Giap n.3, VIa serie - Che fine hanno fatto Costas e Phillis? - 12 novembre 2004


0. ...
1. Intorno a "New Thing" + Ceci n'est pas un reading
2. Don't forget lavorareconlentezza.com
3. Gli altri anni Ottanta del nostro scontento - di Wu Ming 1
3. Poi decidemmo di sporcarci le mani - di Max Casacci (Subsonica)
4. Chumbawamba, Depeche Mode, Wu Ming
5. Il comic book de "La ballata del Corazza" su carta ecosostenibile!
6. Adolf Hitler e gli spacciatori - di D. Fasic
7. L'audio dell'intervista de "Le iene" a Cesare Battisti
8. Matteo Luca Cantaluppi, se ci sei batti un colpo


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Alzi la mano chi non ci ha pensato, l'altro giorno:

"Ti ho incontrata alla Feltrinelli, tu fregavi solo gialli, neanche belli... ristampe. Si vede che la tua coscienza politica è proprio scarsa. Guarda me: io ci ho qua il Kerouac, ci ho qua il Garcia Marquez ci ho qua il teatro di Fo, chissà che cosa me ne fo... lo questa sera mi leggo la Morante con una bimba tutta pimpante... E tu te legge Agata Criste cò Totonno poro criste!" (Gianfranco Manfredi, "Quarto Oggiaro Story")

 

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New Thing è appena all'inizio del suo viaggio, che speriamo lungo e ricco di scoperte.
Per accompagnarlo, abbiamo aperto una nuova sezione del sito, con tanto di forum dei lettori, rassegna stampa aggiornata, news, link, addirittura una sezione chiamata "De-buggin'" dove invitiamo a segnalarci errori e refusi presenti nel testo.
Tuttòsto ben d'Iddìo si trova qui:
http://www.wumingfoundation.com/ourbooks/news.php
Al momento di inaugurarlo, WM1 ha scritto:

"Mi sembra che su lavorareconlentezza.com abbiamo dato e stiamo dando tutti una buona prova (noi e Guido, voi, i webmaster Andrea e Giangi): siamo riusciti a tenere vivo uno spazio e a confrontarci su quel che sta dentro e intorno al film. Posso dire con sicurezza che alcuni scambi avvenuti là sopra hanno chiarito le idee prima di tutto a noialtri, su quel che volevamo dire, su quel che siamo riusciti a dire, su quello che con il film vi abbiamo chiesto, sulle risposte che ci avete dato, caricate di ulteriori domande.
Con New Thing io non lo so, cosa ho scritto. O meglio, ho un'idea abbastanza chiara sulla struttura, l'universo che ho voluto rappresentare, le suggestioni da cui sono partito, il lavoro sullo stile etc. Ma un libro è la sintesi del lavoro di chi lo scrive e chi lo legge, una narrazione è compiuta solo quando qualcuno la ascolta. Quindi io, al pari di tutti voi, devo ancora scoprire cos'e', questo New Thing su cui ho faticato per tre anni, always with a little help from my compadres.
E arrivo al nocciolo: quando uno ci ha messo tre anni a scrivere una cosa, non pretende certo che chi l'ha letta impieghi altrettanto tempo per leggerla o commentarla , però uno ce l'avrà pure, il diritto di chiedere un piccolo sforzo. Non bruciate tutto quel tempo di vita e tutto quell'impegno in una sola frase-zolfanello: 'Mi è piaciutò, 'Non mi è piaciutò, 'Bellò, 'Bruttò. Parlate, ditemi, spiegatevi, chiedetemi conto di.
Wu Ming 2 su Guerra agli Umani ha ricevuto commenti molto articolati, a volte illuminanti, quasi sempre pertinenti, raramente 'tirati vià. Sui nostri romanzi collettivi e sul nostro lavoro, la discussione continua, via e-mail, su Giap, de visu. è la benedizione del nostro progetto, questo continuo scambio. Ci fa andare avanti. Senza di esso, non saremmo qui. Saremmo in camicia di forza nella cella imbottita in cima a una qualche torre d'avorio.
Ecco, vi chiedo di continuare a lavorare con lentezza. Questo è uno spazio in cui ci si può fermare a parlare del libro."

