Giap #2, IXa serie
ONDA SU ONDA, IL MAR CI HA PORTATI QUI

novembre 2 0 0 8 , prima settimana



EDITORIALE
0. Affinità e divergenze tra il fratello Obama e noi

A PROPOSITO DELL'ONDA
1. Metti una sera in università coi Wu Ming
2. L'articolo del Corriere della sera
3. L'articolo del Manifesto
4. L 'articolo di ZIC

5. Wu Ming a Milano, alla Statale

SPECIALE DAMASCO (A CURA DI WU MING 4)
2. Intro
3. Da Camelot a Damasco

NEWS VARIE
4. Siamo candidati al Premio Scerbanenco
5. Fecaloma
6. Speciale Lello Voce
7. Annunci e novità New Italian Epic
- Scrittorincittà, Cuneo, 13-16 novembre (+ due appuntamenti torinesi)
- Einaudi Stile Libero, gennaio 2009: New Italian Epic
- Un contributo sul NIE apparso sulla rivista Atelier
- Un parere su NIE e critica letteraria dal collega Marcello Fois
[...e prossimamente un resoconto del tour spagnolo di WM1. Scriverlo per questo numero di Giap era impossibile.]

EDITORIALE
Change we can believe inAFFINITÀ E DIVERGENZE TRA IL FRATELLO OBAMA E NOI

- Ma fatemi capire, compadres: va bene l'Onda, va bene la roba di Damasco, ma mandiamo fuori un Giap il 4 novembre e sulle elezioni americane non scriviamo proprio un cazzo? Capisco l'overdose informativa, son due anni che ci martellano i maroni, però, insomma, proprio far finta di niente mi pare tanticchia esagerato...
- Uff... E' che scriverne direttamente, con un pezzo ragionato... In fin dei conti tutte le altre cose che ci sono su 'sto Giap fanno riferimento... Mica la capisci 'sta roba di Obama se non capisci la figura dell'eroe... E' un mito salvifico, in una sua versione degradata, ma il succo è quello.
- Esatto, e infatti anche a Lettere, dopo che ho raccontato di Tolkien e della battaglia di Maldon, è venuta fuori puntuale la domanda su Obama.
- L'ho capito, e mi va bene, va bene tutto: ma qui forse sale il primo presidente "post-coloniale" a gestire l'impero, per giunta un nero di nome "Hussein" e...
- Sì, ma l'evento lo hanno talmente anticipato che anche se si verificasse sarebbe una novità vecchia. Teniamo poi conto che 'sta crisi non la gestisci dalla Casa Bianca, in politica estera le differenze tra i due partiti sono minime, questione di sfumature, c'è un'alta probabilità che Obama invece di porre fine alle guerre ne scateni di nuove. Dài che c'è poco da illudersi...
- Vero. Sempre meglio dell'altro, comunque.
- Vabbe', grazie al cazzo, mica è "tanto peggio tanto meglio". Quel che volevo dire io, come fa notare Howard Zinn... 'Spetta, ce l'ho qui, è un intervento uscito su Carta, dice: "C'è una differenza, non abbastanza significativa da spingermi ad avere fiducia in Obama come presidente, ma sufficiente a votare Obama e sperare che sconfigga McCain. Chiunque sia presidente, il fattore cruciale di un cambiamento è che nelle strade e nel paese ci sia una profonda mobilitazione sociale. Io suppongo che Obama potrebbe essere più sensibile di McCain a questa mobilitazione, dato che verrebbe da suoi simpatizzanti, dai suoi sostenitori che mostreranno la loro delusione manifestando".
