MATLEENA MEYER

Senza uscire dalla porta conoscere il mondo.
Senza guardare dalla finestra vedere la via del cielo.

Una mano ignota aveva inciso quelle parole sulla plastica dura dello sgabello. Lo sgabello reggeva una scatola di proiettili. Matleena Meyer soppesò quanto aveva letto.
Finì di lucidare la canna brunita: nessun alone, nessuna sbavatura. Piegò il fucile. Sistemò l'arma nella custodia, alzò gli occhi. L'orologio sul muro segnava le dieci.
Il fucile giaceva nel guscio di velluto blu e pelle di coccodrillo.
Matleena sospirò. Guardò la scrivania, lastra di vetro ingombra di fogli, oggetti, suppellettili. Un fazzoletto di carta. Un mazzo di fiori appassiti. Una scatola rossa che aveva contenuto ipodermiche. La tastiera del computer. Una tazza di metallo smaltato con Garfield, il gatto. Un coltellaccio kukhri, quello che i Gurkha usavano per tagliar via trofei. Un vestitino di cotone appallottolato. Mezza bottiglia di Jim Beam. Matleena scost una pila di libri. Una foto mostrava due amiche, abbracciate. Et: quindici-sedici anni. Blanca in jeans e maglietta. Matleena in jeans e maglietta. Sorridevano.
Il cerchio si chiudeva: John Smith come avversario, o preda. Wilfredo Gomez come concorrente.
A caccia finita, avrebbe rimesso in ordine la stanza.
C'era un problema supplementare. De Chiesa, capo della mafia dei ristoratori, avrebbe pagato solo per John Smith Jones vivo. Forse voleva macellarlo con le sue mani, chi lo sa. E avrebbe pagato circa il triplo della taglia fissata dalla Dissuasiva. Un milione e mezzo di Dollari Emisfero Nord. Certo, anche il vecchio Kupper avrebbe contribuito. La potenza dei committenti e la pericolosit della preda assicuravano un basso numero di cacciatori. Tutti sapevano che solo un buon cacciatore, un ottimo cacciatore poteva mettere il sale sulla coda a John Smith. Si sarebbe mosso solo chi aveva qualche possibilità concreta.
Il Pink Banner Club era potente. Kupper era potente. Ma il denaro che offrivano non era la cosa più importante, anche se motivante. Catturare John Smith Jones rappresentava l'impresa più difficile della già lunga carriera di Matleena. Era una sfida, e uno non fa il cacciatore U se non raccoglie le sfide.
Avrebbe avuto bisogno di tutta se stessa. Ma sarebbe bastato.
Per ben due anni si era trovata in cima alla classifica di "Time", nonostante la giovane età. Miglior cacciatrice del Paese: la più estrosa, la più spettacolare. La più sexy, anche: copertina del mese di marzo di due anni prima, catsuit rosso, capelli biondi tinti che scendevano sulle spalle, l'armamento ai suoi piedi su pelli di leopardo e di tigre. Più preziosi di tutto, gli stivali in cuoio bovino, un cimelio. Ma due anni dopo la copertina Matleena era un po' in ribasso. Sempre nella classifica dei primi dieci, ma al decimo posto. Si diceva che esagerasse. Che si concedesse troppe distrazioni. Che avesse perso la mano.
Stronzate.
Ora, quella era la caccia che poteva riportarla in cima.