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Inchieste

La strategia del ratto, 2a parte. Il caso «Jose Antonio» su Wikipedia: un crescendo di fonti manipolate e falsi storici

Fascisti su Wikipedia: Jose Antonio

di Nicoletta Bourbaki *

INDICE

[La prima puntata di quest’inchiesta (paragrafi 1-4) si trova qui]

5. Nazifascismo, Resistenza e dopoguerra: diffamare, diffamare, diffamare

5a. Franco Basaglia
5b. Nuto Revelli
5c. Massimo Mila
5d. Anna Frank

6. Un limite strutturale del progetto Wikipedia

7. Prima di tutto, un nome: José Antonio Primo de Rivera

Post Scriptum 1. Diffidate delle imitazioni!

Post Scriptum 2. A proposito, che fine ha fatto Presbite?

Post Scriptum 3. Sulle nostre inchieste, dalla rivista storica «Passato e Presente»
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La strategia del ratto. Manomissioni, fandonie e propaganda fascista su Wikipedia: il caso «Jose Antonio». Prima parte

«Le ratlines non funzionano solo in uscita, consentono pure di rientrare nelle stive della nave, a rosicchiarne subdolamente le scorte…»

di Nicoletta Bourbaki *

INDICE

Prima parte

1. Introduzione

2. La livella della violenza
2a. I fatti di Sarzana
2b. Giancarlo Puecher Passavalli
2c. Enrico Adami Rossi, l’incensamento

3. Negare sempre! ovvero: la mossa del cavillo

4. Viva la muerte!
4a. Robert Brasillach
4b. Giuseppe Solaro
4c. Piero Calamandrei Prosegui la lettura ›

La storia intorno alle #Foibe. Su Internazionale, uno speciale sul #GiornodelRicordo a cura di Nicoletta Bourbaki

Clicca per ingrandire. Questa foto compare anche nello spot realizzato dalla RAI per il Giorno del Ricordo 2017.

Da oggi sul sito di Internazionale trovate uno speciale di approfondimento su foibe, confine orientale ed esodo istriano-dalmata, a cura del gruppo d’inchiesta Nicoletta Bourbaki *.

La legge n. 92 del 30 marzo 2004 ha istituito la ricorrenza del 10 febbraio come «Giorno del Ricordo» con il fine di

«conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Ma la memoria di quelle vicende istituzionalizzata – se non cristallizzata – nella ricorrenza del 10 febbraio corrisponde davvero alla storia del confine orientale?

In cosa consiste la «più complessa vicenda» a cui si riferisce, quasi di sfuggita, il testo della legge? Prosegui la lettura ›

#Terremoto, un viaggio che non promettiamo breve. Rapporto dalle Marche a cinque mesi dalla prima scossa

Campagna di San Ginesio (MC). Foto di Michele Massetani.

di In Punta di Sella

«Se mettevi in guardia prima, eri parte della solita “Italia del no”.
Se protestavi durante, quando i lavori causavano già problemi e danni, forse avevi ragione ma ormai non si potevano lasciare le cose a metà.
Se denunciavi dopo, eri uno che non sapeva lasciarsi il passato alle spalle.»
Wu Ming 1, Un viaggio che non promettiamo breve

Dove eravamo rimasti? Ah sì, circa due mesi fa eravamo rimasti che non ci sarebbe stato nessun post terremoto. Questa previsione si è rivelata esatta, non solo perché il terremoto non ha mai smesso di romperci i coglioni (consentitemelo, sono 5 mesi, quarantottomila scosse, non potrei dirlo diversamente), ma perché tutte quelle «operazioni» che solitamente ci si aspetta di vedere a seguito di eventi cataclismatici non si sono assolutamente viste.

D’altra parte, stiamo vivendo un momento storico cruciale per il territorio della terra di mezzo. Le faglie accumulano energia per anni, decenni, e poi la liberano in pochissimi secondi. Nel cratere e nelle zone limitrofe interessate dalle scosse di questi cinque mesi la storia ha imitato questo meccanismo.

Le aree interne di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo sono zone lontane dalle cronache, in cui apparentemente non succede mai niente. L’immaginario pubblico non le posiziona neanche troppo bene geograficamente: ancora solo qualche giorno fa per un noto TG nazionale Teramo era una «provincia marchigiana». Ma da cinque mesi a questa parte in questo territorio misconosciuto ai più si stanno concentrando tutte le contraddizioni, l’inefficienza, i limiti, i conflitti, la voracità, l’intolleranza del nostro sistema politico economico. Da questo punto di vista ciò che sembra uno stato di eccezione è in realtà il disvelamento della norma: l’emergenza porta a galla, mette a nudo il processo di anni di svendita ai privati, smantellamento del welfare, rincorsa del capitale alle grandi opere, distruzione delle identità locali. La (non)gestione del dopo sisma prefigura quelli che sempre di più saranno i problemi che le popolazioni si troveranno ad affrontare ogni giorno. Prosegui la lettura ›

Il #Passante di #Bologna, quinta puntata | Dai facilitatori ai buttafuori.

di Wolf Bukowski e Wu Ming.

1.

