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Questo è un numero di Giap fuori-serie, un numero speciale. E' interamente dedicato al (parziale) resoconto di sei mesi di presentazioni di Guerra agli Umani (con particolare riferimento alle date meridionali) scritto da WM2. Per fare qualche considerazione, per ringraziare chi di dovere, per sfanculare chi di diritto, per ricordare qualche momento, per riprendere fiato prima di ripartire con New Thing (ma faremo meno date, la stanchezza si fa sentire).
In realtà non c'è una vera e propria pausa, in questi giorni stiamo girando con Guido, presentando "Lavorare con lentezza" in giro per la Penisola.
[A proposito, tenete d'occhio la colonna delle "News" su lavorareconlentezza.com, ché sta per apparire un nuovo testo di Guido :-)]
Il numero regolare di Giap, n.2 della sesta serie, verrà assemblato e spedito la prossima settimana. Conterrà un bel po' di roba: un'anticipazione da New Thing, due articoli di WM5 ("Sono stato un tossico di notizie" e "La mia camicia Ralph Lauren"), contributi di vari giapsters, aggiornamenti su alcune campagne in corso (in primis quella contro il prestito bibliotecario a pagamento) e varie altre cose.



Sei mesi on the road
di Wu Ming 2


Se raccontare storie è pronunciare incantesimi per sottrarre terreno agli steccati dell'economia, allora le assemblee della "repubblica democratica dei lettori" rientrano a buon diritto nel rituale, accanto al copyleft, agli incassi divisi per cinque e al suicidio di Blissett proprio all'apice della fama.
La partita doppia di un qualunque individuo, abituato a massimizzare l'utilità attesa, boccerebbe senza appello il de/tour di Guerra agli Umani.
Quarantuno incontri su e giù per l'Italia, da Dobbia (GO) a Caltagirone (CT); 16.050 chilometri di treno, aereo, benzina - treno soprattutto, auto giusto un paio di volte, causa sciopero o limiti della rete ferroviaria, aereo solo per la Sicilia.
Tutto rimborsato, più il possibile guadagno di 5 bonus da ritardo Eurostar - sempre che il disagio non fosse indipendente dalla volontà di Trenitalia, "grazie per la preferenza accordataci" e palle varie.
156 ore solo di viaggio; 200 euro di gettone, quattro volte a dir molto; circa 2000 partecipanti in tutto, media 50 a serata (28 a Sud di Roma); non più di 250 copie vendute sul momento - 870 euro netti; passaparola indotto: incalcolabile; incremento effettivo sulla tiratura attuale (28000): incalcolabile (e comunque c'è già il sito, Giap, i giornali…)
Prima considerazione: facessero tutti come le librerie Feltrinelli - che "per principio" non scuciono rimborsi - niente di tutto questo vedrebbe la luce. Sarà pure vero, "per principio", che a finanziare un tour dovrebbe essere l'editore - anche se nel caso dei concerti, non mi risulta che le etichette ci mettano una lira. Bene. Einaudi per un carosello del genere non spenderebbe meno di 3000 euro. La partita doppia non lascia scampo. Investimento in perdita, pochi cazzi. Non a caso, di librerie Feltrinelli nell'intero giringiro ne è saltata fuori soltanto una: quella di Bari, perché mi hanno garantito che chi organizza le presentazioni lì le fa sul serio (mentre di solito, se non scuci una lira, la tentazione di fare le cose un tanto al chilo è forte, fortissima. Non a caso, alcune delle nostre presentazioni peggio riuscite sono state proprio da Feltrinelli).
Comunque, per scelta aziendale, anche quelli di Bari non ci hanno messo un soldo: e non vi viene un po' mal di pancia a pensare che la più grande catena di librerie del paese riesce a chiamare Wu Ming perché i soldi ce li mettono un libraio di Trani, la festa di Liberazione di Molfetta, forse addirittura quel povero cristo dell'organizzatore? A me viene, con tutto che posso sembrare ingrato, che l'incontro è andato bene davvero e chi l'ha seguito s'è dato da fare. La prossima volta, non credo mi lascerò convincere.
Dice: - Okay. Gran bel quadretto. Bello lo slogan del sottrarre terreno, eccetera. Ma alla fine, chi ve lo fa fare? Va bene le facce, i sentimenti, il volemose bbene, la repubblica democratica. E poi?
E poi, c'è che anche numeri e percentuali possono essere anti-economici. Che gliene frega, alla partita doppia, se prima di metterci in viaggio avevamo lanciato la "questione meridionale" (150 presentazioni in 5 anni e solo 3 sotto Roma, 2% tondo) e adesso, dopo sei mesi, torniamo a casa con un 18 su 41, 43,9%, un incremento che nemmeno Tiscali in piena febbre da new economy?
Che gliene frega alla partita doppia se un risultato simile è la conferma di quanto andiamo dicendo da sempre, che nuove storie danno vita a nuove comunità e nuove comunità possono preparare nuovi mondi? Nemmeno uno di questi incontri si sarebbe svolto non fosse stato per la determinazione dei giapsters asserragliati nel Mezzogiorno.

Giusto a Lecce c'è il Gran Bazar, un festival vero e proprio, consolidato, tenuto in piedi da diverse associazioni, con i banchetti dei libri usati, la sezione sul Salento, e una bella movida sotto il porticato del cortile dei Teatini (guarda caso, proprio l'ordine fondato dal vecchio Carafa). Il che non impedisce a Rossano di essere comunque il nostro unico anfitrione, di cederci la camera per una notte, di portarci a spasso tra le architetture di sabbia della città dei lecci.