Aprire un forum era non soltanto utile ma necessario, dato che WM1 non potrà fare molte presentazioni in giro per l'Italia, visti vari impegni personali da assolvere. Al momento, è addirittura off-line per qualche giorno, causa un trasloco lungo e impegnativo, "a tappe" come il Tour de France, con arrampicate e gare a cronometro. Scrocca la connessione in giro finché la situazione non si stabilizza. Come sempre, potete controllare le date del mini-tour sul calendario on line,
http://www.wumingfoundation.com/italiano/calendario.html
WM1, in veste di performer, sta facendo alcune serate con gli Switters, uno show liberamente tratto da "New Thing". Quello che segue è una sorta di "programma di sala".

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CECI N'EST PAS UN READING
Switters in concerto feat. Wu Ming 1

di Wu Ming 1

Questo non è un reading. Non c'è "Lo Scrittore" che legge brani del suo libro (scelti in modo da far capire qualcosa) e il gruppo che "accompagna". Cosa degnissima, intendiamoci. Quando funziona, il narr/attore si fa sciamano, la lettura è terapia, diviene taumaturgica. Ma questo non è un reading. Certo, si leggono pezzi di libro, e guardacaso chi li legge li ha anche scritti. Eppure... Eppure sul palco "Lo Scrittore" non c'è .
Sul palco c'è il... cantante? MC? insomma, quello lì. c'è il "quello lì" degli Switters, "il quarto Switter". I brani sono scelti per la musica che hanno dentro. Il quarto Switter non si limita a leggerli, intende salmodiarli sbraitarli sbrindellarli, sconfina nel rap (potremmo definirlo "arrapamento"), sconnette la voce dalle parole, come quei massaggi che staccano il muscolo dall'osso. Insomma, lo scopo non è "far capire qualcosa del libro".
New Thing (il libro, intendo) parla della cultura nera in tutti i suoi aspetti, dai giochi verbali alla voce dei preachers battisti, dall'intersezione fra sacro e profano alle fantasie sulle radici africane, dalla centralità del corpo e dei suoi movimenti all'improvvisazione. Cerchiamo, dunque, d'usare la voce e il corpo come strumenti, in una suite di musica improvvisata che riprende la "nuova cosa" degli anni Sessanta, il "free jazz" (vabbe', capiamoci) e la tradizione nera da cui scaturiva. Tradizione visitata e omaggiata da europei, com'e' ovvio, dato che - per botta di culo - è qui che siamo e non là.
L'ouverture descrive le prove di un coro gospel, la voce cammina a ritroso verso la tradizione, affronta con chiodi e picozza un sermone del rev. Alphonse Bradley, ràntola il monologo interiore di John Coltrane morente (a proposito: si pronuncia "Còltrein", non "Coltrèin"), riflette sul dare nomi agli alberi (quattro ippocastani si chiamano come gli Evangelisti: Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Valerio), fa scoppiare fra lingua e palato le "dirty dozens" (giochi verbali sulla troiaggine delle rispettive madri), satireggia i miti fondativi di certe religioni sincretiche nere...
Tutto questo non ci starebbe, in un reading "normale". Un reading normale ne verrebbe slabbrato e sfondato. "Lo Scrittore" balbetterebbe per l'eccesso di stimoli, s'ingrottirebbe sulla scena per l'imbarazzo. Noi lo dis-imbarazziamo, "Lo Scrittore", sbarazzandocene.
E poi, il "free jazz" (quando uso quest'espressione aggiungo sempre: "vabbe', capiamoci") mica si presta a un reading! è musica invasiva con una fortissima componente di improvvisazione selvaggia. Lonely Woman di Coleman, Ghosts di Albert Ayler, un inaudito smontaggio e ri-montaggio di Mysterioso di Monk, come fosse un mobile Ikea (pensate a Notre Dame acquistabile in scatoloni piatti). Una lunga improvvisazione free-funk che cambia totalmente a ogni serata, un assolo costruito su scale della musica giapponese etc. Tutto questo non può essere "accompagnamento", dev'essere libero di sbordare. It's the music, stupid! Non è un libro ne' la discussione su un libro.
Che vi piaccia o vi faccia cagare, meglio saperlo, cosa v'aspetta.


