Giap #8, VIIIa serie - La Grande Pace - 6 marzo 2007

A Osvaldo Cavandoli

00. "Deganawidah", ultimo racconto d'avvicinamento a Manituana
+ Novità dentro e intorno a manituana.com
01. La bottega di "Toni e falgném" (vedi Asce di guerra)
02. Ancora Asce di guerra: il diario indocinese di Derino Zecchini
03. La "terra di nessuno" del pop e altri scritti
04. L'ipotesi è: le declamazioni del compagno Paolo Vinti
05. Guido Chiesa: "Mi ispira il lento sgretolarsi di Bologna"
06. Kai Zen e la strategia dell'ariete, da oggi in libreria
07. L'uscita di Old New Thing è rinviata ad aprile
08. Chi ci diede questa foto a Mestrino (PD)?



PREAMBOLO: DEGANAWIDAH, IL PACIFICATORE

Siamo grati a tutti coloro che, dopo la messa on line di manituana.com, ci hanno mandato commenti, complimenti e suggerimenti. Abbiamo avuto qualche problema tecnico, nei giorni scorsi qualche visitatore ha trovato il server sovraccarico, ma stiamo lavorando tutti i giorni perché il sito sia "ben temperato" nei giorni dell'uscita del romanzo. Possiamo già segnalare alcune novità.
Per prima cosa, Da poche ore è scaricabile il quinto "racconto di avvicinamento" (o "prolegòmeno") a Manituana. Si intitola "Deganawidah / La Grande Pace " ed è piuttosto diverso dagli altri quattro. Si svolge in epoca molto anteriore al Settecento, in un'intersezione tra storia e leggenda. Deganawidah e Hiawatha sono i due fondatori delle Cinque Nazioni, ovvero la Confederazione Irochese. Fino a poco tempo fa tale fondazione veniva datata al XV° secolo, nonostante la tradizione orale irochese la situasse molto più indietro. Di recente, grazie al riferimento a un'eclisse di sole e ai conseguenti calcoli astronomici, è stato possibile collocare l'evento con maggiore precisione. La nuova data sorprende e dà le vertigini: 31 agosto 1142. Una democrazia e una costituzione antichissime. Il folklore irochese aveva ragione.
Il trailer di Manituana, oltreché visibile in streaming, è ora scaricabile in diversi formati (Quicktime, Flash video, DiVX). Inoltre, chi volesse incorporarlo sul proprio sito o blog, può farlo senza fatica prendendolo da YouTube, qui.
Nella sezione "Notizie" del sito è segnalata e linkata un'intervista rilasciata da WM4 al periodico bolognese "La Stefani" (già celebre agenzia di stampa d'antan).
Nel frattempo, Claudio Madella (vedi gli ultimi due numeri di Giap) ci ha spedito un'immagine ispirata al secondo prolegòmeno, "Indian Kings". E' qui.
Ricordiamo che chi prevede di avere difficoltà a trovare Manituana (perché vive dove non ci sono librerie o altri luoghi dove comprarlo), può ordinarlo sui siti segnalati in questa pagina.


LA BOTTEGA DI "TONI E FALGNÉM"

Da Asce di guerra, cap.7, prima parte:

Asce di guerraNel '43 mia madre mi trovò lavoro come fattorino da un falegname, un certo Domenico Ramenghi, detto "Toni e falgném". La mattina andavo a scuola, e il pomeriggio lavoravo fino alle otto di sera. Fu in quella bottega che imparai a odiare il regime, perché Toni era un socialista convinto. Spesso venivano a trovarlo due signori anziani reduci da anni di confino e sorvegliati dai carabinieri. Sedevano sulla panca di fronte al banco e conversavano con Toni. Raccontavano dei processi, degli anni di carcere e di confino, della guerra di Spagna. Erano storie affascinanti, eroiche, storie di tentativi di riscatto, di poveri che si ribellavano alla miseria e alla tirannia. Decisi che "da grande" avrei fatto parte di quella schiera. La schiera dei ribelli.
[...] Una mattina di fine agosto, una compagnia della Milizia fascista sfilò lungo via Cavour cantando «Battaglioni del Duce, battaglioni della morte, creati per la vita…» e via di seguito. Vedendoli passare, Toni uscì agitando il regolo di legno come una clava, e gli urlò dietro:
- Brènch ed delinquèt, l'arà bè d'avnì che dè èch per vuieter… e mumèt d'aciuder la partida! [Branco di delinquenti, dovrà ben venire anche per voialtri quel giorno, il momento di chiudere la partita!]. Mi spaventai a morte, e pensai che l'avrebbero massacrato di botte, ma per fortuna non lo sentirono, tanto cantavano a squarciagola, battendo i tacchi sul selciato.
Quel gesto mi colpì moltissimo. Anche mio padre era antifascista, ma non aveva mai manifestato il suo dissenso. Aveva odiato i fascisti fin da subito, dal '22, quando gli avevano ammazzato un cugino che amava come un fratello, ma lui era un uomo mite e riservato. Toni mi dimostrò che i fascisti si poteva anche sfidarli.


Mail ricevuta il 3 marzo 2007:

Per caso, perché un amico di sempre, un compagno, mi ha dato Asce di guerra da leggere, ho scoperto qualcosa in più della mia famiglia.
Io, Fabio Grassi, abito da sempre a Cesenatico e mi ha sempre affascinato il nome vero di mia nonna Lia, ATEA Ramenghi, scomparsa 15 anni fa.
Antifascista, anticlericale (ma proprio anti eh?), Atea è nata a Imola nel 1908 e si sposò con un maresciallo di finanza. Nel '29, coi Patti Lateranensi, ha dovuto cambiare il nome in Cecilia, Lia per noi. Nel '32 nacque mia madre, Giovanna. Uno dei suoi ricordi, lei bambina nel '43, era che avevano una cantina e "ogni tanto entravano degli uomini che poi uscivano... con delle armi". Ma mia madre non mi ha mai raccontato null'altro (forse anche perchè non le ho mai chiesto nulla di preciso al riguardo)
E leggendo Asce di Guerra, oggi su una sdraio al primo sole di marzo in riva al mare, ho scoperto che quei meravigliosi mobili che ho ancora in casa, fatti dal mio bisnonno Toni e falgnèm, hanno moooolto ancora da raccontarmi. Grazie!


IL DIARIO INDOCINESE DI DERINO ZECCHINI

Un'altra vicenda incastonata in Asce di guerra è quella di Derino Zecchini, ex-partigiano friulano (Gradisca di Spilimbergo, provincia di Pordenone) che all'inizio degli anni '50, via Marsiglia, finisce in Indocina con la Legione Straniera. Quivi diserta e passa con la guerriglia Vietminh, che lo integra in una brigata di educazione e propaganda. Zecchini gira per i villaggi, come esempio di bianco europeo che non sta coi colonialisti francesi.
E' l'inizio del 2000 quando scopriamo la storia di Zecchini e decidiamo di inserirla in AdG. Più tardi uno di noi lo conoscerà di persona. Nel giugno 2005 AdG (nuova edizione) viene presentato alla Casa dello Studente di Spilimbergo. In realtà il libro è un pretesto, la serata è concepita come esplicito omaggio a Derino, ospite d'onore, che attacca il suo intervento con questa frase: "Mah, io dirò pochissime cose... In realtà non volevo neanche parlare, poi hanno insistito...", e subito dopo scatena una lunga bufera di aneddoti, che accendono la sala e ricadono sul pubblico come fulmini. Una serata indimenticabile, organizzata tra non poche difficoltà e ostacoli (compreso il rifiuto di patrocinarla da parte del Comune di Spilimbergo), grazie all'olio di gomito del circolo ARCI "Virginia Tonelli" di Castelnuovo del Friuli e dal circolo culturale "Il Tagliamento" di Spilimbergo[*].
Qualche mese fa ci contatta Sabrina Benussi, autrice del documentario Ri-conoscenza. Voci della Resistenza nel Pordenonese (2005), e ci racconta ancora un'altra storia.
Tra i partigiani intervistati per quel video c'è anche Derino, che Sabrina ha conosciuto sulle pagine di AdG. Durante la conversazione, Sabrina scopre che, in un cassetto di casa Zecchini, giace il diario del periodo 1946-1958 (in tutto tre taccuini), quindi comprensivo dell'avventura vietnamita. Sabrina si mette in testa di curarne una pubblicazione e ne discute con l'IRSML (Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione) del Friuli Venezia Giulia. Non paga, decide di realizzare un DVD da allegare al libro, in cui Derino racconta le sue esperienze, in montaggio alternato con filmati storici (es. cinegiornali dell'Istituto Luce sulla battaglia di Dien Bien Phu). Ciliegine sulla torta: Sabrina contatta pure Moni Ovadia per fargli leggere alcuni brani del diario, e il compositore Carlo Boccadoro perché realizzi un commento musicale.
Quel libro + DVD oggi esiste e Sabrina ce l'ha spedito. Il testo è annotato e spiegato dall'autore, che si fa il contrappunto a cinquant'anni di distanza. Ci sono anche fotografie delle pagine originali dei taccuini, decorate da (notevoli) disegni e ghirigori. Si compone sotto gli occhi del lettore un'odissea raccontata per frammenti, tra epidemie, nostalgie, euforie, pessimismi, il tutto come preludio a un nòstos, un ritorno a casa dell'eroe, che a stento viene riconosciuto dal fratello e dalla madre. Un inatteso ritrovamento, una testimonianza importante, una lettura che sicuramente coinvolgerà chi ha amato AdG.

