«La storia di Carlo Abbamagal e dei 50 dell’Oltremare ha impiegato quasi 70 anni ad emergere, dopo anni di lavoro e grazie alle ricerche di Matteo Petracci – dottore di ricerca in storia, istituzioni e politica dell’area euromediterranea presso l’Università di Macerata – così che il corso degli eventi inizia ora ad apparire sempre più nitido e chiaro e da passato si fa presente, strumento di lotta contro le mistificazioni e le dimenticanze storiche, ascia di guerra contro i razzismi e i fascismi di oggi.
Il 7/8 marzo al CSA Sisma di Macerata Wu Ming 2 per due giorni, grazie al seminario “Racconti d’Oltremare”, ha lavorato con i corsisti alle vicende degli africani concentrati a Villa Spada di Treia, attraverso i materiali d’archivio che parlano di come “alcuni di essi si sono dati alla macchia unendosi ai ribelli” esplicando “considerevole attività” e risultando “quanto mai feroci”. Di come insomma, dall’ottobre del ’43, nelle montagne del maceratese, le bande partigiane annoverassero nelle loro fila etiopi, eritrei e somali, tra i primi a battersi contro il regime fascista.
Anche quest’anno, come nel 2014, siamo riusciti a organizzare due Wu Ming Lab a sud della Linea Gotica: Macerata (7/8 marzo) e Tagliacozzo (8/10 maggio) , in provincia dell’Aquila.
In entrambi i casi, i laboratori seguiranno la struttura del Fantarchivio: due giorni di esperimenti narrativi intorno a un documento d’archivio, proposto e selezionato da Wu Ming 2. Scopo del lavoro: imparare attraverso quali trasformazioni è possibile costruire un racconto a partire da un frammento di mondo (una vecchia foto, un articolo di giornale, una sentenza, un contratto, una testimonianza orale…). Prosegui la lettura ›
Se esistessero le Olimpiadi del Contrattempismo, credo che la categoria Fiere ed Esposizioni verrebbe vinta a mani basse [1] dalla PrimaMostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare: costruita in soli sedici mesi nella zona Flegrea di Napoli, inaugurata dal Re Imperatore il 17 maggio 1940, fu chiusa e smantellata appena un mese dopo, per via dell’entrata in guerra dell’Italia. Nei tre anni successivi, i bombardamenti aerei distrussero più di metà dei 36 padiglioni e l’area andò in malora fino al 1952, quando venne rimessa in ghingheri per ospitare la Mostra Triennale del Lavoro Italiano nel Mondo: un esempio da manuale della continuità tra Regime fascista e Repubblica, con i suoi trasformismi, le sue arabe fenici camuffate da colombe, i tic e i trucchi da quattro spicci. Prosegui la lettura ›
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