ETTORE E FONSO, BRIGATA STELLA ROSSA
 
Stemma della Brigata Stella Rossa - Lupo
"Un ringraziamento di cuore per una citazione da 54, che ho appena finito di leggere: il Fonso presente nelle memorie di Ettore, partigiano nella Brigata Stella Rossa-Lupo, era link mio nonno e l'aneddoto dello zabaglione in mezzo alla battaglia è vero, me lo raccontava da piccolo anche mia bisnonna!"
Davide Ventura, 11/09/08
NUOVE DATE DI 54, CONCERTO /LETTURA SCENICA
Yo Yo Mundi + Fabrizio Pagella
Pordenone, 6 e 7 novembre 2008
Teatro G. Verdi
link Info e prenotazioni

EDITORIALE
Gummo non c'è più"VENITE A VEDERE SE CI SIAMO ARRESI"

La formula perfetta dell'etica, così come viene espressa da Albus Silente, è dunque la composizione di questi tre elementi: ciò che è giusto, ciò che è facile e lo spettro della morte.
- Simone Regazzoni, Harry Potter e la filosofia

Il titolo di questo editoriale è preso a prestito dal festival No Dal Molin. Ci è piaciuto appena l'abbiamo sentito, prima ancora che Wu Ming 2 portasse a Vicenza il reading musicale su Pontiac. A oltre tre mesi dall'ultimo numero di Giap ci sembra un buon modo per annunciare la ripresa delle trasmissioni e introdurre le notizie che ci riguardano.

Per noi è stata una primavera-estate intensa, complessa, anche dolorosa, per motivi che hanno a che fare con la sfera pubblica, con quella privata e con i molti punti di intersezione tra le due.

Così ci ritroviamo a settembre con la sensazione di essere su un crinale non facile nel nostro percorso (del resto, non sono tempi facili per nessuno). Eppure quando il gong ha suonato, ci siamo accorti di essere ancora al centro del ring, ammaccati e indolenziti, ma ancora qui. Probabilmente perché certi passaggi obbligano a rafforzare la propria determinazione, a non mollare, a dirsi ancora, dopo dieci anni: "Quello che devo fare". Anche se a volte tocca farlo "quasi alla cieca".

Punti di passaggio, dicevamo. La primavera del 2008 ci ha visti impegnati in un esperimento inedito nella nostra carriera di narratori. Abbiamo "invaso" il mercato editoriale e l'infosfera con molte uscite ravvicinate, assai diverse tra loro: tre racconti, un romanzo solista, un diario di viaggio, un saggio letterario (che è diventato una sorta di "best downloader" della rete), un "audiolibro illustrato" divenuto reading/concerto dal vivo. A questo si sono aggiunte pubblicazioni all'estero di nostri libri e svariati inviti dall'Italia e da altri paesi per andare a parlare di quello che stavamo facendo.

In una manciata di settimane abbiamo percepito un cambiamento nella considerazione che gli addetti ai lavori avevano di noi. Senz'altro abbiamo raggiunto un bacino inconsueto di lettori, incluse persone che fino a un paio di mesi fa non sospettavano nemmeno della nostra esistenza. In definitiva si è trattato forse della stagione più impegnativa da quando il collettivo esiste... e non è ancora finita.

E' possibile che proprio l'accelerazione improvvisa imposta agli eventi ci abbia costretti a fare i conti con noi stessi, con la nostra tenuta come singoli e come ensemble. Non siamo in grado di valutare fino in fondo la portata dell'anno che si sta avviando a conclusione, solo il tempo ci aiuterà a capire. Ad ogni modo, dal periodo che ci stiamo lasciando alle spalle sono germinate idee e progetti editoriali per il 2009. Siamo già al lavoro, ma un'anticipazione rovinerebbe la sorpresa.

Certo la situazione circostante non invoglia all'entusiasmo, tutt'altro. Nel Paese Semplice c'è un clima da Mississippi Burning. Ma sappiamo che gettare la spugna sarebbe una scelta poco interessante, prima ancora che sbagliata.
Non resta che continuare a battere sui tasti e a macinare chilometri, fidando nelle gambe, nella buona sorte, nelle persone di buona volontà.

MILANISSISSIPPI BURNING
DOPO UN OMICIDIO RAZZISTA: NOTE DI TESTIMONIANZA E SCRITTURA


Brava genteL'omicidio di Abdul Guibre a Milano ha colto di sorpresa molti "addormentati nel bosco" (veri e finti), tra i quali non ci annoveriamo. Nella storia recente di questo paese l'omicidio a sfondo razziale non è affatto una novità. Nemmeno la strage razzista lo è: è strage razzista quella in cui le morti pesano meno di piume, perché le vittime sono diverse da noi e inferiori (come nello speronamento della Kater I Rades). E' prassi corrente anche la profanazione del cadavere del negro: si pensi ai corpi pescati e rigettati a mare tipo secchiata di pattume (come dopo la strage di Portopalo).

L'episodio dell'altro giorno sta giustamente suscitando orrore in chi ha ancora capacità di provarne. Ha "forato" l'attenzione per via della dinamica para-klanista, perché è avvenuto alla luce del sole e per il periodo di sconforto generale in cui avviene, sconforto che attanaglia la fu sinistra etc.
La morte di Guibre ci carica d'angoscia, tuttavia aggressioni in cui "ci è scappato" il morto (o non ci è scappato per puro caso) ne abbiamo viste eccome. Casi di omicidio razzista, commessi anche da forze dell'ordine e sovente mascherati da "incidenti" (perché loro hanno i mezzi per mascherarli) ne abbiamo visti eccome. E quanti strani "collassi", "suicidi" et similia avvenuti nei CPT fanno capolino in brevi lanci d'agenzia? E pestare a morte un ragazzo perché ha il codino e un aspetto, ehm, "di sinistra" è forse meno spregevole e meno "razzista" che ucciderlo per il colore della pelle?
Tutto questo non è iniziato dopo la terza vittoria del centrodestra. Il Walter Veltroni che oggi denuncia l'odio e chi lo fomenta è lo stesso che, sulla base di una colpa individuale, dopo l'omicidio Reggiani spedì ruspe e vigili a compiere una rappresaglia contro centinaia di persone, bimbi compresi, gettando benzina sulle fiamme del razzismo.
Del resto non è la prima volta, quel tale link lo abbiamo già visto accusare altri di cose che aveva fatto anche lui, più o meno uguali o addirittura peggiori, quand'era al governo.

