OPERAZIONE TRASPARENZA 2006: QUANTO VENDIAMO?

Come ogni anno, pubblichiamo i dati di vendita dei nostri libri aggiornati al 31 dicembre dell'anno prima. Il senso dell'operazione lo abbiamo spiegato e lo rispieghiamo: è una questione di glasnost e di approccio laico alla natura (anche) mercantile del libro, ossia allo scrivere come lavoro.
Tra gli scrittori "idealisti" (nel senso filosofico, cioè che antepongono l'Idea di Letteratura alla realtà concreta e terrena delle narrazioni) è uso fingere di non auspicarsi il successo, negare che il libro sia anche (orrore!) una merce, simulare disinteresse o addirittura disgusto per la prospettiva di vendere tante copie... Peccato che tale posa di indifferenza sia in contraddizione coi toni lamentosi usati dai medesimi nel descrivere la propria condizione di "poco-vendenti", "poco-cagati", "relegati ai margini", "incompresi" etc. Ecco che ci viene riproposta la sbobba del genio-che-soffre, accompagnata alla tirata sul popolo infingardo e bue. Ma perché soffre, 'sto genio, e perché mai inveisce, se è riuscito nello sbandierato intento di non vendere? Conseguendo l'insuccesso, ha avuto successo, e allora che altro vuole? Se vendere è per i venduti, se sono i lettori a non meritarsi certi libri, se l'ars è longa e la vita è brevis e sarà la storia della letteratura a capire quanto vale il tale scrittore etc., allora perché pubblicare in vita? Perché rivolgersi a un editore? Perché non lasciarlo nel cassetto, il sudato manoscritto? L'unico valido interlocutore non è forse l'archeologo che un giorno scaverà e troverà i resti della scrivania? Che senso ha lamentarsi del fatto che altri vendano, se vendere è cosa ignobile e il danaro è stercum diaboli?
In realtà, pare banale dirlo, non tutti i libri che vendono sono per forza banali o compiacenti o derivativi, e non tutti i libri invenduti sono incomprensibili, elitari o - semplicemente - brutti. Eppure, ancora troppa gente schifa chi vende solo perché vende ed esalta chi "floppa" solo perché "floppa". Occorre un approccio più laico e meno ipocrita. Se uno pubblica un libro è perché si auspica che altri lo leggano, possibilmente molti altri, più ce n'è meglio è. Se lo pubblica presso un editore, accetta che il libro rechi un prezzo in copertina e venga scambiato con denaro. Se firma un contratto in cui gli viene accordata una percentuale (bassa o alta che sia) del prezzo di copertina, vuol dire che si auspica di guadagnarci qualcosa pure lui (e ci mancherebbe altro, è stato lui a scrivere!). Quanti scrittori si sottraggono a questa trafila di loro spontanea volontà? Non ce ne vengono in mente: di norma, gli scrittori che pubblicano un libro vogliono anche venderlo. Quanti scrittori falliscono nel sottoporsi alla trafila poi vanno in giro a dire che l'uva non è dolce, anzi, è pure guasta? Troppi.
Quando parliamo di copie "vendute", c'è ancora chi trova la cosa "inelegante", sconveniente, venale, poco artistica. Dopo una presentazione di New Thing a Udine, un blogger si disse indignato per il fatto che Wu Ming 1 avesse usato la parola "vendite", ed è solo un esempio tra i tanti. Non ci si rende conto che quelle vendite sono lettori, sono esseri umani in carne ed ossa che desiderano leggere quel che scrive uno scrittore al punto da recarsi in libreria e rinunciare a una parte del loro reddito pur di portarsi a casa le sue parole. Queste persone compiono un piccolo sacrificio per noi, il minimo che possiamo fare è non parlare dei soldi che hanno speso come se ci facessero schifo. Noi, quindi, siamo contenti quando ci imbattiamo in colleghi che snocciolano numeri come fossero olive nere, laicamente, senza problemi né bigottismi. Incitiamo tutti i colleghi a rendere noto quanto vendono: per trasparenza, per condividere informazioni utili coi lettori, per dare un'idea di quanto si legga oggi in Italia, di quale sia la soglia oltre la quale un libro è considerato "di successo" etc...
Ad esempio, lo sanno i lettori che la tiratura media di un libro in Italia, best-seller compresi, è di 4.500 copie (dati AIE relativi al 2005), e che a tenere "alta" la media sono soprattutto i libri scolastici? Questo dato specifico non lo abbiamo a portata di mano, ma è notorio che la stragrande maggioranza dei libri pubblicati in Italia (circa 53.000 titoli all'anno) vende meno di mille copie (ovviamente non teniamo conto dei libri allegati a giornali e riviste). Il lettore si trova esposto solo all'occasionale cifra da capogiro, i due milioni di copie di Io uccido o le ottocentomila di Io non ho paura, e non riesce a farsi un quadro della situazione. Forse, se sapesse quanto vendono davvero certi grossi nomi e "mostri sacri" che se la tirano da mammasantissima e ras del quartiere, comincerebbe a chiedersi come mai li vede sempre in tv o sui giornali a cacare sentenze su qualunque argomento.
Ecco quanto vendiamo noi, tanto o poco chessìa.
N.B. I dati di vendita di Free Karma Food saranno disponibili soltanto nel 2007.
Partiamo da Q. La prima edizione Einaudi arriva in libreria il 2 marzo 1999. Alla fine di quell'anno, ha venduto esattamente 31.469 copie.
Nel 2000 ne vende altre 17.675.
Va segnalato che nel corso di quell'anno, su nostra proposta e spinta, esce l'edizione attualmente in libreria, con la "Q" di De Pacioli in copertina + appendice di immagini commentate, in un formato (cm. 14 x 21,5) che preannuncia quello della sottocollana "Stile Libero Big" (ancora di là da venire) . Il dato del biennio 2000-2001 (e, in misura minore, quello degli anni successivi) è dunque "misto", cioè somma rimasugli della prima edizione e copie del "quasi-fuoricollana". Va altresì segnalato che all'inizio del 2000 il file di Q viene messo scaricabile sul nostro sito e su liberliber.it, donde lo si continuerà a scaricare negli anni successivi.
Nel 2001, Q vende 12.322 copie. Nel 2002, altre 17.345. Nel 2003, altre 12.876. Nel 2004, altre 15.463.Nel 2005, 15.488.
Tirando le somme: 122.638 copie delle varie edizioni Einaudi vendute in 81 mesi di presenza in libreria.
Nel frattempo c'è stata un'edizione del book club Mondolibri (tiratura: 3000 copie) e, soprattutto, c'è stata l'edizione "one shot" de I Miti ["one shot" significa che, una volta esaurita, non viene ristampata], tiratura 120.000 copie, presto esaurite. Accorpando i dati delle varie edizioni, risulta che Q ha venduto all'incirca 242.000 copie.
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Luther Blissett
Q
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Passiamo ad Asce di guerra, scritto insieme a Vitaliano Ravagli e uscito per un editore milanese il 20 settembre 2000.
Questa è una storia più complicata: la prima edizione ha un successo incredibile, con 14.220 copie vendute dall'uscita alla fine dell'anno. C'è subito una ristampa, ma poi l'editore smette di spingerlo, la ristampa è distribuita poco e male (nei quattro anni successivi venderà solo altre 2690 copie!), scazziamo di brutto e ci riprendiamo i diritti. Nel 2005 lo ripubblica Einaudi e vende8240 copie, segno che il libro aveva e ha ancora un grande potenziale, e che il precedente editore aveva cercato di asfissiare a peti in faccia una gallina dalle uova, se non d'oro, almeno d'argento. E questo dopo cinque anni di download gratuito dal sito. Il totale è quindi 25.150 copie.

