
Immagini tratte dal fumetto di Merlino e Delvecchio Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un’italiana, pubblicato nel 2018 da Ferrogallico, casa editrice di estrema destra. Un prodotto caratterizzato da numerose falsificazioni, di cui si occupa la terza puntata dell’inchiesta. Qui, pag. 63, vediamo un’immaginaria riunione dei capi della Resistenza jugoslava. La prima vignetta ricalca una foto celebre: la prima seduta del politburo del Partito comunista jugoslavo sull’isola di Vis, nel 1944. Lo spostamento della scena in un improbabile antro di Zagabria e la retrodatazione all’«estate 1943» insinuano che le foibe istriane siano state conseguenza di una decisione presa al vertice. Vertice piazzato nientemeno che nella capitale croata, che invece era sotto il controllo degli Ustaša filofascisti. A conferma della generale sciatteria, le frasi in serbocroato contengono diversi errori. Il fumetto è stato distribuito gratis nelle scuole di diverse regioni e città. Immagini riprodotte per uso di critica e discussione, cfr. Legge 22 aprile 1941, n. 633, titolo I, articolo 70, capo V, sez.1.
Per anni il collettivo di ricerca storiografica Nicoletta Bourbaki ha svolto ricerche sulla figura di Norma Cossetto (1920-1943). Gli esiti di tali ricerche sono stati pubblicati su Giap tra il 2019 e il 2024, in cinque puntate. Qui sotto trovate sinossi e link.
Assurta allo status di martire dell’identità italiana, annoverata tra le donne simbolo della nazione, Cossetto è in realtà simbolo del collaborazionismo con l’occupante nazista. Nel gennaio 1945, nella Trieste annessa de facto al Terzo Reich, le fu anche intitolata una brigata nera. Se la sua figura è oggi percepita come “bipartisan”, espressione di una memoria “da condividere”, è perché c’è stato un lungo lavorio.
Svariati soggetti hanno operato per rendere egemone e ufficiale una certa narrazione. In sintesi, tale narrazione è una congerie di montature e falsi allestita dall’ufficio propaganda del Reich nel Litorale Adriatico occupato, poi perfezionata dalla X Mas intenta ad accreditarsi presso gli Alleati, in seguito arricchita di dettagli tanto macabri quanto fittizi negli ambienti del neofascismo e del razzismo antislavo.
Sono affermazioni molto nette, ne siamo consapevoli e le facciamo a ragion veduta. A supportarle è il più serio lavoro storiografico finora compiuto su questa vicenda, che al vaglio delle fonti si rivela diversissima dall’oleografia patriottica finora propalata.
Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 1a parte | Una kolossale foiba nell’acqua: il film Rosso Istria
La pentalogia si apre con una disamina del film Red Land – Rosso Istria (2018), diretto da Maximiliano Hernando Bruno, che in teoria narra il rapimento e l’uccisione di Norma Cossetto.
La pellicola, finanziata con fondi pubblici regionali (Veneto e Lazio), supplisce alle scarse fonti storiche a colpi di propaganda morbosa. Un mezzo-horror che ha pretese di “kolossal”, ma i cui i limiti di budget e professionalità sono evidenti dal principio alla fine.
Promosso dalla destra come veicolo di una “memoria condivisa” reazionaria, sovranista e vittimistica, il film fa i conti col fantasma di un’opera mai realizzata, il fantomatico Foibe di “John Kaylin” (Mirko Zeppellini).
Red Land si rivela subito un inappellabile fiasco al botteghino. La destra ne dà la colpa a boicottaggi e oscure manovre. Il fine, comunque, è più ideologico che commerciale: Red Land è stato concepito per passare in tv a ogni Giorno del Ricordo.
Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 2a parte | Cosa sappiamo davvero di questa storia?
La seconda puntata passa in rassegna i (pochi) fatti storici noti sulla vita e la morte di Norma Cossetto, mettendoli a confronto con la narrazione gonfiatasi nei decenni.
Figlia di uno squadrista e podestà fascista, Giuseppe Cossetto, Norma studiava Lettere a Padova ed era prossima alla laurea. Catturata da insorti istriani a ottobre, nel caos post-Armistizio, il suo corpo – insieme ad altri venticinque – fu ritrovato nella foiba di Surani nel dicembre successivo.
L’inchiesta smonta le dicerie su torture e stupri, che hanno origine nella propaganda nazista in Venezia Giulia, zona annessa de facto al Reich. Lo scopo era fomentare gli odi etnici nella regione.
Le numerose discrepanze su date, episodi e moventi derivano da testimonianze familiari – di una famiglia che fu pienamente fascista e collaborazionista – e da narrazioni post-belliche che per decenni si sono riempite di dettagli sempre più macabri.
La medaglia d’oro che le è stata conferita nel 2005 ha elevato Norma Cossetto a martire “patriottica”, ma ciò è avvenuto sulla base di vere e proprie leggende e di una totale mancanza di evidenze.
Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 3a parte | Leggende metropolitane e ricatti morali. Con un appello agli storici: rialzate la testa!
La terza puntata si concentra sul libro di Frediano Sessi Foibe rosse. Vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel ’43 (Marsilio, 2007).
