Inutile dirlo, si tratta dell'esecrando Resto del Carlino, in ritardo di un anno esatto, pagina "Cultura & spettacoli Emilia-Romagna", 20 ottobre 2001.
A parte il fatto che si sono persi del tutto Asce di guerra (colpa anche del totale disimpegno dell'editore), proprio non gli entra in testa, ai giornalisti e agli
addicted ai lavori, che Wu Ming 5 è un membro e che il nome del collettivo è "Wu Ming". Le risposte di WM5 sono testuali, comunque.




Blissett è rinato senza nome

di Luigi Luminati


RAVENNA — Una gemmazione dopo un suicidio rituale letterario. Dall'inafferabile Luther Blissett, nome multiplo di avventure di vario tipo, al nuovo Wu Ming, che in cinese significa “senza nome” e che diventa un laboratorio-impresa di servizi narrativi. I protagonisti di partenza sono sempre quelli di Q, romanzo storico letterario di successo, e di Asce di guerra, ovvero Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Luca Di Meo e Federico Guglielmi. Per la nuova impresa, la prima firmata Wu Ming 5, si aggiunge Riccardo Pedrini, emiliano, che in realtà ha scritto in solitudine Havana Glam (collana Avantpop, Fanucci editore), un romanzo che mette insieme fantascienza, politica, rock e altro. Ieri sera i “senza nome” hanno presentato questa prima filiazione alla Feltrinelli di Ravenna.
Certo, il rischio che Wu Ming corre è di diventare il logo dei no logo. «Dato il clima che si è creato nel paese — spiega l'ultimo dei Wu Ming — credo si rischi piuttosto la messa all'indice o peggio». Comunque ci sarà anche un Wu Ming 6. «Il progetto è tendenzialmente inclusivo: lo avremo, ma non in questa fase». Che è quella dove l'America “brutta, sporca e cattiva” che si legge nel romanzo non è molto di moda. «Forse il riferimento è al presunto anti-americanismo di Wu Ming o del Movimento. In realtà la maggior parte dei riferimenti culturali è americana. Da Melville a Whitman, da Kerouac a Borroughs, da Malcolm X a Mohammed Alì, da James Brown a John Coltrane. La Costituzione americana, che anche Ho Chi Minh riteneva un testo di riferimento, garantisce il più importante tra i diritti: quello della ricerca della felicità». Che vi riguarda direttamente? «È una cosa nella quale Wu Ming è impegnato. Quindi non possiamo essere antiamericani, impregnati come siamo della cultura di quel paese. Ma credo che sia legittimo opporsi alla politica Usa in questo momento; come quando bombardava Belgrado o il Vietnam. D'altra parte, al di là della cultura, gli Usa sono il mastino dell'impero neo-liberista, vale a dire l'impero del peggio. Eppure ci piacerebbe amare gli Usa ancor più incondizionatamente». Perché avete scelto il viaggio nel tempo, topos forse stereotipato, della fantascienza? «Il viaggio nel tempo è un luogo letterario di un genere — la fantascienza — che, quando è ben scritto, illumina i lati oscuri del presente, del quotidiano. E non credo che sia uno stereotipo».