"Volutamente duro, premeditatamente demistificatorio, responsabilmente ideologico. E pertanto non è un libro "raffinato"... Il tema dell'irregolarità, di una contro-storia scevra persino dalle illusioni degli indirizzi culturali alternativi al togliattismo, di un'idea di "perdente" meno nobile e più ruvida di quanto abbia prodotto la vena storiografica dell'altro movimento operaio." (Geraldina Colotti su Il Manifesto)

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V. Ravagli & Wu Ming
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Havana Glam, il romanzo solista di Wu Ming 5, è pubblicato a metà settembre del 2001 per un piccolo-medio editore indipendente, Fanucci.
Alla fine del 2005, poco più di quattro anni dopo, ha venduto 9285 copie così ripartite: 6547 dell'edizione hardcover, 2737 della riedizione in tascabile. Per un romanzo di fantascienza (benché non solo) pubblicato da un piccolo-medio editore, si tratta di una cifra di tutto rispetto.

"Documentatissimo, al punto da rendere difficile al lettore distinguere i dati reali dalle invenzioni, Havana Glam è una macchina narrativa ben oliata anche se complessa, che soddisfa il gusto degli amanti del romanzo d'azione e d'avventura ma serve, in fondo, a dimostrare due tesi care ai Wu Ming: che non esiste alcun eterno ritorno dell'uguale, che la storia è un continuo gioco di possibili; e che l'informazione e la cultura popolare sono fattori di conflitto sociale spesso più determinanti delle armi e della politica." (Antonio Caronia su L'Unità)

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Wu Ming 5
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54 esce il 6 marzo 2002.
Abbiamo a disposizione i dati del 2002, 2003, 2004 e2005, rispettivamente 29.198, 2.600, 6335 e6.332 copie.
Il totale è di 44.465 copie in 45 mesi di presenza in libreria.