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Nel mentre, il sito di "Lavorare con lentezza" rimane attivo anche se il film è uscito da un mese e mezzo ed è ormai presente in poche sale. Non che sia mai stato presente in molte, dire che la distribuzione è stata "a macchie di leopardo" suona eufemistico e non rende l'idea. Ad ogni modo ,anche così ha incassato un milioncino di euro, e per più di un mese è stato nella Top Five degli incassi come media per copia (in parole povere: le sale che lo davano erano generalmente piene, soprattutto nei grandi centri urbani). Dicevamo, il sito è ancora bello vivo e questo è fonte di soddisfazione, l'avevamo detto, non sarebbe stato un sito-vetrina, di quelli che dopo il congedo dalle sale diventano fossili della Rete. No, il sito è la prosecuzione del film con altri mezzi, la discussione proseguirà durante la seconda vita del film nei circuiti di seconda visione e nei parrocchiali, e il sito verrà rilanciato con l'uscita del DVD (che conterrà, oltre al film, una grande quantità di materiali). Quindi, non scordatevi di lavorareconlentezza.com, ogni tanto tornate a darci un'occhiata, noi continueremo ad aggiungere cose e a rispondere a quesiti e perplessità.


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Serpeggia in mezzo all'erba sotto i nostri piedi, se ne sente la necessità, è un pensiero nella testa di molti che all'epoca c'erano e restano perplessi di fronte ai revival... Se proprio bisogna sporcarsi le mani con una riflessione sugli anni Ottanta, allora cerchiamo di gettare luce (una luce discreta, non abbagliante) sul "lato in ombra", sugli aspetti di quel decennio che sfuggono ai cliche's. Qualche settimana fa l'inserto "Musica" de La Repubblica ha chiesto a WM1 un breve contributo per la rubrica "Potiomkin", quella in cui s'accumulano i sassi levati dalle scarpe di chi collabora.
WM1 ha deciso di gettarlo nello stagno, il ciottolo che aveva nell'anfibio e da vent'anni lo faceva zoppicare (un poco, in modo impercettibile). Ha deciso di inserire nel pezzo, an passàn, un'amichevole critica a Davide Di Leo aka Boosta, tastierista dei Subsonica. Di recente Boosta ha pubblicato un album solista dal titolo :Iconoclash, dove rifà pezzi come I Like Chopin di Gazebo, L'estate sta finendo dei Righeira, Dolcevita di Ryan Paris e via così, risalendo il fiume Congo fino a scoprire l'Orrore. In realtà Boosta poteva pure non esserci, ché l'articolo stava in piedi ugualmente, anche perché il punto era: gli altri anni Ottanta.
"Musica" ha pubblicato lo sfogo il 4 novembre u.s., con un titolo kilometrico che la buttava in caciara tra WM1 e Di Leo ("Dance anni 80? No grazie. Boosta dei Subsonica la recupera e sbaglia. Parola di Wu Ming 1. Che di quellàdittaturà salva solo l'hardcore punk"). Per Toutatis! Per Belenos! Il cielo sta cadendo sulle nostre teste! Sul sito subsonica.it legioni di inviperiti fans della band torinese si sono scagliate contro il Nostro, benché lo stesso Boosta e il "presidente" Max Casacci si prodigassero a spiegare che non v'era polemica alcuna e anzi, fra le due band regna la reciproca stima. Pian piano gli animi si son placati e s'e' potuto ragionare, tanto che Casacci è intervenuto riprendendo gli spunti offerti da WM1. Se ve ne frega qualcosa, buona lettura.