- Per contrastare quest'ipotesi basta una sola parola: "Cofferati".
- Infatti: fai il giro dei quartieri, parli con le nonne, prendi in braccio i neonati, vai al mercato con Guccini, poi ti tappi le orecchie e vaffanculo tutti.
- Quindi secondo voi Barack Obama = Kaf'arat Al Sharif?
- Piano, il paragone è ingeneroso. Per ovvie ragioni Obama non cerca il consenso dei razzisti...
- ...e poi quelli che negli USA vorrebbero accopparlo, a Bologna avrebbero applaudito alle ordinanze contro i lavavetri e agli sgomberi dei Rom. Comunque, tornando a Zinn, con tutto il rispetto il suo mi sembra wishful thinking, e di quello ne abbiamo a quintali pure in Italia: "Facciamo politiche di destra, tanto la nostra base di sinistra ci voterà lo stesso, continuando a sperare che la caghiamo." Insomma, che differenza c'è col veltronismo?
- Mah, forse il fatto che Zinn non ha fiducia tanto in Obama, quanto nella capacità che avranno i delusi e gli incazzati di fare movimento e di farsi ascoltare...
- Sempre che non si deprimano e basta, qua siamo in tempi di crisi durissima e chiari di luna.
- Io intuisco confusamente che "votare Obama nonostante Obama" non è proprio come "votare Veltroni nonostante Veltroni", ma non saprei spiegare bene perché...
- Beh, vuoi mettere "YES WE CAN" con "SE PO' FA'"?
- Perché McCain è messo male, se vince e poi piega gli stracci, va su la Palin, e quella farebbe più danni a livello planetario di quanti ne possa fare il Berluska dall'Italietta.
- Ma figurati se va su la Palin, quella ci metterebbe solo la faccia.
- Beh, sarebbe più o meno così anche con Obama. In fondo è così quasi sempre. Pure Bush era un pupazzo da ventriloquo.
- Detto questo, rimango dell'idea che dovremmo scrivere qualcosa, non tanto su Obama, quanto sull'aspetto simbolico, che è comunque importante. Voglio dire, qua in Italia c'è la caccia al negro, là un negro diventa presidente, un pensierino su come cazzo stiamo messi varrebbe la pena di farlo...
- E capirai che botta di vita! "Come cazzo stiamo messi" è il sottotesto di TUTTI i numeri di Giap da un anno a questa parte! Sarebbe piuttosto il caso di far notare che il Paese non è proprio narcotizzato come lo voleva il Berluska: lo dimostra il conflitto sulla scuola...
- Comunque, se vince Obama, il Berluska comincerà a dire che ha sempre tifato per lui, che da tempo lo considera un grande amico, e via pacche sulle spalle ai G8 e barzellette sui negri e inviti in Sardegna... La continuità col presente è garantita.
- Compadres, stiamo andando fuori tema, perché il punto è un altro: se proprio oggi decidiamo di non parlare delle elezioni USA dobbiamo pensare a un preambolo dove spieghiamo il perché.
- Mah. Piuttosto renderei conto delle complessità, delle sfumature. Ehi, ma... la stiamo registrando questa riunione?
- Certo, come sempre.
- Sbobiniamola e mettiamola su Giap pari pari!
- Grande!
- Eureka!
- Ma pure le bestemmie?
- Be', quelle magari levale.
- Habemus editorialem.


