Indice di Giap#7, Va serie - Il cazzo di Rasputin - 7 maggio 2004


0 - Il cazzo di Rasputin
1 - I trecento boscaioli dell'Imperatore
2 - Cineteca comunale di Bologna & Wu Ming presentano: "Era il 1954"
3 - Come sta andando Guerra agli Umani e intanto...
4 - Oibò! Q in un'antologia scolastica?!
5 - Darwin e il dietro-front di Letizia: ci scrive il prof. Grassi
6 - La polizia dello svacco vuole imporre lo stile punkabbestia
7 - Tutto quello che non vi hanno detto su Cesare Battisti
8 - Ci segnalano: "L'elenco telefonico di Uqbar"
9 - Ci segnalano: citazione di fronte al pericolo


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<<Sono un recente iscritto a GIAP e devo dire che siete una miniera di spunti per la riflessione e la discussione. Vista questa notizia mi è venuto un infarto e ho ripensato alle ultime pagine di 54 e alla storia del fallo di Rasputin e quindi umilmente mi permetto di segnalarlo. Continuate così e buon lavoro, Giancarlo>>
La notizia, riportata dagli organi d'informazione di tutto il mondo, è che un museo erotico di S. Pietroburgo esporrà una minchia di 30 cm. sotto formalina, di cui si dice appartenesse al celebre monaco Rasputin. Quella del "cazzo di Rasputin" - reciso a cadavere ancora caldo e divenuto preziosa reliquia passata di mano in mano - è una storia che circola da novant'anni. Non siamo in grado di dire se sia vera o plasmata nella sostanza di cui son fatti i sogni. A noi la raccontò l'amico Leo Mantovani, con un finale un po' diverso, ripreso pari pari nell'ultimo epilogo di 54, alla cui lettura rimandiamo.


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[Sabato 8 maggio a mezzogiorno, nello "Spazio autori" del Salone del Libro di Torino, Greenpeace presenterà non soltanto i due libri Einaudi pubblicati su carta "amica delle foreste" (Guerra agli umani di WM2 e Tre uomini paradossali di Girolamo De Michele), ma anche un sondaggio su vasta scala il cui risultato servirà a fare ulteriore pressione sugli editori. Si puo' gia' rispondere qui: http://www.greenpeace.it/scrittori/sondaggio.htm
Durante l'evento, l'attore Gabriele Tesauri (uno dei redattori di Radio Alice nel film di Guido Chiesa Lavorare con lentezza) leggerà un racconto che abbiamo scritto ad hoc, basandoci soprattutto sul libro Mitologia degli alberi di Jacques Brosse (Rizzoli 1994). Eccolo qui, in anteprima assoluta]


I TRECENTO BOSCAIOLI DELL'IMPERATORE
ovvero: la favola che pone fine a tutte le favole