Nell'ultimo anno tanti intellettuali (passateci il termine) e scrittori, anche e soprattutto scrittori attivi in rete, si sono fatti la gola rossa e piena di placche a furia di denunciare quest'escalation, decostruire miti e leggende d'odio, fare informazione su quello che stava e sta accadendo, l'incrudelimento del clima, la voglia di capri espiatori e linciaggi.
Si va dal partecipatissimo - ma privo di conseguenze - appello link "Il triangolo nero", scritto dopo la "caccia al rumeno" seguita all'omicidio Reggiani, a decine di post, articoli, analisi, racconti e reportages apparsi su Carmilla, Nazione Indiana (preziosa link la sezione "Razzismi quotidiani"), Il Primo Amore (dove si denunciava la caccia ai Rom ben prima che facesse notizia sui media nazionali, quando l'unico "vip" a parlarne con serietà era Gad Lerner) e Lipperatura, passando per svariati numeri di Giap con interventi sul tema, link a volte veri e propri dossier.
Tanti colleghi - citiamo a caso Alberto Prunetti (sua una minuziosa disamina dei link "Luoghi comuni contro Rom e Sinti), link Marco Rovelli, Andrea Inglese, Valerio Evangelisti, Sergio Baratto, Helena Janeczek, Lello Voce, Giulio Mozzi, Gianni Biondillo, Loredana Lipperini, Beppe Sebaste, Leonardo Colombati e moltissimi altri - hanno scritto, sviscerato, testimoniato. Alcuni di loro hanno promosso e organizzato eventi contro il razzismo (es. nel gennaio scorso link il reading degli scrittori veneti in piazza a Treviso).
Nel frattempo si sono moltiplicate le aggressioni di stampo fascista (qui link un elenco in PDF aggiornato quotidianamente), e abbiamo dovuto fare frustranti "dediche" a sempre nuovi morti, da Renato Biagetti a Nicola Tommasoli, da link Giuliano Bruno ad Abdul Guibre. Inascoltate voci nel deserto, link da tempi non sospetti poche persone (tra cui noialtri) denunciano il ritorno della violenza nera per le strade delle nostre città.

Questo sforzo collettivo è uno sforzo di testimonianza. La testimonianza va bene sul medio-lungo periodo, ha un effetto cumulativo, di sedimentazione. Sul periodo breve, invece, abbiamo grossi problemi. Se non trovano una forza materiale che le usi, le armi della critica non hanno effetti pratici, non fermano le spranghe, non impediscono i pestaggi, e per quanto si usi la parola ci si sente impotenti. Al momento quella forza materiale, se pure ci fosse, non trova canali per esprimersi.

Noi scrittori, ad ogni modo, dobbiamo compiere un lavoro in più. Dobbiamo sì esprimerci come cittadini, ma abbiamo anche il dovere di affrontare queste urgenze con la lingua e gli strumenti che sono propri della nostra attività. Dobbiamo moltiplicare le occasioni in cui interrogarci insieme su come affrontare tutto questo attraverso la letteratura e la narrazione - attraverso una lingua che non sia quella frusta del cronismo o peggio, del benintenzionato volantino, dell'incazzoso sito di controinformazione.
La letteratura può dare un contributo importante - un contributo specifico, suo proprio - alla lotta contro il razzismo. Lotta che, se vuole essere efficace, non può limitarsi a difendere chi subisce il razzismo, ma deve puntare a smontare le comunità immaginarie che dal razzismo sono costruite e tenute insieme:
- la comunità degli "Occidentali";
- la subcomunità degli "Italiani";
- la sub-subcomunità dei "Padani";
- le varie sub-sub-subcomunità di strapaese e strapaesello.
La letteratura può aiutare a farlo, perché può seminare il dubbio mettendoci in panni altrui, sostituire al nostro altri punti di vista, farci uscire dai confini della nostra esperienza diretta.
Nel link memorandum sul NIE (versione 2.0) Wu Ming 1 scrive:

Stiamo sempre alle opere: i libri NIE raccontano forse una comunità nazionale, il "popolo italiano" col suo fantomatico "carattere" (fatto di "arte d'arrangiarsi" e generosità, perenne verve e simpatia anche in faccia alle avversità), oppure raccontano le lacerazioni, il divergere e divenire caotico, le deterritorializzazioni e riterritorializzazioni nel corpo frollato di un paese implodente, razzista e illividito? Non ho dubbi su come rispondere. Quella che cerco di fotografare è un'epica della differenza e della moltitudine, un'epica delle anomalie e del bellum intestinum che corre lungo la storia del nostro paese. Quando certi editorialisti se la prendono con Gomorra per come descrive agli stranieri l'Italia, la sua società, la sua economia, e imputano al libro di "infangare la nostra reputazione", ebbene, colgono nel segno. Un raccontare non addomesticato non può che infangare la loro reputazione. Come sbraitava quel tale, facciamo passeggiare i lettori per le fogne.

Biondillo e Rovelli, ciascuno a suo modo, ci hanno mostrato l'interno di un CPT. Moresco ha scritto Zingari di merda. Le migrazioni e i razzismi sono temi trattati in modo esplicito o implicito in molta narrativa italiana degli ultimi anni, e diversi romanzi affrontano i nodi del colonialismo italiano, dell'imperialismo fascista, delle origini del nostro razzismo alimentato da "belle abissine", "italiani brava gente" e "bongo stare bene solo al Congo".
E' qualcosa, è importante, bisogna sforzarsi di più. Ci vuole un'epica adeguata, un'epica delle migrazioni e dei migranti, del razzismo e dell'antirazzismo, delle comunità che nascono e di quelle che muoiono. Lavorare sulle connotazioni, scavare la lingua, evocare per suoni e immagini la sofferenza, gli sforzi, le marce forzate, gli imbarchi...

Cantami o musa delle cause e dell'offesa
quanto può un eroe patire per trovare casa
partendo da Troia passando per Cartagine
per raccontare a tutti qual è la nostra origine
attraverso Scilla, Cariddi e il Tevere
un'epopea del genere non sarà mai cenere...

...raccontare le discriminazioni quotidiane ma anche il crimine, i soprusi, le nuove mafie e tratte e schiavitù (perché non servono narrazioni "buoniste" in cui i migranti siano vittime immacolate). E bisogna che si alzino nuove voci "post-italiane" o "italo-ibride", che nascano progetti comuni tra narratori coi piedi in mondi diversi, in squilibrio tra origini e culture.
[Sta succedendo, inizia a succedere, nell'indifferenza di chi si lagna che non succede nulla. Su questo piano - quello di una sua letteratura "postcoloniale" - l'Italia è indietro, e ciò significa che queste letterature saranno diverse da quelle sviluppatesi altrove. Questo paese ha una feconda tradizione di "ritardi trasformativi".]

un'epopea del genere non sarà mai cenereCosì quando vediamo in giro uno straniero
pensiamo a Enea, a Virgilio, all'Ulisse di Omero
si chiami Zapatero, si chiami Sarkozy
diciamo a 'sti signori qui: chiudiamo i CPT!
lasciamo free (sì free!) chi ha un profugo destino
non chiamiamo mai un uomo clandestino...

Ci stiamo provando, cerchiamo di cogliere ogni occasione per provarci.
Quando Giancarlo De Cataldo ci ha chiesto un racconto per l'antologia Crimini italiani siamo tornati con la mente a una storia di qualche anno fa, una storia vera, l'uccisione di un migrante da parte di forze dell'ordine, in circostanze che fanno pensare a un'esecuzione a freddo, esecuzione priva di movente a parte la pelle nera della vittima. Quel che è certo è che la versione ufficiale diffusa a suo tempo dai media aveva elementi di insensatezza, di assurdo alla Lewis Carroll.
link
Momodou si ispira a quella vicenda, descrive l'uccisione di un migrante africano in un imprecisato Sud Italia, descrive quel che accade subito prima e subito dopo la morte, e poi risale più indietro nel tempo, all'infanzia della vittima e a quella del carnefice. Nei limiti posti dal formato breve, abbiamo cercato di raccontare - per accumulo di dettagli, ricordi, scambi di frasi - la comunità generata dal razzismo. Anzi, due comunità generate dal razzismo, perché nemmeno la comunità delle vittime sarebbe la stessa in assenza di razzismo.