A PROPOSITO DELL'ONDA
METTI UNA SERA IN UNIVERSITÀ COI WU MING

[WM2:] Dieci giorni fa abbiamo ricevuto una e-mail da Mariastella Tremonti.
Si trattava di un invito, da parte del laboratorio di autoformazione nato all'interno dell'Università di Bologna, occupata contro il decreto Gelmini.

Volevamo invitarvi qui a Lettere perché ci piacerebbe discutere con voi di saperi -nel senso più ampio e plurale del termine- come potenza conflittuale, e delle forme di lotta con cui metterli in campo nell'era della produzione "cognitiva".
Sappiamo che per una precisa scelta non parlate a Bologna da anni, siamo un po' presuntuosi e speriamo di indurvi a fare un'eccezione...per noi sarebbe veramente molto molto importante avere questa opportunità.

In realtà, era da qualche giorno che la cercavamo noi, un'opportunità del genere. Come cittadini e padri di bimbi e bimbe iscritti alle scuole materne, avevamo partecipato a feste, assemblee, notti bianche, fiaccolate... Quel che ancora ci mancava era il tempo e il luogo giusto per intervenire anche come narratori, per raccontare storie che non calassero dall'alto belle e finite, come proclami, ma pronte piuttosto a farsi levigare e trasportare dall'Onda, come un messaggio in bottiglia.
Al telefono, in fase di accordo, è venuta fuori la parola seminario, un termine che nella mia esperienza universitaria significa "lezione più ristretta", approfondimento, discussione. Quando frequentavo Filosofia, i seminari erano percorsi a latere, di approfondimento, spesso tenuti da uno studente a turno che si preparava su un tema e poi lo presentava agli altri per discuterne insieme. Al seminario c'era sempre meno gente che a lezione. Siccome anche Wu Ming 4 ha fatto Filosofia, ci siamo detti, benissimo, ci saranno una cinquantina di studenti, noi ci prepariamo un'introduzione breve e poi sentiamo cos'hanno da chiederci, cosa gli interessa davvero.
Fatto sta che il giorno prima, sull'edizione locale di Repubblica, esce la solita immagine con i cinque ballerini senza volto e un trafiletto che parla di "lezione inaugurale", "Aula 3", "capitale cognitivo". Mi telefona Wu Ming 4 e mi dice che a occhio e croce bisognerà prepararsi qualcosina in più di una semplice introduzione. Va bene, dico, ce l'ho. Ho appena finito di scrivere una cosa sul ruolo delle storie nella società dell'informazione, posso farmi una scaletta e usarla, così vedo anche se funziona o se sono boiate incomprensibili. Poi però una storia bisognerebbe raccontarla davvero. E come per magia, il mio socio ha proprio quel che fa al caso nostro. Una storia su Tolkien, l'orgoglio e la battaglia di Maldon tra anglosassoni e vichinghi.
E così siamo andati. I nostri ospiti ci hanno accolto con i cartelli "Mariastella Tremonti" appesi al collo e ci hanno portati in aula. Gradinate piene, scale piene, un muro di gente fino al soffitto.
Siamo entrati alle nove e mezza, siamo usciti ben oltre mezzanotte e in quelle tre ore fitte ci sono state una ventina di domande illuminanti - su Jenkins, su Obama, sugli eroi, sulla Storia - e un solo intervento fluviale, di quelli che non afferri il punto perché non c'è nessun punto, solo alcol. Però la gente applaudiva lo stesso a ogni frase e io mi sono sentito un cretino sottosviluppato che non riesce a comprendere concetti altissimi.
Solo alla fine mi hanno spiegato che gli applausi erano tattici, nella speranza che il tipo, soddisfatto, la piantasse di parlare.
Per questo, e per molto altro, la serata all'Aula 3 è una di quelle che non potrò dimenticare.


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"L'alternativa per non subire una storia è raccontare mille storie alternative"

NoGelmini / Wu Ming e l'onda

Aula III piena, anzi di più. Studenti assorti, microfono che passa di mano. Scene da un movimento. Tutto normale, se non fosse che al microfono c'è anche Wu Ming. Da quattro anni la sua voce non risuona in un'iniziativa pubblica sotto le Due Torri. "Dall'elezione di Cofferati", spiega. Lo fa adesso di nuovo, surfando sull'onda NoGelmini. "Adesso che Cofferati se ne va", certo. Uno "sciopero degli eventi". Ma, a dirla tutta, "in questi quattro anni nessuno ci ha chiamato". Evidentemente si è creata "corrispondenza tra il voler fare uno sciopero degli eventi e il fatto che lo sciopero degli eventi ci fosse davvero, in città".

L'immaginazione è al potere da sempre, dice Wu Ming. Cantare qualche decennio fa quello slogan significava volere un cambio della guardia, mettere al potere la propria di immaginazione. L'onda, quella imparata a conoscere da qualche settimana a questa parte, non sembra sorpresa. I fatti, continua Wu Ming, da soli non bastano. Perdono, se non si alleano con la narrazione contro la disinformazione. E per spiegarlo salta fuori pure una vecchia controinchiesta pubblicata su Zero in condotta, quando era fatto più di carta che di bytes.

Paura dell'overdose informativa? No, dove c'è molta merda ci sono spesso molti fiori. E molti fiori possono raccontare parecchio. Per fortuna, visto che l'unica alternativa a subire una storia è raccontare mille storie alternative. Storie fatte di parole, e le parole fanno cose.