GLI *ALTRI* ANNI OTTANTA DEL NOSTRO SCONTENTO

di Wu Ming 1

Ma lo volete davvero il revival anni Ottanta? Del mainstream anni Ottanta? Degli anni Ottanta....italiani? Nel nostro paese quel decennio fu "istituzione totale", campo di prigionia culturale.
Capisco chi all'epoca era bambino e, più che il periodo storico, rimpiange la propria infanzia. Tra chi ha più di trent'anni, tuttavia, non può esserci "memoria condivisa". O stai da una parte o stai dall'altra. Se sei nostalgico, vuol dire che stavi con Cecchetto, coi paninari, con l'oppressore.
Oppure sei un "compagno che sbaglia", come Boosta dei Subsonica. Il suo album solista con le cover di disco dance anni Ottanta ha un intento scherzoso ma evoca cose brutte.
Gli Eighties li ricordo bene. L'italo-disco per me non è nulla di esotico, di ironico, stra-cult o che altro. è la colonna sonora della dittatura.
Epoca anti-estetica, decennio dimenticato dallo Stile. Scomparse le basette. Giacche a due bottoni, spalle iper-imbottite, maniche rimboccate sopra il gomito. Capelli corti davanti e lunghi sulla nuca, libbre di gel.
Primo pomeriggio: "Saranno famosi" e Gerry Scotti più magro. Domenica sera: "Drive in". Comici insipidi, "il diciotto lo rifiuto", "ho cuccato una sfitinzia".Adolescenti in Italia negli anni Ottanta. "Costretti a sanguinare" si, ma per via dei maroni sbregati.
No, se proprio vi interessa il periodo, non è così che si fa. Ci ripropinate la cultura del potere e del conformismo. E le culture della resistenza?
Negli Eighties la resistenza ci fu eccome. Combattemmo la guerriglia culturale con quel che c'era, vecchi archibugi concettuali, chitarre da due lire, rozze fanzines spedite per posta. Usammo passato, futuro e apocalisse contro un presente che ci schiacciava.
Se davvero volete gli Eighties italiani, sforzatevi di capirli nella loro complessità, non riduceteli a monotona orgia di spaghetti dance, tappezzeria acustica per yuppies.
C'era l'hardcore punk: Negazione, Raw Power, Impact, CCM, Peggio Punx, Indigesti, Wretched, Contropotere.
C'erano il garage rock e il revival psichedelico: Sick Rose, Pikes in Panic, Monks, Steeplejack, Primeteens, Ugly Things, Peter Sellers & the Hollywood Party.
Sale-prove schermate coi portauova. Fanze e riviste autoprodotte: Punkaminazione, Decoder, Idola Tribus. La mail art, grande corrente sotterranea. I cofanetti di artistamps e pinzillacchere che mi spedivano Bruno Capatti o Franco Piri Focardi. C'erano persino emittenti pirata, come Radio detersivo a Ferrara. Trasmetteva da un appartamento di studenti greci. Costas e Phillis, chissà dove siete adesso?
La meglio gioventù degli Eighties si muoveva nelle nicchie, ma lenicchie erano tante, adiacenti, e le pareti porose.
Al recupero del peggiore sterco commerciale, contrappongo la riscoperta delle "opposizioni 80". Soltanto grazie ad esse tenemmo duro nel campo di prigionia, per infine uscirne vivi, e a testa alta.

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POI DECIDEMMO DI SPORCARCI LE MANI