di Wu Ming

L'Imperatore ci ha fatto chiamare. Dice che quest'anno dovremo lavorare il doppio, il triplo, forse il quadruplo, e forse lui alla fine ci darà qualcosa più del solito, mica il quadruplo, eh, e nemmeno il triplo, ma qualcosa: chessò, due cinghialetti per fare un banchetto tutti quanti assieme, i trecento boscaioli della squadra imperiale, o un sacco di farina a testa, non so, non ce l'hanno detto, non è per il premio che bisogna mettersi in marcia e lavorare il triplo o forse il quadruplo, no. E' per la gloria, per il fatto di partecipare alla grande impresa del nostro Signore, che poi manco su quella ci han detto granché, perché per lavorare il doppio, il triplo, forse il quadruplo, non hai bisogno di sapere il motivo preciso: se ti dicono che il lavoro andrà a maggior gloria del tuo Signore, niente domande, accontentati del privilegio, pigliati un pezzettino di gloria, pigliati il cinghialetto o il sacco di farina, e vattene contento. D'accordo, però si sa come vanno queste cose: le voci girano, il ciambellano parla col giullare che parla con la damigella che parla col pizzicagnolo che lo dice alla moglie e gira e rigira finisce che lo sa l'intero paese, e insomma si dice che il nostro Signore non ha convocato solo noi, i trecento della squadra imperiale, ma pure i migliori cantastorie e menestrelli, letterati e monaci miniaturisti, perché ha in animo di raccogliere tutte le storie, i racconti, le leggende e le fiabe, e metterle dentro un libro, anzi, molti libri, tanti che se li metti uno sull'altro fai una torre più alta della Campanara, per questo gli serve una montagna di carta, tanto grande da non poterla immaginare, ma noi già immaginiamo quanti alberi e boschi ci toccherà abbattere, quante terre lontane dovremo visitare per avere abbastanza legna, quanta acqua servirà per tirarne fuori la carta, tanta che non basterebbe prosciugare i fiumi del Paese, e allora smettiamo subito di pensare, di immaginare, meglio affilare gli attrezzi e mettersi al lavoro.
Per primo andiamo su al Nord, dove ci sono le foreste più grandi e la legna migliore, e mentre prepariamo le asce e le seghe e qualcuno ha già cominciato il lavoro, sentiamo una voce scendere giù dalla cima della montagna, come portata dal vento. Dice di chiamarsi Yjyk-Mar e di essere una grande betulla, alta fino al nono cielo, con le anime dei morti che fanno il nido sui rami, e dentro i nodi della corteccia ci vivono stregoni dagli straordinari poteri, e questa betulla dice che sta lì, sulla montagna, fin dall'inizio del mondo, e dal tronco esce un liquido giallo schiumoso che i viandanti lo bevono e scompare la stanchezza e si dissolve la fame, e anche il primo uomo, appena arrivato sulla Terra, siccome voleva capire che ci stava a fare, venne a berne qualche goccia, e allora scoprì una cavità in mezzo al tronco, e da quella uscì la prima donna e gli disse che erano lì per diventare i genitori del genere umano.
Il problema è che qui son tutte betulle, più o meno uguali, e non sappiamo come distinguere questa Yjyk-Mar dalle altre, ché se era possibile magari cercavamo di non abbatterla, ma così no, mica si può lasciar lì tutto il bosco per risparmiare la betulla parlante, e poi siamo solo all'inizio, se cominciamo a farci dei problemi non si comincia più, altro che doppio, triplo e quadruplo, altro che cinghialetti, sacco di farina e spizzichi di gloria.
Così andiamo a Sud e arriviamo su un'isola con al centro un monte di nome Ida, che nella lingua di quel posto vuol dire boscoso, ed è proprio per quello che ce lo siamo scelto, però anche lì, dopo un po', arriva una voce e dice: non vi è bastato abbattere Yjyk-Mar, siete venuti a fare lo stesso col frassino di Nemesi, detta Adrastea, la ninfa che nutrì Zeus proprio in una grotta di questo monte, dove ogni nove anni il re Minosse veniva a incontrare quel dio, e riceveva leggi ed energie per regnare altri nove anni. Nel frattempo tutta l'isola faceva sacrifici e da Atene arrivavano sette giovani e sette fanciulle per placare la fame del Minotauro, un mezzo uomo e mezzo toro che viveva in una stanza buia al termine dei mille cunicoli che si diramano sul fondo della grotta di Zeus.
Pazienza. Mi sa che quel monte dovrà cambiare nome.
Dopo andiamo a est e di nuovo, mentre ci prepariamo, ecco la voce: non vi è bastato tagliare il tronco di Yjyk-Mar e il frassino di Nemesi sul Monte Ida, ora siete venuti a far lo stesso con l'albero di fico sotto il quale Sakyamuni detto Gautama, detto Siddartha si liberò di sé stesso grazie a sé stesso e diventò il Buddha.
Ma noi che possiamo fare? Dobbiamo lavorare, abbiamo l'ordine dell'imperatore, non ci resta che alzare le scuri, abbattere tronchi e ripartire.