Poi Beowulf che partecipa a suo modo alla battaglia di Maldon, anno 991. E sempre a suo modo manda a dire: Occhio agli eroi. perchè questi per orgoglio ti portano alla rovina. Dove sarebbe stato Wu Ming? E l'onda? Dalla parte di quei guerrieri che alla coerenza dell'eroismo applicarono la rigida critica delle gambe levate. Fuggire? Darsi alla macchia, e cominciare la guerriglia, la resistenza. Senza armature ingombranti. Impara l'inglese, cura solo hobbies utili, perchè il futuro è una guerra. Così, con la minaccia e la paura, non si fa altro che sovrapporre sulle persone delle armature. Che non diventano pelle. Scegli il campo di battaglia. Non fare come il Pd. Che, versione trash di Obama, accetta il campo semantico dell'avversario.

Davvero così forte, la narrazione? A giudicare dalla serata in cui l'onda incontra Wu Ming, sì. Quattrocento ragazze e ragazzi, tre ore di pensiero messo in comune. E senza neanche il bisogno di narrare trame avvincenti e finali a sorpresa. E' stato sufficiente 'narrare della narrazione', per addentrarsi nella macchia.
L'ONDA OSPITA WU MING 2 E WU MING 4 A MILANO

Mercoledì 19 novembre, Università Statale di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, via Festa del Perdono 3/5, ore 10.30. ATTENZIONE, UPDATE 9 NOVEMBRE: pochi giorni dopo questo annuncio, per problemi logistici l'incontro del 19 è stato spostato al pomeriggio, h. 14.30.

SPECIALE DAMASCO
l'hammam Al Malik Al Zahir[WM4:] Il fatto che l'hammam Al Malik Al Zahir sia anche una trappola per turisti, collocato com'è accanto alla moschea Ommayyade, non significa che non sia un posto bellissimo. E' uno dei più antichi della città vecchia, esiste dal Medioevo. Scendi pochi gradini sotto il livello della strada e ti ritrovi nella grande anticamera con al centro la fontana smaltata a motivi floreali. Tutt'intorno, su un piano rialzato, tappeti e cuscini e, sotto la cupola, un ballatoio di legno. I narghilè luccicano in fila su una parete, pronti a essere chiamati in causa.
Il proprietario è un tipo gentilissimo. Quando mi avvicino per chiedergli una sigaretta mi regala un intero pacchetto. In realtà avrei smesso di fumare, ma sono un po' nervoso e ho deciso di fare un'eccezione. In fondo è la mia prima conferenza in inglese, lingua che leggo piuttosto bene, ma che parlo malissimo.
A dire il vero l'atmosfera è molto informale e serena. I partecipanti a Reloading Images Damascus sono giovani artisti di varie parti del mondo che ho avuto modo di conoscere nei giorni scorsi. Una comunità temporanea di viaggiatori raccolta intorno all'idea di attraversare questa città e trarne suggestioni artistiche, spunti tematici, storie performative. Un po' troppo post-moderni per i miei gusti, ma brave persone, gentili e generose. Fanno di tutto per farmi sentire a mio agio. Del resto io non sono qui tanto come partecipante, quanto come ospite, e oltre a prendere parte ad alcuni dei percorsi psicogeografici per la città (un dejà vu da paura…) sono venuto qui con un intervento bell'e pronto.
Azin e Kaya sistemano lo schermo e il microfono. C'è qualche problema con i sottotitoli in arabo. Alla fine si decide di lasciare la traduzione su un computer a disposizione dei siriani che non capiscono l'inglese. Mentre aspettiamo che si approntino gli ultimi dettagli tecnici, ci viene offerto tè o camomilla. Sorseggio la bevanda calda e ringrazio mentalmente le persone che mi hanno aiutato a essere qui. Alessia, che ha tradotto il mio testo in inglese; Paola, che ha mobilitato i suoi amici londinesi per procurarmi un testo originale introvabile in Italia; Roberto, che si è offerto di aiutarmi con l'inglese durante il question time (quando daremo vita a uno sketch del traduttore simultaneo degno del miglior Walter Chiari). L'ansia è sparita del tutto, sono rilassato, penso che se avessi approfittato dei servizi dell'hammam lo sarei perfino "troppo". Due ragazze e un ragazzo scendono i gradini dalla strada. Non so come, ma intuisco subito che sono italiani, e quando si rivolgono ad Azin sento che l'accento è proprio il nostro. Chiedono se il bagno turco è aperto e lui gentilmente spiega che è stato affittato per una serata particolare, c'è una lecture di Wu Ming.
E' difficile descrivere l'espressione della ragazza italiana (che scoprirò chiamarsi Giorgia):
- Wu Ming? - dice, - Qui?
- Sì -, risponde Azin - E' lui - e mi indica.
Mi faccio avanti e stringo la mano a Giorgia, Valerio e Michela. Sono in viaggio da quindici giorni, hanno attraversato la Giordania, dove hanno partecipato al matrimonio di un loro amico, poi la Siria. Prima di ripartire volevano farsi un bagno turco. Dico che mi dispiace di averli privati di questa possibilità, ma loro sembrano contenti lo stesso, decidono di restare, si tolgono le scarpe, ordinano un tè e si siedono insieme agli altri.
Ventiquattr'ore dopo li rincontrerò sul volo di ritorno in Italia e così avrò modo di scoprire che qualche tempo fa Giorgia ha assistito a una nostra presentazione nella sua città, Bassano. Be', che dire? Con Damasco fanno due.
DA CAMELOT A DAMASCO
AgamemnonMask.JPG"Come si debbano comporre i Miti affinché il Fare vada a buon fine". Influenze letterarie e persistenza del mito nella costruzione dell'icona di Lawrence d'Arabia.

