A caldo dopo il 22 settembre: un mondo, un ecosistema, un movimento «né verticale né orizzontale»

Milano, 22 settembre, lo spezzone di chi lavora coi libri.

Da ieri è evidente, anzi, eclatante, e oggi viene scritto in lungo e in largo: non si tratta più di “mobilitazioni”, ma di un movimento.

Si era subodorato con le immagini di Genova alla partenza della Freedom Sumud Flotilla, e Connessioni Precarie aveva parlato di «un movimento già nato, che pure non c’era mai stato». Il nostro «Bloquons tout» – che, rispetto a quello francese del 10 settembre, si è più concentrato sul genocidio palestinese e sul rifiuto della guerra – lo ha confermato oltre ogni dubbio: c’è un movimento.

Anzi, «un mondo», titola Il manifesto, alludendo alla pluralità che si è espressa in piazza. Con sorpresa e clamore, ma – non dimentichiamolo – dopo aver seminato per due anni. 

Un’ecologia, diremmo noi, seguendo l’indicazione di Rodrigo Nunes. 

Non poteva esserci momento più calzante per l’uscita italiana del suo libro Né verticale né orizzontale: mentre appare, dopo lungo tempo, un movimento di massa su scala nazionale e di impronta internazionalista. 

Né verticale né orizzontaleChe probabilmente si troverà ad affrontare gli stessi problemi dei movimenti precedenti, ed è in questa prospettiva che Né verticale né orizzontale può rivelarsi una lettura preziosa.

Del libro avevamo scritto nel 2023, facendo riferimento all’edizione in inglese.

In quell’occasione, tra l’altro l’avevamo fatto reagire con le lezioni che abbiamo tratto dalla lotta No Tav, che ci paiono attuali anche in queste ore:

«non si prendono le distanze dalle tattiche che adottano le altre componenti. C’è chi fa gli scontri e chi fa ricorsi legali, chi mette insieme una lista civica e chi prega la Madonna davanti ai celerini. Nessuna componente deve forzare le altre su terreni in cui si trovano a disagio, ma che cento fiori sboccino. Se si rinuncia a questo principio, subito scatta il divide et impera, la falsa dicotomia tra “buoni” e “cattivi”, e il discorso del movimento viene dirottato: anziché degli obiettivi della lotta si è costretti a parlare della “violenza”. A quel punto è la fine.»

Dopo aver preso in esame i movimenti altermondialisti di inizio secolo e poi le due ondate planetarie di mobilitazioni del 2011  e del 2019, Rodrigo Nunes invita a pensare i movimenti come ecosistemi, per superare i dilemmi che ogni ondata di movimento si trova di fronte e su cui finisce per arenarsi, quelli riguardanti l’organizzazione.

Pensare la lotta come un’ecologia diffusa di relazioni che attraversano e mettono insieme diverse forme d’azione (aggregata, collettiva), forme organizzative disparate (gruppi di affinità, network informali, sindacati, partiti), individui che ne sono parte o ci collaborano, individui senza affiliazioni che partecipano alle proteste, condividono materiali on line o semplicemente seguono con simpatia gli sviluppi su testate giornalistiche, pagine web, profili social, spazi fisici ecc. 

Qualunque cosa noi consideriamo come totalità del “movimento” è in realtà un network non afferrabile nella sua totalità, fatto di tanti network diversi, un’ecologia di network in evoluzione a sua volta incastonata dentro ecologie più vaste che si sovrappongono in vari modi. 

«Non si organizza una totalità: ci si organizza dentro di essa.»

Torneremo a scrivere di Né verticale né orizzontale in modo più approfondito. Oggi cogliamo l’urgenza del momento, invitando chi sta lottando a dotarsene come utensile teorico, dentro una cassetta che, in una fase così difficile a livello mondiale, dovrà contenerne molti.

La traduzione, attenta e scrupolosa, è di Enrico Gullo. In quarta di copertina c’è anche una frase di WM1:

«Un libro che fa da crinale: dopo averlo letto si è su un nuovo versante, non si può più pensare al problema dell’organizzarsi con gli automatismi e gli approcci indolenti di prima. Una lettura liberatoria che cambia lo sguardo».

In autunno Nunes verrà in Italia per un articolato tour di presentazioni e dibattiti. Dettagli a seguire.

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