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Bell'uomo"Il Giornale", sabato 31/3/ 2001, richiamo in prima pagina:

PERUGIA / Lezione di odio all'università:
"Se il Polo vince bisogna sparare"
Francobaldo Chiocci a pagina 18

Ibidem, p. 18:
 

ORE 16: LEZIONE DI ODIO: "CON I NUOVI FASCISTI FATE COME ME, SPARATE"
Ex volontario in Vietnam invitato all'università di Perugia: "Di quelli / della brutta razza ne ho ammazzati parecchi, mi sentivo di fare / un'opera buona". Due ragazzi consegnano la registrazione in Procura

Francobaldo Chiocci
da Perugia
 
Ore 16: lezione di odio nell'aula 2 di Scienze politiche all'antica università di Perugia, dove insegnarono i sommi giureconsulti Baldo degli Ubaldi e Bartolo da Sassoferrato. In cattedra adesso sale Vitaliano Ravagli, 67 anni, noto come il "Vietcong romagnolo" perché nel 1956 andò a combattere in Indocina. La sua è una lectio brevis di 12 minuti [1] , ma idonea ad apprendere come un comunista, che "a un certo punto non ce la fa più", sente "il bisogno di ammazzare qualcuno" e fa, come ha fatto lui, "tutto quello che un comunista deve fare": prende il fucile e spara. E' accaduto durante e dopo la guerra civile, ma potrebbe riaccadere se quelli della "brutta razza torneranno su", e allora dovrà scattare di nuovo l'imperativo categorico: "sparategli addosso!".
L'istigazione c'è stata l'altro giorno. Ma nessuno sinora se ne è scandalizzato, tranne due "clandestini" studenti non di sinistra che hanno registrato di nascosto una audiocassetta e la consegneranno al magistrato [2] . Vitaliano Ravagli, come secondo oratore [3] , parlava sconclusionato a braccio ma con un'ossessione omicida lucida, tra gli applausi degli studenti del gruppo universitario "L'Altrasinistra" che aveva organizzato la conferenza "Asce di guerra da disseppellire" [4] , dal titolo di un libro dei Wu-Ming (in cinese, scrittori senza nome) [5].
Quando il giovane Ravagli cominciò ad ammazzare i fascisti o presunti tali era il 1954 [6] . A differenza del fratello maggiore, non aveva avuto l'età per ammazzarli da partigiano. Rimediò una decina di anni dopo. L'esordio oratorio è dedicato alle sofferenze della sua famiglia, comprese quelle che avrebbe subito in un campo di concentramento [7] dalle "maledette sottane nere", i preti, "quei porci lì che non ci davano da mangiare perché la roba la vendevano al mercato nero". E lui ha "ancora un nodo qui", per non essersi vendicato anche con loro.
Ma l'introduzione la dedica alla difesa delle foibe titine [8] : "Capitava quello che facevo io là; quando beccavamo quelli che avevano violentato e ucciso, gli cacciavo la pistola (o la picca, dalla cassetta non si capisce bene, ndr) sulla testa, gliela facevo saltare e non ero pentito di farlo". Seguono lodi all'attentato di via Rasella: solo che "se ci fossi stato io come artificiere, i tedeschi del battaglione Bozen sarebbero tutti saltati in aria. Invece di un carrettino, dovevano usarne tre" (e pazienza se alle Ardeatine si sarebbero triplicate anche le vittime innocenti della rappresaglia nazista...).
Poi le sue glorie di giustiziere dei fascisti negli anni 50 [9] . "Lo dico tranquillamente - ammette, anzi si vanta - io ne ho ammazzati, e non provavo alcun senso di colpa. Anzi, mi sentivo di fare un'opera buona. Se in un cesto ci sono mele putride, le devi togliere... A un certo punto io avevo bisogno di ammazzare. Conobbi una persona che mi dice: guarda, c'è un certo... (nome incomprensibile, ndr) [10] e altri che sono lì che ridono e hanno commesso cose raccapriccianti. Io lo sapevo, tutti gli amici di mio fratello erano stati uccisi... Sì, io lo dico, ne ho ammazzati qualcuno, ma non dico chi, visto che non li hanno mai trovati perché si può fare un lavoro fatto bene: gli cacci due metri di terra sopra. Lo so che non devo dirlo perché mi mettono in prigione. Ma quando seppi che in Indocina i poveri erano più poveri di me, andai dove dovevo andare e mi arruolai. E lì ho fatto tutto quello che un combattente comunista deve fare: combattere sino all'ultimo senza fare prigioneri. Ma noi eravamo molto meno cattivi di loro. E così io ne ho ammazzati tanti..."
Nel groviglio della consecutio temporum [11] , spunta un dilemma retorico: "Ho fatto bene, ho fatto male? Oggi non sono pentito, sono dispiaciuto che i poveri si devono ammazzare tra loro. Ma che si doveva fare? Adesso aspettate che vengano su loro e che diventano...". Dalla registrazione non si capisce cosa dovrebbero diventare, ma si capisce il resto: "Certo, non c'è più l'odio che c'era nel '22, la cura che fecero a mio padre. Oggi ci sono altri metodi. E allora forse capirete che ad un certo punto non si riesce più a stare zitti, a un certo punto non ce la fai più e allora devi prendere il fucile. Dovete vedere come diventano timorosi quando si accorgono che hanno qualcuno davanti che ha fegato e che non ha niente da perdere perché noi combattevamo per ideale, loro per denaro. Come diventano mansueti e buoni". Incitazione finale: "Se ve li vedete davanti sparategli addosso perché è una brutta razza, e torneranno su".


