Intervista su #Cantalamappa

Cantalamappa sul Carlino

[Quest’intervista, strano a dirsi, appare oggi sui giornali del consorzio Quotidiano Nazionale (Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno). Meno strano se si pensa che l’intervistatore è uno che di controculture se ne intende: critico musicale, organizzatore di eventi nella Bologna post-77 e post-punk, co-fondatore dell’etichetta Century Vox che nei primi anni Novanta lanciò buona parte dell’hip-hop italiano. Buona lettura.]

di Pierfrancesco Pacoda

Sulle rotte di geografie possibili, mai completamente reali, anche quando tracciano percorsi immersi nella storia, i quattro Wu Ming approdano nei territori della scrittura per l’infanzia. E lo fanno con Cantalamappa (Electa Kids), un atlante che sarebbe piaciuto a Borges, per la sua capacità di essere al tempo stesso catalogo fantasy e, come sempre nei loro lavori, decalogo morale. Il libro verrà presentato in anteprima il 31 marzo (ore 9.30) a Bologna alla Biblioteca dell’Archiginnasio (prenotazioni info@electakids.com).

Come è nato il desiderio di scrivere un libro per bambini?

«Ormai più di anno fa, Annalisa Angelini della libreria Ulisse di Bologna, contattò Wu Ming 2 per proporgli di raccontare ai bambini le magiche cartografie del libro Mappe, pubblicato da Electa, e fresco vincitore del Premio Andersen 2013. Grazie al successo di quel primo laboratorio fatto di storie, giochi e canzoni l’esperimento venne ripetuto più volte, tra scuole e biblioteche, su e giù per l’Italia. Da lì è nata l’idea di provare a scrivere un libro di racconti legati a luoghi bizzarri della Terra, rocce leggendarie, montagne, episodi storici, rotte marine e utopie».

Quali sono stati i riferimenti letterari e le ispirazioni?

«I nostri protagonisti sono due vecchi hippies, quindi abbiamo attinto alle controculture libertarie e psichedeliche anni ’60-’70, quelle che si esprimevano su riviste come Oz, Gandalf’s Garden, IT e, in Italia, Pianeta fresco e Re Nudo. Guido e Adele sembrano usciti da Play Power di Richard Neville, che fu un vero manuale di stile e di sopravvivenza per viaggiatori freak».

In questo libro il messaggio è importante quanto la narrazione avventurosa?

«Siamo convinti che qualunque racconto contiene un messaggio, un tema, una presa di posizione, dentro e al di là della trama, indipendentemente dalla volontà dell’autore. Spesso con i bambini si commettono due errori opposti: o ci si rivolge loro con racconti apparentemente neutri, edulcorati, perché certe cose non le capiscono, oppure gli si impone una morale diretta, esplicita, senza scampo. Noi ci siamo sforzati di trovare un equilibrio tra questi due precipizi: raccontiamo il mondo con il nostro punto di vista, che è fatto di stupore, curiosità, domande, e non di lezioni da imparare».

Con quale criterio avete scelto i luoghi da raccontare?

«I luoghi e le storie di Cantalamappa parlano di apertura verso la realtà, della possibilità di una vita libera, di una magia concreta e tangibile che può operare nel quotidiano, di resistenza contro la catastrofe ecologica, di giustizia, di rifiuto dell’antropocentrismo. Sono le cose alle quali ognuno di noi cerca di educarsi nel quotidiano. I luoghi servono da innesco a storie e riflessioni: quello che hanno in comune è che invitano ad aprire le ali verso una narrazione distesa, ma anche straniante, che spinge i lettori a guardare le cose con occhi nuovi. Così da reagire ai pregiudizi che ci impediscono di cogliere la bellezza e la vastità delle cose che accadono sul pianeta».

Ci sono, nel libro, ricordi delle vostre letture d’infanzia e ricordi di vostri viaggi, reali o immaginari?

«In alcuni posti siamo stati davvero: la vetta del Monte Kenya, l’Islanda, la campagna inglese, la diga del Vajont… Gli altri li abbiamo immaginati. Quanto alle letture d’infanzia, sicuramente dentro Cantalamappa sono finiti Salgari, un po’ di Verne, qualcosa di Rodari, e vecchie enciclopedie geografiche come Imago Mundi».

Cosa auspicate che del libro rimanga ai giovani lettori?

«Ci piacerebbe innanzitutto che i lettori si divertissero. Vorremmo che Cantalamappa funzionasse come una macchina per inventare e scoprire altre storie, altri luoghi, e che facesse riflettere sulla responsabilità verso gli altri e verso le cose attorno a noi. Questo implica un atteggiamento altruista e il senso di una resistenza possibile contro la sopraffazione e contro chi la incarna, cioè i prepotenti».

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2 commenti su “Intervista su #Cantalamappa

  1. Grandiosi, dopo il capolavoro L’Armata dei sonnambuli ora un libro dedicato all’infanzia e all’immaginazione. Grandi grandi grandi!!!

  2. […] Mappe, pubblicato da Electa (Premio Andersen 2013). Potete leggere a proposito del progetto questa intervista apparsa il 4 marzo sui giornali del consorzio Quotidiano […]