[ "Poi a casa, dove le ragazze della piccola comune di via Toma hanno cucinato per loro: orecchiette al pomodoro con ricotta forte, zucchine ripiene di ricotta, macedonia, dolci del posto. I due gradiscono. WM2 ha il verme solitario. Noi meridionali abbiamo orgasmi multipli quando un ospite gradisce il pranzo". (R.A. su Vertigine)]


["Ciao, sei WUMING? Dov'e' WUMING? No, non sono WU MING, sono Luco, rispondo al fotografo che vuole scattare una foto a WU MING, ne è in cerca da quando ha messo piede qui dentro, dovrà accontentarsi di due scatti alla copertina di qualche libro. Ma io sono Luco, almeno per il momento. Di fianco a me c'è seduto WM2, prima che inizi le presentazione di 'Guerra agli Umani', dove ci sarà insieme a lui WM1, siamo seduti fuori dalla saletta, ascoltiamo dagli amplificatori la voce d'autore d'un altro libro, pomeriggio assolato, nell'atrio di un ex-convento. Prima del fotografo si è presentata una docente di letteratura cinese, incuriosita dalla presenza di un autore a lei sconosciuto, ha chiesto da dove viene questo WU MING, forse vuole sapere la zona geografica esatta della Cina." (L.P. , sempre su Vertigine)]

Il che non impedisce agli incontri di essere pigiati come mutande sporche dopo un mese di ferie: alle 21, Mario Desiati presenta Italville - scrittori raccontano l'Italia, e deve sorbirsi le frecciate di uno degli autori dell'antologia, ché il suo racconto sui giovani di Paola (CS) era lungo 10 cartelle in più, ma gliele hanno tagliate, e lui per sfregio passa tre quarti d'ora a parlare di quelle 10 cartelle, di cosa c'era scritto, e alla fine non hai capito bene che cazzo sia questa Italville, però sui giovani di Paola ne sai abbastanza per sfidare un Crepet qualsiasi.
Alle 22, Wu Ming. Alle 23, performance poetica sul declino dell'Occidente. Ora, con tutta la buona volontà, tenendo conto che di solito le nostre assemblee durano un paio d'ore almeno, che il calabrese di prima sfora minimo di un quarto d'ora, che dal pubblico due atei agnostici associati ci domandano se c'è ancora bisogno di metafisica, è chiaro che la poesia non può cominciare prima delle undici e mezza, con svariate persone che hanno ancora le domande in gola, e una buona cinquantina che si alza e prende l'uscio, che ormai è ora di farsi un drink da qualche parte.
Il poeta in questione si incazza paura, e invece di affrettarsi, fa uno sproloquio contro noialtri, tutto basato sul fatto che in dialetto tarantino "u mingh" significa "ti inculo". Uno si ferma per applaudirgli in faccia, io me la filo ghignando.

Che poi, per la verità, anche a Scordìa (CT) c'è il Bookfestival, ormai alla quinta edizione, con provincia e comune che danno qualche migliaia di euro per una settimana di iniziative (!). Tuttavia, non sarei mai arrivato a questa "prima" siciliana se Domenico non si fosse sbattuto per condire la trasferta con altri tre incontri: liceo di Scordìa, libreria Hobelix di Messina, associazione Nave Argo a Caltagirone.
Maggio, l'aeroporto di Bologna è chiuso, fanno la pista per i voli intercontinentali, tocca andare a Forlì con la navetta delle sette e prendere un volo Wind Jet. Al gate 6, sul vetro, un foglio anonimo avverte: "Wind Jet, sai quanto paghi, non sai quando parti".
Un'ora di ritardo, e a quanto pare m'è andata bene. A Catania mi racconteranno di un Bifo stravolto da dodici ore di attesa e dalla lettura - su Repubblica - di un trafiletto a proposito del volo Wind Jet del giorno prima: arrivati sopra la città etnea, la voce del capitano ha annunciato di dover tentare l'ammaraggio. Venti minuti di pura isteria, poi tutto rientrato, falso allarme. Per non essere da meno, sto giusto leggendo il capitolo 13 di Rumore Bianco, quando il tizio in aeroporto racconta che il suo aereo è appena precipitato per settemila metri mentre il pilota urlava nell'altoparlante: "Andiamo giù! Siamo una macchina di morte argentea e lucente!".
Facile capire come mi sento prima di atterrare a Fontanarossa, quando sembra di finire dentro l'Etna innevato e poi un'ultima virata ti restituisce alla vita.
Il Bookfestival non è tutto rose e fiori. Domenico fa parte di un'impavida task force che cerca di tenere in piedi l'evento al di là delle proprie forze. Cinque persone al massimo, nove giorni di cartellone, decine di ospiti da fuori e un comune di 30000 abitanti a 35 chilometri dal capoluogo, ovviamente senza una libreria. Dura, anche se sei un ex-fuorisede di Bologna, tornato a casa per fare "cultura" anche quaggiù.
L'incontro è per le 18.30, nella cantina deposito di un vecchio mercato del pesce, umida ma suggestiva. Arriviamo ai tre quarti e mi portano subito a fare un giro, è l'ora della passeggiata sul corso, sfilza di circoli uno dietro l'altro. Juve, Ferrari, caccia. Dentro: anziani, non una donna. Giovani maschi sorseggiano aperitivi al banco del bar. Stereotipi a manetta, mentre si fanno le sette e un quarto e nessuno fa una piega, prènditela comoda, qui è così, i ritmi del sud, il caldo.
Ci metto un po' a capire: la presentazione è andata buca e qualcuno sta radunando truppe cammellate per evitare il flop. Se non così, poco ci manca. Alla fine, un'ora abbondante dopo il previsto, si comincia. Una dozzina di persone, a stare larghi. Poco male, l'esperienza insegna che questi incontri hanno un valore al di là dei numeri. Ma l'esperienza insegna anche che venti persone, per un paese con dignità di municipio, sono il minimo, e se vai più sotto, qualcosa non ha funzionato.
Non a caso Otello, conosciuto a Catania e venuto apposta per introdurre la serata, finisce a scazzarsi con Domenico, e Domenico con Otello, perché l'Arci Catania non ha dato una mano, e dal capoluogo non è arrivato nessuno, e tu non hai voluto organizzare niente a Catania perché dicevi che altrimenti nessuno veniva a Scordìa, ma in fondo, qui, da Catania, non ci viene un cane…
Otello l'ho poi rivisto la mattina dopo, al liceo, con la sua cagnetta per non vedenti che pare più intralciarlo che fargli strada. Al liceo è andata bene, con i soliti disguidi da liceo, ma molto bene. E poi avrei dovuto rivederlo anche a Caltagirone, ma alla fine non è riuscito a venire, e ci siamo salutati per telefono, con la promessa di riprendere certi argomenti via mail (libri per ciechi, audiolibri, copyright e altre battaglie). Invece a fine luglio ne è arrivata un'altra, di mail, da Nave Argo, e dentro c'era scritto che un infarto s'era portato via Otello, che non ci saremmo visti né sentiti più.