Derino Zecchini, Dietro la cortina di bambù. Dalla Resistenza al Vietminh, diario 1946-1958, a cura di Sabrina Benussi, Associazione culturale Fuoritesto / Quaderni dell'IRSML Venezia Giulia. Per contatti: sabrinabenussi@libero.it

* WM1 saluta Bianca Minigutti, Alfredo Pecile, Gigi Bettoli, Pablo Garelli, la cagnolina Matilde e tutti i rospi di marmo.

APPENDICE. A proposito di Legione Straniera, nei mesi scorsi abbiamo ricevuto altre due mail interessanti.
La prima era proprio di Gigi Bettoli, uno degli organizzatori della serata di Spilimbergo. Gigi segnalava che su un numero recente di "Altreitalie" (rivista della Fondazione Agnelli che si occupa di emigrazione) è apparso un articolo sui clandestini italiani arruolati a forza nella Legione per combattere in Indocina contro il Vietminh. Gente che aveva l'unico torto di essere povera nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. L'articolo è di Sandro Rinauro, è uscito sul numero 31 (luglio-dicembre 2005) e si intitola "Percorsi dell'emigrazione italiana negli anni della ricostruzione: morire a Dien Bien Phu da emigrante clandestino". Il sito di Altreitalie è, piuttosto miopemente, strutturato in modo da impedire o comunque rendere difficile il deep linking, comunque basta seguire il percorso "La rivista" > "Numeri arretrati" > "Altreitalie 31".
La seconda mail era di Renzo Vermicelli, che invece segnalava un documentario (in francese) sui legionari tedeschi e austriaci in Indocina, i cui ranghi comprendevano ex-SS ed ex-aguzzini nazi. Arruolatisi nella Legione, costoro finirono in Indocina, dove la loro expertise era molto richiesta per puntellare un impero coloniale traballante. C'è solo da esser contenti che Giap (il generale, non la newsletter) abbia liberato il pianeta dalla presenza infestante di simili soggetti, impartendo loro (senza saperlo) la punizione che erano riusciti a evitare in Europa.