Insomma, provarci.
Senza mai dimenticare che tutto questo non cade dal cielo. Il razzismo è un principio regolatore del mercato del lavoro. L'aumento del razzismo è una conseguenza della "guerra tra poveri". La guerra tra poveri è la conseguenza (cercata, pianificata) di precise scelte politiche ed economiche.

Ci sono stati santi, guerrieri, eroi, e ladri
l'Eneide è il racconto dei padri dei padri
sotto queste mura di tutti noi romani
scorre anche il sangue di popoli lontani
e ci scusi la maestra per qualche licenza
non proprio all'altezza ma capisca anche l'urgenza... (*)

Gettiamo queste note nel dibattito. Fatene l'uso che volete.

* Assalti frontali, Enea Super Rap, 2008


RESOCONTI
ABBIAMO VINTO IL PREMIO SALGARI


Logo cantina SalgariDopo il Premio Sergio Leone 2007, consegnatoci da Gianni Minà, ecco il Premio Emilio Salgari 2008, vinto da Manituana ex aequo con I miei mari di Folco Quilici. Presenze, evocazioni dalla nostra giovinezza televisiva. Supponiamo sia come, per un ex-bambino "normale", incontrare il Mago Zurlì.

Diluvia, il cielo bramisce come un branco di alci ad Arbizzano, Valpolicella, dodici chilometri da Verona, mentre ci consegnano la busta con i soldi e otto bottiglie di Amarone "Rabieto", cantina Salgari 2003, etichetta personalizzata (c'è scritto "Wu Ming - MANITUANA").
Premio Emilio Salgari di Letteratura Avventurosa, seconda edizione - 2008. La prima l'ha vinta Valerio Massimo Manfredi.

Manfredi... Ti ricordi, ti ricordi, ti ricordi? Eravamo a Cuba nel 2000, alla Feria Intercontinental del Libro, noi con Q, lui con Alexandros. Noi ci mischiavamo al popolaccio di Cojimar, lui incontrava in pompa magna Fidel insieme ai vertici della Mondadori spagnola. El comandante en jefe ricevette in dono un'edizione speciale extra-luxe di Alexandros, copertina in pelle col titolo cucito in oro. Ti ricordi, ti ricordi?

Folco QuiliciQui in Valpolicella, otto anni dopo, siamo in finale con Quilici (venerato maestro), i Kai Zen (giovani promesse) e noi stessi (soliti stronzi). "E' un voto contro i giovani!", esclama WM1 quando annunciano che la giuria popolare (400 lettori sparsi sul territorio) ha punito le giovani promesse, preferendo il maestro e gli stronzi.

Abbiamo filmato l'intero evento dal palco, compreso l'istante in cui ci premiano, rovesciando i ruoli: lo scrittore non viene ripreso ma riprende. Chissà se e come le useremo, quelle immagini.

La sera ceniamo con Quilici, svelto di testa, acuto d'occhio, acre di lingua. Nel 2006 inserito da Forbes tra le "cento firme più influenti del mondo", qualunque cosa significhi... Commensale di quelli che capitano poche volte, la serata vola come vola quando tra persone lontane e diversissime si trovano intese inattese, oblique e maramalde. Ci racconta che in un documentario la RAI non gli ha lasciato usare Faccetta nera perché... è ancora sotto copyright e le spese SIAE avrebbero forato il tetto del budget. L'aneddoto serviva a commentare un episodio narrato dai Kai Zen. La parola al "cugino" Guglielmo Pispisa:

Qualche mese fa a Negrar siamo stati invitati a una rappresentazione teatrale tratta dal nostro libro messa in scena dai benemeriti della Compagnia Fantasma. Il tutto organizzato dal comune. Alla fine dello spettacolo si presentano due funzionari SIAE che chiedono come mai non sono stati avvisati ecc. Viene loro spiegato che lo spettacolo era gratuito e tratto da un libro concesso in licenza creative commons, dunque liberamente fruibile. Viene anche mostrata loro la licenza sul colophon del libro.
Risultato? La SIAE ha multato il comune. Multa di duecento euro, mi pare, che noi Kai Zen stiamo ovviamente adoperandoci per far annullare. Dunque la SIAE ha deliberatamente multato un soggetto che rappresentava un’opera che sia l’autore che l’editore avevano espressamente concesso liberamente.
La mia domanda è: gli interessi di CHI ha voluto tutelare la SIAE con quella multa? Non quelli miei di autore, non quelli di Mondadori quale editore, visto che entrambi avevamo acconsentito al libero utilizzo dell’opera. E allora?

Gabriele La PortaLa notte ci portano al B&B. Accendiamo la TV sperando di trovare il Palinsesto Notturno dell'alchemico La Porta [a destra, in una delle sue apparizioni verso l'alba], ma la porta non si apre. C'è "Un giorno in Pretura" sul processo a Vanna Marchi e alla figlia. Farebbe paura persino a un leon, le labbra viola sono un pallone frenato, nelle testimonianze dei raggirati e nella loro dabbenaggine risuona lo Zang! Tumb! Tumb! delle guerre future. Aveva ragione il nostro agente, il comandante Cienfuegos, quando all'indomani degli arresti sentenziò: "Le vittime di Vanna Marchi andrebbero interdette dal voto". Sì, perché sennò votano varianti di Vanna Marchi, coazione a ripetere, la Sindrome di Stoccolma non muore mai.
Cachinni, battutacce, siamo tornati leggeri, come le trasferte dei primi tempi.
Di solito viaggiamo in coppia, per non gravare sul fondo delle tasche di chi ci invita, ma già in trio cambia tutto, e non siamo in quartetto solo perché WM2 è a Cagliari con il tour di Pontiac.
Dalla terrazzina si vede la distesa di luci di Verona. La Valpolicella è ancora bella, solo in parte piagata da un boom cementizio senza costrutto, ville villine villette come psoriasi interrompono il verde dolce delle colline, e qui va ancora bene: il Veneto di pianura è solo più una distesa di capannoni.

Anche questa è fatta. Peccato non aver incontrato il sommo Alan D. Altieri. Doveva esserci anche lui, ma è negli USA. Ha la cittadinanza americana, e lo hanno pescato a sorte per fare il giurato in un processo! Sicuramente ne trarrà diversi spunti. E comunque c'era Bjorn Larsson, che parla un perfetto italiano e a un certo punto ci ha chiesto:
- Ma perché avete filmato tutto?
- E' una performance.
- Aah, ecco...

Ora vogliamo il Premio Sven Hassel 2009.

La mattina dopo, 14 settembre, l'sms di un collega: "Cazzo! Suicida Foster Wallace!"
Davanti allo specchio, rasoio in mano, in testa una canzone dei Soft Machine.
S'intitolava: Dedicated To You But You Weren't Listening.

