da L'Unità di mercoledì 3 ottobre 2001:

I nostri agenti all'Avana per salvare il mondo dal rock'n'roll

In libreria "Havana Glam" di Wu Ming 5 (il gruppo letterario degli ex Luther Blissett) un divertente romanzo che combina fantascienza, thriller e spy story

Antonio Caronia

L'ucronia è un genere (o sottogenere) difficile, perché non solo disegna un futuro possibile, come tutta la fantascienza (o la narrativa con componenti fantascientifiche), ma lo disegna sulla base di un passato diverso da quello che noi abbiamo conosciuto: destabilizza, insomma, non solo il futuro e il presente, ma anche il passato. Può sembrare facile affascinare il lettore introducendo nella storia del mondo una variante possibile, che realizzandosi nel passato cambia anche il nostro presente, ma non è così. La banalità è sempre in agguato, l'incongruenza è un rischio che minaccia di togliere lucidità e coerenza al quadro. In più uno dei capolavori di Philip Dick è un'ucronia (L'uomo nell'alto castello, a lungo noto al lettore come La svastica sul sole): ce n'è abbastanza per bruciarsi le ali, e infatti l'ucronia, dentro e fuori la fantascienza, non è un genere molto frequentato.
Wu Ming 5 (al secolo Riccardo Pedrini, ultimo arrivato nella factory dei Wu Ming, i quattro bolognesi che, firmandosi per l'ultima volta Luther Blissett, scrissero Q), ha avuto coraggio e non si è bruciato le ali. Ha scritto Havana Glam (Fanucci, pagine 412, lire 29.000), un'ucronia divertente, ben congegnata, che combina vari generi (com'è d'obbligo in quest'epoca rimescolata: fantascienza, thriller, spy story), vari toni (dal drammatico all'umoristico) e vari ingredienti (il viaggio nel tempo, la polemica politica, la telepatia, le culture orientali, la musica). Alcuni di questi ingredienti erano già presenti nel notevole romanzo d'esordio di Pedrini (uscito nel 2000), Libera Baku ora, ma qui sono montati in maniera differente, con qualche concessione in più (mi pare) alle fasce di pubblico meno esigenti, e un tono meno cupo e drammatico.
Nel 2045 la terra è condannata. Nel 2022 una guerra nucleare (la stessa che concludeva Libera Baku ora) ha reso inabitabile l'emisfero australe [boreale, N.d.WM.]; il governo e una parte della popolazione degli Stati Uniti vivono sottoterra, mentre in superficie imperversano guerriglie endemiche. L'opzione di invadere l'America latina e trasferire lì tutta la popolazione non risolverebbe il problema: prima o poi il fallout coprirà tutto il pianeta. L'unica possibilità è cambiare la storia, convincere il governo americano del 1945 (Roosevelt e Truman) a gettare la bomba atomica sulle principali città sovietiche, per distruggere l'Urss (progetto effettivamente accarezzato dagli Usa manon realizzato), e quindi impedire le guerre di Corea e del Vietnam, i movimenti giovanili anticapitalisti degli anni Sessanta, il tardivo crollo dell'impero comunista nel 1989 e la guerra del 2022. Ed è quello che tenta il governo americano del 2045, dal momento che possiede la tecnologia per i viaggi nel tempo: il reattore a tachioni Grabowski-Goldbaum. Così vengono inviati, uno dopo l'altro, tre temponauti: il primo, inviato nel 1944, muore quasi subito per un incidente imprevisto; il secondo, che dovrebbe prendere il suo posto, fallisce la missione e decide di restare nel passato integrandosi nei servizi segreti Usa; il terzo viene inviato nel 1972 per tentare di correggere i cambiamenti al continuum spazio temporale determinati comunque dalle azioni del Secondo Inviato. Qui interviene il colpo di genio di Wu Ming, e il centro dell'azion diviene prima la Giamaica, poi Cuba.
Un'esilarante coppia di agenti segreti cubani (uno dei quali, Diego Dieguez Torres, DDT, preso in prestito da un romanzo di Daniel Chavarria) e un'affascinantissima mulatta, colonnello dell'esercito, si trovano alle prese con una imprevedibile destabilizzazione: quella indotta dalla diffusione a Cuba del rock'n'roll, nella figura di un David Bowie che abbandona il personaggio di Ziggy Stardust non per aprire (come avvenne nella nostra realtà) un "periodo berlinese", ma un "periodo cubano". Il tutto si intreccia con le azioni del diabolico Larsen (il Secondo Inviato) e del terzo Inviato (di cui il lettore ignora sino alla fine l'identità) fino al tesissimo finale, che ovviamente non riveliamo.
Documentatissimo, al punto da rendere difficile al lettore distinguere i dati reali dalle invenzioni, Havana Glam è una macchina narrativa ben oliata anche se complessa, che soddisfa il gusto degli amanti del romanzo d'azione e d'avventura ma serve, in fondo, a dimostrare due tesi care ai Wu Ming: che "non esiste alcun eterno ritorno dell'uguale", che la storia è un continuo gioco di possibili; e che l'informazione e la cultura popolare sono fattori di conflitto sociale spesso più determinanti delle armi e della politica.