L'EROE NAZIONALE WANG

Zhou Zhiping era ritornato al campo pochi giorni prima.
La parte inferiore della faccia portata via da un colpo lunghissimo, preciso. Il tenente era crollato mentre arrancava circondato da altri corpi in divisa. I soldati lo avevano riportato indietro, ancora vivo. Lo avevano deposto ai piedi di Wang senza una parola, elmetti e cappelli in mano. Nevicava forte.
I lavoratori locali erano spie. Quel che accadeva al campo si sapeva sulle montagne in tempo reale. Wang marciò verso le baracche poste al limitare del campo, sede provvisoria del glorioso Quinto Reggimento d'Assalto dell'Esercito Rosso, impegnato a dare una lezione ai ribelli e a chiarire un punto: il territorio della Repubblica Popolare è sacro. La terra, la materia, la sostanza del paese, il ghiaccio, il fango, la neve, il deserto, le risaie, l'asfalto e il cemento: non una sola zolla sarebbe stata perduta.
Wang, ora, aveva un punto piĆ¹ personale da dimostrare. I montanari rivolsero sguardi neutri al colonnello: avanzava a larghi passi, la neve scendeva copiosa. Nello spiazzo tra le baracche, due uomini squartavano una capra rinsecchita. Sangue nerastro form una pozza sulla neve.
Wang sferrò un calcio a uno dei bastardi: l'uomo cadde. Una nuvoletta farinosa smorzò il tonfo. Wang torse il braccio all'altro, sottrasse la lama che aveva lavorato la carcassa, la impugn con la destra levata in modo che tutti vedessero. Passò il filo sulla propria guancia con esasperata lentezza. Sangue si unì a sangue. Un solco rosso si aprì, dall'inserzione della mandibola fino al labbro inferiore.
I ribelli sarebbero morti tutti.