Diario messicano
versione non riveduta ne' corretta
 

di Wu Ming Sì, Federico Martelloni, Allegra Calderoni e tante tute bianche italiane.
 
 

"Pardon me if I disappear in Mexico, wearing
a mask and strange suspenders."
Lawrence Ferlinghetti
Mexican Night
"April 22-27, 195?"

Primer comunicado de Mexico

Primo rapporto dal Messico.
Citta´del Messico, 22 febbraio 2001, ora locale 13.34
Siamo arrivati dopo quasi ventiquattro ore di viaggio. Siamo stati ricevuti all'aeroporto da una piccola delegazione di zapatisti con slogan e cartelli, e dai comagni italiani che erano gia' qui a organizzare l´arrivo del contingente.
L'hotel Isabel e' bello e accogliente, a due passi dallo Zocalo. Ieri sera, la parte meno provata della delegazione italiana (e sicuramente la parte piu' "italiana") ha sfidato un'improvvisata quanto improbabile nazionale messicana a calcio, sul campo dello Zocalo, sotto la bandiera bianca rossa e verde che campeggia in mezzo alla piazza.
I giornali di questa mattina aprono tutti con le notizie sulla carovana. "La Jornada" e' praticamente un numero monografico. La polemica odierna riguada l'annuncio che la Croce Rossa Internazionale
non assistera' la carovana. Marcos sostiene che tale decisione sia stata presa sotto pressione del governo. Fox ribatte che non ha intenzione di intralciare in alcun modo la marcia zapatista e
attribuisce agli zapatisti la volonta' di inasprire il clima. La Croce Rossa sostiene che la sua presenza non e' indispensabile poiche' non si tratta di uno scenario di conflitto, ma di una marcia di pace. In
realta' l'ipotesi piu' probabile e' che in questa occasione voglia tenersi equidistante dalle parti in causa.
L'assenza della CRI, che ha vigilato sulle scorse iniziative pubbliche dell'EZLN, costituisce comunque una garanzia in meno per la tutela dei partecipanti alla spedizione.
Ci siamo concessi anche un'oretta di turismo, in compagnia di un don Vitaliano in borghese (particolarmente affascinante e tranquillo nonostante la minaccia di sospensione lanciatagli dal suo vescovo prima della partenza), meta il ciclo di murales di Diego Ribeira nel cortile del palazzo Presidenziale. All'uscita, sullo Zocalo, erano in corso di svolgimento cinque manifestazioni differenti, tre delle quali di ispirazione zapatista. Abbiamo avuto il tempo di intrattenerci con un campesino che li' per li' ha improvvisato a nostro uso e consumo un comizio sulla condizione degli indigeni messicani emigrati a Citta' del Messico, pieno di invettive contro l'FMI, la BM e il Kentuky Fried Chicken. Molti di loro non parteciperanno alla carovana soltanto perche' il costo dello spostameto e' eccessivo.
Oggi andremo a ricevere all'aeroporto altri due spezzoni della delegazione italiana. Domani mattina, partiremo coi nostri sei pullman alla volta di San Cristobal de Las Casas. Un tratto di strada lo
percorreremo al fianco delle tute bianche messicane, che poi si dirigeranno verso Cancun, per andare a contestare il meeting del World Economic Forum. Ieri pomeriggio sono stati ultimati i preparativi,
scudi, gommoni e protezioni comprese.
Qui i programmi si fanno alla messicana, cambiano di ora in ora, quindi vi diamo l'aggiornamento piu' recente, che vi suggeriamo di non considerare definitivo. Il nostro arrivo a San Cristobal e' previsto
per il 24 febbraio all'ora di pranzo, giorno in cui le comunita' indie del Chiapas scenderanno dalle montagne verso la citta'. La partenza della carovana resta fissata per il 25 mattina, mentre l'arrivo a
Citta' del Messico e' stato anticipato all'8 (o 9) marzo. La notizia ci ha rallegrati, perche' eravamo angosciati all'idea di "abbandonare" la Comandancia in mezzo ai venti milioni di pazzi che abitano questa metropoli.
Speriamo di riuscire a mandare un secondo rapporto da San Cristobal.
Seguimos en combate,
Zapata vive!
Wu Ming Si'
Federico Martelloni
Lara Blissett

***

25 Febbraio 2001 - San Cristobal, Chiapas, Mexico

La sveglia suona alle 5.00.
Siamo tutti molto stanchi, alla fatica fisica si somma l'intensita' emotiva della serata appena trascorsa in compagnia dei fratelli e delle sorelle zapatisti.
La forza travolgente degli eventi si legge negli occhi di ognuno di noi.
Cosi', ubriachi di stanchezza e di emozioni, ci carichiamo gli zaini in spalla e usciamo per le strade di una San Cristobal spettrale, avvolta dalla nebbia, resa magica dai passi che hanno percorso le sue strade, i passi di "coloro che sono il colore della terra".
Mi sento un po' spaesata, ho ancora negli occhi e nel cuore la moltitudine di piccoli uomini e piccole donne con la quale abbiamo marciato mano nella mano, che ci ha accolti come fratelli e sorelle in
un abbraccio silenzioso e fiero.
Poi, come erano venuti sembrano scomparsi, inghiottiti dalla selva che li ha visti nascere.