Questo resoconto è dedicato a lui.

Che forse si sarebbe incazzato pure a Caltagirone, 10 persone in tutto, che va sempre bene, se consideri che è il paese di Provenzano, che una minuscola cartolibreria è l'unica in un distretto di 120 mila abitanti, che le cinque copie di GaU le ha esaurite da un pezzo e da Palermo non ne sono arrivate più.
Va benissimo, se poi vieni a sapere che l'incontro è stato fissato una settimana fa, che insomma a Scordìa ne avevano già abbastanza del Bookfestival, per poter gestire anche gli extra. Pazienza, tutti semi che valeva la pena lanciare, contatti buoni per le prossime volte. Spesso è al secondo terzo passaggio che puoi valutare l'impatto effettivo. Prendi Pisa, città universitaria e tutto quanto. Presentazione di Q insieme a Prosperi: venti persone. Asce di Guerra: idem. Guerra agli Umani: ottanta.
Ma prima di Caltagirone c'è Messina e l'albergo a Palagonìa, "paese di arance e di eroina", a sentire Domenico.
Senza dubbio, uno dei paesi più inquietanti mai visti in Italia - per quanto la "Eternit Belt" Padova-Milano offra esempi sublimi sotto altri punti di vista, giusto che alle monofamiliari su collinetta artificiale, con allegato capannone e puzzo di porcilaia, noialtri padani ci abbiamo fatto l'abitudine.
Qui non c'è edificio che sia finito. Una volta l'intonaco, un'altra i terrazzi, quasi sempre tondini di ferro che sbucano dall'ultimo piano come merli di un castello postatomico. Due persone diverse, a sentire i miei commenti sull'edilizia del luogo, rispondono che le case sono messe così male, fuori, perché tutti i soldi si concentrano sugli interni, sfarzosi, opulenti, fatti per impressionare l'ospite e il parentado.
La via principale divide in due il paese: una parte "vecchia" e una nuova, dove le strade non sono nemmeno asfaltate. Sull'altro lato, invece, ci sono pure le targhe con il nome: via Sauro Nazario, Via Croce Benedetto. Cognome e nome, come ai militari. Mai visto.
La via principale è tutta un'officina: il business delle riparazioni auto dev'essere fiorente. Forse perché quelle che girano perdono i pezzi. Scassoni con targhe di Como, Milano, Varese. CT quasi nessuna. Non a caso, anche l'auto che deve portarmi a Caltagirone si riempie di fumo, sulle strade di Scordìa, e bisogna passare dall'officina, perdere un'ora, arrivare in ritardo (ma niente paura, prenditela con calma, tanto senza di te non si inizia).

"Paese d'arance e d'eroina": Katia, della libreria Hobelix si arrabbia parecchio quando glielo racconto. Come al solito, dice, i siciliani sanno solo piangersi addosso. A Palagonìa c'è una villa meravigliosa e questi manco te la fanno vedere (si scoprirà più tardi che trattasi di quiproquo con villa Palagonia, sita in quel di Bagheria, PA).
Anche qui hanno saputo dell'incontro solo una settimana fa. Hanno fatto il possibile: a inizio serata ci sono una decina di persone, poi via via aumentano (di solito succede il contrario) e dopo un'ora saranno poco più di venti, che per un capoluogo universitario non è il massimo, ma va bene, va bene, va bene così: bellissima libreria, chiacchierata piacevole e approfondita, svariati giapster, gita notturna fino al faro, con le luci dello Stretto e le assurdità del ponte, albergo vista mare e ritorno a Catania sulla ferrovia di Conversazione in Sicilia. I semi germoglieranno alla prossima.

