• RUMORE, giugno 2006
    LIBRO DEL MESE

    Free Karma Food
    di Wu Ming 5
    (Rizzoli, pp. 250, Euro 14,50)

    In attesa del nuovo lavoro corale di Wu Ming annunciato per il 2007, il terzo romanzo solista di Wu Ming 5 prosegue, sulla scia di Havana Glam e Libera Baku Ora, nell’evocazione di un futuro apocalittico che è specchio neppur molto alterato del nostro fosco presente. Traendo spunto dalla psicosi collettiva per la mucca pazza e l’influenza aviaria, la premessa sposta avanti il calendario di due decenni e mostra un pianeta in cui vacche, suini e pollame sono stati totalmente sterminati per motivi sanitari. Cani e gatti sono destinati a sfamare il popolo, ma per chi può permettersi ristoranti esclusivi, l’unica prelibata carne ricca di grassi rimasta in circolazione è quella U(mana). In questo mondo dominato dall’asse Cina-USA, è perfino legale a determinate condizioni la caccia di uomini, il cui consumo viene subliminalmente indotto da una nuova droga di sintesi. La vicenda prende avvio quando il miglior “ammazzacarne” di Central New York City, John Smith Jones, elimina per errore il rampollo di un potente industriale, trovandosi alle calcagna una selva di poco rassicuranti figuri: sbirri, trafficanti, colleghi “cacciatori”, pseudo-eroi del popolo e Ananda Marvin, guru sovrappeso dell’organizzazione Free Karma Food, sorta di Pantere Nere del fondamentalismo vegetariano.
    La lunga fuga verso la sopravvivenza di JSJ, punteggiata di violenze e massacri, incubi e flashback, è il filo conduttore di una trama volutamente esile, quasi un pretesto per delineare, attraverso il post-moderno cut-up di tracce mediatiche e istantanee su luoghi e personaggi, il quadro di una distopia incombente. Quello del cannibalismo su scala sociale è del resto un tema non nuovo e non solo in ambito fantascientifico (Harry Harrison), ma WM5 non si ripropone né di rivisitare la pungente satira della “modesta proposta” swiftiana né il semplice intreccio poliziesco di film come 2022: i sopravvissuti. Si tratta casomai di stimolare una riflessione socio-filosofica partendo da influenze dichiarate (le teorie complottistiche e le droghe come strumento di controllo di Burroughs, l’ossessione per i riferimenti pop-mediatici di Ballard, la precisione chirurgica dei dialoghi di Ellroy, il crudo slang sessuale di Bukowski) e frazionando il testo in capitoli brevissimi che alternano di continuo location e punti di vista, come in un Tarantino dal montaggio parossistico.
    Tale struttura iperframmentata, che da un lato rende (fin troppo) impervia la decifrazione del rigoroso meccanismo narrativo, sposta l’attenzione dalla mera successione dei fatti al puntiglioso studio di possibili future sottoculture e tipologie umane, con l’ossessione per marche e feticci di consumo, le meticolose citazioni musicali, i fantamanuali di gastronomia… Ciò che più affascina della metodologia Wu Ming (1-5) è proprio questa vocazione “didattica”, ipertestuale e interattiva, così distante dalle (pigre) abitudini consolidate dei narratori contemporanei. La lettura di FKF sarebbe difatti incompleta senza una visita al Free Karma Magazine allestito all’interno di www.wumingfoundation.com, dove è possibile approfondire la conoscenza di fonti e ispirazioni (c’è perfino Totò che annuncia la “grande morìa delle vacche”!), leggere recensioni reali e immaginarie, ascoltare una playlist dei brani citati e molto altro. Perché la lettura di un romanzo non si riduca ad una pausa escapista ma torni ad essere un momento interamente integrato a problemi e bisogni della nostra vita quotidiana.

    Vittore Baroni