La strada e' deserta e mi sento sola.
Il rammarico di non aver stretto piu' a lungo quelle mani, di non aver piu' a lungo guardato e ascoltato, mi invade improvviso.
A salvarmi dalla malinconia ci pensa un taxista chiapaneco che ci porta "donde esta' andando todo el mundo".
E infatti eccoli, avvolti dai fumi dell'alba, dopo una notte passata sull'asfalto. Ci sono tutti, uomini, donne, bambini, fermi ai bordi della strada dalla quale partira' la Carovana.
Sono migliaia, col volto coperto e gli occhi sorridenti, lanciano sguardi intensi, sguardi che ci parlano e ci abbracciano. Composti, silenziosi, "l'esercito dei piu' piccoli della terra".
Ora so che porteremo con noi i loro piccoli passi, gli sguardi, le domande nel cammino verso la Capitale.
Alla partenza si compie il rito dei saluti, delle strette di mano, dei sorrisi. Un rito profondo e magico che ci dona energie, sogni, speranze, forza.
Abbiamo una lunga strada da percorrere.

A.

***



Segundo comunicado de Mexico
 
 

Tuxtla Gutierrez, 25 febbraio
Siamo alla prima tappa della carovana che e' partita questa mattina alle otto da una San Cristobal gremita di passamontagna e fazzoletti.
Ieri e' stata una giornata incredibile. Eravamo in piazza ad aspettare l'arrivo della Comandancia, quando Luca Casarini ci ha riuniti in fretta e furia: - Dobbiamo scortare la Comandancia all'ingresso nella piazza.
Abbiamo corso in fila indiana per le strade buie di San Cristobal, fino a una strada stretta, dove ci siamo schierati in attesa dell'uscita dei conandanti. Abbiamo saputi li' come erano andate le cose. Luca ha bussato alla porta della casa sicura in cui erano ospitati i comandati.
Toc toc.
- Quien es
- Somos los monos blancos. Que famos?
- Venid aqui.

E cosi' le tute bianche, insieme ai gruppi d'appoggio all'EZLN (piccoli uomini e donne non piu' alti di un metro e venti, ma di un'efficenza impressionante) hanno fatto il cordone intorno al pullman sul quale la
Comandancia ha raggiunto lo zocalo per tenere il comizio.
E' stata dura, perche' la gente gremiva le strade per vedere Marcos e fare fotografie.
Da ieri sera siamo a tutti gli effetti abili e arruolati nel servizio di scorta. Per assoluta mancanza di tempo, sorvoliamo sui contenuti del messaggio di Marcos, che sara' sicuramente leggibile in rete o sulla stampa (intediamoci per mancanza di tempo: la carovana e' momentaneamente ferma e potrebbe ripartire da un momento all'altro).
Quando questa mattina i nostri pullman sono sfilati sulla strada d'uscita da San Cristobal, migliaia di indios ci hanno salutati e riconosciuto come fratelli zapatisti europei.
In tutti i villaggi attraversati fino qui, la carovana e' stata accolta dagli applausi, i saluti e i segni di vittoria degli abitanti.
Dobbiamo scappare,
seguimos en combate

Zapata vive, la lucha sigue!!!

Wu Ming Si',
Federico Martelloni

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Oaxaca- 27-2-2001

- IMPORTANTE COMUNICATO DELLA CAROVANA ZAPATISTA DELLA DIGNITA' INDIGENA -

 

La carovana della dignidad, composta dalla Comandanzia General del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno EZLN ,dal CNI (Congresso Nazionale Indigeno), dal CIZ(Centro Informazione Zapatista), dal CNDH ( Comitato Nazionale per i diritti umani),scortata dalla polizia federale preventiva (PFP), e' partita da Oaxaca alle 4.00 della mattina.

I 6 pulmann della comunita' civile internazionale e del movimento europeo delle tute bianche, numerose e organizzate e quindi capaci di garantire protezione e sicurezza alla comandanzia, sono state ostacolate nella prosecuzione della marcia.

Denunciamo chiaramente a tutti i mezzi di informazione questo atto intimidatorio, teso a favorire eventuali episodi di violenza in stati come quello di Veracruz e di Puebla, che sin dall'inizio si sono pronunciati contrari ed ostili al passaggio della marcia della dignidad. Tutt'ora gli autisti delle vetture e le stesse sono irrintracciabili.

Le delegazioni internazionali non hanno quindi modo di garantire e scortare la carovana. Su sollecitazione delle stesse, le associazioni per i diritti umani internazionali e locali si stanno mobilitando per garantire i mezzi di trasporto necessari e stanno comunicando alla stampa ed ai media nazionali ed internazionali la grave situazione che si e' creata questa mattina.

Nel contempo stanno avviando un inchiesta sul territorio, mobilitando la 'polizia del cammino' e le autorita locali per fare chiarezza sui motivi dell'accaduto. L'agenzia, che ha noleggiato i pullmann alle delegazioni, ha riportato la versione poco plausibile di guasti tecnici alle vetture ( una ruota bucata).

Il governatore dello stato di Oaxaca del PRI, si e' reso prontamente disponibile con l'invio di 6 vetture in sostituzione, senza pero' motivare la scomparsa delle altre. In questo momento le delegazioni hanno rifiutato l'aiuto del governatore, per non cadere in dinamiche politiche sfavorevoli al viaggio della comandancia fino a D.F, riducendo questa situazione a mero scontro fra partiti.