QUANTI LIBRI VENDIAMO
OPERAZIONE GLASNOST 2008


Come ogni anno, rendiamo pubblici i dati di vendita dei nostri libri aggiornati al 31 dicembre dell'anno prima.
Il senso dell'operazione lo abbiamo spiegato più volte: è una questione di trasparenza e di approccio laico allo scrivere come lavoro.
In Italia a vender libri si fa una fatica boia, soprattutto con 'sti chiari di luna, ma noi siamo qui. Come collettivo, siamo un autore "da media classifica". Come singoli, siamo autori "di nicchia consistente". In un paese come questo in un momento come questo, vuol dire qualcosa e può non voler dire niente. Dipende dall'occhio di chi guarda. Per noi vuol dire qualcosa.
Ecco quanto abbiamo venduto in Italia nell'anno 2007, poco o tanto che sia.
[Per una panoramica più larga, metteremo on line una pagina ad hoc.]

Nel 2007, primo anno (anzi, dieci mesi) di presenza in libreria, Manituana ha venduto 54.152 copie. E' di gran lunga il nostro miglior primo anno da quando siamo in attività. Nel 1999 Q, finalista al Premio Strega, ne vendette 31.469.

Nel 2007, nona annata di presenza in libreria, Q ha venduto 13.082 copie. Dal marzo 1999 ne ha vendute 145.770 nelle edizioni Einaudi, più circa 120.000 dell'edizione one-shot ne "I Miti". Venduto complessivo: intorno alle 265.000.

Nel 2007, quinto anno di presenza in libreria, 54 ha venduto 4864 copie. Dal marzo 2002 ne ha vendute 52.028. Nel 2008 il libro è stato ripubblicato in tascabile.

Nel 2007, sette anni dopo l'uscita, sei anni dopo la scomparsa dal catalogo Tropea, due anni dopo la riapparizione in edizione Einaudi, Asce di guerra ha venduto 1368 copie. Il totale è 26.712 copie sommando le diverse edizioni.

Nel 2007, quarto anno di presenza in libreria, Guerra agli umani di Wu Ming 2 ha venduto 1263 copie. Il totale è 27.445. Nel 2008 il libro è stato ripubblicato in tascabile.

Nel 2007, quarto anno di presenza in libreria, New Thing di Wu Ming 1 ha venduto 839 copie. Il totale è 22.508.

Nel 2007, quinto anno di presenza in libreria, l'antologia Giap! ha venduto 340 copie. Il totale è 14.126.

Nel 2007, settimo anno di presenza in libreria, Havana Glam di Wu Ming 5 ha venduto 9 copie. Il totale è 9584.

Nel 2007, secondo anno di presenza in libreria, Free Karma Food di Wu Ming 5 ha venduto 204 copie. Il totale è 8041.

Unico dato di quest'anno già conosciuto e divulgabile: nel periodo 18 maggio - 15 settembre 2008 l'audiolibro illustrato Pontiac, ideato da Wu Ming 2, è stato scaricato 2306 volte. 71 persone hanno scelto di pagarlo, la media delle donazioni è 7 euro (il prezzo consigliato era 5).

N.B. I dati di vendita di Stella del mattino, Previsioni del tempo e Grand River saranno disponibili soltanto nel 2009.

PER RIPRENDERE IL DISCORSO...
RICAPITOLANDO L'OFFENSIVA DI PRIMAVERA

In realtà di Previsioni del tempo, Stella del mattino, Pontiac e Momodou già sapete, ne abbiamo parlato diffusamente anche prima della pausa estiva. Ma ci sono due titoli che abbiamo soltanto presentato, peraltro fugacemente, e su cui vale la pena dire qualcosa in più.

GRAND RIVER
Grand River è un racconto di viaggio, può essere visto come un "sequel obliquo" di Manituana, perché narra di un pellegrinaggio nei luoghi dove vissero Joseph e Molly Brant dopo la loro fuga dalla Mohawk Valley. Nell'autunno 2007 un "io narrante multiplo" trascorre un mese in Canada, visita le tombe dei nostri personaggi, cerca tracce di una loro eredità nei ricordi di chi vive in quei posti. Inizia dal Québec, dove si aggira perplesso, poi si sposta in Ontario e in British Columbia, dove visita riserve, musei e centri culturali indiani, e infine incontra leader delle lotte dei nativi americani. Per vari motivi, non ultima la scelta di "sovraccaricare l'io narrante" delle esperienze (e a volte angosce) di due diversi viaggiatori, è il nostro libro più "intimista" e lacerato. E' uno strano esempio di autofiction, che si scioglie nell'epilogo.
E' uscito a giugno per Rizzoli 24/7 Stranger, pp.214, € 15.
Recensioni, commenti e spunti interessanti li stiamo segnalando link qui.

Tre coltelli nel cuore della PatriaAMERICAN PARMIGIANO
E' il racconto scritto per i "Corti di carta" del Corriere della sera, arrivato in edicola il 12 luglio scorso. Pare sia piaciuto molto. L'idea ci è venuta chiacchierando col nostro agente letterario - il comandante Heriberto Cienfuegos - di Benjamin Franklin e di una sua lettera del 1769 all'amico John Bartram, in cui scriveva:
"I confess that if I could find in any Italian Travels a Receipt for making Parmesan Cheese, it would give me more Satisfaction than a Transcript of any Inscription from any old Stone whatever."
Da questa suggestione abbiamo tratto un apologo su precarietà, proprietà intellettuale, brevetti, diversità culturale, link"mentalità del ghetto" e "fuga dei cervelli".
Dicevamo, pare sia piaciuto molto, ma non sempre per i motivi che speravamo. Anzi, diciamo pure che... Insomma... In rete un lettore ha parlato di "inno patriottico a un simbolo nazionale". E un altro ha scritto:
"Perchè sapete...l'Italiano è patriottico...anche se non sembra...! E guai a chi ci tocca la pizza, la mamma e il formaggio...vendiamo cara la pelle!"
Ora, è vero che una volta scritta una storia va per il mondo e se ne frega del suo autore, però l'autore ce l'avrà pure il diritto di trovare r-a-g-g-e-l-a-n-t-e il giudizio di un lettore.
Come si spiega una simile lettura? Abbiamo sbagliato tutto? Il racconto è scritto talmente male da rovesciarsi nel proprio contrario? Qualcuno ha una spiegazione, please?
Finora, noi dal buco abbiamo cavato un solo ragno: American Parmigiano ha avuto una tiratura altissima ed è uscito con un giornale molto distante dalle nostre posizioni, anzi, dal nostro mondo. Ha quindi raggiunto lettori poco avvezzi a un'impostazione come quella che abbiamo dato al racconto, talmente poco avvezzi da non riconoscerla e scambiarla per un'altra: quella opposta.
Si sappia: è difficile trovare qualcuno più "a-patriottico" di noialtri. Il parmigiano ci piace, ma non perché è tricolore. E il parmigiano è un pretesto.
Comunque, a breve lo mettiamo scaricabile, così anche chi se l'è perso in edicola potrà giudicare.