LA "TERRA DI NESSUNO" DEL POP E ALTRI SCRITTI


Ha stimolato molte reazioni e discussioni l'intenso ragionare sulla popular culture che ha preso forma negli ultimi quattro-cinque mesi tra carmilla, wumingfoundation e lipperatura. Il recente "trittico sul pop", nel quale Wu Ming 1 e Wu Ming 2 cercavano di trarre indicazioni concrete su fandom, mito contemporaneo e narrazioni transmediali, ha aperto un vaso di Pandora di commenti. Idem lo speciale a cura di Vittore Baroni "Che fine ha fatto la controcultura?", apparso sulla rivista Rumore e in parte ripreso su Carmilla. Tra i testi pervenuti ai vari autori, spiccava uno di Claudio Coletta , che aveva il merito di affrontare la questione da un punto di vista inatteso, quello... della provincia. A pensarci, è l'imprevedibilità delle uova di Colombo, le cose ovvie a cui nessuno pensa finché non vengono segnalate in modo plateale o vi si inciampa per caso. Lo abbiamo proposto su Carmilla (vedi anche la "linkografia" in calce al testo).


L'IPOTESI E': LE DECLAMAZIONI DEL COMPAGNO PAOLO VINTI

Paolo Vinti, camarade legendaireChiunque abbia partecipato a un'assemblea di movimento a Perugia, o a un'iniziativa controculturale, lo conosce. Paolo Vinti, figura di spicco della sinistra cittadina, oratore lirico e immaginifico, performer dai toni profetici. I suoi interventi pubblici sono costruiti su un selvaggio ricorso all'anafora e su una sapiente "poetica dell'elenco", molto beat nei risultati espressivi.
Lo abbiamo visto in azione tre o quattro volte, nel periodo 2000-2002, quando abbiamo presentato nostri libri nel capoluogo umbro. Siamo rimasti colpiti ai limiti dell'ipnosi.
Dj Prinz aka Prince (!) ha registrato, remixato e musicato alcune declamazioni del 2006. Ne è nato un cd dal titolo Cosmo rosso.
Ne siamo rimasti entusiasti, tanto da avere scelto due tracce ("La pace" e "Lo spazio") per la nostra audioteca/podcast. Una terza traccia ("L'ipotesi è sempre la rivoluzione") l'abbiamo proposta su Carmilla, perché poche persone più di Vinti incarnano il messaggio che quel sito si è scelto come sottotestata: "Letteratura, immaginario e cultura di opposizione".
Il brano è quello che conclude l'album, e si intitola "L'ipotesi è sempre la rivoluzione".

LA PACE - mp3, 160kbps, 4:45
LO SPAZIO - mp3, 160kbps, 2:20

L'IPOTESI È SEMPRE LA RIVOLUZIONE, mp3, 160kbps, 3:17

Qui una recensione dell'album e un ulteriore brano da ascoltare, "La meraviglia cubana" (forse il migliore dell'album) . Cliccare sull'immagine in alto a sinistra per ingrandirla.
N.B. Ci troviamo al 100% parzialmente in disaccordo col compagno Pairone, come risulterà ovvio dalla nostra selezione delle tracce.

PER CONTATTI: www.musicalboxeventi.com giaprince@libero.it


GUIDO CHIESA: "MI ISPIRA IL LENTO SGRETOLARSI DI BOLOGNA"

Da La Repubblica - Bologna, 1 marzo 2007, intervista a firma di Beatrice Rutiloni

Guido Chiesa[Premessa: E' del tutto normale che in Italia un regista come Guido, anche dopo una pellicola di successo come Lavorare con lentezza, non riesca a farsi produrre uno straccio di film. Non c'è da scandalizzarsi. C'è però da saperlo, ché mica tutti lo sanno, e già in diversi ci hanno domandato: "Ma Guido Chiesa cosa sta facendo?".
LCL fu girato nell'autunno 2003, nel periodo in cui noi iniziavamo il lavoro su Manituana. A distanza di tre anni e mezzo, noi usciamo con il romanzo, invece molti progetti di Guido (a parte un documentario che sta realizzando insieme a WM3) hanno incontrato ostacoli nella brevimiranza e nella sciatteria che affliggono il sistema del cinema italiota. Questo mentre LCL vinceva diversi festival e - ben prima del trentennale del '77 - diventava un film di culto, proiettato continuamente in Italia e all'estero, piratato e scaricatissimo, oggetto di tesi di laurea etc.
Infine, dopo deliri e false partenze, Guido ha di nuovo in mano un progetto grosso. Televisivo, stavolta. Un progetto che lo riporta a Bologna, nel momento meno fervido e creativo della storia della città. L'1 marzo scorso è stato intervistato sulle pagine locali de "La Repubblica", e ha detto cose molto interessanti. Le riproponiamo qui.]