Le delegazioni, riunite in assemblea permanente, chiedono ai governi, federale e di Oaxaca, di motivare la scomparsa dei mezzi di trasporto, per chiarire un eventuale sequestro, teso a screditare il lavoro dell'EZLN e la marcia della societa' civile organizzata, mutandola da carovana della dignita' zapatista in carovana della pacificazione foxista.

L'assemblea non ha paura di affermare che, se i governi persistono nel ribadire di non sapere nulla, questi mentono.

La delegazione internazionale raggiungera' comunque Puebla con mezzi propri.

 
Comunita' zapatiste europee
Pastoral Social Oaxaca.
copaso1o@prodigy.net.mx
 

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Oaxaca, 27 febbraio 2001
La situazione e' decisamente precipitata. Niente di irreparabile per noi, ma sufficiente per preoccuparsi dell'esito politico della carovana e della nostra spedizione.
Questa mattina i sette autobus delle tute bianche sono scomparsi.
Li aspettavamo per partire alle quattro e non si sono presentati.
Nessuno attualmente ha loro notizie, sebbene siano state avvisate la polizia stradale, la protezione civile e la polizia municipale.
Siamo momentanemanete bloccati e abbiamo buoni motivi per pensare si tratti di un sabotaggio nei confronti dello spezzone piu' organizzato e visibile della carovana zapatista.
Gli indizi sono molti:
- Con un tempismo quanto meno sospetto, questa mattina il governatore priista dello stato di Oaxaca ci ha messo a disposizione sette bus di riserva, senza rispondere alle nostre richieste di spiegazioni e
indagini sulla sorte dei nostri pullman e degli autisti.
- Gli autisti nei giorni scorsi ci avevano confusamente accennato a pressioni e eventualita' di sabottaggi della carovana.
- Oggi la carovana entra nello stato di Veracruz, uno dei piu' reazionari e dichiaratamente nemici dell'EZLN
- Da quando la carovana e' partita, il presidente Fox sta mettendo in piedi una guerra semantica per cambiare il significato della marcia stessa. Sostanzialmente cerca di passare per il patrocinatore-
protettore di quella che lui chiama la "marcia della pacificazione" (mentre Marcos parla di "marcia della dignita'"). L'assenza della parte piu' organizzata della "scorta civile" alla Comandancia, implica il
protagonismo del ruolo difensivo di polizia ed esercito (che attualmente scortano la carovana).
Da un lato abbiamo piccoli sabotaggi e contrattempi, come le minacce di morte dei gruppi paramilitari o la sparizione dei nostri autobus; dall'altro un presidente che si fa bello di proteggere la marcia dai
pericoli. Probabilmente si tratta delle due facce della stessa medaglia.
L'intento e' quello di ridimensionare l'EZLN, facendolo apparire debole, indifeso, e con uno scarso appoggio della societa' civile nazionale e internazionale.
Per tutte queste considerazioni l'assemblea delle tute bianche ha deciso di rifiutare i pullman offerti dal governo di Oaxaca. E' stato valutato che siamo in piena guerra semantica e simbolica, a Puebla
(prossima tappa della carovana) dobbiamo arrivarci con nostri mezzi e con dignita', per non avallare la strategia dei potentati messicani. Il fatto che uno spezzone di carovana venisse sponsorizzato da
un'istituzione governativa, avrebbe compromesso il nostro ruolo politico e creato non pochi problemi d'immagine all'EZLN.
Stiamo cercando di recuperare altri mezzi di trasporto per i 240 membri della spedizione (italiani, spagnoli e francesi).
L'unico dato positivo in tutto questo casino e' che se fino ad ora ci era sembrato di essere vittime della disorganizzazione generale della marcia, ora ci accorgiamo che ci viene attribuita un'importanza
simbolica che non sospettavamo di avere (evidentemente i cordoni di tute bianche che in questi giorni hanno protetto il pullman della Comandancia al suo ingresso nelle piazze, si sono fatti notare, come
del resto si puo' leggere sui giornali messicani).
La decisione delle tute bianche di rifiutare l'offerta del governatore di Oaxaca e' stata ben accolta dal Centro d'Informazione Zapatista e dal resto della carovana ("Nos parece bien"), che pur ci aveva lasciati liberi di scegliere autonomamente.
La stampa messicana vicina alla marcia avalla le nostre ipotesi di "complotto".
Unico dato positivo: tutto questo ci responsabilizza politicamente e ci lega di piu' al resto della carovana, con la quale fino a ieri avevamo avuto pochi scambi.
Speriamo di partire presto per Puebla,
A tutti quanti un caloroso Zapata vive!
Wu Ming Si'
Lara Blissett

P.S. Annotazione personale: ho con me una copia di Q in castigliano per la Comandancia. "Purtroppo" arrivo tardi, ci ha gia' pensato il cantante degli Hechos contra il decoro che, un mese fa a La Realidad,
lo ha regalato direttamente al Subcomandante Marcos!