di Wu Ming 4

Testo della lecture tenuta da Wu Ming 4 all’Hammam Al Malik Al Zahir, nella Città Vecchia di Damasco, il 17 Ottobre 2008.
N.B. Dagli appunti per questa relazione è nato anche l'intervento sull'eroismo fatto da Wu Ming 4 alla "serata di autoformazione" organizzata dal movimento NoGelmini di Bologna, vedi sopra.
[L'intervento di Wu Ming 2 era invece basato su "La salvezza di Euridice", lungo testo che, insieme a "New Italian Epic 3.0" di Wu Ming 2, formerà il libro New Italian Epic, in uscita a gennaio 2009 per Einaudi Stile Libero, vedi sotto.]


1. Intro


Il sottotitolo di questa lettura è una citazione. Si tratta della traduzione provocatoria ipotizzata dal professor Gilbert Murray, negli anni Venti del secolo scorso, dell’incipit della Poetica di Aristotele. La traduzione normalmente accreditata è infatti molto diversa e suona così:

Qui tratteremo della poetica nel suo insieme e delle sue forme, quale finalità abbia ciascuna di esse, e come si debbano comporre le trame affinché la poesia riesca bene.

NEWS VARIE

PREVISIONI DEL TEMPO CANDIDATO AL PREMIO SCERBANENCO. Dopo il Premio Sergio Leone e il Premio Emilio Salgari, chissà mai che non vinciamo pure il Premio Scerbanenco e completiamo la triade: western, avventura e crime novel. Fatto sta che con link PREVISIONI DEL TEMPO siamo entrati nella rosa dei cento nominati, link come spiegato qui. Boh. Staremo a vedere.

DIZIONARIO AFFETTIVO DELLA LINGUA ITALIANA. E' uscito nei tascabili Fandango un libro a cura di Matteo B. Bianchi con la collaborazione di Giorgio Vasta. Trecentoquindici scrittori italiani hanno scelto e commentato una parola della nostra lingua, una parola a testa. Il libro le riporta in ordine alfabetico. Per fare un esempio, Tiziano Scarpa ha scelto la parola "ghingheri".
Interpellato dai curatori, Wu Ming 1 ha optato per il termine...

