Dal canale "Sapere e libri" di www.virgilio.it,
speciale sul copyright, intervista a Wu Ming 2
3 aprile 2003

 

Un "laboratorio di design letterario" (così si autodefinisce) nato nel gennaio del 2000. Wu Ming, nessun nome, è un'entità collettiva che scrive romanzi a più mani e interviene con articoli, là dove il dibattito lo richiede. I suoi libri sono venduti in decine di migliaia di copie e, al tempo stesso, sono disponibili assolutamente gratis sul suo sito.

Cosa si intende per "no copyright"?

Il copyright è un'esclusiva sull'uso e la riproduzione di un'opera dell'ingegno. Nato per tutelare autori ed editori, risulta spesso troppo vincolante, lesivo dei diritti dell'acquirente e nocivo per il mercato. Per questo gli autori "no copyright" rinunciano del tutto a questo diritto. Il rischio è che qualcuno arrivi, prenda l'opera, ci metta sopra il suo copyright e ne vincoli l'utilizzo a suo esclusivo vantaggio. Per aggirare l'inconveniente è nato il copyleft (dove "left", "sinistra", si oppone a "right", "diritto" ma anche "destra"). Il copyleft può essere considerato una forma particolare di copyright. Chi lo utilizza, in sostanza, dice: i diritti di copia di quest'opera sono miei, ma io desidero che chiunque la possa riprodurre e copiare senza chiedermi il permesso, a patto di non vincolarne ulteriormente l'utilizzo. In pratica, se io prendo un testo copyleft e lo pubblico sulla mia rivista, non devo domandare il permesso a nessuno, ma devo esplicitare, in fondo al testo, che chiunque altro può utilizzarlo, perché, appunto, non mi appartiene.

Da anni, scrivete con un nome collettivo e imponete alle case editrici che vi pubblicano il no copyright. Potete fare un bilancio in sintesi di queste vostre scelte?

Più che un no copyright, il nostro è un copyleft. Chiunque può riprodurre, fotocopiare, utilizzare, scannerizzare, mettere in rete i nostri libri purché non lo faccia a scopo di lucro. Questo non significa rinunciare ai diritti d'autore sulle vendite. Il libro, come oggetto, ha un prezzo e su quel prezzo noi autori percepiamo una percentuale. Il testo, invece, non ha prezzo. E' libero di circolare. Noi autori lo restituiamo alla collettività, perché crediamo che senza di essa, senza l'interazione di migliaia di cervelli, storie, chiacchiere da bar, personaggi e cronache, nessuno potrebbe scrivere un buon romanzo. Il bilancio, dunque, è molto positivo: i lettori apprezzano questo atteggiamento e le vendite ne risultano incrementate.

Perché il copyleft fa anche vendere più libri?

Perché la cultura dev'essere libera di circolare. I nostri testi sono scaricabili gratis direttamente dal sito di Wu Ming. Immagina che uno si scarichi il file, se lo stampi su fogli A4, se lo legga. A scatola chiusa, non gli va di spendere 15 euro di libro. Comprensibile. Se però gli piace, ne parlerà in giro - e il passaparola è fondamentale. Forse lo regalerà ad amici e parenti: due, tre, quattro copie che senza quel file gratuito non avresti mosso dalle librerie.

Un potenziale lettore scarica un romanzo "free" dalla Rete perché ne è incuriosito. Poi, se gli piace, corre a comprarselo in libreria perché il buon vecchio libro è sempre il modo più facile e piacevole per leggere. Nel caso della musica, invece, il cd pirata sostituisce in toto quello originale, che non viene comprato: è possibile sostenere che il copyleft fa bene al mercato editoriale e male a quello musicale?

Nel mercato discografico non si parla di copyleft, piuttosto di file-sharing (condivisione di file), spesso definito "pirateria", con un termine pesantemente ideologico. Se questa "pirateria" fa male al mercato discografico è perché il mercato discografico ha reagito ad essa nel peggiore dei modi. Il male, poi, è ingigantito: molti scaricano album che non comprerebbero mai e continuano ad acquistare, anno dopo anno, lo stesso numero di CD. Per un artista l'oscurità è peggio della "pirateria". Il file sharing può aiutare a farsi conoscere, alimentare il passaparola, portare ai concerti molto più pubblico pagante. Chi è già famoso, non è certo a causa di questo che finirà a lavorare in miniera. Il risultato del file sharing è che si ascolta più musica: dove sta la minaccia? Io ci vedo solo un'opportunità. L'importante sarebbe saperla cogliere. Ad esempio: svincolarsi dal supporto CD, pensare siti di qualità, che diano informazioni, orientamento e permettano di scaricare album a prezzi ragionevoli. Invece, la ricetta è sempre quella: CD che non si possono copiare sul computer (e violano un diritto dell'acquirente), minacce ai provider, software che impediscono la masterizzazione, normative europee come la EUCD, da poco recepita dal governo italiano, potenzialmente letali per la trasmissione dei saperi... In una parola: repressione.

