da Ex Libris, rubrica de "Il Mucchio selvaggio" n.578, 11 maggio 2004:


WU MING 2
GUERRA AGLI UMANI
Einaudi, pp. 318, euro 14,50

Q, quando il collettivo bolognese si firmava Luther Blissett e non aveva ancora ucciso la propria identità multipla per rinascere senza nome, proponeva l’utilizzo creativo della storia come arma da dissotterrare e usare per produrre nuove ipotesi di narrazione. 54, prima opera compiuta a firma Wu Ming, dopo l’esperimento a più voci di Asce Di Guerra e la perlustrazione in avanscoperta dell’ultimo arrivato Wu Ming 5, Havana Glam, prendeva in esame un anno cruciale del secolo scorso e lo riportava alla luce attraverso le rifrazioni di un mosaico di personaggi alla Ellroy, producendo parecchi momenti di puro divertimento, gestiti con perfetto tempo comico a dispetto di una nomea di seriosità militante troppo sbrigativamente affibbiata al quintetto. Guerra agli Umani è il debutto di Wu Ming 2, un romanzo in cui cresce questa capacità di alleggerire la pagina e giocare con la commedia senza mai cadere nella farsa. Chiariamoci: quello che abbiamo fra le mani resta un libro fortemente politico nella visione lucida che propone, onesto tuttavia nel non lasciare troppi spiragli di ottimismo e nel non cadere nella trappola della fiaba ecologista politicamente corretta. Questo non accade perché lo stesso protagonista, deciso ad abbandonare la civiltà del precariato e dei bisogni inutili, è poco plausibile nei panni del buon selvaggio, legato ad un modo di vivere ormai geneticamente vincolante. Consapevole dell’impossibilità di staccarsi dalla civiltà quindi, anche percorrendo i sentieri dell’Appennino dopo aver studiato con anarchica curiosità i criteri fondanti di una ipotetica civiltà troglodita. Un Appennino che d’altra parte, sotto la superficie di una vita di provincia sempre uguale a sé stessa, è terra di confine popolata di individui ambigui e grotteschi, cattivi idioti, ecoterroristi manipolabili, trafficanti e bracconieri vittime di eventi innescati da una avidità che non concede vie d’uscita. La prosa è secca e filmica, e certe pagine ricordano il Benni più poetico e affilato, magari con meno acrobazie linguistiche ma con una altrettanto evidente tensione emotiva. Guerra agli Umani è una bellissima fiaba, senza confini netti, priva di una vera morale come ogni fiaba non edulcorata. Un margine di azione all’interno della situazione descritta in questo manuale di sopravvivenza ironico e disilluso, però, rimane: l’utilizzo di carta ecosostenibile imposto all’editore, ad esempio. Ovvero: si può ancora lasciare qualche misura tra noi e la civiltà dei consumi, consapevoli di non poter fuggire ma comunque decisi a non lasciarsi travolgere.

Alessandro Besselva Averame

 


Sezione "Guerra agli umani"
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