Chitarra, fisarmonica e voce sono le tre protagoniste sonore del secondo melologo che abbiamo ricavato da Veglione rosso. Manca il violencello – e soltanto alla fine, col dodicesimo racconto, spiegheremo il motivo di quest’alternanza tra i tre strumenti. Per ora ci limitiamo a dire che c’è una logica, parallela – o meglio: isomorfa – rispetto a quella che si nasconde nei testi. A voi scoprirle! Prosegui la lettura ›
Verso Melologos. Appunti per una sperimentazione consapevole sul connubio testo-musica
di Luca Casarotti *
Alla memoria di Marco Mathieu.
Perché l’ultima storia che ha fatto in tempo a raccontare
possa avere un pubblico, come ogni storia deve avere.
Le note che seguono non sono l’esito di una ricerca già svolta, ma la traccia di una ricerca da svolgere: mi auguro che lo si possa fare nell’istituendo laboratorio Melologos.
Siccome il laboratorio è istituendo e non ancora istituito, e siccome la merce per istituirlo ha sia un valore d’uso sia un valore di scambio, c’è ➙ l’apposito crowdfunding.
Melologos si propone di indagare il legame tra musica e scrittura. Da un primo punto di vista, cioè per quanto riguarda il legame tra la musica e la documentazione scritta della sua pratica, il nesso musica-scrittura è antico quanto le tracce di quest’ultima. Fin dagli esordi della documentazione, infatti, la scrittura attesta che l’essere umano suona. Il che, detto per inciso, non significa che l’essere umano abbia iniziato a fare musica soltanto da quando ha iniziato a scrivere. Prosegui la lettura ›
Melologos. Un laboratorio di fonologia narrativa. Un progetto di Bhutan Clan & Wu Ming
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«Il nome del laboratorio è Melologos, in greco μελóλογος (con ben tre omicron)…»
Può sembrare fuori luogo aprire una campagna per incidere un disco e fondare un laboratorio di sperimentazione musico-letteraria in questi giorni. Giorni di paura, insofferenza, annunci di nuove restrizioni…
Al contrario, è perfettamente in luogo. Perché è sempre qui e adesso che bisogna resistere. E resistenza, per noi, è anche fare cultura altra. Curare un immaginario altro. Incitare pensieri altri. È quello che facciamo e che continueremo a fare.
«Non ho altra malattia». Un poema anticoloniale scritto in Libia nel 1931, musicato dal Bhutan Clan e letto da Wu Ming 1
El-‘Aqila – pronunciato in dialetto «el-‘Aghila», in arabo standard «al-‘Uqaylah» – è una piccola città affacciata sul Golfo di Sirte. Nel suo entroterra, nel 1930, il governatore della Libia Pietro Badoglio e il vicegovernatore della Cirenaica Rodolfo Graziani fecero costruire un campo di concentramento in cui furono rinchiusi, nei due anni successivi, circa trentamila cirenaici, in gran parte donne e bambini. Molti uomini furono messi – e sovente fatti morire – ai lavori forzati, per costruire le mitiche strade con le quali ancora ce la menano gli apologeti del nostro colonialismo: «In Africa abbiamo fatto le strade!».
L’autore del poema che stiamo per farvi leggere e ascoltare, Rajab Hamad Bu-Huwayish al-Minifi, aveva combattuto da partigiano contro l’occupazione fascista. Proveniva dalla regione di al-Butnan, a cavallo tra gli attuali Egitto e Libia, con la città di Tobruq come capoluogo. La distanza tra queste zone e il campo di concentramento era di circa 500 chilometri, che i deportati furono costretti a percorrere a piedi, a tappe forzate. Prosegui la lettura ›
#PadaniaClassicsEP | Wu Ming 2 + Frida X suonano l’«Atlante dei Classici Padani»
Dopo il reportage della gita aziendale «Tour del Disastro», pubblicato sul sito di Internazionale, i sentieri di Wu Ming 2 e Padania Classics sono tornati a incrociarsi.
E’ successo il 14 ottobre scorso, al Teatro della Fortuna di Fano, per il 5° Festival del Giornalismo Culturale, diretto da Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini. Il tema delle giornate era la promozione, salvaguardia e analisi critica del patrimonio culturale e paesaggistico dell’Italia.
A Wu Ming 2, gli organizzatori hanno chiesto di preparare una lettura concerto che utilizzasse musica, immagini, narrazione e giornalismo. Prosegui la lettura ›
#ScheggeDiShrapnel e fucilazioni a Nord Est. Da Marano Vicentino a Marano di Valpolicella, passando per Noventa Padovana.
Giovedì 30 novembre, all’Auditorium Comunale di Marano Vicentino, il Wu Ming Contingent suonerà dal vivo Schegge di Shrapnel, lo spettacolo di parole e musica collegato a L’invisibile ovunque e composto a partire da diari, testimonianze, cartelle cliniche e poesie scritte durante la Prima Guerra Mondiale.
Tra i testi proposti, ci sarebbe stato bene anche questo articolo de L’Avanti!:
«Noventa di Padova, 3.11.1917 ore 16.30 circa. Il generale Graziani di passaggio vede sfilare una colonna di artiglieri da montagna. Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo la pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce e lo bastona. Il soldato non si muove. Molte donne e parecchi borghesi sono presenti.
Un borghese interviene e osserva al generale che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il generale, infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quello che mi piace” e per provarlo fa buttare contro un muricciuolo il Ruffini e lo fa fucilare immediatamente tra le urla delle povere donne inorridite.
Poi ordina al T. colonnello Folezzani (del 280 artiglieria campale) di farlo sotterrare: “È un uomo morto d’asfissia” – e, salito sull’automobile, riparte. Il T. colonnello non ha voluto nel rapporto [porre] la causa della morte. Tutti gli ufficiali del 280 artiglieria campale possono testimoniare il fatto.»
La terapia del fulmine. Un reading concerto del Wu Ming Contingent su elettroshock e follia.
Poco meno di ottant’anni fa, nell’aprile 1938, anno XVI dell’Era Fascista, il dottor Ugo Cerletti lanciava una corrente a 110 volt attraverso il cervello di un essere umano. Nasceva così l’elettroshock – o elettrourto, come l’avrebbero ribattezzato in tempi d’autarchia. La cavia era “un uomo sulla quarantina, fermato alla stazione ferroviaria mentre s’aggirava sui treni senza biglietto”. Per via del suo “comportamento enigmatico” e del suo “strano linguaggio”, la polizia fascista lo aveva condotto in clinica, dove lo avevano schedato come schizofrenico. Prosegui la lettura ›