Note all'articolo tratte da: "Giap" #33, "Il Giornale" attacca Vitaliano Ravagli, 3 aprile 2001:

1- Il dibattito su Asce di guerra è durato quasi tre ore, Vitaliano è intervenuto più volte su diversi argomenti. E' chiaro fin da subito che il giornalista ha a disposizione un estratto o un montaggio di frasi, oppure ha l'intera registrazione ma tace su quanto è stato detto negli altri 170 minuti, cioè sul contesto in cui sono state proferite le seguenti frasi.

2- Non vi sembrano patetici questi sbarbini di Azione Giovani che giocano a fare gli agenti segreti?

3- In realtà Vitaliano è stato il quinto oratore: due interventi introduttivi di compagni di Perugia, poi gli interventi di Wu Ming 1 e Wu Ming 2, quindi il primo dei tre-quattro interventi di Vitaliano. Noterete che dalla ricostruzione dell'articolo, si evince erroneamente che Vitaliano era solo, a parte un fantomatico "primo oratore" di cui non viene detto nulla. Un'ulteriore omissione/falsificazione.

4- Invero, il titolo della conferenza era "Resistenza, letteratura e revisionismo storiografico". Chiaramente le "asce di guerra da disseppellire", come sa bene chi ha letto il libro, sono "le storie". Quest'apparentemente insignificante distorsione serve a gettare una cattiva luce sugli intenti dell'incontro, e discredito su chi l'ha organizzato.

5- E chi sarebbero costoro? Non una parola di spiegazione e messa in prospettiva dell'evento. Sembrerebbe sciatteria, ma è un'altra omissione intenzionale.

6- Quest'affermazione non ha riscontro in nulla di ciò che Vitaliano ha detto a Perugia ne' in alcun passaggio del libro. E' da considerarsi frutto della fantasia del giornalista.

7- L'episodio a cui si riferiva Vitaliano è narrato nel cap. 19 di Asce di guerra, intitolato "Profughi", e precisamente alle pagg. 111-112. Si trattava, appunto, di un campo di smistamento profughi costruito dagli Alleati e gestito da suore. Tanto nel libro quanto durante il dibattito, Vitaliano lo ha paragonato a un "campo di concentramento", per le dure condizioni in cui la sua famiglia si trovò a vivere. Ancora una volta, sembra che Chiocci non abbia la minima idea di ciò che sta descrivendo, ma ancora una volta si tratta di un espediente, stavolta funzionale a ridicolizzare Vitaliano.

