da "Il Mucchio selvaggio" n. 539, dal 24 al 30 giugno 2003:

WU MING
GIAP!
Einaudi Stile Libero, pp. 308, euro 8,50

Mitopoiesi, ovvero la creazione di miti. Questa la parola che ricorre più spesso all'interno delle varie sezioni che compongono Giap!, antologia di saggi, articoli e scritti vari del collettivo Wu Ming, molti dei quali apparsi sull'eponima newsletter, assemblata e redatta da Tommaso De Lorenzis. Creazione di miti il cui scopo sia forgiare un immaginario comune in cui riconoscersi, a prescindere da provenienza e background culturale, e su cui basare la propria strategia di resistenza civile e lotta. In sintesi, un diario di viaggio, che parte da subito dopo Seattle e passa per Genova, Bologna, il Chiapas, Israele, concludendosi a Firenze lo scorso febbraio; una cronaca che è anche riflessione, personale e allo stesso momento collettiva, di quelle che sono state le tappe che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del movimento dei movimenti, nella sua ala più ­ diciamo così ­ creativa delle Tute Bianche ma non solo, con il suo incrocio di culture e anche, giustamente, le sue contraddizioni. Una corrente di cui i cinque Wu Ming sono stati membri fin dall'inizio, da cui hanno tratto ispirazione e che a loro volta hanno, almeno in parte, ispirato, nell'ambito di un percorso non parallelo, ma fittamente intrecciato con quello della scrittura, tanto che il passaggio, in queste pagine, fra interventi di natura socio-politica e riflessioni sulla creazione letteraria è totalmente lineare e, anzi, spesso i due piani si sovrappongono. Nella seconda parte del volume trovano allora posto spiegazioni, retroscena, stralci di interviste e dialoghi telematici sui romanzi dell'atelier narrativo bolognese, da Q ad Asce di guerra, da Havana Glam a 54, ma anche divertenti racconti di presentazioni in giro per l'Italia, approfondimenti legati al copyleft e, naturalmente, la Dichiarazione d'intenti che, nel gennaio del 2000, segnò la nascita di Wu Ming dalle ceneri del Luther Blissett Project. Come tutte le antologie, anche questa può essere letta senza seguire un ordine preciso e non nella sua totalità; è tuttavia solo nel suo insieme che il libro ­ al netto di ciò che qualcuno potrebbe considerare mera autocolebrazione ­ consente di avere una visione per quanto possibile completa di quello che, volenti o nolenti, è uno dei fenomeni culturali più interessanti e controversi degli ultimi anni.
"Noi usiamo la Storia per estrarre le storie, nel senso che crediamo che la letteratura consista nel raccontare storie che abbiano un capo, una coda e un intreccio in mezzo, abbiano dei bei personaggi, coinvolgano la gente" (pag. 229).

Aurelio Pasini


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