***

Comunicato delle Tute Bianche:

Ultime dal Messico
Dopo una giornata impostata per ottimizzare il nostro intervento nella carovana, decidiamo l'affitto di un furgone che ha il compito di risolvere le problematiche logistiche delle varie tappe arrivando con un certo anticipo sul resto della carovana e comunicando in tempo utile le soluzioni che ogni volta necessitano. Troviamo importante fare un salto di qualità, impegnandoci con maggiore forza, nel raccogliere l'invito della Comandanzia fattoci il primo giorno della carovana, che ci ha visto partecipi attivamente alla manifestazione di San Cristobal.
Dopo aver subito continui controlli fotografici, e trascrizione dei numeri delle targhe dei nostri mezzi, in contemporanea alla denuncia della Comandanzia sulle serie minacce di morte pervenutagli a Juchitàn, conoscendo le difficoltà tecniche dei mezzi a nostra disposizione e sapendo della particolarità del tragitto della mattina dove tocchiamo delle tappe di notevole difficoltà come Orizaba(ver.) e Puebla, dove le amministrazioni chiedono l'arresto di Marcos, siamo determinati a seguire con maggiore impegno questa tappa, alzandoci alle 3,30 del mattino, nel cercare gli autisti, abbiamo l'amara sorpresa che tutti gli autobus non sono più in Oaxaca, e non ristabiliamo più il contatto diretto con gli autisti. Alle sei del mattino ci viene comunicato che i 7 autobus erano stati rintracciati a 30 minuti dalla città fermi per aver forato una ruota, ma pronti a venire a prenderci, in contemporanea il Governatore dello Stato ci fa sapere che è disposto a pagare di tasca sua gli autobus che ci necessitano, quando è definitivamente chiaro che i nostri autobus non arriveranno più e che verosimilmente siamo di fronte a un vero boicottaggio nei confronti delle tute bianche Europee, negandoci di fatto il diritto di appoggiare la marcia Zapatista, arrivano gli autobus forniti dal Governatore priista dello stato di Oaxaca. Riunendoci decidiamo che non è possibile accettare una soluzione che non è in grado di rispondere ai reali motivi che oggi non ci vedono partecipi alla carovana, vediamo forte la provocazione che ha l'intento di delegittimarci come carovana internazionale di appoggio alla marcia Zapatista, creando anche le condizioni per poter dire che questo stato di polizia è in grado di garantire la marcia anche con fondi economici costruendosi quella facciata di Stato democratico che tanto serve per delegittimare le richieste Zapatiste.
Denunciamo la scomparsa dei sette autisti, la restrizione dei nostri diritti a circolare liberamente nel territorio Messicano come la sua costituzione garantisce.
Con il rifiuto dell'aiuto del Governatore, ribadiamo il nostro diritto di organizzarci autonomamente e rifiutiamo ogni imposizione che ci veda in silenzio. Come a Tanipelas non staremo in silenzio, non ci fermeremo a Oaxaca, le intimidazioni poliziesche non ci impediranno di proseguire la marcia Zapatista
e' importante la diffusione immediata e capillare di questo comunicato

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Dedicato ai fratelli e alle sorelle delle tute bianche messicane.

Il 27 febbraio a Cancun la contestazione delle tute bianche messicane contro il Forum Economico Mondiale e' stata repressa duramente. La linea delle tute bianche, con tanto di gommoni e protezioni corporali, e' avanzata fino ad arrivare a contatto con la polizia statale.
Dopodiche' i manifestanti sono indietreggiati, ma la polizia ha uguamente caricato alle spalle, massacrandoli. Si parla di una cinquantina di arresti e di oltre venti feriti. Le foto sui giornali
sono impressionanti, sangue sulle tute bianche, teste spaccate... Il presidente Fox ha condannato la represisone violenta delle forze dell'ordine, precisando che non si trattava di polizia federale (quindi
lui non c'entra niente!!!).
Abbiamo potuto incontrare i "superstiti" soltanto l'8 di marzo. Una trentina di studenti agguerriti ed entusiasti, che hanno partecipato attivamente alla nostra assemblea. Non finiremo mai di ringraziarli per
aver fatto valicare l'oceano alla tuta bianca, anzi al "mono blanco".
 
 

Quarto comunicato dal Messico
1 marzo 2001

Gli ultimi due giorni hanno rappresentato una svolta rispetto al ruolo delle tute bianche in carovana. Un climax ascendente di partecipazione ci ha portato dove molti speravano ma nessuno pensava di arrivare.
Ma andiamo per ordine.
Attraversando lo stato di Hidalgo a bordo dei nuovi pullmann, per la prima volta siamo riusciti a stare al passo della carovana. Si e´ trattato probabilmente del tratto di strada in cui la carovana ha
ricevuto il maggior calore da quando siamo partiti, un tratto di strada in cui abbiamo conosciuto un Messico zapatista discretamente lontano dal Chiapas. Le tappe del 27 sono sembrate momenti familiari: interi paesi rovesciati nelle strade come durante le feste patronali. Marcos e' un santo, un fratello e un amico, una figura archetipica della mitologia sincretica mesoamericana (il Votan), allo stesso tempo intima e mitica.
Il 28, alla sera, si e' compiuto il sacrificio e la conquista sul campo di una credibilita' e fiducia inaspettata. Giunti a Iximilquipan grossi nuvoloni gonfi minacciavano l'epilogo di una giornata molto intensa.
Messico e nuvole, e subito dopo, Messico e pioggia, tanta, tantissima pioggia. La piazza, gremita di gente non si e' mossa nemmeno quando e' arrivata la grandine. La Comandancia, in piedi sul palco e' rimasta immobile rifiutando gli ombrelli che le venivano offerti. Potevamo essere da meno? E cosi', per circa un'ora, abbiamo atteso incordonati alle spalle del palco, che finisse questa prova. A un certo punto, il Sub si e' voltato e, forse mosso a compassione dalle nostre tute bianche inzuppate, ci ha invitato a salire sul palco con un cenno della mano. Inutile dire che abbiamo cominciato a guardarci intorno per capire a chi si stesse rivolgendo e soltanto alla seconda chiamata abbiamo compreso che si rivolgeva proprio a noi. L'occasione non e' stata sfruttata perche' di li' a poco l'atto pubblico si e' concluso, ma in quel momento abbiamo capito che quel sacrificio avrebbe portato i suoi frutti.
Superata a fatica una notte da broncopolmonite, ci accingevamo ad una giornata che avrebbe segnato il nostro viaggio.
 