8- Delle foibe si è parlato molto durante la conferenza, e non si è detto nulla di diverso da quanto affermava lo storico Enzo Collotti su "Il Manifesto" di sabato 15 aprile 2000: "...va sottolineato che quando si ricordano questi episodi e li si attribuisce al movimento partigiano titino non bisogna dimenticare le cause da cui sono stati originati: innanzitutto l'opera di violenta snazionalizzazione delle popolazioni slave della Venezia Giulia compiuta dal fascismo; quindi, l'aggressione italiana alla Jugoslavia, nell'aprile del 1941, che ha esportato la violenza fascista italiana nei territori del vecchio stato jugoslavo contribuendo alla sua dissoluzione. Senza queste precisazioni non si capisce lo scatenamento di violenza verificatosi in Istria nel '43 e poi riespoloso, nel '45, ad opera del movimento partigiano slavo [...] dopo l'8 settembre quell'area entrò a far parte - come "Litorale adriatico" - di una zona di esclusione della sovranità italiana e di annessione di fatto al Reich tedesco. In questo contesto, furono consistenti i settori di popolazione italiana che collaborarono con i tedeschi in continuità con la politica di snazionalizzazione fascista e in funzione antislava e partigiana [...] tra le vittime [delle foibe] vi furono sicuramente molti innocenti ma anche molti responsabili di eccidi contro gli slavi e gli antifascisti. Non voler distinguere tra queste diverse categorie di soggetti e volerle omologare tutte come vittime di una violenza inspiegabile e riferibile unicamente a un accanimento antitaliano, comporta gravi conseguenze politiche. Del resto è innegabile la volontà di negare che molti di questi 'caduti' facessero parte delle forze di repressione italiane per poi passare, dopo l'8 settembre, al servizio dei tedeschi. In questo modo viene in un certo senso enfatizzato l'odio antitaliano degli slavi che non si sarebbe diretto contro gli autori di crimini efferati. E' un modo per accusare di feroce razzismo tanto la popolazione slava quanto il movimento titino".

9- Vedi nota 5.

10- Mi sembra poco credibile che, nell'alludere a un presunto omicidio politico commesso in gioventù, Vitaliano abbia reso noto il cognome della vittima. Chiocci deve avere ascoltato male, to say the least.

11- La "consecutio temporum" non c'entra granché, poiche' riguarda il rapporto tra tempo verbale della proposizione principale e tempo verbale della subordinata: il secondo deve dipendere dal primo. Vitaliano è passato con disinvoltura dal presente storico al passato remoto, cosa piuttosto comune nella lingua parlata e presente anche in molta letteratura scritta, e in un unico caso lo ha fatto passando dalla principale alla subordinata ("Conobbi una persona che mi dice"), cosa tollerabile se si mette una pausa tra le due proposizioni. Non ha detto cose tipo: "mi diranno che io fossi" o “ci tengo che sarebbero gentili”.

Una considerazione: le presunte dichiarazioni di Vitaliano riguardano un eventuale ritorno al potere dei fascisti, quelli che "hanno torturato e ucciso". "Il Giornale" titola: "Se il Polo vince bisogna sparare." Lapsus interessante. :-)


***


Dal "Giornale dell'Umbria", 4 aprile 2001, pag.12.

"Sparategli addosso perché è una brutta razza"
Denunciato reduce protagonista di un libro
Il provvedimento dopo le pesanti affermazioni dell'uomo


L.P.

Le pesanti affermazioni di Vitaliano Ravagli gli sono costate una denuncia da parte di alcuni esponenti di Alleanza Universitaria. L'uomo sessantasettenne romagnolo, protagonista del libro Asce di Guerra, opera di quattro scrittori bolognesi che si celano sotto la sigla WU-Ming, è stato presentato venerdì scorso nel corso di un dibattito organizzato tra l'altro dall'associazione studentesca "L'altra sinistra", presso la facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Perugia. Una lettera di Alleanza Universitaria giunta sabato scorso in redazione aveva messo l'accento sulle incredibili affermazioni sul suo passato da comunista e sulle possibili soluzioni di giustizia sommaria da applicare in seguito all'eventuale vittoria del centro-destra alle prossime elezioni, fatte da Ravagli, seguite sempre da calorosi applausi del pubblico presente. Ieri due esponenti dell'associazione studentesca "Alleanza Universitaria", hanno presentato una denuncia al contro Ravagli al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia. I ragazzi si sentono sicuri delle loro affermazioni, anche perché hanno documentato la conferenza con una ripresa video. Pubblichiamo il testo integrale della denuncia, che contiene anche alcune delle pesanti affermazioni dell'uomo.