FECALOMA. Parola maestosamente eufonica, dal suono perfetto, sembra caduta dall'empireo delle lingue sacre (dove vive il sanscrito dei Veda) o emersa dal vulcano fumigante delle lingue africane, elemento di una reza in dialetto yoruba, declamazione dedicata a un orisha.
Le parole col suono "k" fanno ridere, faceva notare Danny Simon (autore comico, fratello di Neil). Lo Yiddish è pieno, di vocaboli così, e sono quasi tutti insulti: "Schmuck", "Schmendrick", "Meeskeit". Infatti lo Yiddish fa ridere. E i comici dicon sempre "cazzo" e "culo". Forse dipende dal fatto che, mentre pronunciamo l'occlusiva velare sorda, la lingua, le labbra e tutti i muscoli del volto sono già in posizione, pronti per la risata. Pronunciate "fecaloma" facendo scoppiettare la seconda sillaba: è già un avvio di risata.
Tuttavia, il significato è terribile: "fecaloma" è l'ammasso di merda dura, pietrificata, che ostruisce l'intestino. L'intestino crasso, per la precisione. In tali condizioni non si evacua, non si caga. Il problema si risolve col clistere.
Antichi fecalomi intasano le viscere del Paese. Chi somministrerà il clistere? E poi, basterebbe un clistere? Non c'è forse bisogno di una lunga, lunghissima seduta di idrocolonterapia, per sciacquare le interiora di 'sto mostro comatoso?

SPECIALE LELLO VOCE. E' uscito per l'editore Le Lettere di Firenze link un triplice "oggetto poetico", libro + dual disc (cd + dvd video) che, nel raccogliere e ripercorrere la multiforme opera declamante di Lello Voce (poesie scritte dal 1991 al 2008), al contempo getta ponti in avanti, proseguendo nel lavorìo "ad alta voce" (versificatorio e musicabondo) che da anni contraddistingue il poeta/attivista/rapper/griot napoletano trapiantato nel Nord-est.
Il libro si chiama L'esercizio della lingua, il disco allegato è Piccola cucina cannibale. Nel libro, tra i vari contributi, ce n'è uno in versi di Wu Ming 1. Su Carmilla è in bella mostra uno speciale dedicato all'uscita, così articolato:
- una scheda relativa al versante audio & musicale del progetto;
- mp3 scaricabili e testi di due brani del cd (Il verbo essere e la title-track);
- il video della canzone La buona fede di Luca Bassanese feat. Lello Voce, che proponiamo anche qui di fianco perché merita.
- diversi link a video disponibili in rete (Lello Voce live);
- la presentazione in versi di WM1;
- una nota biografica su Lello Voce.
link
Lo speciale è qui.

Copertina New Italian EpicSEGNALAZIONI E AGGIORNAMENTI SUL NEW ITALIAN EPIC

SCRITTORINCITTÀ, CUNEO, 13-16 NOVEMBRE 2008. link Un PDF con gli aggiornamenti sul festival Scrittorincittà 2008. Ricordiamo che in quel contesto, domenica 16 novembre alle h.16:30, si terrà il dibattito "New Italian Epic: gli stati generali della narrazione", con la partecipazione di Wu Ming 1, Wu Ming 5, Carlo Lucarelli, Antonio Scurati, Letizia Muratori, Mauro Gervasini e Giuseppe Genna. Coordinerà Loredana Lipperini. Cinema Monviso, ingresso € 3.

PRIMA, PERÒ, SIAMO A TORINO. Per la precisione al Circolo dei Lettori, via Conte Giambattista Bogino 9, il 13 novembre alle h. 21.00. Nell'ambito degli incontri "MAPPAMONDI: Racconti di viaggio", Wu Ming 1 e Wu Ming 5 presentano il libro link Grand River (Rizzoli 24/7 Stranger, 2008).
Il giorno dopo, 14 novembre, sempre con WM1 e WM5, incontro sul New Italian Epic al circolo ARCI "Fuori Luogo", Corso Brescia 14. link Maggiori dettagli appariranno qui.

NEW ITALIAN EPIC SU CARTA, PER EINAUDI. E' ufficiale, a gennaio uscirà nella collana Stile Libero il libro New Italian Epic, composto dalla versione "3.0" del memorandum (divisa in due parti: New Italian Epic e Sentimiento nuevo) e da un lungo saggio di WM2 intitolato "La salvezza di Euridice". A destra, la copertina provvisoria.

IL CONTRIBUTO DI TABARD. E' uscito il n.51 del trimestrale di poesia link Atelier. Tra i vari materiali, un cospicuo intervento sul New Italian Epic (in particolare sulla lingua del New Italian Epic) a cura della redazione di un'altra rivista letteraria, Tabard. Per gentile concessione degli autori il testo (che si intitola "Paradossi, problemi e possibilità del nuovo romanzo epico italiano") verrà presto pubblicato anche su Carmilla.