I vostri libri sono scaricabili dal vostro sito più o meno in contemporanea con la loro uscita in libreria. Immaginate però di essere il classico scrittore esordiente con il manoscritto nel cassetto; strategicamente, comincereste con la ricerca dell'editore o con la libera diffusione dell'opera in Rete?

Spesso per un'esordiente "essere pubblicato" è una sorta di certificazione di qualità. Poco importa se l'editore si preoccupa davvero di distribuire il libro e far conoscere l'autore. Com'è noto, le case editrici che possono avvalersi di una buona distribuzione e di una certa visibilità, sono anche le meno attente alle nuove proposte. La Rete può essere uno strumento più diretto, ma anche in questo caso ci dev'essere una vetrina conosciuta che dia visibilità, altrimenti un testo diventa la classica goccia nel mare. Molti scelgono di inviare i loro scritti agli autori che preferiscono. Noi, che attraverso il sito manteniamo un rapporto molto diretto coi lettori, ci siamo ritrovati sommersi da opere, spesso anche molto distanti dal tipo di letteratura che più ci interessa. Allora abbiamo segnalato il problema attraverso la nostra newsletter. Risultato: alcuni lettori, interessati all'idea, si sono organizzati sul nostro sito dando vita a I Quindici, un gruppo di 'volontari' che legge materiale inedito e restituisce pareri. Una specie di campione di pubblico e di critica. E già in un caso, uno scritto che ci hanno segnalato all'unanimità è stato proposto a Stile Libero Einaudi e accolto con grande interesse ( e probabile pubblicazione).

In una formula, perché il copyleft fa bene alla cultura?

Perché le idee devono essere libere di riprodursi. Altrimenti diventano sterili e si estinguono.

Quali sono gli scrittori famosi che usano la Rete per diffondere o lanciare i propri libri? Come utilizzano Internet?

Molti usano la Rete come strumento per 'incontrare' i lettori al di là delle pagine di un libro e mantenere il contatto tra un'uscita e l'altra attraverso interventi di vario genere. Penso ad esempio al sito di Massimo Carlotto, molto attivo in questo senso. Qui, il sito dello scrittore diventa una specie di fanzine continuamente aggiornata. Sono pochi, però, quelli che cercano di sfruttare appieno le potenzialità della Rete. Penso ad esempio a Stephen King, che ha fatto vari esperimenti, con alterne fortune. Il più famoso è il romanzo on-line The Plant. King ne ha scritta la prima parte e l'ha messa scaricabile dal suo sito. Si poteva scegliere tra scaricare pagando e scaricare gratis. King avvertiva però che avrebbe scritto il secondo capitolo solo se una percentuale di download superiore al 70% fosse stata pagata, come segno di gradimento. Altrimenti stop. La prima parte è stata pagata dal 78% delle persone. Poi le cose sono andate un po' peggio, per vari motivi. Chi fosse interessato all'intera storia può consultare, in italiano, www.horror.it/king

Schematicamente, qual è il rapporto tra computer e scrittura? E' solo una questione di comodità del taglia-incolla oppure c'è dell'altro?

Come dice Bukowski: "E' più semplice nel buttar giù le parole, è più rapido nel trasferirle dal cervello alle dita e dalle dita allo schermo, dove sono visibili immediatamente, belle chiare". Non è solo comodità: c'è una differenza percettiva. La pagina bianca non è più così spaventosa: scrivi una boiata pazzesca, la cancelli subito e lo schermo è di nuovo pulito, ordinato, vergine. Fai una prima stesura, la stampi e la puoi leggere come fossero le bozze finali, senza correzioni, frecce, sovrascritture ovunque. Così leggi meglio, più in fretta e più volentieri.

Gabriele Battaglia


Omnia sunt communia
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