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sgomberi

«Va bene tutto». Come un messaggio in bottiglia sulla «seconda ondata»

Bologna. Piazza San Francesco in queste sere.

«Finché possiamo dire: “quest’è il peggio”, vuol dir che il peggio può ancora venire».
W. Shakespeare, Re Lear

La desolazione di Piazza San Francesco ti sorprende una sera di fine luglio, mentre attraversi in bicicletta il centro di Bologna, per andare da tua madre a riparare un rubinetto.
Lo spazio di fronte alla facciata gotica della chiesa è serrato da un recinto di transenne. Vuoto, ad eccezione di un’auto dei vigili urbani parcheggiata proprio al centro.
Avevi letto sui giornali dell’ultimo provvedimento «contro la movida». Sapevi che con la scusa della pandemia il sindaco aveva colpito un luogo di ritrovo indecoroso, perché i ragazzini prendono a pallonate la porta della chiesa e i giovani bevono le birre fredde dagli ambulanti abusivi, seduti per terra. L’avevi sentito dire, eppure pensavi che «piazza chiusa» fosse una metafora, un modo di dire, non un’altra voce nella lista di ordinanze e sparate per le quali Virginio Merola lascerà ai Bolognesi un ricordo sgradevole. In questo caso quello dell’inquilino del Palazzo che dà la colpa alla Piazza, perfettamente in linea con gli altri amministratori di vario colore e grado. Prosegui la lettura ›

Pilastro 2016, ovvero: la «gentriFICazione democratica» che piace al Partito.

Il "Virgolone", simbolo del Pilastro - Foto di Martina Verona

Il “Virgolone”, simbolo del Pilastro

di Perez Gallo. 
Foto di Martina Verona.

Era il 4 gennaio 1991, quando in via Casini, al Pilastro, quartiere operaio di Bologna, tre giovani carabinieri caddero sotto i colpi della banda della Uno Bianca, un gruppo di criminali, quasi tutti poliziotti, con simpatie politiche di estrema destra. Le tre vittime si trovavano a pattugliare la zona perché, qualche giorno prima, qualcuno aveva provato a dar fuoco a una scuola dismessa, usata come ricovero da circa trecento extracomunitari. L’omicidio – senza un movente chiaro – divenne subito un caso nazionale, il simbolo più vivido non solo di una vicenda misteriosa, ma anche della fine dell’eccezionalità bolognese, un modello sociale che pure era in crisi, almeno dal 1977. Una fine testimoniata anche, pochi giorni prima, da un’altra efferata strage della stessa banda, quella contro il campo sinti di via Gobetti: una strage gratuita, una strage “no profit” e razzista. Una strage a cui la cittadinanza rispose con indifferenza, perché anche allora, come oggi, rom e sinti non sono nessuno. «Anni e anni di cazzate tipo ‘isola felice’ non han fatto che danni. Bologna è solo il buco del culo del mondo», cantava in quel periodo l’Isola Posse All Star.

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Break The Wall! In Cirenaica, mentre l’estrema destra converge su #Bologna

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Finalmente sono disponibili on line tutti i materiali audio e i video della giornata «Resistenze in Cirenaica», quella ormai famosa del 27 settembre scorso. Ci sono le letture pomeridiane al Vag61, c’è il “trekking urbano” nel rione, c’è lo spettacolo serale completo. Potete ascoltare Guglielmo Pagnozzi e le Brigate Sonore che suonano il liscio durante i reading di Wu Ming 1 e Wu Ming 2, testimonianza di un’autentica renaissance di liscio e filuzzi (le loro versioni roots) nel milieu dei centri sociali e dei movimenti bolognesi. Potete vedere via Libia che, magicamente, cambia nome. Potete vedere l’intitolazione del giardino pubblico di via Barontini al ferroviere anarchico Lorenzo Giusti. Ecc. ecc.

Il percorso di Resistenze in Cirenaica è appena agli inizi. Stiamo avviando diversi progetti: laboratori, trekking urbani, guerriglia toponomastica, documentari, libri. Prossimamente sarà on line un sito ad hoc, interamente dedicato a questo grande cantiere culturale.

Resistenze in Cirenaica torna a manifestarsi già questa settimana, e precisamente venerdì 30 ottobre, con una serata al Vag61, via Paolo Fabbri 110.
Wu Ming 1 e Kai Zen/Bhutan Clan racconteranno la storia di un muro della vergogna, un muro italiano che preparò un genocidio, il cui ricordo è assente dalla memoria collettiva del nostro paese.
La serata è parte di una tre-giorni in vista del grande assalto fascioleghista alla città di Bologna. Prosegui la lettura ›

Barricati nel Palazzo. Intervista a Wu Ming 4 su lotte e repressione a #Bologna

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“Sia la politica che la classe dirigente senza risposte a questa crisi sociale”
Intervista a Wu Ming 4, del collettivo di scrittori vicini alla protesta

(Repubblica – Bologna, 27/05/2015)

di Michele Smargiassi

«Colpisci duro e poi corri a rinchiuderti in casa per la paura. È un’immagine emblematica». Wu Ming 4, uno degli scrittori “senza nome” del collettivo di scrittura bolognese da sempre vicino alla protesta sociale (due giorni fa il loro reading pubblico sotto i portici, in solidarietà con gli sgomberati di Eat the Rich) osserva la fotografia del cordone di polizia schierato in tenuta antisommossa davanti a Palazzo d’Accursio. E commenta: «Un luogo pubblico, il luogo pubblico per eccellenza, sbarrato e separato dalla città. Questa è la visualizzazione plastica di un’amministrazione che reprime la protesta ma la teme, di una classe dirigente che non sa risolvere la crisi sociale eppure ne ha paura e spera che le cose si risolvano da sole, con un po’ di proclami». Non è una dimostrazione di forza, «Sanno benissimo di non essere in grado di affrontare la contingenza storica. L’accusa di miseria intellettuale che rivolgono ad altri nasconde solo la loro miseria politica. Poi c’è chi si vende meglio e chi si vende peggio…». Prosegui la lettura ›