UN ANNO DA GLOBETROTTER / SULLA VIA DI DAMASCO
APPUNTAMENTI IN ITALIA / SETTEMBRE-OTTOBRE 2008


Non è un nuovo tour, sono gli ultimi impegni concordati. Andiamo a chiudere l'Annata Intensa, prima di fermarci un po' e dedicarci solo alla scrittura... salvo qualche strappo alla regola, dato che non sarà un Sabbatico come nel 2005-2006.

Il 20 settembre, Wu Ming 5 sarà alla rassegna Culturambiente di Aosta per presentare Previsioni del tempo, Saletta Hôtel des Etats, h.18.

Il 21 settembre Wu Ming 4 sarà ospite alla trasmissione di Radio 2 "Tutti i colori del giallo", condotta da Luca Crovi, in onda dalle 13 alle 13:30. Si parlerà principalmente di Stella del mattino.

Il 25 settembre Wu Ming 1 presenterà a Milano il memorandum New Italian Epic 2.0. h.18:30, all'Informagiovani, via Dogana 2 (Piazza Duomo). Ingresso gratuito, info: 02/88468390.

Lo stesso giorno, 25 settembre, Wu Ming 4 sarà a Firenze a presentare Stella del mattino. MEL Bookstore, via de' Cerretani 16/r, h.18.

L' 1 ottobre sempre Wu Ming 4 sarà a Modigliana (FC). Presentazione di Stella del mattino. Biblioteca civica, h.21

Il 5 ottobre ancora Wu Ming 4 sarà a Chivasso (TO). Presentazione di Stella del mattino. Festival "I luoghi delle parole", h.18.

Il 19 ottobre una rappresentanza del collettivo sarà a S. Arcangelo (FC), Biblioteca Antonio Baldini, via Cavallotti 3, h.17:30, per commentare coi lettori le uscite di quest'anno.

I pochi appuntamenti di novembre li comunicheremo nel prossimo Giap.


INCURSIONI FUORI D'ITALIA / OTTOBRE-NOVEMBRE 2008

Il 2008 è un anno da globetrotter. Dopo Canada, Stati Uniti, Spagna, Francia, Belgio e Svezia, nei prossimi mesi faremo tappa in Inghilterra, Siria, Spagna (di nuovo) e Austria.

Il 2 ottobre 2008 Wu Ming 1 sarà a Londra, per essere precisi all'Institute of Germanic & Romance Studies della University of London, dove si terrà questa conferenza:
The Italian perspective on metahistorical fiction: The 'New Italian Epic'
Ecco il programma:
h. 14 : Intervento introduttivo: Claudia Boscolo (Royal Holloway University of London)
h.14.20pm: Wu Ming 1: "New Italian Epic – An introduction"
h. 15: Vanni Santoni e Gregorio Magini (scrittori): "Stylistic matters in the NIE and future prospectives"
h.15.30pm: Marco Amici (University College Cork): "The front before our eyes. Some reflections on the New Italian Epic"
h. 16.10pm Monica Jansen (University of Antwerpen): "New Italian Epic – A critical approach"
Infine, la discussione
Per registrarsi, cliccare qui.

Damasco Dal 15 al 19 ottobre 2008 Wu Ming 4 sarà a Damasco, Siria, dove parteciperà all'evento Reloading Images. In quel contesto terrà un workshop intitolato Da Camelot a Damasco. "Come si debbano comporre i miti affinché il fare vada a buon fine": influenze letterarie e persistenza del mito nella costruzione dell'icona di "Lawrence d'Arabia".
Ecco la dichiarazione d'intenti:

Nella mia relazione vorrei inquadrare la figura di T. E. Lawrence come icona dell'eroe moderno, icona in cui possiamo veder confluire suggestioni letterarie, miti antichi e visioni "orientalistiche" (nell'accezione imposta da Edward W. Said). In particolare, vorrei focalizzare l'attenzione sulle componenti letterarie dell'icona, senza dimenticare che T. E. Lawrence è uno dei personaggi più discussi del ventesimo secolo. Su di lui si sono scritti molti libri e, oltre settant'anni dopo la sua morte, storici e biografi si confrontano ancora animatamente.
Le recenti vicende politiche in Medio Oriente hanno riportato l'attenzione degli storici sulla figura di Lawrence e sul suo ruolo di intelligence durante la Rivolta Araba del 1916-18. Agente dell'Impero britannico o amico della causa araba? Traditore o liberatore? Doppiogiochista o triplogiochista?
Se all'ambiguità del personaggio aggiungiamo l'immagine di fervente "orientalista" proposta da E. W. Said, possiamo prendere Lawrence come paradigma della relazione asimettrica tra l'Europa - e forse l'intero mondo occidentale - e il Vicino Oriente.
Ad ogni modo, non vorrei porre l'accento sulle peripezie storiche, politiche o militari di Lawrence, bensì sull'immagine letteraria di "Lawrence d'Arabia", sull'icona dell'eroe. Credo che il suo mito e la sua epopea forniscano un ottimo esempio del collegamento tra la letteratura (in particolare la letteratura epica) e la storia. Poiché lo stesso T.E. Lawrence, con la sua immagine e i suoi scritti, è stato tra i principali artefici del proprio mito, la sua figura può aiutarci a comprendere come storia e letteratura si influenzino a vicenda (S => L => S => L).
E' mia intenzione indagare l'icona di Lawrence e rintracciare gli elementi mitici e letterari che la formarono, percorrendo a ritroso il sentiero fino ai più antichi poemi della cultura europea e mediterranea. Il fine è vedere fin dove piò allungarsi l'ombra dell'eroe, o forse scoprire se dal labirinto dei secoli passati gli antichi poeti - con l'ambiguo linguaggio proprio della loro arte - ci avessero già messi in guardia sulla doppiezza dell'eroe.
Sono persuaso che ci troviamo in presenza di tòpoi profondi della cultura occidentale, tòpoi fino ad oggi funzionali alla supremazia bianca, ed è possibile, che decostruendo la maschera dell'eroe e scoprendone i mille volti, si possa fare un passo in avanti sul cammino della conoscenza e della liberazione dalla retorica - oggi dominante - degli scontri di civiltà.

Il 28 e 29 ottobre 2008 Wu Ming 1 sarà a Barcellona, stato spagnolo, dove parteciperà al festival degli Oxcars, evento organizzato dall'associazione anti-copyright ESGAE.
Il 28 ottobre, nel contesto del gala d'apertura, Wu Ming 1 farà un mini-reading da New Thing (di recente pubblicato in spagnolo da Acuarela Libros), accompaganto dal batterista Francesco Cusa ("Switters 3"), Sala Apolo, dalle otto di sera fino a notte inoltrata.
Il giorno dopo, sempre alla Sala Apolo, verrà presentato New Thing, h. 19:10.
Ecco il programma completo degli Oxcars.

Il 26 novembre 2008 Wu Ming 1 sarà a Graz, Austria, a parlare di New Italian Epic e del lavoro di Wu Ming sul mito. I dettagli seguiranno.