In data 23/03/2001 alle ore 16 presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Perugia, si è tenuta una conferenza-presentazione del libro "Asce di Guerra" dell'autore Vitaliano Ravagli; la conferenza, di cui è stata data pubblica conoscenza mediante affissione di manifesti nella città di Perugia, è stata organizzata dall'associazione "L'altra sinistra" e dall'associazione culturale "La luna e i falò". Nel corso della conferenza, tra gli altri relatori, è intervenuto lo stesso autore, Vitaliano Ravagli. Il sig. Ravagli si è prodigato in un eloquente intervento, del quale si allega registrazione e trascrizione, nel corso del quale ha illustrato, con dovizia di particolari, alcune vicende di cui agli stesso si era reso protagonista e delle quali, riteniamo debba rendere conto all'Ufficio a cui scriviamo. Il sig. Ravagli, dopo aver ricordato le violenze perpetrate in periodo bellico da parte delle milizie fasciste e naziste sulla popolazione civile, e dopo aver menzionato alcuni episodi di particolare cruenza verificatisi ai danni di vittime innocenti, come purtroppo assai di sovente si verifica nel corso di conflitti armati, non ha resistito alla tentazione di confessare di fronte ad un pubblico in visibilio, le reazioni che, anche a distanza di anni, tali episodi hanno spinto ad adottare. Il sig. Ravagli "da buon militante comunista", come ha amato definirsi, ha asserito di aver avuto bisogno, ad un certo punto, "di ammazzare qualcuno di quelli che mi avevano causato tutto 'sto dramma". Il Sig. Ravagli ha sostenuto, nel corso del suo intervento, di aver ripetutamente commesso omicidi, a guerra terminata da anni, in ritorsione rispetto a quanto subito nel contesto del periodo bellico. Egli, dopo essersi vantato di aver ucciso numerose persone, ha affermato di non voler rivelare il nome delle stesse "perché non li hanno mai trovati, perché si può fare un lavoro fatto bene: gli cacci due metri di terra sopra, in un posto un po' isolato...". In un momento di ritrovata calma, nel corso del concitato intervento, il sig. Ravagli ha persino osservato: "io so che non lo dovrei dire ... beh, che mi mettano in prigione". Altro momento che, dell'intervento del sig. Ravagli, merita espressa menzione è rappresentato dalle parole conclusive dello stesso. Senza mezzi termini il sig. Ravagli ha invitato i presenti ad adottare gli stessi provvedimenti, che in altri tempi egli adottò nei confronti di persone dalle opposte idee politiche: "sparategli addosso perché è una brutta razza. E torneranno su". Queste parole si sono trovati ad ascoltare gli scriventi che, attirati per l'interesse culturale che suscitava un'iniziativa apparentemente improntata al revisionismo storico, hanno assistito di contro ad una vera e propria istigazione all'odio ed alla violenza.


***

Comunicato-stampa delle associazioni "L'Altra Sinistra" e "La Luna e i Falò" di PerugiaPerugia, sabato 7 aprile 2001

Ai sensi della normativa vigente in materia di diritto di replica relativamente a notizie pubblicate su organi di stampa si chiede la pubblicazione della seguente dichiarazione.