Quinto comunicato dal Messico
5 marzo 2001

Accampamento di Nurio, 2.800 metri s.l.m., presso il Terzo Congresso Nazionale Indigeno.
La notte e' gelida e umidissima, quasi impossibile dormire. Ma quelli di noi che sono di guardia non devono farlo, perche' il Sub e il Comandante Tacho possono uscire da un momento all'altro dal caseggiato per una ronda di perlustrazione delle postazioni.
Duecentoquaranta tute bianche montano di guardia alla zona ristretta dell'accampamento, quella in cui pernotta la Comandancia dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
E'addirittura difficile accendere il fuoco, tanto e' umida la legna di pino che abbiamo a disposizione. Per fortuna, preceduto da una nuvoletta che esce dalla pipa, il Sub ci raggiunge per darci una mano.
A dispetto degli intenti ecologisti dello zapatismo, l'operazione viene condotta avvolgendo un foglio di plastica intorno ad un ramo, a cui viene dato fuoco.
- Metodo guerrigliero. Centomila! Ah, ah, ah!
Il Sub se ne va ridacchiando.
Prima che rientri nella casa, un "mono blanco" alto e lercio gli consegna la copia in castigliano di un romanzo scritto insieme ad altri tre compagni. Sul retro copertina c'e' una dedica:

A "El Sub"
con el calor de la lucha en una noche fria,
un mono blanco (ahora de todos los colores de la tierra),
casualmente autor de este libro

Il Sub si stupisce della sovrapposizione dei ruoli:
- ¿Eres el autor? ¿Y eres un mono blanco?
- Si'. Junto a otros tres chicos, monos blancos tambien.
E che pensa di essere l'unico scrittore guerrigliero?!
Ma come ci siamo ritrovati li'?
Tutto e' cominciato con un incidente stradale gravissimo, avvenuto in carovana, lungo un falso piano che ha fatto partire i freni di uno degli autobus e che ha coinvolto anche la corriera della Comandancia.
Se fino a quel momento la disorganizzazione dei gruppi presenti in carovana sembrava non aver preoccupato la Comandancia, quando un mezzo pesante ha tamponato violentemente il loro pullman devono aver avuto un brivido lungo la schiena.
Marcos ha convocato i portavoce dei monos blancos e ha chiesto che i loro cinque pullman passassero in testa alla carovana e si accodassero a quello sul quale viaggiava.
Da quel momento siamo diventati a tutti gli effetti il servizio d'ordine di fiducia della Comandancia ad ogni tappa del viaggio.
La sera stessa, dopo una giornata trascorsa a fare cordoni durante gli affollatissimi atti pubblici, abbiamo dovuto organizzarci per una permanenza notturna fuori programma. All'uscita dall'ultimo atto
pubblico, dopo una lunga scorta al pullman dela Comandancia, siamo saliti al volo sui nostri che lo seguivano e siamo stati portati in un convento. Li' siamo stati informati che avremmo dovuto sorvegliare
l'enorme perimetro della struttura, unici tutori della sicurezza.
Stupiti ed entusiasti abbiamo iniziato ad organizzare tre turni di guardia da cinquantacinque persone.
Mentre eravamo riuniti in un'assemblea straordinaria per far fronte alla situazione, la nuvoletta della pipa si e' materializzata nel buio.
- Non ho capito niente! Ah, ah, ah!
Piu' tardi, nel cuore della notte, mentre montavamo di guardia al cancello laterale, il Sub e Tacho sono riapparsi.
- Necesitamos 24 monos blancos para garantizar nuestra seguridad en el recorrido. Aqui hay el pullman del deputado del PRD que puede seguir junto a lo de nosotros. Pueden utilizarlo. Pero tienen que saber lo que van a hacer. - altra nuvoletta - Vuestros monos blancos podrian lordarse con la sangre de nosotros. Por eso es mejor que los 24 monos blancos sean ciertos de lo que van a arriesglar.
Poi ha passato buona parte della notte a cambiare la disposizione delle "sentinelle". Sara' andato a dormire poco prima dell'alba.
Da quel momento e' cominciato il tour de force. Nessuno di noi ha piu' avuto un momento di tregua. I 24 "pretoriani" del pullman speciale, meglio noto come l'ETN (sul quale hanno viaggiato anche i due relatori
della presente), hanno dovuto mangiare, bere, dormire e cagare sul pullman suddetto. Il ritmo di tutti gli altri non e' stato molto differente, visto che hanno dovuto garantire la "valla" durante tutte
le tappe.
Non immaginavamo che perfino al Congresso Nazionale Indigeno avremmo dovuto svolgere le stesse mansioni. Invece...
Accampati all'interno della zona ristretta, abbiamo sorvegliato per due giorni e due notti l'alloggiamento dei comandanti. Non solo: ci hanno voluto come scorta personale anche durante i tavoli di lavoro delle
commissioni. Il momento piu' incredibile e' stato l'accompagnamento nella sessione conclusiva del congresso, quando decine di monos blancos sono state fatte salire sul palco, alle spalle dei comandanti dell'EZLN. Inutile negare che molti di noi, durante il discorso di chiusura pronunciato dal Sub, si sono commossi.
 

