiati tentativi – da noi documentati – di negare l’evidenza. L’evidenza di politiche che hanno devastato il territorio. Il fatto che le azioni siano avvenute nel giro di poche ore, mandando all’aria i rituali della farlocca «partecipazione» à la bolognaise, segnala che i responsabili del malterritorio non possono più metterci la faccia impunemente.

La prima contestazione, a cui eravamo presenti, ha interrotto e infine fatto saltare un momento di smaccato greenwashing, organizzato all’auditorium Enzo Biagi della centralissima Sala Borsa. Titolo della cerimonia: «Bologna missione clima. Salute, diritti ed economia alla prova della crisi climatica». Le officianti erano la vicesindaca Emily Clancy e Anna Lisa Boni, che sarebbe l’assessora a… Mica facile dirlo, gli assessorati non hanno più un nome, solo interminabili, barocchi elenchi di improbabili deleghe. Ecco quelle di Boni: «Fondi europei, cabina di regia PNRR, coordinamento transizione ecologica, patto per il clima e candidatura “Città carbon neutral”, relazioni internazionali» C’era anche, collegata da Baltimora, la virologa Ilaria Capua (mah!).

La seconda contestazione è avvenuta subito dopo, pochi chilometri più a sud, a un incontro pubblico sul cosiddetto «Nodo di Rastignano», una bretella d’asfalto il cui cantiere si è insediato al parco del Paleotto dopo un violentissimo disboscamento… per poi essere spazzato via dalla piena del Savena. L’incontro, però, non aveva il fine di ridiscutere l’opera con cittadine e cittadini, ma di spiegare che l’indiscutibie ripresa dei lavori non avrebbe interrotto la viabiità. C’erano la sindaca di Pianoro Franca Filippini e – collegata via telefono – Valentina Orioli, assessora a Bologna con deleghe a «Nuova mobilità, infrastrutture, vivibilità e cura dello spazio pubblico, valorizzazione dei beni culturali e Portici Unesco, cura del patrimonio arboreo e Progetto impronta verde». C’erano anche altri amministratori della cintura bolognese e della Città metropolitana, ma il ruolo principale era stato ritagliato per «i tecnici dell’impresa esecutrice dei lavori». Impresa curiosamente mai nominata, nemmeno nella locandina dell’evento. L’anodino ordine del giorno non ha retto al fuoco di fila di interventi e domande puntuali, a cui tecnici e politici hanno risposto da un lato chiamando i carabinieri, dall’altro farfugliando e non andando oltre il «si deve fare».

Alcune persone presenti a entrambe le azioni hanno scritto un dettagliato resoconto della giornata, che ci sembra importante proporvi. Buona lettura. WM] Prosegui la lettura ›

«In apparenza la battaglia è persa». Valerio Evangelisti e l’immaginario secondo noi

Il 25 maggio 2023, nella sala Stabat Mater della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, abbiamo tenuto una conferenza in ricordo del collega e compagno Valerio Evangelisti (1952-2022). Con noi c’era l’attore Marco Manfredi, che ha letto alcuni brani scelti ad hoc.

Il focus era sugli scritti di critica letteraria e culturale di Valerio, raccolti una ventina d’anni fa nella Trilogia di Alphaville. La casa editrice Odoya ne ha da poco riproposto un’ampia selezione curata da Alberto Sebastiani e intitolata Le strade di Alphaville. Conflitto, immaginario e stili nella paraletteratura.

Ci siamo concentrati su quel che pensava Valerio della cosiddetta «letteratura di genere» o – termine coniato per sminuire ma che negli scritti “alphavilliani” è rovesciato e riconnotato –  «paraletteratura».

Naturalmente, non potevano non esserci riferimenti a quel che stava accadendo negli immediati dintorni: le alluvioni, le devastazioni, le manifestazioni più eclatanti della crisi climatica in corso. Prosegui la lettura ›

Fanghi velenosi e narrazioni tossiche: sulle alluvioni in Emilia-Romagna

Provincia di Ravenna, 2 maggio 2023. In un punto tra Conselice e Massa Lombarda, il Sillaro rompe l’argine. In tutte le immagini, quest’ultimo appare pulitissimo, disboscato e sfalciato (cfr. il paragrafo 4 di questo articolo).

di Wu Ming

INDICE

1. Cementificazione: negare l’evidenza
2. Dare la colpa ad «ambientalisti» e «animalisti»
3. Vivere su una terra di cui non si sa niente
4. Denudare gli argini: l’eccidio della flora ripariale in Emilia-Romagna
5. Paradosso di una «ciclovia»: eliminare il verde per essere green
6. Le trappole dell’eccezionalismo
7. Bona lé tirare in ballo il terremoto del 2012
8. Il suprematismo emiliano-romagnolo ha rotto i maroni
9. Der Kommissar

«Le acque stan via anni e mesi, poi tornano ai loro paesi.»
«L’acqua rosica anche il ferro.»
(Proverbi delle terre del Delta padano)

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Non è «maltempo», è malterritorio. Le colpe del disastro in Emilia-Romagna

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malterritorio romagnolo

La narrazione che imperversa sulle alluvioni in Emilia-Romagna è  tossica e nasconde le responsabilità reali. Responsabilità che non sono del «meteo». E nemmeno, genericamente, del «clima», termine usato da amministratori e giornalisti più o meno come sinonimo di «sfiga».

Le piogge di questi giorni stupiscono, sembrano più eccezionali di quanto non siano, perché arrivano dopo un inverno e un inizio di primavera segnati da una protratta, inquietante siccità. E di per sé non sarebbero affatto «maltempo», concetto fuorviante, deresponsabilizzante e dannoso. Come diceva John Ruskin, «non esiste maltempo, solo diversi tipi di buontempo». A essere mala è la situazione che il tempo trova.

Veniamo da lunghi mesi a becco asciutto: montagne senza neve, torrenti e fiumi tragicamente in secca, vegetazione e fauna in grave sofferenza, contadini disperati, prospettive cupe per l’estate prossima ventura (già quella scorsa è stata durissima)… In teoria, le piogge dovremmo accoglierle con giubilo. Prosegui la lettura ›