LA PAROLA AL COLLEGA MARCELLO FOIS. Ci ha fatto molto piacere imbatterci in link un'intervista rilasciata da Marcello Fois al sito L'Italie à Paris. Abbiamo tradotto dal francese qualche passaggio, che riproponiamo qui.

Marcello FoisSe è d'accordo, parliamo un po' della "situazione letteraria italiana". Ho l'impressione che in questo momento le cose non vadano affatto male, soprattutto a paragone con quanto accade in Francia, dove è tutto un po' più statico. C'è un dibattito interessante, un confronto di idee sul ruolo della letteratura rilanciato qualche mese fa da un articolo di Wu Ming, ripreso poi da Giancarlo De Cataldo, a proposito del New Italian Epic...

Wu Ming e De Cataldo sono stati vittime di attacchi durissimi da parte dell'establishment, e non è un caso. Per la prima volta la critica è in grave ritardo su questa materia, la produzione letteraria. Anziché recuperare questo ritardo, la critica reagisce aggredendo gli scrittori. La critica, che per molto tempo ha avuto la funzione di accogliere le nuove tendenze, di analizzarle e di esporle al grande pubblico, oggi fa l'esatto opposto, e dunque gli scrittori hanno imparato a fare a meno dei critici. Abbiamo un impatto sul pubblico senza bisogno dei critici.

Forse questo ha a che fare anche coi nuovi mezzi di comunicazione, penso in particolare a Internet.

Noi siamo riusciti a superare questa specie di pudore del locale. Grazie anche a una certa critica, noi in Italiana avevamo un'attitudine provinciale di fronte agli autori italiani. Si assisteva al paradosso di vedere pubblicati autori mediocri ma anglosassoni mentre si chiudevano le porte a buoni autori italiani. Ma dall'inizio degli anni '90 la situazione è cambiata. Alcuni scrittori hanno deciso alla buon'ora di aggirare gli ostacoli, ma questo è iniziato anche prima di Internet. Quando iniziammo a scrivere, per quelli come noi non c'era spazio, non ce n'era assolutamente. La triade Pasolini - Calvino - Moravia non aveva avuto eredi, in giro non c'era nessuno. Allora il Gruppo dei Tredici e i Cannibali hanno fatto da cavallo di Troia. Siamo entrati nel mercato editoriale italiano in un periodo in cui si guardava al "nouveau roman" quando in Francia lo si era già abbandonato da tempo. In Italia, all'epoca, per essere buono un romanzo doveva per forza non avere lettori. Se un libro aveva molti lettori era necessariamente cattivo, prodotto da uno scrittore mediocre. La nostra fortuna fu un piccolo gruppo di lettori fedeli. Ci siamo messi contro tutta la critica perché facevamo letteratura popolare. E abbiamo dimostrato che si può scrivere bene e per molte persone [...]
La "nuova epica" dei Wu Ming è uno sviluppo di quella tendenza, perché se la prima fase consisteva nel liberarsi dal pudore di fare letteratura di genere, senza prestare ascolto ai critici, la seconda fase - più recente - concerne la tematica. Ci si è sbarazzati del pudore di parlare dell'Italia di oggi. Si è fatto riferimento alla situazione attuale del nostro Paese per la via traversa del romanzo storico. Memoria del vuoto è un romanzo totalmente attuale. Per quel che riguarda ad esempio la guerra di Libia, io mi sono impegnato a distruggere il luogo comune, completamente falso, del colonialismo italiano come colonialismo morbido. Fino agli anni Settanta tutti gli storici, anche quelli che si dicevano di sinistra, hanno cercato di dimostrare che, a differenza di quello francese e di quello inglese, il colonialismo italiano è stato umano. Niente di più falso! E' stato orribile: stragi, pubbliche impiccagioni di civili, a volte anche tremila al giorno, stupri di donne e bambini... tutto questo era quotidiano. Noi siamo stati i primi a sperimentare i gas nervini, prima dei nazisti. Il "New Epic" come movimento parla precisamente di questo, e gli autori italiani non sono mai stati tanto tradotti come ora, checché ne dica la critica.