di Max Casacci
dall'area "Interazione" di www.subsonica.it

Un po' di chiacchiere giusto per il piacere di farle. Gli anni ottanta che ho vissuto in tempo reale sono quelli che vanno grossomodo dal '77 all'83. Il sorprendente primo album omonimo dei Violent Femmes arriva ad abbassare definitivamente il volume ad una new wave che stava giusto spegnendo il proprio fuoco sacro, autocelebrandosi all'ombra dei ciuffoni imbrillantinati e soffocando sotto troppi strati di cerone. Gruppi come i primi Ultravox (con J.Foxx), Siouxsie, i primi Talking Heads, Brian Eno, Clock DVA., Throbbing Gristle, Bauhaus, Killing joke, Joy Division, Japan e molti altri sono stati la mia mappa indelebile e quei suoni lì, quelle suggestioni, continuano ad emozionarmi. Ora come allora.
Detto ciò concordo con Wu Ming 1 sulla percezione di fastidio profondo che, lungo tutta la decade provavamo al contatto con il suono-lobotomia e per tutto ciò che suonasse estraneo a uno stile di vita "totalizzante" legato alla musica, ai suoi linguaggi, alle sub culture.
Riconosco ancora adesso una forma di purezza nel percepire la musica fatta o vissuta, come "rotta di sopravvivenza", mezzo di identificazione, codice di decifrazione del mondo. Il mainstream e l'underground in questo senso avevano pochi punti di contatto.
Riguardo all'Italia, scorrendo la lista presentata dall'articolo del W.Ming, aggiungerei alcune realtà e ne ridimensionerei decisamente altre (per esperienza diretta e collaborazioni sul campo), ma sono piuttosto d'accordo sul senso di quanto espresso.
La scena era molto più ridotta di ora, non che questo fosse necessariamente un male: bastavano pochi concerti di fronte a qualche centinaia di appassionati un buon articolo su rockerilla o sulle attivissime "fanze" per sentirsi parte di qualcosa che succedeva veramente. La qualità delle cose non dipende certo dai "numeri" e lo spirito di allora era forte. Direttamente proporzionato alle difficoltà e alla mancanza di spazi.
Mi sento invece assai meno nostalgico rispetto ad una caratteristica dell'epoca, appena sfiorata nell'articolo.
Questo sentirsi completamente identificati nel mito delle correnti che dai linguaggi sonori traevano la propria origine, era da un lato manifestazione di intensità e di forte attitudine, dall'altro con il passare del tempo, una sorta di autolimitazione.
Il visualizzare e il presidiare costantemente una linea di confine invalicabile tra il mondo delle contro-culture e la bambagia dei consumi ha certamente fortificato esperienze, favorito la nascita di luoghi e di strutture indipendenti. Ha fatto decollare l'autoproduzione (quella vera, che diventava circuito e anche distribuzione), la conquista di spazi che anni più tardi diventeranno un fenomeno culturale importante identificato nei centri sociali, l'approccio creativo radicale necessario per la nascita di germi importanti.Sotto un altro aspetto però la linea di demarcazione diventava troppo spesso il paravento, anche comodo per giustificare anche alcune evidenti carenze espressive. Spiego meglio: fatta eccezione per molte band che sono arrivate a confrontarsi con i circuiti internazionali (a Torino: Negazione e Indigesti prima, Sick Rose, in Italia molti altri), fatta eccezione per i C.c.c.p (a mio avviso a tutt'oggi il gruppo più importante che abbiamo mai avuto) tra i pochi a cimentarsi con l'italiano, oppure alcune band della prima ondata come Neon, i (primi) Diaframma e qualcos'altro che inevitabilmente mi sfugge, della scena musicale anni ottanta non rimane poi molto, che non somigli a quanto già meglio espresso all'estero. Intendo: evaporata l'attitudine, il ricordo molto preciso di tutta un'atmosfera, il gran darsi da fare...
Quel confine al di là del quale ci si sporcavano le mani, al di là del quale c'era la "grande cospirazione" che voleva che in Italia la musica "cessa" si sentisse ovunque e che quella "buona" invece non potesse avere spazi, annullando di conseguenza anche l'imbarazzo della presa di coscienza sul fatto che molte esperienze artistiche fossero magari semplicemente mediocri, in realtà era un argine. Che aspettava forse semplicemente di essere abbattuto. Con più forza o con più volontà nel cercare un confronto. Io ricordo perfettamente molti "scienziatelli", dell'epoca dare addosso ai Ferretti e Zamboni perché si svendevano cantando in italiano. Roba da matti a ripensarci. E così via con il sempreverde vizio di piangersi addosso, di visualizzare congiure, cospirazioni discografiche e mafie (un grande classico in Italia, un argomento che funziona quasi sempre, tranne ovviamente che con i mafiosi veri).Insomma qualsiasi cosa che sollevasse dalla responsabilità di dare un obiettivo giudizio su ciò che realmente si stava producendo.
Queste parole sono anche in parte un'autocritica. Conosco la sensazione per averla vissuta direttamente e per averci successivamente riflettuto.
Mi capitò di lavorare e di vivere per due mesi a stretto contatto con un orchestra cubana, di andare in Jamaica a suonare il reggae, di finire in Magreb sulle tracce del pop rai. Di capire in definitiva che altrove la musica popolare aveva confini molto meno rigidi e che poteva essere nobile, intrigante, musicalmente sperimentale, e di ampia condivisione al tempo stesso. Era la lezione degli anni novanta.
Dieci anni prima, una qualsiasi forma di esposizione al di fuori dei circuiti ritenuti opportuni, poteva passare per un vero e proprio tradimento. Ma gli stessi circuiti talvolta erano percorsi iniziatici per pochi degni adepti. Un atteggiamento, una sfumatura poco conforme ai canoni ed eri fuori.
Insomma in quel clima forse non sarebbe nata nemmeno una realtà importante come quella di Luther Blisset,di Wu-Ming, anche se di certo dalla cultura di quegli anni ne nascono molti presupposti.
La nuova letteratura in Italia è attualmente, a mio parere, proprio un felice esempio di esondazione. Oltre al talento, alle idee è stata messa in gioco anche la volontà di confrontarsi con tutte le forme di linguaggio. A volte anche con elementi raccogliticci e popolari in senso basso. Con le scorie. è stata finalmente tentata anche una ampia divulgazione, indispensabile per evitare di predicare ai semplici convertiti. Chiunque può venirne in contatto e quello che c'è di buono è che in molti lo fanno per davvero. E a me piace e ne sono un felice spettatore.
Ovviamente non mancano i detrattori, ma risulta anche sempre più evidente a chiunque la natura capziosa e frustrata di certe posizioni oziose e rancorose.
Per tornare invece al gioco del Boosta e del suo Iconoclash (io degli artisti originali salvo praticamente solo Garbo),siamo sicuri che non sia poi così diverso dal gusto di chi, cambiando settore-pur rimanendo in ambito "colto"- arriva oggi a rivalutare, per esempio i vari Vanzina, Alvaro Vitali, Gianfranco D'angelo, (io francamente non ce la posso fare), l'Abbatantuono più vintage etc. etc..?
Vorrei vedere però Wu Ming 1 fare un articolo su Duel dove venga contrapposto il revival di una deteriore commedia all'italiana con che ne so:... cortometraggi di Nespolo, pieni di uomini col borsello che si grattano la barba durante i vernissage di "arte povera", sul suonodi un solo "free" di sax contralto. Sostenendo magari (e pure a ragione) che quella all'epoca era strenua resistenza allo sterco culturale della massificazione. Penso che non lo farebbe mai. E meno male.