Torna a girare a Bologna Guido Chiesa. A tre anni dall'uscita di "Lavorare con lentezza- Radio Alice 100.6 Mhz" e a cinque dall' inizio delle riprese del film-manifesto sul Movimento del ‘77, il 47enne regista torinese che, ammette, non ne può più dell'etichetta di "quello dei film impegnati", riparte dalla tv. Sarà Chiesa, infatti, a dirigere la fiction in sei puntate di 90 minuti ognuna ispirata al film "Quo Vadis Baby?" di Gabriele Salvatores tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice bolognese Grazia Verasani. L'annuncio è stato dato dai vertici di Sky, precisando che il regista premio Oscar, per la prima volta impegnato in una avventura televisiva, avrebbe curato la direzione artistica della serie. La proposta è arrivata subito dalla Colorado Film , la società di produzione di Salvatores a Chiesa, che ha deciso di accettare e inizierà le riprese questa estate.

Chiesa, come si passa dai cortei del ‘77, dal racconto della resistenza, dalla storia e dalla politica, dalla filosofia che lo ha impegnato prima negli studi e poi nel cinema, ai tempi impersonali, agli schemi di un serial?
E' importante sperimentare nuovi linguaggi e avevo una gran voglia di tornare a girare con attori veri, poi mi divertiva lavorare di nuovo a Bologna, che mi è rimasta profondamente impressa nel periodo in cui ho raccolto il materiale per "Lavorare con lentezza". Ci ho passato molto tempo, quasi un anno tra il 2001 e il 2002, e mi sono accorto di conservare alcune sensazioni che voglio esprimere nel mio "Quo vadis baby?".

Qual è, dunque, la Bologna che racconterà?

Voglio recuperare le atmosfere noir e notturne del film di Salvatores: i portici che inseguono le vicende della protagonista, i passi che scandiscono il silenzio nell'asfalto umido, lunghe carrellate notturne in questo ventre protettivo della città, un luogo intimo che da sempre nasconde e protegge i bolognesi, i bar, i locali dove le persone parlano e si incontrano. E' la spina dorsale, il leit motiv delle puntate che affronteranno, ognuna, una differente tematica sociale. Ma forse il vero motivo per cui ho scelto di intraprendere quest'avventura è un altro…

Cioè?

Mi sembra che la protagonista del romanzo della Verasani, l'investigatrice Giorgia Contini alias Angela Baraldi, somigli molto a Bologna e questo mi ha stimolato: mi interessa descrivere il lento sgretolarsi, quasi una sorta di suicidio simbolico di questa città, la perdita di identità che porta il personaggio ad alternare stati di euforia e depressione, che la fa sbagliare e inciampare in amori sbagliati e alla soglia dei 40 anni, della maturità completa, dunque, la costringe in una gabbia di infantilismo rancoroso. Giorgia è il prototipo di quei figli del ‘77 che sono diventati dei rompiballe inconcludenti, proprio come Bologna, una città che ha consentito al Movimento di organizzarsi e manifestare accogliendolo in ogni sua forma grazie alla maschera del "comunismo dal volto umano" e che oggi si ritrova con un centro storico dove i commercianti dettano legge e ti guardano pure male se intralci il passaggio con la macchina da presa …

A proposito del '77: l'anniversario sta scatenando polemiche tra memorialisti e non: lei da che parte si mette?