Del minitour barese, qualcosa ho già detto. Presenza buona, clima piacevole, prima assoluta nella Puglia non-salentina. Ha fatto tutto Antonio, il cuoco dei Quindici: contattare Feltrinelli, stare sotto ai ragazzi di Rifonda, prendere accordi con una libreria di Trani, ospitarmi a casa, mettere la madre ai fornelli per un pranzo rabelaisiano (patate riso e cozze, polpo fritto e altre delizie), costringere un'amica automunita a scarrozzarci in giro e a portarci a cena sotto Castel del Monte (con una nebbia inedita a queste latitudini, che impedisce di vederlo finché non ci si va a sbattere contro). Tutto, compreso pagare il ristorante, sicuro, che di solito l'ospite almeno a cena ti ci porta, e invece qua non usa, né da Feltrinelli - che non paga per principio - né alla "Maria del Porto": finita la presentazione si chiude baracca e ognuno per cazzi suoi, neanche un aperitivo, neanche due chiacchiere, zero. Spero che almeno il mio Eurostar gliel'abbia rimborsato qualcuno…

Su Napoli s'è già fatto un resoconto qualche tempo fa: basta ricordare che se non era per Daniela, noi manco li conoscevamo, quelli del Pozzo e il Pendolo, col loro spettacolo su Q e l'annessa presentazione di GaU, mentre l'altra data partenopea era all'Istituto Italiano di Studi Filosofici, che detta così suona molto altisonante e accademico, e invece è il covo di una strana setta, dedita allo studio della rivoluzione napoletana del 1799, nonché di molto altro, in perenne scazzo con le vere istituzioni culturali della città.

Palermo invece è l'unica città d'Italia, dopo Bologna, a beccarsi due incontri in due giorni diversi, a distanza di un mese.
Il primo è allo Spasimo, chiesa scoperchiata nel cuore della Kalsa, un quartiere centrale ancora segnato dai bombardamenti del '44. Manifestazione comunale in grande stile, ma a parte l'hotel in Corso Vittorio Emanuele, è come se ci avesse invitato Franco, un giapster che scrive su "Duellanti" e cura la rassegna di cinema. E meno male, perché altrimenti ci sarebbe da tagliarsi le vene: l'aereo atterra la mattina del sabato, la presentazione di GaU è per le 19, a seguire breve intro a Dead Man, il film che abbiamo scelto, poi serata libera e domenica palermitana fino all'aereo del tardo pomeriggio.
Nel mezzo ci sono Italia-Argentina di basket (e, fortuna nostra, abbiamo trovato un siciliano che lo segue), Italia-Brasile di pallavolo, Baldini che vince la maratona: tutte a casa di Franco, in buona compagnia, coi maccheroni alle melanzane e la birra ghiacciata. E poi la scoperta dei ficus magnolia in piazza Marina, enormi architetture di radici e corteccia, tanto che Tre non esita a definirle "intelligenti", e in effetti che altro puoi dire di un albero così, che si puntella con pilastri viventi e archi rampanti neanche fosse Gaudì?
Faccio pure in tempo a fare un piccolo esperimento di psicogeografia, uscendo dall'hotel con un desiderio irresistibile di pane e panelle e vagando per i dintorni fino a raggiungere "U Vastiddaru" - pare uno dei meglio in città - e un delizioso spuntino con pane siciliano e frittelle di ceci da digerire con calma nelle sei ore successive.
"Palermo 2 - la vendetta", è a cura della rivista "CyberZone" e degli "splendidi ragazzi del Laboratorio Zeta" - come direbbe Bettin, spazio occupato che ospita immigrati sudanesi e si è appena ripreso da un'estate di fuoco, a inseguire il carico umano della Cap Anamur in giro per i CPT della Sicilia.
Piccola considerazione: su 41 date, questa è l'unica in un posto del genere. Il classico posto che avrebbe altro da pensare. Il tipico posto in emergenza continua, visti i crimini di Pisanu e della Bossi/Fini, ma che lo stesso trova forza e motivazione per presentare libri e per farlo bene (obiettivo: almeno trenta persone. Ne arrivano il doppio, nonostante la caldazza e le poche sedie).
Una su 41 qualcosa vorrà dire: momento di transizione, difficoltà a organizzare eventi culturali al di là delle scadenze di piazza, feeling con Wu Ming in calo progressivo… Qualcun altro può tirare le somme.
Per quel che mi riguarda, forse sono influenzato dagli arancini di latte della Focacceria San Francesco; o magari dal giro in Vespa per Palermo, stile Caro Diario, che Salvatore mi ha voluto regalare la domenica mattina; o dal fatto che qui in Sicilia le ragazze sembrano tutte bellissime; o dalla cena con la redazione di "CyberZone", ricca di idee e possibili collaborazioni. Saro' influenzato, come no, ma sull'aereo m'e' venuta nostalgia, quella vera, quella per le cose che non hai ancora, piuttosto che per quelle che non hai più, e m'e' sembrato che a Bologna un posto come il Laboratorio Zeta ci manchi davvero, e non è un caso se osteria/cinema/concerto indie al Covo e diventata la Trimurti delle nostre uscite serali, quando ci va fatta bene.
Sarà che sono influenzato, sarà che vado per i 31 e sarà pure che a Palermo non ci vivo da sempre - perché altrimenti, hai voglia, ci sarebbero decine di scazzi passati, presenti e futuri e gossip a non finire e pregiudizi e settarismi gesuiti a rovinare anche le serate allo Zeta Lab. Sarà tutto questo, pero' un posto così, nella mia città lo teletrasporterei volentieri: comprese le facce nuove di chi lo gestisce, i sudanesi che litigano con gli ucraini, i ventilatori che non funzionano e il caldo appiccicoso che lievita tra le pareti.
E così, medaglia ulteriore per la "questione meridionale", le date in Sicilia sono diventate 6 (più due che non siamo riusciti a fare per un niente: Agrigento ed Enna). Una in meno dell'Emilia Romagna (con 4 solo a Bologna). Seconda regione più rappresentata. Terzo posto per il Lazio (5), poi Puglia e Veneto a pari merito (4).