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[WM1:] Caro C-Max, figurarsi se non sono d'accordo sull'uscire dal ghetto della "cultura contro": io e i miei compadres abbiamo dedicato a questa missione buona parte della vita sinora vissuta. Ma senza la formazione nelle "opposizionì80", chissà se sarei riuscito a dedicarmici, alla missione.
[Off-topic ci tengo a dire, comunque, che a me ha rotto i maroni anche l'eterno, incessante revival della spazzatura cinematografica. Finché si tratta di rivalutare quell'artigianato di buona fattura che, lontano dai riconoscimenti di una critica spocchiosa, fece grande la nostra industria del cinema (i B-movies "poliziotteschi", gli horror di Bava e Fulci etc.), sono d'accordissimo. Finché si tratta di Ultimo tango a Zagarol, ok. Ma i film di Pierino con Alvaro Vitali merda erano e merda rimangano. I film con l'insegnante che va qui e l'insegnante che va là, non valgono nemmeno il prezzo della pellicola su cui si vanno consumando. Certa critica che rivaluta la merda in modo iper-entusiastico è in realtà più spocchiosa di quella che distingueva fra cultura "alta" e "bassa". A questo argomento dedicai un pensierino, due numeri di Giap addietro:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap1_VIa.html#regimetrash]
Approfitto dell'occasione per tornare a chiedere: che fine hanno fatto Costas e Phillis?