Penso che sul '77 a Bologna non esiste e non può esistere una memoria condivisa, è un lutto non elaborato, una ferita nella ferita della sinistra, per cui sarà molto difficile che l'anniversario del movimento non crei polemiche. Sono del parere che il '77 ha segnalato un punto di non ritorno della società e che dunque, proprio per questa sua accezione, non vada stigmatizzato. Il Movimento bolognese di quel periodo ha avuto l'indubbio merito di intuire l'emergere del lavoro immateriale, come quello culturale , che da allora ha attirato sempre più giovani: si pensi, nel fumetto a Pazienza e Scozzari, o alla musica punk-rock che in Italia è partita da qui con gruppi come gli Skiantos o i Gaz Nevada, oppure alla letteratura dei vari Palandri e Piersanti. Purtroppo è rimasta una felice intuizione, che ha finito per produrre poco, soprattutto nel tessuto sociale bolognese, che da allora si è come sclerotizzato, impantanato tra lobby contrapposte, steccati ideologici privi di sostanza.


KAI ZEN E LA STRATEGIA DELL'ARIETE, OGGI IN LIBRERIA


Avremo modo di occuparcene meglio e con più calma, su Nandropausa e dintorni, ma non possiamo non segnalare che da domani è in libreria, per i tipi di Strade Blu Mondadori, il romanzo collettivo La strategia dell'ariete, frutto del lavoro pluriennale di Kai Zen. Per chi non lo sapesse, Kai Zen (in giapponese: "miglioramento continuo") è il collettivo di narratori nato da un nostro progetto di scrittura comunitaria, il Romanzo totale 2001-2002, progetto che all'epoca si concretizzò nel romanzo Ti chiamerò Russell (Bacchilega, 2002).
I migliori auguri ai nostri "cugini minori". Il loro sito è www.kaizenlab.it.


LA COMPILATION THE OLD NEW THING ESCE AD APRILE


[WM1:] Tempo fa l'avevamo data per "imminente", e invece l'uscita della compilation The Old New Thing (cofanetto con 2 cd + libro d'accompagnamento) è posticipata ad aprile. Ci sono stati problemi di tipografia, quindi andrà in istampa il 30 marzo. Un rapido riepilogo: è una sorta di sampler/remix del free jazz più radicale degli anni Sessanta, quello pubblicato dall'etichetta ESP, con artisti come Sun Ra, Albert Ayler, Ornette Coleman, Giuseppi Logan, Milford Graves, Marzette Watts, Sunny Murray, Charles Tyler etc. In tutto un'ora e mezza di musica e frammenti sonori da discorsi di Malcolm X, Martin Luther King Jr., Fred Hampton e vari militanti del movimento per i diritti civili. Prefazione di Pino Saulo di Radio 3, saggio introduttivo (e scelta delle musiche) di Wu Ming 1, produzione e missaggio a cura dei Pankow. Edizioni Abraxas/ESP. Tutti i testi sono in doppia versione italiana e inglese. Nei migliori negozi di dischi. Al momento non so dire quale sarà il prezzo di copertina. Chiaramente, a causa dei ritardi di cui sopra, uscirà in pieno periodo Manituana, quindi non potrò fare moltissimo per promuoverla. Pazienza. Intanto, se vi interessa compratela, poi ne discuteremo insieme quando avremo più tempo.

Libri sopravvissuti all'alluvione
CHI CI DIEDE QUESTA FOTO A MESTRINO (PD)?

Sì, ci sembra sia stato a Mestrino. La sera del 20 maggio 2003. Eravamo in due e presentavamo l'antologia Giap! in uno spazio all'aperto, evento a cura della biblioteca comunale.
Al termine si avvicina uno e ci mostra una foto [a destra, clicca per ingrandire]: un paio di stivali di gomma e tre libri gonfi e deformi, come capita ai libri infradiciati quando si asciugano.
Lettere luterane di Pasolini; Le voci del bosco di Mauro Corona; infine, Q nell'edizione de I Miti. Sono i tre libri che il tizio è riuscito a salvare dall'allagamento di casa sua, durante l'ultima alluvione in Valtellina, novembre 2002. Ci racconta la storia per sommi capi, ci lascia la foto in regalo, saluta e se ne va.
Abbiamo ritrovato la foto qualche giorno fa e ci ha incuriosito. Vorremmo qualche dettaglio in più. Se chi ce l'ha data è in ascolto può mettersi in contatto? Thanks.