A chi dice paternalisticamente che «giusto a 16 anni» si può evocare Piazzale Loreto, come se fosse una cosa che «non sta bene», chiediamo di non riproporre costantemente il cliché di quel giorno che si è imposto fin dall'immediato dopoguerra grazie a pubblicisti e rotocalchi qualunquisti e criptofascisti. Dài e dài, oggi siamo l'unico paese che si è liberato dal fascismo dove un monito su che fine possano fare il fascismo e in genere i tiranni è considerato «sconveniente», «maleducato» o tout court intollerabile «violenza». È stato un lungo lavorìo. Un lavorìo avviato subito dopo la Liberazione da alcuni opinion-maker, in primis Montanelli. Consigliamo ancora una volta il testo breve ma acuminato di Mimmo Franzinelli «Mussolini revisionato e pronto per l'uso». Su come Montanelli ha lavorato – anche a suon di bufale* – per cambiare senso e segno di quell'episodio si è abbondantemente scritto, una narrazione che si è addensata – e ha sbaragliato ogni interpretazione seria e contestualizzata – a partire dagli anni 90, col risultato che siamo l'unico paese dove un monito su come vanno a finire i tiranni è considerato nella migliore delle interpretazioni «maleducato». Nella migliore, dicevo, perché nella peggiore, che è la più consueta, evocare Piazzale Loreto è considerato «violenza» e basta. Fino a qualche tempo fa erano gli opinionisti e politici di destra a gridare per primi, e la "sinistra"-bene andava al traino, ora sempre più spesso è quest'ultima a innalzare per prima alti lai, e la destra quasi non deve più lavorare. L'autocensura continua ha portato ad abbassare drasticamente l'asticella di quel che viene percepito come «violenza», oggi è chiamato violenza quasi tutto. Se anziché ristabilire la verità storica su Piazzale Loreto abdichiamo persino a nominarlo, praticamente regaliamo quella memoria ai fascisti. Noi adottiamo il metodo storico. Voi vi indignate per Piazzale Loreto 29 aprile 1945, togliendo il contesto e facendo cominciare la storia dove vi fa più comodo: 1) Il «così fan tutti» non è un criterio storiografico, e non è nemmeno proponibile sul piano logico perché non c'è equivalenza tra crimini. prova ad andare da un ex-deportato ad Auschwitz a dirgli: - E allora le "marocchinate"? 2) Chi si trovava a Piazzale Loreto sfogò sul duce anni di paura, frustrazione, abusi subiti e guerra (voluta da LVI), tirare in ballo Vietnam e Palestina è antistorico, anzi, a-storico. 3) Negli ultimi anni la propaganda reazionaria ha sistematicamente descritto Piazzale Loreto come un inspiegabile scoppio di barbarie ecc. Non fu uno "scoppio", non fu "inspiegabile". Nemmeno il luogo fu casuale, ma scelto per via dell'eccidio di antifascisti avvenuto nel 1944, quando il gruppo Oberdan della Legione Ettore Muti fucila 15 partigiani e per tutto il giorno lascia i caduti sul marciapiede, sorvegliati a mano armata, coperti di mosche, insultati e oltraggiati dai fascisti e dalle ausiliarie della RSI. Anche ai parenti viene impedito di avvicinarsi. Soltanto dopo il tramonto i corpi vengono portati via. E allora smettiamola di appiattire la lettura di quel giorno a momento splatter e leggere qualunque monito manco fosse l'esternazione di un potenziale serial killer. Durante la presa della Bastiglia furono issate teste su picche, ma i francesi la ricordano senza ricatti morali. Se i francesi possono ricordare la Bastiglia senza ridurla a momento splatter, possiamo fare lo stesso noi con Piazzale Loreto. Mussolini finì là, non a Piossasco o a Vidiciatico. Se ricordi il momento simbolico della fine del fascismo, è quello, non un altro. Ridurre il senso di Piazzale Loreto al vilipendio di cadavere è fare il gioco della vulgata qualunquista quando non neofascista. Ricordare che Mussolini finì là è non solo legittimo ma sano. *Quella* condanna a morte fu firmata da Pertini, noto serial killer. Niente, oh, i contesti storici, i momenti simbolici, l'uso di Piazzale Loreto come allegoria e monito, niente, Non pervenuti. Tutto messo in fila in un presente astorico, «siete per la pena di morte!» ecc. * Indio Montanelli per tutta la vita mentì sulla propria presenza in Piazzale Loreto mentre rimase in Svizzera fino al mese dopo. Quante volte la menò con la storia "io ero in Piazzale Loreto, vidi coi miei occhi la furia, i corpi appesi”. Da lì costruì la frottola secondo cui quella folla era la stessa che aveva applaudito il duce pochi mesi prima e da lì una lunga serie di cazzate a valanga sugli "antifascisti del giorno dopo", quando era Indro, l'antifascista del giorno dopo. Facciamo notare che sulla testimonianza falsa di Montanelli su Piazzale Loreto si è costruito un enorme castello di clichés e demonizzazioni.