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A proposito di gruppi pop britannici:

1) Su una punk-zine brasiliana che si chiama "Contradição", Alice Nutter dei Chumbawamba dice:

"Ho appena finito di leggere un libro del collettivo Wu Ming, Q (firmato Luther Blissett). Un libro fantastico! Acuminato, sanguinoso e pieno di buone idee. Il libro comincia nel sedicesimo secolo, ci colloca in un periodo della storia che ha modellato il mondo come lo conosciamo, ma propone anche parallelismi col ventesimo e il ventunesimo secolo. c'è il potere concentrato nelle mani di pochi, la legge dei principi e della Chiesa romana. Contro tutto questo si rivoltano i contadini, e c'è la constazione di come le lotte della gente per migliorare la propria vita siano alimentate da ideologie, perché le persone trovano impossibile vedere attraverso l'esistente. La religione è l'unico loro mezzo per esprimere malcontento.
Un altro tema è la stampa, e come le nuove tecnologie possano cambiare la nostra percezione del mondo. L'analogia con Internet è palese. La stampa rende la conoscenza disponibile a tutti (a quelli che sanno leggere) e mina il potere del prete e del principe. La stampa destabilizzò il potere della Chiesa perché sottrasse al suo monopolio l'interpretazione della Bibbia. Con l'accesso alla stampa altri potevano fornire interpretazioni delle Scritture più radicali e rivoluzionarie.
Trovo interessante il fatto che Wu Ming possa scrivere di questi argomenti e di quel periodo storico in un modo totalmente interno alla cultura pop. Loro sono accessibili perché quello che producono fa discutere, e perché vanno contro la nozione di un genuio individuale. Scrivendo collettivamente, loro smentiscono il proverbio "Troppi cuochi rovinano il brodo". La mia esperienza personale è che lavorare in collettivo fa compiere dei salti e fa comprendere cose che da solo non avresti capito."

Sul sito ufficiale dei Chumbawamba, il nostro sito è il primo link!
http://www.chumba.com/_linkspage2.htm

2) Ci segnalano che anche Dave Gahan, il cantante dei Depeche Mode, avrebbe parlato bene di "Q" sul suo sito ufficiale. Non abbiamo trovato il riferimento e non sappiamo se il sito in questione sia quello della band (http://www.depechemode.com/) o quello "solista" (http://http://www.davegahan.com/). Se ne sapete qualcosa, mandateci una mail.

3) I nostri fratelli Yo Yo Mundi stanno avendo un grande successo di pubblico e critica in Inghilterra con "Sciopero", anzi, "Strike" (la loro sonorizzazione del film di Ejzenstein). Tutti i dettagli su www.yoyomundi.it. Qui, però, ci piace riportare un aneddoto: i Pet Shop Boys, a loro volta reduci da una sonorizzazione de "La Corazzata Potemkin", hanno visto lo spettacolo il 22 settembre, allo Spitz di Londra. Pare ne siano rimasti entusiasti, tanto che Neil Francis Tennant ha scritto agli YYM una lunga mail d'elogi.

Ma cosa gli facciamo noialtri, àsti poppettari inglesi? :-)

 

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Chi non si ricorda del racconto open-source "La ballata del Corazza", può rinfrescarsi la memoria qui:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/comunitari.htm
Da quel racconto sull'impatto ecologico delle porcilaie industriali è nato un reading/concerto (musiche dell'ensemble Quadrivium, http://www.itc.it/mesidautore/quadrivium_-_la_ballata_del_corazza.htm), ed è stato tratto un fumetto, che arriverà presto in libreria. L'autore è l'illustre Onofrio Catacchio, che tra le altre cose illustrò i racconti di Carlo Lucarelli con protagonista il rozzo questurino Coliandro. L'editore è Alta Fedeltà.
Siamo fieri di annunciare che anche questa produzione uscirà su carta ecologica. Nell'ambiente dei comics molti credono ancora che la carta riciclata/FSC sia di qualità inferiore e quindi non adatta alla resa di immagini. è un preconcetto, e speriamo che l'uscita de "La ballata del Corazza" contribuisca a sconfiggerlo.

