IL PRIMO CAPITOLO DI FREE KARMA FOOD

IL BUON AGENTE YU
Ovvero: di come un problema di parcheggio possa avviare
una lunga catena di eventi


Pechino, Yuangmingyuan Road, 8 luglio 2010

Wang guardò oltre il vetro del parabrezza. Sull'orizzonte nubi immense promettevano pioggia da giorni. Svanito il respiro delle ore notturne, asfalto e cemento esalavano cupi miasmi. Il caldo gravava sul paese incurante di auspici, preghiere e bestemmie: solo uno sprovveduto avrebbe potuto sperare nella pioggia.
Wang avviò il motore.
- Se non vuoi ferirti i piedi, o rivesti il pianeta di cuoio o infili un paio di scarpe. Un detto zen che tutti possono afferrare. Non so a quale maestro appartiene, ma non è importante: quella gente nutriva l'ossessione dello stile e dei lignaggi proprio perché aveva trasceso individualità, contingenze, denominazioni.
La radio era antiquata. Gracchiava. E il programma era noioso. Ma l'apparecchio prendeva solo quella stazione.
Wang procedette in mezzo alla folla. Il vecchio furgone vibrò e sbuffò. Wang passò il fazzoletto sulla fronte. Azionò le trombe elettriche per liberare un passaggio. Woooot! La folla si aprì.
Lo speaker proseguiva, implacabile come il sole in ascesa. - E forse non è un detto zen, ma non è importante. Ciò che conta non è il suono, né chi lo ha emesso. Conta il senso delle parole: devono essere prese misure contro il dolore, l'energia va impiegata in modo realistico. Il detto rappresenta un monito, ci avverte di non tentare imprese titaniche. Tali imprese sono per definizione sovrumane.
Wang ridacchiò. Imprese sovrumane?
La cella frigorifera impediva la putrefazione di quarti di bue, carcasse di pecora, maiali biancastri aperti nel ventre. Nella luce dell'unica lampadina i resti penzolavano come vittime allineate da un collezionista.
Dovevi entrare, rimboccarti le maniche, sganciare la carne. Le mani si sarebbero intirizzite, ma bisognava issare la soma ghiacciata sulla schiena per uscire nel caos del mercato. La carne ancora non puzzava, unico lato buono della faccenda. Il caldo, fuori della cella, era un peso in più. Il sudore impregnava i vestiti, il gelo passava dai cadaveri degli animali alla schiena dell'uomo, penetrando fino alle ossa, fino agli organi interni.
Dopo aver caricato il furgone bisognava guidare lungo mezza Yuangmingyuan Road senza travolgere bancarelle, acquirenti e ciclisti. Giunti all'incrocio, bisognava pagare il poliziotto per via del ritardo. Era buona regola pagare lo sbirro di zona perché conservasse il posto, anche se, in teoria, i posti erano assegnati dalla municipalit. Poi, bisognava sperare che qualche abusivo non avesse già offerto il doppio.

Wang era finito a squartare cadaveri, caricare e scaricare carcasse perché si lamentava troppo spesso dell'assenza di carne sulla tavola di casa. Il Vecchio aveva proposto: perché non lavori, invece di lamentarti? Te lo permetto, a patto che trovi un lavoro da garzone di macellaio. Se tra due mesi avrai ancora voglia di carne, avrai i soldi per comprarla. Aveva accompagnato la sentenza con un sorriso. Beffa o incoraggiamento? Il Vecchio era pazzo, ostile al genere umano. Il Vecchio pensava solo al quanfa, al pugilato. Le regole che imponeva erano vincolanti, specie quelle dietetiche. La carne doveva essere mangiata una volta al mese in autunno, due volte al mese in inverno, una volta ogni due mesi in primavera, mai d'estate. Il Vecchio utilizzava in realtà una psicologia raffinata. Punto primo: non detto che il vitto sia assicurato. Punto secondo: non esistono regole inderogabili. Punto centrale: bisogna avere una certa tempra per derogare. Bisogna essere fatti in un certo modo.
E tu in che modo sei fatto? Questo aveva chiesto il Vecchio.
Wang aveva deciso di rispondere.

Lo sbirro scosse il capo.
- Il posto è già stato assegnato.
Wang imprecò tra i denti. Shu Yu, l'affidabile sbirro Yu, l'amabile compagno Yu aveva già rivenduto il posto. Ti do il doppio, compagno. Fammi questo favore, o il padrone mi ammazzerà.
- Lo sbirro scosse il capo di nuovo.
Il posto è già stato assegnato.
Wang frugò nelle tasche e raddoppiò l'offerta. Così bruciava metà del fondo cassa, e quei soldi ce li avrebbe rimessi di tasca sua. Wang immaginò la faccia larga del padrone: la bocca vomitava insulti e minacce.
Lo sbirro fece cenno a Wang di seguirlo. I contanti passarono di mano. Il furgone si mosse a passo d'uomo dietro Shu Yu. Lo sbirro fendeva la folla come un Mosè comunista.
Per un istante Shu Yu volse il capo all'indietro. Cercò lo sguardo del ragazzo, poi continuò a camminare agitando una paletta.
- Io ti accompagno al posto - il poliziotto alzò la voce per sovrastare il frastuono. - Ma te la devi vedere tu con i tizi. Sono campagnoli, hanno le mani come badili. - Shu Yu si volse di nuovo. - Ma non dovrebbe essere un grande problema, campione. Sbaglio?

Il posto era occupato da un camioncino verde bottiglia con veranda. Le verdure erano allineate con cura. Dietro il lungo bancone, tutta la famiglia. Una donna grassa con il ventilatore puntato in faccia. Il vecchio, un contadino dall'aria stolida. I figli, tre adolescenti dall'aria torpida. Uno scacciava mosche. Gli altri due servivano i clienti. Non sembravano pericolosi.
Wang scese dal furgone, trasse un lungo respiro e si fece largo tra la folla.