Basilicata e Calabria, all'esordio wuminghiano, totalizzano 3 incontri.
Mesi fa, nel fissare le date insieme ad Antonio, non abbiamo tenuto conto del bollino rosso della società Autostrade, della Salerno-Reggio Calabria e del sole crudele di questo primo week end agostano.
Telefono a Uno il giorno prima della partenza: la prima presentazione è per sabato alle 17. Decidiamo di muoverci per le 22.30 del venerdì, muniti di radio a manovella, bottiglie di te' al cocco e surrogati del pane. Fino all'ultimo sembra che avremo Rino, il cane, come compagno di viaggio, visto che Uno prosegue per il mare, e pare debba portarselo dietro. Per fortuna si trova una soluzione alternativa.
Spinti da furore ambientalista, abbiamo cercato di usare il treno ogni volta che è stato possibile. Ci siamo andati a Racconigi e a Bassano del Grappa, a Cisterna di Latina e a Velletri. Poi, per il viaggio che più di ogni altro richiederebbe una bella cuccetta e tanti saluti, finiamo col preferire l'auto, che tanto Uno deve scendere al Sud e gli servirebbe comunque.
Partiamo.
Fino a Roma tutto bene, un po' di traffico sul GRA, un altro pizzico dalle parti di Napoli, intorno alle 6 siamo alla barriera di Salerno. Cinque chilometri di coda, un'ora in tutto, ma chissenefrega, ormai ci siamo, ne mancano 140, siamo lì massimo per le 9, ci cacciamo a letto e recuperiamo la notte bianca.
Eh già.
Peccato che i primi 70 siano larghi come una provinciale, che dalle 7 ci siano di nuovo i camion e che se ti fermi per pisciare in autogrill rischi di non uscirne più, risucchiato da metri cubi di lamiera. Alle 8 e mezza siamo ancora a Sala Consilina, ma adesso il traffico scorre, l'asfalto è largo, ci sono meno curve e massimo tra un'ora dovremmo essere a letto.
Sì, sì.
Tutto fila per altri 30 chilometri poi l'incubo della coda si materializza di nuovo, come un miraggio cattivo nell'aria che si va scaldando. Ci affidiamo agli oracoli di Isoradio, ma le montagne della Calabria coprono il segnale. Chiamiamo Antonio per avvertirlo del ritardo. "Tranquilli, sono i napoletani che vanno al mare, escono tutti a Maratea".
Certamente.
Intanto Lagonegro/Maratea è tra 18 chilometri, e a passo d'uomo ci vuole un'altra ora.
Le nove e mezza. Il caldo si sveglia e bussa al parabrezza. I napoletani hanno deciso di andare al mare da un'altra parte. Escono sì e no una decina di auto. A Lagonegro sud non va meglio, e intanto sono le 10, ancora 17 chilometri per Lauria, la nostra uscita. A metà strada, la spiegazione di tanta sofferenza: l'autostrada diventa a senso unico alternato, una corsia soltanto e un tizio che regola il flusso con una paletta. Spaventoso incidente? Manutenzione straordinaria?
Come no.
In effetti, stanno facendo il nuovo viadotto. Da circa trent'anni, o giù di lì. E a chi vive in questa fetta di Lucania affacciata sul Tirreno, non restano che i tornanti di montagna (2 ore almeno per arrivare al capoluogo, Potenza, a 130 chilometri), una ferrovia dismessa e il cesso otturato dell'autostrada.

Castelluccio Inferiore (PZ) non ha nulla da invidiare a Castel Madero: 2000 abitanti e un terremoto dimenticato (1997), il Parco del Pollino che fatica a decollare e la Centrale Enel chiusa da un pezzo, illusione di lavoro e ricchezza che prima ha rovinato l'aspetto bucolico del paese (gradini in marmo, infissi di alluminio, ristrutturazioni improbabili) e poi l'ha svuotato e lasciato in rovina. In compenso, le montagne sono sempre là, un bicchiere di coca costa un euro e un pranzo primo-secondo-dolce-caffè, 18 in due (A Bologna circa due volte e mezza).
Quanto alle presentazioni di libri, se si escludono guide sul parco, storia locale e poesie in dialetto, la nostra rischia di essere la prima a memoria d'uomo. Peraltro insidiata dalle celebrazioni del gemellaggio tra Castelluccio Superiore e Borgo Tossignano (BO), con aperitivo a base di piadina e prosciutto (quello di Castelluccio, che un tempo venivano da Parma per metterci il marchio del consorzio) e cena con polenta alla bolognese (mai sentita nominare). In questa cornice, venti lettori sono già un successo, specie se uno è un mezzo troglodita appena sceso dalle montagne con lo zaino in spalla e svariate proposte di altri incontri in giro per la Basilicata.
La sera boicottiamo i rivali di Sopra e ci facciamo sedurre da cocomerata + panini con frittata di peperoni, tutto a cura della Associazione delle donne.