VOGHE CORRENTI NEL DISASTRO MUSICALE ITALIANO D'OGGIDI'
Su Alias ci nominano solo i giornalisti musicali, quelli letterari ci ammazzerebbero con le loro mani :-) UN POL POT IN SENSO BUONO PER IL GIEZZ ITALIANO


L'album degli link Switters Current Trends in the Contemporary Italian Music Disaster (Improvvisatore Involontario, 2008), a cui Wu Ming 1 ha preso parte come profeta/comiziante, sta avendo un ottimo successo di critica e sta pure ispirando azioni di protesta contro il giezz italiota-circense.
Ci riferiamo a un episodio in particolare, quello del musicista link Federico Squassabia che, in quel di Mantova, è disposto a sfidare una folla adorante e ubriaca di voglia d'applauso pur di rompere i maroni (benché con un certo garbo) a un noto personaggio [link Il video è qui.]
Ecco un po' di recensioni.

Mamme e nonne, correte ai ripari, sono tornati gli Switters! Chiudete a chiave i pargoli, muniteli di paraorecchie di pelo colorato, che il loro candore non venga contaminato da questi "sturalavandini del giezz", come li definisce Wu Ming 1 nel profetico sermone che apre il disco. Già, perché con "Current Trends in the Italian Music Disaster" firmano al tempo stesso il loro lavoro musicalmente più maturo e una feroce invettiva contro il sistema della musica nel nostro paese [a cadere sotto le ironiche mitragliate sono in tanti, dai direttori artistici ai riccioluti pianisti con torte al cioccolato]: il sax di Gianni Gebbia è l'utensile ideale per dare un "taglio (or)netto" [ma anche raffreddato all'uopo] alle frasi, l'indomabile Vincenzo Vasi  - al basso, theremin e vocine - è il puro folle che non trova più nulla da redimere, mentre la batteria di Francesco Cusa tritura ritmi con l'insolenza di un giostraio sadico. Musica che dalla necessità muove verso l'abrasione dei sensi per disvelarne il vitale e contraddittorio desiderio "pop", quella degli Switters sta diventando una insostituibile presenza: è il caso di preoccuparsi. E al tempo stesso, gioire. (8) Blow Up

The liner notes to this disc by Wu Ming are some of the most honest, rudest and most direct of anything I've ever seen on a so-called jazz disc. Totally hilarious and totally ridiculous, yet completely appropriate. The "disaster" they refer to in the title is the state of Italy, the state of jazz and the current state of the world. DMG


[Gli Switters] si sono prefissati il compito di scrivere il manuale del musicista di jazz moderno, si chiedono perché Ornette sarebbe sconosciuto se fosse un esordiente oggi, discettano di gerontocrazia e feticismo, analizzano i fondamenti economici di Paris Hilton. Auspicano il ritorno a un jazz "polpottiano in senso buono", e viene da pensare a quello di etichette come ESP, Black Saint, BYG [...] Astenersi alleviani e bollaniani. Rumore

Quello che fin dal titolo sarebbe un’ironica requisitoria sull’attuale stato di salute della musica italiana (non solo del jazz) si palesa concretamente in una zappiana esplosione di rumori, suoni e parole. Difficile prendere qualche brano per dare l’idea complessiva dell’album, ogni traccia e' una storia a se', che in modo forte, demente, ficcante e volutamente scomodo arriva come un pugno allo stomaco. Un fake impro-jazz maculato di elettronica, noise-rock e psichedelia, su cui Vasi declama e vocalizza i testi vergati dall’inarrestabile Cusa. Nel suo ruolo distruttivo e al tempo stesso lenitivo, l’alto di Gebbia e' uno spettacolo di sintesi afromericana e radicalita' europea, ma cio' che impressiona e' il furore creativo del trio tutto, autore di uno dei migliori album di “rottura” e buonumore dell’anno. Soundcontest

E c'era pure un'altra segnalazione su Alias, di Luigi Onori, che definiva "devastante" la traccia d'apertura (cioè il sermone) e diceva che facciamo bene a spernacchiare il mondo dei "cloni" che infestano il giezz. Right on, brother!

link
Il sermone di WM1 è ascoltabile qui
Il cd costa quindici eurelli.
Infine, link per contattare la band c'è maispèis.

L'ARTE DELLA GUERRA E I MANAGER DEL RECESSO-CAPITALISMO
Edizione Newton ComptonLEGGERE SUN TZU, LIBERARE SUN TZU
Prefazione alla riedizione de L'arte della guerra, traduzione e cura di Riccardo Fracasso,
Newton Compton, Tascabili Deluxe, 2008

In mattinata, funzionari governativi e altre fonti ufficiali cinesi hanno confermato che Sun Tzu, il generale che nell'antichità scrisse L'arte della guerra, è stato ritrovato vivo in una grotta nei dintorni di Nanchino, regione dello Jiangsu, duecento miglia a ovest di Shanghai [...] Il generale è smagrito ma "complessivamente in buona salute", ha dichiarato un medico del luogo, il signor Li Xin. Quando gli è stato chiesto come fosse possibile restare vivi per duemilacinquecento anni, Li ha risposto: "L'arte della guerra è sopravvissuto fino ai nostri giorni. Perché non dovrebbe essere così per il suo autore?"
- Sonshi.com, 01/04/2006

Carly Fiorina, presidente e amministratrice delegata della Hewlett-Packard Corp., una delle donne più potenti del mondo degli affari americano, sta lasciando la turbolenta azienda di computer dopo essere stata cacciata dal consiglio di amministrazione. Nella giornata di mercoledì, dopo l'annuncio, le azioni della H-P (Research) hanno registrato un +6,9% alla borsa di New York. A un certo punto lo stock ha toccato il +10,5%. "Le azioni salgono un po' perché a nessuno piaceva granché la leadership di Carly", ha dichiarato Robert Cihra, analista per la Fulcrum Global Partners. "Wall Street aveva perso ogni fiducia in lei", ha aggiunto, "e la speranza del mercato è che chiunque sappia fare meglio."
- CNNMoney.com, 10/02/2005

Carly Fiorina, che parla de L'arte della guerra dell'antico generale cinese Sun Tzu come del proprio libro preferito, non ha paura di incolpare singole persone o dichiarare inimicizie. Quando nel 1999 arrivò alla Hewlett-Packard, dopo incarichi dirigenziali nei settori vendite di Lucent Technologies e AT&T Corp, [...] promise che i profitti sarebbero aumentati almeno del 12% all'anno. Ma poi nel 2000 crollarono le dot-com e...
- The Houston Chronicle, 10/02/20005

Nel suo celebre L'arte della guerra, scritto all'incirca 2500 anni fa, il grande pensatore cinese Sun Tzu spiegò che la guerra non è una mera questione di emergenza, bensì di conoscenza e strategia lungimirante. Si può dire lo stesso delle crisi che si manifestano oggi. Con ogni probabilità esse muteranno il tessuto globale del nostro futuro. Per questo abbiamo urgente bisogno di una "arte delle crisi".
- Patrick Lagadec e Erwann Michel-Kerjan, "A new era calls for a new model", The New York Times, 01/11/2005