Sesto comunicato dal Messico.
Milpa Alta (D.F.), 9 marzo 2001

Dopo Nurio non poteva filare tutto liscio. Il ruolo che eravamo stati chiamati a svolgere non poteva che destare invidie, fastidi e risentimenti sia in carovana, sia nella parte piu´nazionalista dell'opinione pubblica messicana. Come nel '98, ai tempi delle espulsioni dei compagni di Ya basta! dopo i fatti di Taniperlas, la stampa di destra ha cominciato a calunniarci e a sollevare il risentimento popolare contro "los estranjeros".
Di noi hanno scritto che non ci lavavamo (vero! per molti giorni non abbiamo avuto la possibilita' ne' il tempo di farlo); che eravamo pagati da fantomatiche lobbies di stati esteri (falso! non abbiamo piu'
una lira); che maltrattavamo la gente e in particolare i giornalisti (falso! non abbiamo torto un capello a nessuno, abbiamo soltanto impedito che Marcos venisse contuso dalla selva di teleobbiettivi dei
fotoreporter).
Per smussare le polemiche, dietro suggerimento del Sub stesso, abbiamo coinvolto i messicani della carovana nel servizio di protezione, continuando a fare quanto ci era stato richiesto. Ma questo non e'
bastato a sedare le polemiche e le calunnie. Alla lunga la diffidenza ha contagiato anche i gruppi d'appoggio locali all'EZLN. La sera del 7 marzo, ormai prossimi al D.F. (livelli organizzativi fortunatamente molto piu' consistenti di quelli incontrati fino a quel momento), la Comandancia ha scelto di congedarci. Una scelta logica, anche se inattesa.
Abbiamo ragionato a lungo in assemblea plenaria (la prima che siamo riusciti a fare dopo molti giorni) e siamo giunti alla conclusione che si trattava di una scelta giusta. La Comandancia, dopo aver prodotto
uno strappo provocatorio nei confronti della societa' civile messicana, ha scelto di ricucirlo investendo i messicani delle proprie responsabilita'. Non ci e' dispiaciuto essere stati lo strumento di pungolo della "Signora Societa' Civile", e abbiamo concluso l'assembea con la gioia del congedo illimitato. Finalmente possiamo tornare a fare politica.
Abbiamo prodotto due documenti. Una lettera indirizzata alla societa' civile nazionale e internazionale presente in carovana, in cui comunichiamo la nostra decisione di metterci in coda per dimostrare che
non vogliamo sovraesporci ne' aneliamo a titoli e primati. Abbiamo fatto quello che ci e' stato chiesto e adesso torniamo ad essere gli ultimi come i primi giorni. E se qualcuno puo' avere avuto l'impressione
che volessimo primeggiare per nostra scelta, ce ne scusiamo ugualmente pur non avendo mai avuto questa intenzione.
Il secondo dcumento e' la favola della "scimmia bianca" (mono blanco), in pieno stile zapatista. E' stata prodotta dai relatori della presente con la collaborazione del Sub-sub-comandante Casarini, a bordo di un improbabile camioncino, sulle curve tra Xochimilco e Milpa Alta (D.F.).
E' scaricabile dal sito www.tutebianche.org.
Seguira' un terzo documento da distribuire a Citta' del Messico, nella giornata clou dell'11.
Stiamo inoltre preparando un'entrata nella Capitale in grande stile.
Striscione venti metri per cinque: TODOS SOMOS INDIOS DEL MUNDO.
Sound system su camion per concerto itinerante della 99 Posse.
Tre file di tute bianche fresce di lavanderia con in testa i fratelli e le sorelle messicani sopravvissute al massacro di Cancun.
Ora guardiamo la capitale dall'alto, pronti a calare in oltre un milione di persone ai piedi dei murales di Diego Rivera. Un vulcano domina la vallata. Sulla cima campeggiano quattro lettere gigantesche:
EZLN.
Questo e' davvero tutto, per il momento. E scusate se e' poco!

Seguimos en combate,
Zapata vive!