 

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ADOLF HITLER E GLI SPACCIATORI
[RE: 'Ralph Lauren e Cofferatì di WM5 su Giap,
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap2_VIa.htm#ralphlauren]

Eh sì, l'abito fa il monaco.
La mia prima esperienza in tal senso la feci quando mi tagliai i dreadlocks che ornavano la mia testa da qualche anno. Come per magia la gente in giro smise di chiedermi se avevo del fumo da vendere, le persone anziane smisero di guardarmi schifato e i ragazzini del quartiere in cui vivevo smisero di salutarmi con rispetto. Insomma, quel giorno smisi di *essere* uno spacciatore anche se, in verità, non lo ero mai stato. Tutto per qualche ciocca di capelli annodati.
Sorpreso, decido di ripetere l'esperimento con qualche variante, visto che i capelli in testa non c'erano più . Mi lascio crescere i baffi e poi un bel giorno li rado ai lati per dargli quel taglio reso famoso da Adolf Hitler e decisamente fuori moda da quando quest'ultimo non è più in circolazione. Già che ci sono mi faccio anche i capelli con la riga da un lato. Passeggiare per il centro quel giorno è stata un'esperienza indimenticabile che non sto a raccontarti ma che ti invito semmai a provare.
Un lavoro video fatto intorno alla prima esperienza lo trovi su:
http://art.ntu.ac.uk/mental/videos/drug.htm

ciao
d. fasic, 05/11/2004


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Paolo D. ci scrive:

"Ciao, qui potete trovare l'audio dell'intervista de "Le Iene" a Cesare Battisti
http://www.chrestaurant.com/tmp/file_index.php
"
E noi lo ringraziamo.

 

BACKGROUND:

Corri, Cesare, Corri
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/08/000934.html#000934
Fuga dell'accusato e mentalità inquisitoria
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/08/000947.html#000947
Caso Battisti: per un'analisi garantista
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/08/000943.html#000943
Dottrina Mitterrand e "Dottrina Spataro"
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/04/000700.html#000700
Brutti tempi per Armando Spataro
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/09/000997.html#000997
Frequently Asked Questions sul caso Battisti
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/05/000759.html#000759


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Matteo Luca Cantaluppi! iQuindici stanno cercando disperatamente di mettersi in contatto con te. Fatti vivo!

 

--NOTA BENE---

Per non ricevere più Giap o per riceverlo a un altro indirizzo:
http://www.wumingfoundation.com/mailman/listinfo/giapmail
Per favore, NON chiedete di farlo a noi, la procedura è completamente autogestita dagli iscritti.
In data 12 novembre 2004, Giap conta 6783 iscritt*.

"Ho sempre rivolto a Dio una preghiera, che è molto breve: 'Signore, rendete ridicoli i miei nemicì. E Dio l'ha esaudita." (Voltaire, lettera a Damilaville)

"Adlatres licet usque nos et usque / et gannitibus inprobis lacessas, / certum est hanc tibi pernegare famam, / olim quam petis, in meis libellis / qualiscumque legaris ut per orbem. / nam te cur aliquis sciat fuisse? / ignotus pereas, miser, necesse est. / non derunt tamen hac in urbe forsan / unus vel duo tresve quattuorve, / pellem rodere qui velin caninam: / nos hac a scabie tenemus ungues."[*] (Marziale, Libro V, epigramma LX)

[*] Latra pure contro di me e provocami senza tregua coi tuoi guaiti. è certo che io intendo negarti la fama che cerchi da tempo: esser letto nei miei libelli, comparendovi in qualunque modo, e così girare il mondo. Perché mai qualcuno dovrebbe sapere che sei esistito? Miserabile, è necessario che tu muoia ignoto. In questa città non mancherà uno, o due, tre, quattro che abbian voglia di rodere la tua pellaccia di cane. Io tengo le unghie lontane da questa rogna.


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