Il tizio vincenteIl Bingfa di Sunzi (Sun Tzu) è uno dei libri più citati, osannati, consigliati, tirati in ballo e platealmente fraintesi degli ultimi decenni. Suo malgrado, è divenuto un livre de chevet per squali, aspiranti squali e fighetti che si atteggiano a squali, lettura obbligatoria nei corsi di management nonché di marketing, di branding e tutti gli altri -ing dell'odierno aziendalismo e turbo-capitalismo.
[A dire il vero, il "turbo" oggi arranca e tossisce: questo è "recesso-capitalismo", e se continua così tra un po' andremo di nuovo a pedali.]
Nelle librerie degli aeroporti internazionali, insogliolato fra operette di self-help e manuali su come fottere il prossimo, si può trovare uno smilzo paperback, cento pagine o poco più. In copertina, su uno sfondo di asfalto e grattacieli, appare un tizio in giacca e cravatta. Tiene all'orecchio un telefonino. Ha tratti orientali: occhio a mandorla, zigomo sporgente. Sorride. Sorride perché è un "vincente". E', come si diceva non troppo tempo fa, un "rampante". E' un guerriero del nuovo capitalismo globale.
La copertina è quella di The Art of War, un'edizione britannica, Hodder/Mobius, Londra, 2006, £ 5.99.
Tu, lettore, puoi essere questo guerriero, dice la copertina. Puoi essere come i cinesi e il loro PIL a due cifre. Le risposte alle tue domande sono in questo trattato del 490 a.C. Acquistalo e farai sfracelli.

C'è una tizia, tale Chin-Ning Chu, che ha costruito una carriera multi-milionaria sull'adattare Sunzi al mondo del business. E' autrice di una sfilza di best-seller con titoli come The Art Of War For Women o The Asian Mind Game. E' presidente della Asian Marketing Consultants Inc. E' discendente, dice, del primo imperatore della dinastia Ming.
Ching Ning ChuL'Occidente è un lupanare infestato da spettri. Sovente sono spettri cinesi. "The West" è al contempo sinofobo e sinofilo, teme e ammira la Cina, la detesta e la stima, la respinge e la indossa. Portiamo T-shirt con stampati ideogrammi e, per quel che ne sappiamo, potrebbe esserci scritto: "ATTENZIONE: HO LA DIARREA!"
Talvolta, basta che qualcosa provenga dalla Cina per farne il panegirico o scagliare un'invettiva. Com'era già accaduto con gli aforismi di Mao Zedong (molti dei quali, in bocca a chiunque altro, sarebbero suonati come autentiche ovvietà), si è sviluppato un culto per certe frasette e immagini di Sunzi. Tutti dicono e ripetono che bisogna "somigliare all'acqua" e che "la guerra si fonda sull'inganno".
Tolte dal loro contesto, tali frasi non significano né possono insegnare alcunché.

L'arte della guerra
è il testo più sopravvaluto e sottovalutato dei nostri tempi.
Sopravvalutato perché lo si carica di aspettative taumaturgiche, salvifiche, provvidenziali: a sentire certi apologeti, basterebbe averne in saccoccia una copia per rinascere grandi strateghi. Somigliare all'acqua etc.
Sottovalutato perché è un libro da cui poca gente si è dimostrata in grado di apprendere qualcosa.

Quel che rimarrà di questo passoSe L'arte della guerra fosse davvero la lettura più frequente, amata e ponderata da manager, capi d'impresa, dirigenti di multinazionali etc., costoro si accorgerebbero dei problemi molto prima del loro divenire "emergenze" e del loro sfociare in tracolli, disastri finanziari, crisi, esplosioni di "bolle".
Se costoro fossero davvero strateghi (anziché giocatori d'azzardo che tirano a indovinare passando da una tattica angusta a un'altra ancor più angusta), non si sarebbero adagiati su un tran-tran da eterno presente dei consumi, ignorando ogni segnale d'allarme proveniente dal mondo. Al contrario, avrebbero da tempo investito sull'emancipazione dal petrolio e altre risorse non rinnovabili. Avrebbero "riconvertito" ovunque possibile. Avrebbero aggiornato i loro parametri, adeguato la loro idea di "sviluppo" alla realtà di un pianeta depredato e ormai quasi privo di risorse, per investire su una "decrescita" creativa e intelligente etc. etc. Invece, grazie alla loro brevimiranza e mancanza di strategia, la "decrescita" (processo ineluttabile, dato che stanno finendo idrocarburi, metalli e terra fertile), si annuncia traumatica e velenosa. Per tutti quanti, anche per loro. Nessuno ha già il visto d'ingresso nel mondo che viene.
[E non pensiate che la sezione cinese del capitalismo globale sia più attrezzata delle altre ad affrontare la crisi. Tutt'altro. Arrivano ogni giorno esempi di miopia e ipoteche sul futuro da parte di funzionari e mandarini del Celeste Impero. Quel che accadrà laggiù darà nuove connotazioni al termine "ecocatastrofe".]

Quelli proposti sopra son periodi ipotetici un po' patetici, vuoti "what if", utopiche ucronìe. Il capitalismo non può funzionare diversamente da quanto vediamo ogni giorno. Come modo di produzione è costretto a schiacciare l'avvenire, a fingere che il futuro sia solo quel che è dietro al primo angolo, tempo-preda da catturare e divorare immantinente, alta velocità/voracità, il "lungo termine" non esiste, riposerò quando sarò...
...morto. Ma lo sei già. Dead Man Walking. Come quei personaggi dei cartoons (Wile E. Coyote, per dirne uno) che corrono corrono corrono e senza accorgersene superano il ciglio di un burrone ma continuano a correre finchè non si accorgono di non avere più la terra sotto i piedi, e solo allora precipitano.

La vera arte della guerra, quella di Sunzi, è incompatibile con tutto questo, richiede una mentalità contraria a quella appena descritta. I manager e gli squali di cui sopra possono solo adottarne la retorica di superficie, seguire qualche consiglio tattico secondario, ma non carpiranno quel che è davvero importante, non capiranno la lezione di fondo. Sono programmati per non capirla.
Sunzi non desidera la guerra né la fa desiderare. E' l'esotismo del nostro sguardo a farci sembrare che egli la "estetizzi", ed è la melensa ipocrisia con cui noi tendiamo ad ammantarla ("guerra umanitaria", "esportare la democrazia" etc.) a far sembrare "ciniche" o "crudeli" le sue formulazioni, che invece sono solo prosaiche.
Sunzi insegna a evitare la guerra. Il bravo stratega rifugge qualunque scontro non inevitabile, e se proprio deve combattere, non combatte un minuto più dello strettamente necessario. La cosa più importante è la vittoria, non la durata o l'imponenza della campagna, e la vittoria perfetta va ottenuta già prima di combattere, affinché lo scontro sia soltanto una conferma, la messa del puntino sulla i, e quindi duri poco, sparga la minima quantità di sangue, dissipi la minima quantità di energie. Per conseguire tale risultato si ricorre a stratagemmi e si utilizzano le spie. "Somigliare all'acqua", una volta compreso l'assunto, significa adattarsi alle varie condizioni e, soprattutto, fluire da monte a valle: se proprio è indispensabile attaccare, lo si faccia dove si incontrerà meno resistenza. Non per seminare più morte con più facilità, bensì per vincere seminandone meno. Il pensiero cinese si nutre di feconde contraddizioni, non deve sorprenderci che Sunzi spieghi come negare la guerra dall'interno, insegni a evitarla mentre la si fa.