"Non chiedetemi come ha fatto il clan Wu Ming ad assestare questo secondo colpo. So soltanto che la loro miscela di inusuale satira e farsa estrema è frizzante come la bottiglia del miglior prosecco di una cooperativa vinicola." (Boyd Tonkin su The Independent, Regno Unito).
"This new work amply confirms Wu Ming's talent. What emerges is an epic about identity and celebrity, communism and corruption. A stupendous, charming, provocative and profound novel. It makes most modern books seem paltry in comparison." (Stuart Kelly su Scotland on Sunday)
"What if Old Hollywood's most dashing star had been an international man of mystery? In this uneven but enthralling novel by five Italians billed as Wu Ming, Cary Grant is recruited by British intelligence in 1954 for a secret tête-à-tête with Yugoslavia's Marshal Tito. As things go awry, personages both historical (Lucky Luciano, Grace Kelly) and fictive (a Grant fan and his Communist father) enter the fray. Readers expecting a fast-moving spy yarn will be daunted by a surfeit of subplots and languid pacing. Patience pays off, however, with a wrap-up that tweaks Hitchcock and James Bond while plumbing mysteries of personal identity, national loyalty, and idealism lost and regained." (Entertainment Weekly, USA)

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L'antologia Giap! a cura di Tommaso De Lorenzis esce nel marzo 2003.
Alla fine dell'anno ha venduto 12.160 copie. Nel 2004 ne vende 416. Nel 2005 ne vende 862. Totale: 13.438 copie. Ci dicono che è un numero di copie altissimo, per un saggio.
[L'antologia precedente, Totò, Peppino e la guerra psichica 2.0 di Luther Blissett (uscita per Einaudi nella primavera del 2000) ha venduto 10.154 copie nell'intero periodo 2000-2005.]

"...fa conoscere il pensiero e le pratiche di Wu Ming meno note agli esclusivi frequentatori di librerie: esce infatti nella collana Stile Libero un azzardo che però rende finalmente giustizia a tutta l'attività del gruppo. " (Loredana Lipperini su La Repubblica)
"...libretto orrendo e demagogico... cecità faziosa e, in fondo in fondo, fascista." (Massimiliano Parente su Il Domenicale, settimanale fondato da Marcello Dell'Utri)

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Guerra agli Umani, romanzo solista di Wu Ming 2 esce il 6 aprile 2004.
Alla fine dell'anno ha venduto 23.056 copie. Nel 2005 ne ha vendute altre 2565. Totale: 25.621 copie.

"GaU risponde perfettamente agli intenti di Wu Ming 2 di incrociare Voltaire ed Elmore Leonard, raccontando Candide con i toni della crime novel, condita di molta ironia e mai lontana dalla condizione militante della band." (Loredana Lipperini su La Repubblica)
"Un racconto corale, dove ognuno canta la sua storia, e le storie si incontrano, si intrecciano, si fondono in altre storie e in un unico affresco. Epica e ironica insieme, Guerra agli umani tratta la nostalgia come spinta a trovare il proprio stile di vita - fosse anche bislacco e perdente come quello di Marco - e modella la denuncia dello scempio che il genere umano perpetra nei confronti della natura e dei propri simili come creta per dare forma a personaggi e vicende in un plastico fantastico, un po' reale e un po' surreale." (Stefania Scateni su L'Unità)

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New Thing, romanzo solista di Wu Ming 1, esce il 26 ottobre 2004.
Alla fine dell'anno risultano vendute 21.632 copie. In realtà, come spesso accade ai libri usciti a fine anno, la cifra contiene anche una previsione di vendita, da scalare dai rendiconti dell'anno successivo. Il totale si sposta di poco: 37 copie di differenza. Al momento non siamo in grado di scomporre il dato, non sappiamo quanto abbia venduto NT nel 2005. Non molto, pare: qualche migliaio di copie. Duemila? Boh. Ad ogni modo, il totale resta fermo a 21.669 copie. Trattandosi di un libro "indigesto", siamo comunque soddisfatti.

"New Thing è un libro bellissimo e difficile da descrivere. L'autore preferisce chiamarlo 'oggetto narrativo', anche se sulla copertina è specificato il genere: romanzo. In realtà, è un libro sul jazz, sul razzismo, sui movimenti radicali americani, è un'inchiesta musicale e naturalmente un libro storico." (Brunella Schisa su Il Venerdì di Repubblica)
"L'aspetto politico è solo uno dei molti livelli di lettura possibili di questo libro, che può essere gustato benissimo come un thriller incalzante dal montaggio frenetico, continuamente frammentato in una polifonia di personaggi che portano ognuno la propria tessere alla soluzione del puzzle. Instancabile e continua, risuona in tutte queste vicende la musica rabbiosa e senza compromessi di musicisti come Albert Ayler, Ornette Coleman, John Coltrane... Wu Ming 1 ne parla con l'affetto che dimostra una lunga frequentazione con questo mondo e con i suoi codici espressivi, e leggendo ci si sente partecipi dello stesso entusiasmo, si sente soffiare il vento della novità." (Carlo Boccadoro sul "Tuttolibri" de La Stampa)


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