• "Il futuro è già qui, le apocalissi sono nel quotidiano"
  • Da: Liberazione, Supplemento domenicale "Queer", 30 aprile 2006:

    Intervista a Wu Ming 5, autore di "Free Karma Food"
    Un romanzo pop sull'insostenibilità di un mondo antropocentrico.
    Dopo un'epidemia che ha sterminato l'allevamento di carne bovina
    un trafficante di droga si mette alla guida di un movimento
    e si spaccia come l'ultima speranza dell'umanità

    di Jacopo Guerriero

    J.G. Ballard, uno dei numi tutelari della fantascienza del secolo scorso, in uno dei suoi articoli più conosciuti scriveva: Mary Shelley pensò Frankenstein 200 anni fa. Ma puà essere che noi ciò siamo svegliati di soprassalto in un mondo di autostrade, centri commerciali e atrii di aereoporto, che si stendono attorno a noi come la prima puntata di un futuro che ha poi dimenticato di materializzarsi . Un futuro ancora dominato dalla merce e ben diverso da quello annunciato dalle mille distopie classiche della fantascienza, tra mito arcaico e apocalisse.
    Parole che tornano alla mente nel leggere l'ultimo romanzo di Wu Ming 5 –Free Karma Food, Rizzoli, 14.50 euro-. Storia dell'inseguimento a John Smith Jones, maschio alfa e procacciatore di carne umana nel 2025, dopo che la Morìa ha messo in ginocchio il consumo di carne bovina. La cattura di una preda di troppo, il figlio drogato del multimiliardario Kupper, scatena la caccia al protagonista, braccato, tra gli altri, da ex amici gangster, Wilfredo e Sonny, da una cacciatrice di taglie, Matleena, da Wang, un eroe impazzito della Repubblica popolare cinese, da Henry, un killer versione mod. E, naturalmente, dal fondatore del Movimento Free Karma Food, il trafficante di droga Ananda Marvin che à la Goebbels si ricicla come Ultima Speranza dell'Umanità. Eppure non ci sono più apocalissi o, meglio, le apocalissi sono quotidiane e il futuro è arrivato troppo presto, ha spazzato via ogni profezia di realtà virtuale in cui si mischiano realtà e illusione. Questo è un libro che fa piazza pulita anche del futuro come chiave utile all'interpretazione del presente. E' uno straordinario libro –ingenuo in qualche modo- di cultura popolare, capace di raccontare il quadro che ciò circonda, dai video pop agli abiti vintage, dal cinema al fumetto, alla pubblicità.
    Liberazione ha incontrato l'autore .

    Partiamo da un piano stilistico: rispetto ai lavori precedenti in questa tua ultima prova spicca un impianto paratattico molto più marcato. Qual è il fine di questa scelta?

    Il libro non poteva essere scritto altrimenti. E' fondamentalmente la cronaca di una fuga, la paratassi è in qualche modo una scelta obbligata. Alla fine la questione della “velocità della prosa era diventata un'ossessione: quattro anni di riscritture, avrei voluto ancora più tempo per lavorarci. Alla fine, è stato decisivo l'intervento di Wu Ming 1, che ha rimontato il materiale rendendolo ancora più snello. C'è un'altra cosa da dire: sto invecchiando, ho difficoltà di concentrazione e non riesco più a orientarmi in strutture troppo complesse..

    Free Karma Food è davvero un romanzo di genere? O è –prima di tutto- un romanzo antropo-eccentrico (e dunque una riflessione spietata sull'umano)?

    In effetti la situazione di partenza è ballardiana, del tipo “di colpo manca qualcosa allo scenario cui siamo abituati: che succede allora?. E poi volevo ridurre la portata delle preoccupazioni filosofiche che in Libera Baku Ora e Havana Glam conducono troppo spesso alla magniloquenza e al concettismo. Alla fine potrei dire che FKF è un romanzo da philosophe in cui la riflessione sull'umano e sui limiti dell'umano viene risolta in modo decisamente pop.

    In che senso è pop FKF?

    Credo che FKF sia pop nel senso che non è difficile da leggere.

    Puà esserci ancora un rapporto tra Apocalisse e Storia oppure, ormai, si puà scrivere fantascienza quasi solo con una predisposizione catartica?


    Sembra che la trama stessa del nostro mondo sia intrisa di incomprensibile violenza e di ingiustizia. C'è la sensazione che gli elementi stessi – l'aria, l'acqua, la terra... siano diventati maligni, patogeni. Le persone attorno sono fonti di disturbo. Ogni contingenza tende a presentarsi come un nemico. Ovviamente non è proprio così, è una proiezione distorta, ma scrivere di Apocalisse è diventato facilissimo. In fondo la distopia “classica, quella alla 1984, è impraticabile. In che senso il mondo di FKF è “più mostruoso di quello attuale? Io stesso trovo difficoltà a dare una risposta.

    Il personaggio di Wang-l'eroe marziale impazzito di Free Karma Food- presta il fianco una riflessione critica sulle arti marziali? Un filone che avevi già iniziato con Ribellarsi è giusto...

    L'opzione materialista serve fin dalle origini per “curare lo spirito. Serve a disperdere la superstizione. Quando la filosofia non è consolatoria, proprio allora adempie al ruolo di consolatrice. Credo che una riflessione critica si imponga su ogni aspetto dell'attività umana sul pianeta, arti marziali incluse.

    Ritorniamo sul concetto di futuribile cui accennavi già in Novosibirsk brucia , un tuo pezzo che si puà ritrovare sul sito del vostro collettivo. C'è un legame con FKF?

    Si. Viviamo una fase storica che guarda ai passati, recenti e meno recenti, tanto nella cultura pop, quanto nella politica, nella religione... In effetti FKF è la concretizzazione narrativa di quelle riflessioni.

    E' ancora possibile amare o identificarsi in qualcuno dei tuoi personaggi?

    Direi che l'unico personaggio che si puà amare, in un romanzo simile, è la tossica Blanca. Il meccanismo di autoidentificazione per me è scattato perà sul ciccione ultima speranza dell'umanità, Ananda Marvin. Vorrà dire qualcosa, probabilmente qualcosa di non molto positivo per le mie condizioni mentali attuali.

    Prossimi progetti solisti?

    Per ora nessuno. Il collettivo ha la preminenza.