Tra i tanti esempi di battaglie inutili e disgraziate - ingaggiate nelle peggiori condizioni e scegliendo le strategie più controproducenti - combattute dallo stesso manageriato globale che ama citare Sunzi, spicca la "lotta alla pirateria musicale", che spesso è stata una guerra contro Internet tout court e, soprattutto, contro il pubblico. E' ormai parere diffuso che tale offensiva - in corso da quasi un decennio - si stia concludendo col suicidio dell'industria discografica.
Anziché fluire da monte a valle, aprirsi, innovare, intercettare in modo creativo prassi che si andavano diffondendo a macchia d'olio (la masterizzazione domestica di cd, lo scambio di file nelle reti peer-to-peer), i discografici hanno scelto la battaglia in campo aperto... contro i propri clienti.
Repressione, minacce, denunce, tecnologie anti-copia, tasse su cd vergini e masterizzatori, lobbying per ottenere inasprimenti legislativi; i ras del disco hanno fatto il possibile per attrarre l'odio del pubblico, del consumatore di musica. Oggi sono visti come villains, gabellieri, parassiti, le loro prese di posizione sono accolte come l'arrivo dello Sceriffo di Nottingham alla festa di compleanno dei coniglietti.

"Cavalcando l'onda", rinunciando a parte dei profitti facili e a breve termine garantiti fin lì dal monopolio delle tecnologie, le major della musica avrebbero certamente limitato i danni, e forse a quest'ora avrebbero quadrato il cerchio di una "riconversione". La vittoria perfetta si ottiene evitando lo scontro. Soprattutto se il nemico è elusivo, inquantificabile, abile nell'usare stratagemmi, e se si muove a proprio agio in un territorio ancora non mappato e in costante mutamento. E a maggior ragione se quel "nemico", in realtà, è il soggetto da cui dipendi e che ti tiene in vita. Che senso ha minacciare e querelare una persona per poi, dopo un istante, blandirla affinché compri il tuo prodotto? E' più plausibile che il minacciato si convinca della necessità di boicottarti, o addirittura sabotarti.
(L'immagine è fin troppo consueta, ma non possiamo fare a meno di usarla: segare il ramo su cui si è seduti.)

Gli spazi che le major non hanno occupato sono oggi colonizzati da altri soggetti, come MySpace e altri social network, e la gente continua a scambiarsi musica in rete. Il cd è considerato un supporto moribondo, il consumo di musica è sempre meno incentrato sull'acquisto di un prodotto discografico, e sempre più sull'interazione tra fruizione in rete ed esecuzioni dal vivo. Interazione su cui le major non hanno investito, preferendo la repressione.
Eppure, che quella strategia fosse sbagliata e autolesionista era chiaro dal momento in cui le major fecero chiudere il primo Napster (2000). Gli osservatori più attenti - nel cui novero immodestamente ci poniamo - lo fecero notare subito e senza indugi.
Il fatto che quei manager si siano lanciati a capofitto in un'impresa tanto squinternata e infausta è la riprova che Sunzi non l'hanno letto, e se l'hanno letto non l'hanno capito.

Per comprendere cosa non hanno capito, e quali lezioni si possano invece trarre da questo piccolo grande trattato, non c'è di meglio che leggerlo. Leggerlo, e cercare di applicarlo noialtri, nella lotta quotidiana contro la miopia che ci porta al tracollo.
Gli errori fatti dall'industria discografica sono solo un piccolo esempio, un apologo, una storiella. Su una scala più vasta, la lotta per tenere in piedi - contro ogni evidenza e senso del futuro - l'intera baracca petrolivora si preannuncia ben più velleitaria e demenziale.
Sunzi dice: "L'ira può tramutarsi in gioia, e l'indignazione in piacere; uno stato non può tuttavia risorgere dopo essere stato distrutto, né può un uomo rivivere dopo essere morto."
Un'ovvietà?
Chiedetelo a certa gente, che pare ben lungi dal rendersene conto.

"WU MING 3" NON È PIÙ NEL COLLETTIVO
Un dispaccio col cuore in mano e l'anima oltre le fiamme
Musica consigliata per la lettura: Radiohead, Reckoner link *

Eccome se si va avanti

Trasparenza verso i lettori per quel che riguarda il nostro lavoro (la nostra "missione"), opacità verso i media per quel che riguarda le nostre vite private (le fìsime e seghe di ognuno di noi).

Fin dall'inizio (gennaio 2000), la annunciammo come nostra linea di condotta: non avremmo fatto i pagliacci, non saremmo stati carne da gossip, non avremmo angustiato i lettori con questioni private estranee ai nostri intenti letterari, politici, poetici. Ci scrivemmo addirittura l'abbozzo di una “Dichiarazione dei doveri e diritti dei narratori”!

È una condotta difficile da mantenere, richiede equilibrio, costringe alla scaltrezza - ma finora l'abbiamo tenuta, nonostante i paradossi ricorrenti, i piccoli incomodi, gli inevitabili strappi alla regola (perché si sperimenta, si va a tentoni, si affrontano sempre nuovi contesti).

Oggi dobbiamo dare una notizia importante, e nel farlo dobbiamo essere tanto sinceri quanto discreti. Dobbiamo al tempo stesso essere trasparenti (perché è nostro dovere nei vostri confronti) e tutelare la privacy e la sensibilità di tutte le persone coinvolte - cioè noi stessi, Luca e chi ci conosce e ci vuole bene.

È successo nella primavera scorsa, ma data la pausa estiva e il turbine di cose fatte da allora, possiamo comunicarlo solo adesso.
Per problemi di natura personale, che il collettivo ha cercato in ogni modo di arginare, il nostro compagno Luca Di Meo ("Wu Ming 3") è uscito da Wu Ming.

Si manifesta all'esterno come un fulmine a ciel sereno, ma appunto, arriva dopo una lunga tormenta de cerebros. Chiarimenti, tentativi, esperimenti, le abbiamo provate tutte. Abbiamo tentato il possibile e anche una fetta d'impossibile per superare gli ostacoli e mantenere il collettivo nella sua formazione usuale, ma ci siam dovuti arrendere. Tutti quanti. Nelle condizioni divenute abitudine non era più possibile lavorare. Per continuare a farlo, andavano superate le condizioni. Andava superata l'abitudine.

Luca ha deciso, ha dato le dimissioni, ha chiesto a Wu Ming di accettarle, Wu Ming le ha accettate.
Lo abbiamo fatto con un umore non facile da descrivere. E' l'umore con cui guadagni l'uscita d'emergenza se il cinema va a fuoco: hai pagato il biglietto, ma pazienza. Il film piaceva a tutti, ma pazienza. Quel che importava nella primavera scorsa era: muoversi, uscire di corsa, non aspettare che il fumo ci soffocasse e le fiamme bruciassero il culo. Questo è tutto quello che possiamo dirvi senza calpestare il diritto alla riservatezza - nostro e di Luca.

Fossero stati dissensi politici, ideologici o addirittura poetici, ve li avremmo descritti nei minimi dettagli. Ma il caso è diverso, non c'è nulla di "pubblico" da esporre.
Dovrà bastarvi, nessuno ci chieda di aggiungere altro.

Wu Ming è già andato avanti.

Because we separate / It ripples our reflections.