Già divulgatore della Shoah, qui Sessi ibrida saggistica, memoria e fiction, contribuendo a una «annafrankizzazione» di Norma Cossetto funzionale a una «olocaustizzazione» delle foibe.
L’inchiesta mette in luce lo scarso rigore metodologico di Sessi, che al lavoro sulle fonti preferisce la costruzione di una «memoria del dolore». Quest’ultima è affidata in modo acritico a interviste e testimonianze orali, mai riscontrate su fonti documentali come dovrebbe avvenire nella storia orale.
Sessi colma i molti vuoti con invenzioni romanzate, come un «diario verosimile» di Norma, scelta che giustifica citando arbitrariamente Michel Foucault ed Enzo Traverso.
Per ricerche e fonti, Sessi accredita personaggi quali Pierpaolo Silvestri, di cui omette o comunque sminuisce la militanza neofascista, e Guido Rumici, consulente per il già esaminato film Red Land.
L’«oggetto narrativo mal identificato» di Sessi ha influenzato altre opere, come il fumetto quasi omonimo – e marcatamente neofascista – Foiba rossa (2018) e appunto Red Land.
Leggende d’odio, rimozione del colonialismo italiano e dei crimini fascisti nei Balcani, accuse strumentali di “negazionismo”… Contro tutto questo, Nicoletta Bourbaki auspica una nuova stagione di coraggio e rigore storiografico.
Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 4a parte | Miti e bugie intorno a una laurea
Pubblicata a cinque anni dalla precedente, la quarta puntata fa piazza pulita di un mito radicato: il presunto ruolo di Concetto Marchesi, latinista antifascista e rettore dell’Università di Padova, quale mentore di Norma Cossetto, relatore mancato della sua tesi e promotore della sua laurea ad honorem postuma nel 1949.
Basandosi su ricerche d’archivio, Nicoletta Bourbaki dimostra che tale narrazione è infondata, nata da dicerie ma “sdoganata” persino da Luciano Canfora, che nella sua biografia di Marchesi si affida a pseudo-fonti in modo sbrigativo.
Peggio di lui fa il solito Sessi, che consulta gli archivi, ma decide di ignorare quel che dicono i documenti, preferendo lanciarsi in congetture implausibili e storicamente campate in aria.
L’inchiesta rivela che la laurea di Cossetto rientrava in un programma standard per studenti «caduti per la libertà o sul campo d’onore». Le assegnazioni erano decise da una commissione senza alcun coinvolgimento di Marchesi. Casi simili mostrano iter burocratici identici, con segnalazioni familiari e delibere collettive.
La leggenda riguardante Marchesi affiora solo nel 1983 e si espande nei decenni successivi. Attribuire a Norma un mentore antifascista serviva a stemperare il collaborazionismo filonazista della famiglia, enfatizzando una «italianità» presuntamente super partes.
Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 5a parte | Cambiare le date per falsare la storia
Nell’ultimo capitolo dell’inchiesta, Nicoletta Bourbaki smonta la manipolazione cronologica che sostiene la mitologia su Norma Cossetto, dimostrando che la propaganda ha falsato date e contesti.
L’Istria post-armistizio dell’8 settembre 1943 è un territorio in ebollizione. È in corso un’insurrezione, partigiani sloveni, croati e italiani arrestano fascisti e collaborazionisti, nel vuoto di potere che precede l’occupazione tedesca.
La famiglia Cossetto ben rappresenta il «fascismo di confine». Il padre, Giuseppe, squadrista, podestà e commissario delle casse rurali, è parte della macchina colonialista che mediante credito e fisco ha espropriato le terre di sloveni e croati. Lei, Norma, attiva nell’associazionismo fascista, condivide il razzismo antislavo del suo ambiente.
Nicoletta Bourbaki analizza fonti primarie e dimostra che l’arresto di Norma Cossetto avvenne il 2 ottobre, non il 26 settembre, come da retrodatazione ribadita contro ogni evidenza anche da Sessi in Foibe rosse. I ventisei prigionieri, lei inclusa, sono trasportati ad Antignana il 3-4 ottobre e uccisi quella notte.
Retrodatare è servito in primis ad allungare i tempi della detenzione per poterli riempire di sempre più orrore e nefandezze; in secundis a offuscare il collaborazionismo di Giuseppe Cossetto.
Quest’ultimo, dopo essersi arruolato a Trieste nei rinati Fasci di combattimento, rientra in Istria il 2 ottobre – cioè prima che sua figlia sia catturata – con la 5ª compagnia fucilieri RSI per partecipare all’Unternehmen Istrien, l’offensiva tedesca per “ripulire” l’Istria dai partigiani.
Ripristinare la data corretta è indispensabile per capire il contesto in cui avvengono gli spostamenti e l’esecuzione dei ventisei prigionieri, e per smontare il mito del “padre eroico” tornato in Istria per cercare la figlia anziché per rastrellare i villaggi agli ordini dei nazisti.
Poscritti
Carpire la memoria: il sindaco, la martire, la riscossa del collaborazionismo
Un accostamento aberrante. Come il culto di Norma Cossetto sta deturpando la storia
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