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era tanto una brava persona

I due Maraun, ovvero: il nazista e il suo doppio. A proposito di un libro tossico

Uno dei due Maraun. Un raffinato, una gran testa. L’altro Maraun è quello vero.

di Mr. Mill
con una premessa del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki *

«Il partito nazionalsocialista sfruttava a proprio favore la paura della gente verso gli ebrei e nei confronti del Comunismo, accrescendo non di poco le proprie adesioni. Gli ebrei tedeschi di quel periodo erano effettivamente più istruiti e meglio retribuiti della media della popolazione e chi non era ebreo li percepiva come sfruttatori di stato. I nazisti, inoltre, con il loro modello di stato sociale, eliminando la disoccupazione, incrementando i lavori pubblici, reprimendo il crimine, distribuendo contributi familiari e sovvenzioni per l’agricoltura, riuscirono a conquistare la quasi totalità del popolo tedesco. Il NSDAP fu il primo grande partito popolare in Germania che coese il proprio popolo come non mai, aumentandone l’autostima, offrendo benessere e generando una tale forza di integrazione mai esistita prima di allora. Oltre a tutto ciò, il Nazionalsocialismo pretendeva ci fosse sempre un colpevole esterno per i problemi del paese: il capitale straniero, i banchieri ebrei, i bolscevichi russi, la Borsa di Londra ecc. In sostanza, i nazisti non sostenevano l’altrui inferiorità, ma il fatto che i tedeschi fossero di gran lunga superiori a tutti gli altri, e questo pensiero, quello di appartenere a una razza di superuomini, univa ricchi e poveri.» (Andrea Cominini, Il nazista e il ribelle)

Nei giorni scorsi, sul suo blog, Mr Mill ha recensito il libro di Andrea Cominini, Il nazista e il ribelle. Una storia all’ultimo respiro, pubblicato da Mimesis con una prefazione di Mimmo Franzinelli.

A queste latitudini, Mr Mill è di casa: giapster di lungo corso, componente tra i più infaticabili del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki e del collettivo Alpinismo Molotov, è un pilastro della Wu Ming Foundation. Se oggi ripubblichiamo qui su Giap la sua recensione, però, non è per via del curriculum vitae di chi l’ha scritta. La ripubblichiamo perché è una riflessione importante, che va ben al di là del contenuto del libro di Cominini. Quel libro è un caso, e come tale va studiato. Un caso che, come tanti altri, rivela una tendenza più generale di certi lavori sulla storia (ci sembra eccessivo chiamarli tout court “storiografici”, come diremo tra poco). Prosegui la lettura ›