Con la mardénna såtta al nès.
Fogliaccio antifrastico attacca Vitaliano Ravagli

[da "Giap" #6, IVa serie, Le vie dei canti d'Europa, 29 maggio 2003]



Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Comunicato stampa

"LE GUERRE DI VITALIANO" E GLI SFARFALLAMENTI DI "LIBERO"

Il giornalismo trash, come quello praticato dal quotidiano di Vittorio Feltri, può non piacere a tanti. Dobbiamo però ammettere che riesce anche a farti divertire, soprattutto quando infila uno dietro l'altro strafalcioni clamorosi, avvenimenti fantasiosi e allarmismi inesistenti.
Confessiamo che ci siamo sganasciati dalle risate radiografando il numero di Libero di domenica 18 maggio che in prima pagina sparava un allarmistico titolo "Uccidere un fascista? Si deve fare" e poi dedicava addirittura editoriale, servizio, cronache e commenti che riempivano l'intera terza pagina alla proiezione a Roma del video "Le guerre di Vitaliano. Il vietcong romagnolo".
L'iniziativa, tenutasi in due circoli del PRC di Roma in collaborazione con l'Associazione Culturale Jenin e la redazione di Radio Città Aperta, ha visto la proiezione della videointervista con Vitaliano Ravagli, uno dei militanti italiani partiti nelle brigate internazionali che combatterono in Vietnam nella lotta di liberazione prima contro i francesi e poi contro gli statunitensi.
La sua storia politica e personale è diventata anche un libro (Asce di guerra) curato dall'autore collettivo Wu Ming che ha avuto un grande successo.
Nell'intervista Ravagli parla della sua vita di povero nella Romagna prima e dopo la seconda guerra mondiale, della sua rabbia nel vedere che nel dopoguerra i repubblichini e i gerarchi fascisti venivano reintegrati nei loro posti di comando mentre i poveri... rimanevano poveri.
Di fronte alla sua voglia di vendetta (tra l'altro mai realizzata e anzi frustrata dai dirigenti del PCI) Vitaliano Ravagli accolse la proposta di andare a combattere in Indocina.
Tutto qui, raccontato in dialetto romagnolo stretto intervallato da immagini di repertorio sulla lotta di liberazione in Vietnam.
Su questo gli inviati di Libero costruiscono un castello fantasioso ed esilarante.
Una caduta di stile è sicuramente quella di affidare il commento al tutto ad una signorina con "le carte non del tutto in regola" come Francesca Mambro.
Di più, Libero si inventa un presidio di AN nel quartiere di Casalbertone come gesto di protesta verso la proiezione del film quando di tale presidio nessuno dei presenti si è mai accorto né ha avuto notizia: nello stesso pomeriggio nella piazza del quartiere c'era, questo sì, un comizio elettorale dei DS, ma degli "scandalizzati" esponenti di AN... nessuna traccia.
Il giornaletto di Feltri cerca con ogni parola, con ogni implicito, con ogni non detto, di buttarla "in caciara" relativamente alla campagna elettorale e ovviamente non può che raccogliere la caduta dalle nuvole di Veltroni e Gasbarra (candidato del centro-sinistra alla presidenza della Provincia di Roma).
La massiccia "campagna di affissione" del manifesto dell'iniziativa corrisponde poi al numero "rilevante" di ben 120 manifesti in una città praticamente incartata dalla campagna elettorale.
Infine, Libero pubblica una foto del tavoletto della presidenza del circolo del PRC con il manifesto che convocava l'iniziativa ed un busto. Nella didascalia si dice che è un busto di Stalin ma è evidente anche dalla foto che si tratta di un busto di Lenin. Difficile dire se si tratta di ignoranza o di paranoie.
Insomma il giornalismo spazzatura riesce a fare due pagine su niente. Una capacità invidiabile.
Ci si può arrabbiare per questo? Noi non ci siamo riusciti, anzi, ci stiamo ancora ridendo sopra. Che dire? Vai Libero continua così, fare le rassegne stampa può avere il suo lato divertente.

Roma, 20 maggio 2003

Associazione culturale Jenin
Radio Città Aperta
Circolo PRC "Guido D'Angelo"

[Commento di Wu Ming 1:]
Era una storiella ridicola già prima dei risultati elettorali, oggi (dopo la disfatta di Moffa e dei suoi camerati) retrocede addirittura al rango di inezia.
Di una cosa sono certo: Libero ha una diffusione molto minore di quella di Giap, e anche Asce di guerra ha venduto più copie di quante riesca a piazzarne l'antifrastica testata.
Riguardo poi alla camerata Francesca Mambro che oggi, "con la mardénna såtta al nès", osa farci il predicozzo sulla violenza, mi limito a ricordare che, tra le varie eroiche imprese, agguati, esecuzioni, massacri, costei il 5 marzo 1982 ammazzò Alessandro Caravillani, 17 anni, "colpevole" unicamente di passare per caso sul luogo di una rapina mentre si recava a scuola.
Che dire alla signora Giusva che non sia già contenuto nell'immortale esortazione: "Vá ban a fèr däl pugnàtt"?




Traduzioni dal bolognese:
"Con la merdina sotto il naso"
"Orsù, rècati a fare delle seghe!"

   


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