Il giorno seguente c'è Rivello, serata aggiunta all'ultimo momento, per l'insistenza dei ragazzi della Pro Loco. Il paese è poco più grande di Castelluccio, sì e no 3000 abitanti, qualche centinaio di sfollati e una buona fetta del centro avvolta dai ponteggi, con le impalcature che trasformano le strade in tunnel di legno e i teli di plastica che svolazzano come bandiere bianche. Anche qui, lo stesso terremoto. Quello del '97, quello dimenticato.
Dopo una pennica sulle rive del lago Sirino, scendiamo in paese per l'appuntamento con Mira, di fronte alla Villa comunale. Il programma della Festa del Libro è ampio, interessante, anche se spiccano strane intrusioni, come la processione della Madonna degli Affogati, il motoraduno dei bikers, e addirittura un paio di eventi in contemporanea spazio-temporale.
Chiediamo lumi, scoprendo così che due settimane dopo le elezioni di giugno, vinte dal centrodestra, il "nuovo" sindaco ha cambiato serratura alla sede della Pro Loco, dichiarando di non volerci più avere a che fare. Divergenze politiche. Ci si è dovuto mettere il tribunale di Lagonegro per costringere il sindaco a collaborare, nell'interesse del territorio, con un'associazione che è lì da vent'anni e ha tutte le carte in regole per restarci. Ecco perché l'estate rivellese l'hanno dovuta organizzare in fretta e furia, con inevitabili sovrapposizioni, strani compromessi e atmosfere che neanche Brescello il 18 aprile del '48.
Per fortuna la serata non subisce boicottaggi, se si esclude l'uscita da messa sullo stesso piazzale. Da segnalare, il banchetto de "Il caffe' del vagabondo", biblioteca itinerante di libri sul tema del viaggio + piccolo bar con prodotti del commercio equo. Spulci, prendi, leggi, ti fai un caffè, restituisci. http://www.ilvagabondo.org.

Ma c'è tempo giusto di trangugiare una pizza e subito si riparte, per un incontro dall'orario inaudito: ore 00.30, Praia a Mare (CS). Sembra uno scherzo, invece la libreria è piena, e a giudicare dall'accento di chi fa le domande, c'è da chiedersi se questa debba contare come prima apparizione calabra di Wu Ming, o come terza presentazione partenopea del romanzo troglodita.
Alle due e mezza, distrutti, puntiamo i fari su Rivello. Lunedì mattina c'è da svegliarsi presto: Uno deve raggiungere la statale Sinnica, che a quanto pare ha dignità di nome ma non di indicazioni stradali e quasi nessuno ha idea di come si debba fare per imboccarla partendo dal paese; io devo prendere l'Intercity delle nove alla Maratea Station. Ci arriveremo per il rotto della cuffia, planando sulle curve che scendono giù da un enorme statua di Cristo modello Rio de Janeiro.
Sul binario, un attimo prima di salire, una ragazza si avvicina e mi chiede di firmarle una copia del libro. Perplesso, frugo la borsa in cerca del timbro con gli ideogrammi, chiedendomi come cavolo può avere fatto a riconoscermi, e devo avere una discreta faccia da culo, perché lei ci tiene a precisare che ieri era in libreria a Praia, ma moriva dal sonno e se n'e' andata prima. Elementare, Watson.

Poco prima di Roma, il treno attraversa in velocità la stazione di Cisterna, dove sono sceso circa due mesi addietro per dare inizio alle danze del minitour pontino. Qualcuno potrà obiettare che qua non è proprio Meridione, ma non importa, la "questione meridionale" riguardava l'Italia sotto Roma, e su quello ci siamo, anche se solo per una manciata di chilometri.
Per di più, la genesi di questa tre giorni è un paradigma perfetto di come Wu Ming ha sfondato la linea Gustav.
In principio, si fa avanti il circolo Legambiente di Velletri: l'idea sarebbe quella di abbinare l'incontro a una delle due presentazioni previste su Roma. Vado a controllare le distanze sull'atlante stradale, giusto per capire dove mi conviene dormire, e scopro che a una ventina di chilometri da Velletri c'è Cisterna di Latina, un nome che mi dice qualcosa, e anche Latina, se non sbaglio… Incontri sfumati qualche stagione fa.
Niente paura. Ricerchina su Eudora, tombola: libreria Voland di Cisterna, Heavenpub a Latina. è passato del tempo, ma tentare non nuoce: ciao, ti ricordi, volevi fare una roba con noi, adesso veniamo da quelle parti…
Passa una settimana. Risponde da Latina l'Anonima Scrittori. Da Cisterna, nada. Ipotesi: vuoi vedere che abbiamo fatto qualcosa che gli è rimasto sul gozzo, tipo che so, l'appello per Battisti, che tra l'altro era pure di quelle parti? Strano, almeno due righe di spiegazione potrebbe mandarle. Magari nel frattempo ha chiuso i battenti: nella mail diceva di aver aperto da un anno, prima libreria nella storia di Cisterna, puo' darsi pure che gli sia andata male.
Controllo su Paginegialle.it. Cisterna, libreria. Eccola lì, c'è pure il numero di telefono. Pero' scusa, che figura ci faccio, alla fine sembra che mi voglio auto-invitare, pronto, ciao, sono Wu Ming, ti va di fare quella presentazione che non s'e' fatta due anni fa? Suona male, no?
Passa un'altra settimana, e la risposta arriva, ma da un indirizzo diverso, grazie a Carlo di Latina che si è dato da fare e ha rintracciato Davide, il libraio di Cisterna.
Va a finire che a due giorni dalle amministrative, il 9 e 10 giugno, ce ne andremo in giro per il cuore nero d'Italia a far concorrenza ai comizi.
Normale che fin da subito si rischi il boicottaggio. Eurostar in ritardo di un'ora già all'altezza di Chiusi, incontro di Cisterna che rischia di saltare, Tre che smadonna perché a Latina, la sera, c'è il reading con gli ElSo - unica data sotto Roma - poi lui domattina riparte, non sarà a Velletri, e quindi se salta Cisterna, più o meno ha cacciato via la giornata.
Fortuna che il ritardo non aumenta, perdiamo la coincidenza ma saliamo sul treno dopo, l'ultimo, e siamo in città con solo mezz'ora di slittamento, e i furgoncini elettorali già in fila lungo la via principale.
Brutto posto. Non ai livelli di Latina, ma quasi. La presentazione si fa nel cortile dell'unico palazzo degno di tal nome, un edificio del Cinquecento, insidiato su più lati da incubi architettonici di varia natura (menzione speciale per il nuovo Municipio). Fuori, megafoni e altoparlanti propinano slogan, in un carosello ininterrotto, da Forza Nuova a Rifondazione. Forse anche grazie al contrasto, l'incontro sembra ben riuscito, per quanto non molto affollato.