Wu Ming Si'
Federico Martelloni
 

Post Scriptum al sesto comunicato dal Messico

In questo paese molto nazionalista c'e' chi ci vuole male e guarda con diffidenza gli stranieri, al di la' delle intenzioni che hanno. Del resto, nella storia del Messico gli stranieri - soprattutto quelli che
venivano a "fare del bene" - hanno sempre fottuto i messicani e prodotto disastri. Questo e' il paese in cui e' nata l'espressione GRINGO, da GREEN GO HOME (verdi erano le uniformi dei Marines), assai
precedente al piu' noto YANKEE GO HOME.
Esiste pero' una grossa parte della societa' civile che ci applaude e ci saluta dai bordi dela strada (non si contano le fotografie e gli autografi che abbiamo concesso non senza imbarazzo). Dai cordoni
abbiamo rilasciato centinaia di interviste informali a gente comune, molti di noi in puro itagnolo, riscontrando curiosita', interesse e calore. Anche questa volta le tute bianche si sono ficcate in una
contraddizione aperta, quella tra il patriottismo messicano e l'internazionalita' del messaggio zapatista. La stessa contraddizione su cui  da sempre "gioca" lo stesso Marcos. Poprio ieri, dal palco di
Tlaltizapan, riferendosi ad alcuni cartelli provocatori "Fuera los estranjeros", ha detto che la nazionalita' non e' una questione di passaporti. Ci sono persone col passaporto messicano che sfruttano
questo paese e la sua gente. "Oggi, in questa piazza, siamo tutti messicani".

Seguimos en combate,
todos somos indios del mundo

***


La favola della scimmia bianca
 
 

AL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO
COMANDO GENERALE DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
AL SUBCOMANDANTE INSURGENTE MARCOS
ALLA SOCIETA' CIVILE

Ci permettiamo di disturbare per informarvi di un fatto strano avvenuto durante un turno di vigilanza, nella notte tra il 4 e 5 marzo, a Nurio, Michoacan, Messico, Pianeta Terra.
Eravamo di guardia presso l'ingresso secondario dell'area ristretta, raccolti intorno al fuoco acceso poco prima da un fratello della selva, quando una vecchia talpa è sbucata dalla terra e ha
iniziato a raccontarci una storia.
Riportiamo fedelmente le sue parole.
 

Dopo molti anni, il nero scarabeo Don Durito aveva  deciso di uscire dalla selva, e così chiamò a raccolta tutti gli animali, al di qua e al di là del mare, perché lo accompagnassero fino alla città. Molti animali scesero dalle montagne e altri arrivarono dal mare. Il più strano di tutti era una scimmia bianca che veniva da molto lontano. Il suo colore contrastava così tanto con il colore della terra da farla sembrare fuori luogo. Gli altri animali guardavano stupiti quello strano esemplare, che arrancava a fatica in un territorio ignoto, sotto un sole che la sua pelle non conosceva. Goffa e bizzarra, la scimmia bianca faceva ogni cosa per rendersi utile e dimostrare che il suo posto era là. Arrivò molte volte per ultima alle soste previste, ma arrivò sempre.
Un giorno, al calar della sera, la carovana degli animali fu costretta a fermarsi sulla sponda di un fiume che la pioggia aveva ingrossato. Non c'era modo di attraversare.
Arrivò Don Vicente la volpe e disse: - Più a valle c'è un ponte che ho fatto costruire per voi. E' bello, solido e nuovo. Lasciate che sia io a guidarvi alla città e vi farò passare.
- No, grazie, conosciamo la strada, troveremo da soli il modo di attraversare  disse Don Durito.
Poi si recò in coda alla carovana e disse all'animale più strano: - Non conosci il fiume, ma hai le mani grandi e forti. Costruisci un ponte per raggiungere l'altra sponda.
Così la scimmia bianca, gratificata da tanta responsabilità, si mise all'opera di buona lena. Lavorava sotto la pioggia e sotto il sole, di giorno e di notte, mentre la volpe di nascosto la calunniava presso gli altri animali. E i pappagalli le facevano il verso.
- La scimmia bianca non è una di noi. Non abita qui, è di un altro colore. Non dovete fidarvi, il ponte che sta costruendo crollerà e affogherete tutti.
L'orso, il coyote, la scimmia nera, del colore della terra, osservavano il lavoro della scimmia bianca e discutevano tra loro:
- Viene da lontano, ma è nostra amica. Sta lavorando per farci arrivare alla città.
- Non è il suo fiume, non sappiamo che è, non possiamo fidarci.
Ma il vecchio Don Felix, l'aquila che dall'alto vedeva tutto, andava dicendo che Don Durito aveva affidato quel compito alla scimmia bianca proprio perché era così diversa e veniva da tanto lontano. Forse proprio per questo motivo il suo lavoro avrebbe avuto un significato più grande per tutti.
Mano a mano che i giorni passavano il lavoro procedeva. Don Vicente la volpe continuava a sussurrare nelle orecchie degli animali: - Non fidatevi di lei, è una straniera.
E i pappagalli gli facevano eco: - E' una straniera! E' una straniera.
Ma quando l'iguana chiese alla volpe se fosse stato lui a mettere in giro le voci contro la scimmia bianca, Don Vicente rispose scandalizzato: - Non ho nemici nella carovana degli animali!
Quando il ponte fu costruito per metà, Don Durito radunò tutti gli animali sulla riva del fiume.
Poi condusse la scimmia bianca alla finestra, così che tutti potessero vederla. E rivolgendosi agli animali disse: - Sta costruendo un buon ponte, ma non può terminarlo da sola. Nessuno può farlo da solo.
La scimmia bianca, spaesata, gli chiese: - Ma allora perché fino ad ora hai fatto lavorare soltanto me?
Don Durito chiuse la finestra e lasciò che la scimmia bianca si specchiasse nel vetro. Lei si guardò e non si riconobbe. Il suo pelo non era più così bianco. Adesso era del colore della terra.