Facciamo un passo indietro.
Il 15 dicembre 2016, sul sito ufficiale del comune di Bologna, alla sezione “comunicati stampa”, compare questo testo (tuttora on line):

«Domani, venerdì 16 dicembre, alle 14 in sala di Giunta a Palazzo d’Accursio, verrà illustrato l’accordo sul Passante di Bologna sottoscritto in sede di Comitato di Monitoraggio, coordinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e composto da Regione Emilia-Romagna, Città Metropolitana di Bologna, Comune di Bologna e Autostrade per l’Italia […]
Si prega di considerare la presente come invito.
Cordiali saluti.»

A quella data, il “confronto pubblico” sul Passante di Bologna è terminato e l’accordo che verrà illustrato in Sala di Giunta ne costituisce l’indegno epilogo: sindaco, assessori e consiglieri, a braccetto con l’amministratore delegato di Autostrade, spiegheranno quali mirabolanti migliorie abbiano arricchito il progetto, grazie al contributo dei cittadini bolognesi e dei facilitatori di Avventura Urbana.

Intanto, sul sito di Internazionale, sono già uscite la prima e la seconda puntata della nostra inchiesta sulla Grande Opera. Stiamo terminando gli ultimi ritocchi alla terza e non ci dispiacerebbe piazzare, come ciliegina sulla torta, un piccolo reportage dell’incontro in Comune. Purtroppo, invitati con un solo giorno d’anticipo, non riusciamo a liberarci da altri impegni, e l’occasione sfuma. Prosegui la lettura ›

«Il femminicidio non esiste»? Piegare la matematica per fare disinformazione

Il femminicidio non esiste, dice il predatore.

Occhio a come si dispongono i numeri!
Leviatano infinito, di Tobia Ravà, 2007, resine e tempere acriliche su vetroresina, 435 x 250 x 170.

di Tuco aka Martino Prizzi con Mariano Tomatis (*)

In questo post ci occuperemo di un particolare esempio di negazionismo che si basa su considerazioni matematiche e statistiche solo all’apparenza rigorose. L’occasione ce la offre un articolo diffuso in rete qualche anno or sono: Il femminicidio non esiste, pubblicato sul blog di Astutillo Smeriglia (nom de plume di un regista di cortometraggi) e citato perfino in pubblicazioni accademiche (1).

La prima, doverosa premessa è che ci ripugna spendere tempo e risorse mentali per fare debunking di chi piega la matematica a scopi negazionistici. Il punto è che qualcuno deve pur farlo, e tanto vale ricavarne considerazioni che vadano al di là del caso specifico. La critica nel merito è doverosa anche per evitare che, per reazione ad analisi tanto superficiali, si finisca per considerare tout court la matematica e la statistica come discipline da azzeccagarbugli.

La seconda premessa fondamentale è la seguente: corretto o meno che sia un modello statistico dal punto di vista matematico, la statistica non è in grado di dimostrare l’esistenza o meno di un fenomeno come il femminicidio, né che abbia o meno determinate radici sociali, psicologiche, antropologiche, culturali, genetiche o quant’altro. La sua esistenza e le sue radici vanno indagate utilizzando strumenti specifici delle scienze umane. L’analisi qui presentata è anche una critica radicale al feticismo dei numeri intesi come indicatori obiettivi: essi lo sono (con buonissima approssimazione) per fenomeni fisici o chimici come il moto di un pianeta o la combustione di un idrocarburo. Quando invece si parla di fenomeni sociali, i numeri non possono catturarne in ogni aspetto e sfumatura le motivazioni e la natura profonda – e men che meno avere la pretesa di escludere l’esistenza di un concetto come il femminicidio.

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Il Passante di #Bologna, quarta puntata | Assedio e resistenza sotto l’A14

di Wolf Bukowski e Wu Ming

«Non manca la nota critica sulle demolizioni di qualche casa, casupola o baraccamento, troppo vicini alla Tangenziale che occorre rimuovere per migliorarne la funzionalità soprattutto negli svincoli, ma su queste si sta già esercitando il Resto del Carlino, con pezzi di colore e interviste commiseratorie ai futuri espropriandi. »
Antonio Bonomi, urbanista, a proposito della nostra inchiesta

Iolanda ci invita. Clicca per ingrandire.

Nella seconda puntata del nostro reportage sul Passante di Bologna, abbiamo raccontato di come i «difficilitatori» di Avventura Urbana abbiano gestito il «confronto pubblico» intorno al progetto «preliminare» dell’opera.
Qui su Giap, abbiamo poi raccontato la reazione di una di loro, Iolanda Romano, alla pubblicazione di quel testo sul sito di Internazionale.

Iolanda Romano è fondatrice di Avventura Urbana ed è stata presidente dell’associazione fino al gennaio scorso, quando venne nominata Commissario governativo per il Terzo Valico TAV.
In questa veste, giusto ieri, le hanno indirizzato qualche domanda i No Tav della zona, chiedendole conto, in particolare, di un possibile conflitto di interessi tra il suo ruolo governativo e Avventura Urbana.

Di sicuro, tra le altre cose, Iolanda Romano continua a utilizzare l’account Facebook dell’azienda. In un’occasione lo ha usato per invitarci a «metterci la faccia».

Non avevamo bisogno che ce lo dicesse. Ci abbiamo messo faccia, scarpe, bicicletta. Le abbiamo orientate secondo la mappa e siamo andati a trovare Elena e Marco, nella loro casa di via Bencivenni, incastrata tra le rampe dell’A14 Bologna-Taranto, lambita dai progetti di ampliamento dell’aeroporto, con una fascia di terreno e un rudere (forse) in via d’esproprio per il Passante di Bologna. Prosegui la lettura ›