La sera, Latina. Fortuna che ci arriviamo col buio. Il pub ricorda molto un classico modello bolognese, un po' vecchia osteria, un po' scantinato punk, ma da queste parti dev'essere una specie di rarità. La lettura parte con quelli di Anonima Scrittori, che avevamo conosciuto per via telematica con "Ipertrame - Il sorriso del Presidente", atelier di scrittura collettiva condotto su Virgilio a cavallo dello scorso anno. Adesso fanno pure una rivista e si ritrovano su un sito, http://www.anonimascrittori.it.
Dopo il loro set e l'incredibile intermezzo di Pornosemiotika, una specie di clip sulle monnezze d'Italia "girato" con Power Point, ecco che arriva il nostro turno. Lo spettacolo è rodato: veniamo dai successi di Bologna, Brescia, Bassano e Roma. Peccato solo che contrabbasso, tromba e chitarra ci siano stati solo al Covo di Bologna. Poi siamo rimasti in tre, voce e macchine, e a chi conosce Mimì Clementi e le sue letture, l'insieme sembrerà senz'altro meno sorprendente. Pero' piacevole, e questo ci basta.
Per dormire, tutti e quattro nella tavernetta di Emiliano/Uncle Zorro, giapster di vecchia data, stracolma di poster e umidità. All'alba, Tre e gli ElSo vanno a prendere il treno per Bologna. Io mi sveglio con calma: per la prima volta, non è il sottoscritto a forzare i compadres con partenze antelucane da padre di famiglia ("giusto per essere a casa entro l'ora di pranzo"…)
E a proposito di pranzo, prima di essere preso in consegna da Gianni di Legambiente, ho tempo per la cucina della signora Liliana, per il suo romanzo sul mito di Penelope, per una promessa di cus cus alla trapanese e cannoli siciliani. Di certo, se tornero' a Latina, non sarà per questa Los Angeles dei poveri - centri commerciali e abitazioni in formato centro commerciale - emersa dalla palude ma non dal suo karma negativo.

A Velletri intanto impazza la campagna elettorale. Ci aggiriamo tutto il pomeriggio tra bandiere di partito, musei romano-etruschi in tono minore e coatti della peggior specie con certificazione DOP. In nessun altra zona d'Italia ci sono persone capaci di indossare determinati occhiali. E si sa che l'occhiale è la vera cartina al tornasole del maraglismo.
La serata si svolge con formula cena + presentazione, uno schema che io e la mia tenia ritroveremo solo a Livorno, purtroppo. Lo strascico è tutto per il caso Battisti (nato, come detto, a pochi chilometri da qua). In pratica: due soli su posizioni di garantismo "estremo", la maggioranza tutta contro, eppure convinta di essere una specie di minoranza sotto assedio (come se a sinistra i pareri contro l'estradizione fossero popolari e vezzeggiati).
Un occhio all'orologio e vado a dormire proprio in casa del più accanito avversario del nostro appello, nipote di Ernesto De Martino. In auto, la tensione si scioglie, riconosciamo reciproci errori e sfiliamo dai tascapane tarallucci e vino. Ci si addormenta da fratelli nella stessa stanza e alla mattina si schizza via per prendere il treno diretto a Roma (giusto per essere a Bologna a ora di pranzo). Tempo di solidarizzare con il Comitato Pendolari, formato in gran parte dagli stessi che erano alla cena, e anche il mini tour pontino puo' dirsi archiviato.

Quindi, in conclusione, ecco sei mesi on the road in poche righe di analisi.