Tute bianche, 5 marzo 2001, dal cancello secondario dell'accampamento di Nurio, Michoacan, Messico, Pianeta Terra.

***

9 marzo 2001 - Milpa Alta, D.F., Mexico

Sembra passata una vita dalla nostra partenza, sono successe troppe cose e troppo grandi per poterle riassumere tutte (sul sito delle Tute Bianche troverete aggiornamenti piu recenti).
Arrivati a questo punto del cammino, (possiamo vedere le luci della Capitale dalle montagne sulle quali ci troviamo), voglio solo inviarvi alcune riflessioni scritte a caldo il giorno della partenza della
carovana da San Cristobal.
Per quanto gli eventi si siano susseguiti con rapidita' travolgente e l'inizio del viaggio sembri ormai lontano anni luce, la magia di quella fredda mattina Chiapaneca mi ha accompagnata fin qui e credo mi
accompagnera' per sempre.

Seguimos en combate,
besos,
Allegra

***


"Passing strange mountains
    & dropping pine needles
        in an envelope
    I send you
        some of my bones."
Lawrence Ferlinghetti,
"Cinqo de Mayo, 1962"

***



Settimo ed ultimo comunicato dal Messico

Citta' del Messico, df, 12 marzo 2001

Sul lato corto dello zocalo, a qualche metro di altezza, l'enorme striscione delle tute bianche TODOS SOMOS INDIOS DEL MUNDO continua a guardare il palazzo del governo. Sotto la sua ombra sono accampate insieme ad alcuni di noi molte delle tute bianche messicane, ancora infibrillazione dopo la giornata campale di ieri.
Il Messico e il mondo aspettavano di scoprire se Marcos e gli altri 23 comandanti dell'EZLN sarebbero arrivati a destinazione. L'arrivo avrebbe rappresentato la prima grande straordinaria vittoria di questa marcia della dignita' indigena. Ci sono arrivati i comandanti, senza armi e con tanto di passamontagna, per sfidare il parlamento messicano sul riconoscimento dei diritti degli indios. Ci siamo arrivati noi, con le nostre tute bianche fresche di lavanderia, per ricordare che se non esistono  frontiere per le multinazionali e i banchieri, non devono esistere nemmeno per coloro che in tutto il mondo li contrastano e li combattono.
Aqui estamos, sono state  le prime parole pronunciate dal Sub quando ha iniziato ha parlare ad un milione  di persone che gli davano il benvenuto. Aqui estamos e' il titolo che campeggia sulla prima pagina de La Jornada di oggi. In quarta pagina e' stato pubblicato, con nostra grande soddisfazione, anche il volantino distribuito in 10.000 copie dai monos  blancos.
Ieri mattina,alla partenza della carovana, gia' si respirava l'aria di un trionfo  annunciato. Gia' dalla prima periferia il calore dell'accoglienza,incorniciato da alcuni striscioni che ci davano il benvenuto, attestava come le polemiche sulla nostra presenza fossero state sovrastate dalla lucidita'di un paese felice di non essere solo. Lo striscione piu' significativo ritraeva una scimmia bianca con la scritta
Gracias por su solidaridad.
L'intera carovana ha attraversato le strade del centro in un tripudio di acclamazione. I pullman, le auto e i carri scoperti si inseguivano scambiandosi, volantini, slogan e segni di vittoria.
All'ingresso in piazza, per la prima volta e' stata l'intera carovana a proteggere la comandancia, che per l'entrata ha preferito al pullman della marcia un lungo carro scoperto con al centro una fila di balle di fieno. Il nostro ingresso e' stato salutato da una voce ben amplificata che ringraziava la delegazione italiana dei monos blancos, suscitando un coro di applausi.
I discorsi di Tacho e Marcos sono riecheggiati su ogni lato dello zocalo, tagliando un silenzio inimmaginabile se si pensa al numero dei presenti. Senza perdere le buone vecchie abitudini,
li abbiamo attesi alle spalle del palco, pronti per l'ultima valla.
Quando il carro e' passato,siamo stati omaggiati degli ultimi sorrisi che i passamontagna non riuscivano a nascondere. Poco dopo,sciolti i cordoni, abbiamo improvvisato insieme alle tute bianche
messicane un corteo festoso al ritomo della musica dei 99 sparata da un camion scoperto.La fiesta itinerante e' durata fino alla sera,sancendo il trionfo incondizionato del pullmann 31, all'interno del quale era stato coniato lo slogan "zapatismo e buonumor", vero tormentone della giornata.
Questo e' il settimo e ultimo comunicato dal Messico. Sette sono stati i messaggi letti da Marcos durante la marcia. Gira sette volte intorno alla montagna, bagnati sette volte nel fiume... aveva detto il Sub a San Cristobal, all'inizio di questa avventura. Ieri ha letto il settimo, rivolgendosi alla folla che riempiva lo zocalo, ed e' stato: "il settimo messaggio siete voi".

Hasta luego y hasta la victoria siempre,
seguimos en combate
Federico Martelloni
Wu Ming Si'