In merito alle recenti notizie apparse su organi di stampa nazionali e regionali relative all’iniziativa intitolata “Letteratura, Resistenza e Revisionismo storico”, svoltasi venerdì 23 marzo 2001, alle ore 16, presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Perugia le associazioni La Luna e i falò e L’Altra Sinistra tengono a precisare che l’iniziativa, che si è svolta davanti ad oltre cento persone, ha avuto una durata di oltre tre ore, delle quali l’intervento di Vitaliano Ravagli rappresenta solo una parte estremamente ridotta; all’iniziativa erano presenti due degli autori del libro “Asce di Guerra” (Marco Tropea editore) e due rappresentanti delle associazioni organizzatrici dell’iniziativa.
Il dibattito seguente alle relazioni degli oratori è stato molto partecipato ed appassionato ed ha spaziato su moltissimi temi: dalla Resistenza a vicende del secondo dopoguerra (come le foibe o l’amnistia di Togliatti), per passare poi a temi del tutto estranei a questi ultimi come la situazione politica dell’America latina o il movimento di opposizione al processo di globalizzazione dell’economia.
Nel corso del dibattito sono intervenuti sia studenti universitari che altre persone interessate agli argomenti oggetto dell’iniziativa. Quando il dibattito si è spostato su temi più “attuali” - in particolare sugli episodi di violenza verificatisi a Napoli durante il “Global Forum sulle nuove tecnologie applicate alla P.A - a fianco alle critiche alla violentissima repressione da parte della polizia, molte sono state le critiche sollevate in merito ad alcune frange del c.d. "movimento antiglobalizzazione” che, secondo gli oratori, con un comportamento irresponsabile, hanno concorso a generare il clima di tensione che ha causato le violenze.
La consegna di tutta la registrazione dell’iniziativa da parte dei denuncianti, avrebbe permesso ai lettori ed ai redattori degli articoli di avere una visione completa e veritiera dei fatti. La consegna di una sola parte dell’intervento di Vitaliano Ravagli è manifestamente pretestuosa e finalizzata a gettare discredito sull’iniziativa e sulle associazioni che l’hanno organizzata. Non a caso i noti esponenti di Alleanza Universitaria, si sono presentati all’iniziativa “armati” di registratore tascabile, accuratamente nascosto per tutta la durata del dibattito, e si sono ben guardati dal dare il proprio contributo con un intervento che, per la verità, tutti gli oratori si aspettavano. Tutto ciò, vista la premura con cui i denuncianti hanno inviato alla stampa le trascrizioni di questa fantomatica registrazione (fatto che peraltro solleva alcuni dubbi di violazione del segreto istruttorio), acuisce il sospetto che tutta questa vicenda sia strumentale ad una campagna elettorale in corso ormai da alcuni mesi e che ha visto livelli di scontro molto alti.
A proposito delle imminenti elezioni politiche, le associazioni l’Altra Sinistra e La Luna e i Falò smentiscono con decisione che, nel corso dell’iniziativa, vi siano state esortazioni da parte di Vitaliano Ravagli “a sparare” contro chicchessia in caso di vittoria del Polo delle Libertà. Senza dubbio Ravagli ha esortato i presenti a ribellarsi nel caso in cui nel nostro Paese dovesse essere instaurata una dittatura fascista. A questo proposito, se è vero che la destra italiana ha troncato le proprie radici con la storia e il pensiero fascista, stupisce il fatto che i giovani rampolli del Partito guidato da Gianfranco Fini si siano sentiti tanto offesi dall’invito a lottare per la libertà dal fascismo fatto (peraltro in un momento di grande concitazione) da Vitaliano Ravagli.
Le associazioni L’Altra Sinistra e La Luna e i Falò hanno deciso di organizzare l’iniziativa “Letteratura, Resistenza e Revisionismo storico ” con l’intento, tra gli altri, di riportare al centro del dibattito storiografico e politico la storia del secondo dopoguerra. In particolare era intenzione delle due associazioni riflettere, tra l’altro, sulla “normalizzazione” del nostro Paese avvenuta con l’insediamento dei primi governi dell’Italia post-fascista e dello strascico di odio e violenze che questa normalizzazione ha portato. In questo quadro si inseriva la figura e la storia di Vitaliano Ravagli come testimone di quegli anni e del sentimento di profonda delusione, se non propriamente di odio, che attraversava buona parte della popolazione, specie coloro che, durante la guerra di Resistenza, avevano rischiato la propria vita per la libertà dal nazifascismo.
Pur dovendo un ringraziamento ai giovani militanti di Alleanza Universitaria che, probabilmente loro malgrado, hanno dato al libro “Asce di Guerra”, all’iniziativa ed agli argomenti oggetto del dibattito un’inaspettata e gradita notorietà, le associazioni L’Altra Sinistra e La Luna e i Falò stanno valutando l’ipotesi di sporgere querela, contro “Il Giornale” per diffamazione a mezzo stampa e, contro gli autori della denuncia - naturalmente - per calunnie.

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