1) La repubblica democratica dei lettori - sez. Wu Ming si riunisce di preferenza:
A) Per iniziativa privata, magari appoggiandosi a locali, librerie, università (13 su 41, e non solo al Sud);
B) In gloriosi festival indipendenti e piccole rassegne, organizzati da pochi temerari, magari con comuni e province che ci mettono il minimo indispensabile per avere gli stemmi sulle locandine ( 8, da non perdere quelli in Veneto: "Azioni Inclementi" a Malo (VI), "Piccolo festival" di Bassano (VI) e "Dare a bere storie" a Verona, organizzato dal circolo Malacarne, un altro di quei posti che vorrei avere a Bologna);
C) Grazie a piccole associazioni, circoli culturali e simili (8);
D) Librerie (4, che sarebbero di più, almeno 9, ma tutte le altre non si sarebbero mai mosse se qualcuno non fosse andato a stuzzicarle);
E) Centri sociali, spazi autogestiti et similia (2. Allo Zeta Lab si aggiunge Cellatica (BS), procacciata dal Magazzino 47, e si potrebbe mettere anche Seriate (BG), alla libreria Terzo Mondo, messa su di comune accordo coi ragazzi del Pacì Paciana. Comunque, non è lo stesso un numero confortante);
F) Biblioteche (2, Milano e Imola. Per la verità anche Pesaro, una delle più belle che abbia mai visto, con gli alloggi del comune che danno sullo stesso cortile e le mamme in biblioteca per leggere ai bambini la favola della buona notte. Pero' Pesaro non conta: l'iniziativa parte da quelli di Resistenza Solidale, che altrimenti non avevano soldi né spazi per farla. Poi altre due biblioteche atipiche, in realtà associazioni: una a Racconigi, in una specie di casa di marzapane al centro del parco del Castello - offre libri e altro a chi visita la tenuta; l'altra alla Corea di Livorno, la Biblioteca Clandestina Errabonda, dove cena, chiacchiere e presentazione di libro diventano tutt'uno e i libri sugli scaffali li regalano gli utenti. Anche qui, a parte tutto, 2 su 42 è un dato che fa pensare parecchio;
G) Scuole (1, il Liceo Morin di Marghera. E anche qui foschi pensieri…);
H) Casi diversi e dispersi

2) Le modalità di pernottamento rispecchiano il quadro teste' delineato:
A) Ospitalità casalinga (14 ). La mattina ti svegli e sei già di famiglia: litighi per la doccia, sbadigli sul caffelatte e i biscotti sono sempre troppo pochi;
B) Albergo (12);
C) Notte al volante o cuccetta (4).
D) Alloggio di fortuna. (1, la saletta prove del Dobia Lab (GO), dove una volta ci suonava Elisa, quella di Sanremo. Strumenti e amplificatori tutti addossati alla parete, brandina in un angolo, saccapelo, porta insonorizzata per prendere sonno in dieci minuti anche se di là nel salone sono ancora lì che ballano e mettono musica. Da segnalare che i miei ospiti hanno dormito per terra nella camera oscura);
Tutto il resto: abbastanza vicino da non richiedere la nottata.

3) Un'altra questione, dopo quella appena risolta. La "questione gettone".
Già da tempo abbiamo fissato la nostra linea di condotta: se c'è qualche istituzione che finanzia, anche noi vogliamo la nostra parte. Ci devono dei soldi, come diceva Blissett. Pura e semplice ridistribuzione del reddito. Nemmeno un centesimo deve cascare a terra. Meglio in tasca a noi che a qualche burocrate.
Eppure, svariate situazioni con lo stemmino della provincia tal dei tali o del tal assessorato a occhieggiare dai manifesti, non sono riuscite lo stesso a "cacciare la grana". Spesso ce ne siamo accorti soltanto dopo, perché è normale che uno quando ti invita non ti sta a fare l'elenco di eventuali sponsor e patrocinatori.
Ma in ogni caso: come ci si deve comportare, ben sapendo che i budget sono comunque limitati?
Si va a gratis, come quando paga il centro sociale o il libraio o il giapster di turno?
Si va a gratis, così l'amministrazione che si fa bella alle tue spalle senza spendere una lira puo' continuare a farlo, continuare a non pagare chi si sbatte per amore di un territorio?
O piuttosto ci si impunta, a rischio di sembrare attaccati al denaro, brutti sporchi e cattivi che vogliono monetizzare tutto?
Andare in giro a parlare di libri è il nostro lavoro: chi può, deve retribuirlo. Con la biblioteca di Pesaro abbiamo seguito questa linea, con una rassegna a Milano no, con altri festival nemmeno. A volte mi dico che sarebbe meglio non andare, se l'istituzione di turno ha pensato di cavarsela con pochi spiccioli. Almeno, ci sarà un pretesto per ridiscutere gli stanziamenti all'occasione seguente. A volte mi dico così. Poi pero' mi sento brutto sporco e cattivo e anticipo pure i soldi per il treno…

4) L'ultima menzione è per i cosiddetti "geographically challenged". Quelli che la geografia non li aiuta. Quelli che si fanno 100 chilometri per andare a vedere "Lavorare con Lentezza".
Nel tour di GaU ne ho incontrati diversi. In particolare:
A) uno che è venuto a Siena da Roma, perché non avevamo ancora pubblicato le date capitoline e pensava non se ne facessero;
B) Uno straordinario fuorisede, tra gli organizzatori del "Piccolo Festival" di Bassano, rivisto a Palermo nella chiesa dello Spasimo (ci ho messo un po' a riconoscerlo, ammetto…);
C) Un triestino che era al Dobia Lab, poi a Pisa (dove studia), poi aveva prenotato pure la cena a Livorno ma alla fine non è riuscito a venire (sarebbe stata una tripletta storica);
D) Vito di Matera, giapster che prima o poi riuscirà a organizzare qualcosa anche nella sua città. Per il momento s'e' fatto 100 km fino a Trani;
E) l'eroico contingente di Maresca (PT), che dovevamo andarci a piedi, a presentare il libro da loro, come veri supereroi trogloditi, ma visto che alla fine non se n'e' fatto nulla, sono venuti a Bologna per l'incontro iniziale di tutta la baracca, alla libreria Pendragon.

Quando intorno c'hai gente del genere, come cavolo fai a pensare ai soldi?

E allora, grazie a tutti, anche a quelli che qui non ci sono, ma solo per ragioni di spazio, di tempo e di narrazione.

Ci si vede presto.

Bologna, 15/04/04 - Forlì 06/10/04


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