Archives for 

twitter

L’amore è fortissimo, il corpo no. 2009 – 2019, dieci anni di esplorazioni tra Giap e Twitter / 2a puntata (di 2)

Spedizione tra i ghiacci

«I versi che seguono furono sollecitati dalla relazione di una delle spedizioni antartiche […]: vi si riferiva che il gruppo degli esploratori, allo stremo, aveva costantemente l’illusione che ci fosse una persona in più di quelle che in realtà si potevano contare.» (T.S. Eliot, nota a The Waste Land, 359-365)

«Chi è il terzo che ti cammina sempre accanto? / Quando conto, ci siamo solo io e te insieme / Ma quando guardo avanti, lungo la strada bianca / C’è sempre un altro che cammina accanto a te / Scivola, avvolto in un bruno mantello, incappucciato / Non so se uomo o donna / – Ma chi è quello dall’altra parte di te?» (T.S. Eliot, The Waste Land, 359-365, traduzione nostra)

Ed eccoci al dunque. Per scrivere questo testo abbiamo lavorato tre mesi. È una parte di storia del collettivo, il racconto di come abbiamo usato la rete per tutto il decennio che ora sta finendo. È la spiegazione del perché nel 2009 decidemmo di usare Twitter e nel 2019 decidemmo di non usarlo più. È anche una riflessione sulla rete e la strada. Infine, è l’annuncio di come ci muoveremo a partire dal 2020. Rinnoviamo l’invito a leggere con lentezza, respirando a fondo. Lo spazio dei commenti è già aperto, chiediamo solo di usarlo senza fretta, dopo aver letto tutto, fino alla fine. Grazie della fiducia e della pazienza.

INDICE DELLA SECONDA PUNTATA
[La prima è qui.]
3. Stare su Twitter: il perché e il percome
3a. Perché Twitter?
3b. Twitter, Giap e la Wu Ming Foundation
3c. Alcune regole della nostra netiquette su Twitter
4. Campagne, esperimenti, performances
4a. «nervi #saldi» in Val Clarea 
4b. #Guerrieri contro Enel
4c. #TifiamoAsteroide
4d. #Renziscappa
4e. Inchieste: #LaparolaconlaF e «CasaP(oun)D»
5. Stare su Twitter? La lunga crisi
5a. Twitter cambia a colpi di default power
5b. La fine del circolo virtuoso tra Twitter e Giap
5c. L’ultima performance: attacco psichico!
6. Per una cartografia della nostra presenza in rete / 2
6a. La rivoluzione innanzitutto e sempre
6b. Uno spazio di calma dentro l’urgenza

Prosegui la lettura ›

L’amore è fortissimo, il corpo no. 2009 – 2019, dieci anni di esplorazioni tra Giap e Twitter / 1a puntata (di 2)

Dopo una spedizione lunga un decennio, Twitter addio.

«Il lago dev’essere ampio un miglio, e al suo centro sta un basamento di ghiaccio, basso e largo; io ebbi la netta impressione, o sogno, o nozione, che inciso tutt’intorno nel ghiaccio vi fosse un nome, o comunque un vocabolo, che non riuscii mai a leggere; e sotto quel nome una lunga data. E il fluido del lago mi pareva roteare in preda a una tremula estasi, tra spruzzi e rapidi guizzi, intorno al basamento, sempre da occidente verso oriente, seguendo la rotazione della terra; e giunse a me – non so proprio dir come – la coscienza che quel fluido era la sostanza di una creatura vivente; ed ebbi la sensazione, mentre perdevo i sensi, che fosse una creatura dai molti occhi, occhi sbiaditi e angosciati, e che, in preda alla sua brama di rotazione perenne, tenesse gli occhi sempre rivolti al nome e alla data sul basamento. Ma dovette essere la mia pazzia…» (Descrizione del Polo Nord in: M. P. Shiel, The Purple Cloud, 1901; traduzione nostra)

Questa è una miniserie in due puntate, da leggere con lentezza e aplomb. Non è un testo breve, né poteva esserlo. È il resoconto di una spedizione lunga un decennio, e la sintesi di vent’anni di riflessioni sul nostro stare in rete. È anche l’annuncio di un cambio di strategia che andava spiegato con la massima chiarezza. Il titolo cita una canzone – e un album – di Nada (il riferimento sarà chiaro alla fine). Apriremo i commenti in calce alla seconda puntata, che sarà on line dal 19 dicembre. Buona lettura, e grazie a chi ci ha accompagnati sin qui.

INDICE DELLA PRIMA PUNTATA
1. Stare in rete per stare in strada
1a. Il “crinale” del 2009/2010
1b. Buonanotte ai suonatori
2. Perché non siamo su Facebook (e due parole sui social in genere)
2a. Non tutte le critiche ai social sono uguali
2b. La promessa dei social media e la realtà di fatto
2c. Ieri e oggi: la crisi del feticismo della merce digitale
2d. Facebook, gamification e azzardopatia
2e. Narciso che fa la cacca
2f. FOMO chimica e tempo rubato al vivere
2g. Tenere la parte
2h. L’acqua di Facebook, le branchie dei complottisti
2i. Il tempo delle illusioni è finito
2l. La vera «grande sostituzione»: Facebook e i media indipendenti
2m. E noi, che cazzo avremmo mai potuto combinare là sopra?

Prosegui la lettura ›

Tirare Bobbio per la giacca in funzione anti-#NoTav, ovvero: dare il peggio su Twitter

Ieri si è scritta una delle pagine più nere della storia di Twitter in Italia.
Dapprima si sono visti “quelli che benpensano” ingoiare estasiati l’esca gettata dai media, stracciarsi le vesti, agitare cappî e manette perché durante il corteo No Tav dell’altro giorno alcuni dimostranti avevano scritto sui muri di Torino e gettato vernice su determinati bersagli.
Poco tempo fa, sempre a Torino, c’è stato un pogrom in stile Ku Klux Klan, ma non ricordiamo nemmeno un decimo dello sdegno suscitato nel week-end da qualche scritta e chiazza di colore. Prosegui la lettura ›

Qui la diretta della manifestazione di Roma #15o #15ott #15oct

Visto che abbiamo un blog molto visitato e seguito, e che nella giornata di oggi l’informazione e la controinformazione saranno faccende di vitale importanza e urgenza, mettiamo a disposizione questo spazio.
Chi ha seguito le discussioni su Giap delle settimane scorse, sa che abbiamo forti perplessità su come è stata organizzata questa scadenza, ma oggi qualunque perplessità va messa in secondo piano: alla massima libertà di discussione devono seguire la massima unità nell’azione e la solidarietà a chi manifesta.
Per cause di forza maggiore, purtroppo non siamo riusciti a scendere a Roma, dunque cerchiamo di renderci utili in altro modo, approntando e implementando strumenti per seguire l’evento. Ricordiamo a tutti che la “visione panoramica” di chi sta fuori è sovente utilissima a salvare il culo a chi sta dentro.
Prosegui la lettura ›

Un esempio di contronarrazione: #SteveWorkers

We are the bad apples. Immagine realizzata da We Are Müesli

Se il nome di Steve Jobs si poteva tradurre con “Stefano Lavori”, Steve Workers è Stefano Lavoratori. C’è una bella differenza: Steve Workers è il rovescio di Steve Jobs sul versante del lavoro vivo in rivolta. E’ il guru collettivo della sovversione operaia, appare ovunque vi sia uno sciopero, una lotta, un’occupazione, e con un travolgente keynote presenta i prodotti di Bad Apple: iClasswar, iStrike, iStruggle, iRevolution. Prosegui la lettura ›