Trovato un altro bosco, non abbiamo nemmeno infilato i guanti che una voce striscia in mezzo alle felci: non vi è bastato spezzare il tronco di Yjyk-Mar, il frassino di Nemesi sul Monte Ida e il Fico di Siddharta Gautama detto Buddha, ora farete lo stesso con il lauro di Dafne. Dafne rifiutava tutti i pretendenti per vivere libera tra gli eremi dei boschi, finché Eros non fece innamorare di lei Apollo, che non la lasciava più in pace, e allora secondo alcuni si stancò e chiese al padre Peneo di tramutarla in albero, mentre secondo altri lo chiese alla Madre Terra e quella fece un trucco, lasciò lì un lauro e si portò via Dafne, la portò alle pendici del Monte Ida e le diede un nuovo nome, Pasifae, che poi sposerà Minosse, si innamorerà di un toro bianco promesso a Poseidone, fara' in modo di accoppiarsi con lui e darà alla luce il Minotauro.
E dopo il lauro di Dafne, stessa sorte toccherà al pioppo di Leuke, che si trasformò in albero per sfuggire al dio degli Inferi, Ade.
Poi sarà la volta del tiglio di Filira, figlia di Oceano, nipote di Crono, che un giorno la sedusse, si unì a lei e scoperto dalla figlia Era, si tramutò in stallone e scappò via. Nove mesi dopo, Filira diede alla luce un mostro, mezzo cavallo e mezzo uomo e ne ebbe tanta vergogna da chiedere al padre di tramutarla in tiglio; poi toccherà al pino di Pitis, che aveva due pretendenti, Pan e Borea, il vento del Nord, ma Pitis preferì Pan, e allora Borea soffiò talmente forte da precipitarla giù da un burrone e quando Pan arrivò sul fondo la trovò mezza morta e per salvare quel po' di vita che le restava la tramutò in pino e così da allora, quando in autunno soffia il vento del nord, dalle pigne del pino sgorga la resina: le lacrime di Pitis.
Infine ci accaniremo su Caria, tramutata in noce, e con Filide, morta per amore e trasformata in mandorlo, e con Ciparisso, che per errore uccise il cervo che gli faceva compagnia e dal dolore chiese agli dei che lo mutassero nell'albero che piange sempre, l'albero dei morti.
Detto fatto. E alla tappa successiva siamo talmente abituati che ormai la voce non la sentiamo più. "Non vi è bastato abbattere la betulla Yjyk-Mar, segare il frassino di Nemesi, tagliare il fico di Gautama Buddha, il lauro di Dafne, il pioppo di Leuke, il tiglio di Filiria, il pino di Pitis, il noce di Caria, il mandorlo di Filide e il cipresso dei morti. Non vi siete voluti fermare, e nemmeno adesso lo farete di fronte al bosco di Cappuccetto Rosso, di Pollicino, di Hansel e di Gretel."
Quindi la foresta di Broceliande, dove Merlino si ritirò, impazzito per la morte dei fratelli, e dove conobbe la fata Viviane, e le insegnò tutti i sortilegi, fino a lasciarsi rinchiudere in una casa di vetro nel cuore della selva.
E poi il bosco di Nemi, dove Numa Pompilio andava a chiedere consiglio alla ninfa Egeria per scrivere i suoi decreti. E la foresta di Sherwood, con Robin Hood e gli allegri compari, e il terrificante bosco dei Galli che fermò le armate romane finché Cesare non raccolse una scure, abbatté una quercia secolare, prese su di sé tutta la colpa del sacrilegio e ordinò ai suoi uomini di distruggerlo, e quelli lo fecero, pensando bene che la collera di Cesare doveva essere più imminente, e forse anche più terribile, di quella delle divinità della selva, che nel giro di pochi anni fecero risorgere il bosco, nello stesso luogo, più rigoglioso di prima.
E siccome dobbiamo fare il doppio, il triplo, forse anche il quadruplo del lavoro di un anno, eccoci su un monte chiamato Golgota, dove la solita voce ci avverte che tra i tanti alberi della vetta, ce n'è uno molto particolare, un cedro germogliato dalla croce del Cristo, o meglio dalla base della croce, rimasta interrata là in cima, mentre il resto se lo sono portato via, perché una scheggia è finita pure da noi, nella Cattedrale. Allora decidiamo di proseguire, ché tanto un pezzo della Croce già s'è salvato, e dell'albero germogliato dalla base se ne puo' pure fare a meno.
Ormai non resta più molta legna per soddisfare i bisogni del nostro Signore, abbiamo già fatto il doppio, il triplo, forse il quadruplo del lavoro di un anno, ma torniamo a Nord, nella terra delle foreste, per vedere se c'e' rimasto qualcosa. E mentre ci spostiamo, passiamo da un posto chiamato Dodona, ai piedi del monte Tamaro, e facciamo scorta di querce, anche se la voce ci chiede di passare oltre e preservare quegli alberi, che in tempi lontani hanno aiutato un grande popolo a prevedere il futuro, gioie e catastrofi, a seconda del rumore che il vento e la tempesta producevano tra le fronde.
Giunti di nuovo a Nord, troviamo un frassino gigantesco. I rami salgono fino in cielo e coprono il mondo con la loro chioma, le radici scendono fino al regno dei morti e alla fonte della vita. La voce non si fa attendere: non avete avuto pietà di Yjyk-Mar né del frassino di Nemesi, non avete risparmiato il fico di Buddha, il lauro di Dafne, il pioppo di Leuke, il tiglio di Filiria, il pino di Pitis, il noce di Caria, il mandorlo di Filide e il cipresso dei morti. Avete abbattuto il bosco delle fiabe, la foresta di Broceliande e quella di Sherwood, il bosco di Nemi e quello dei Galli, l'albero della Croce e le querce di Dodona. Ora giustizierete anche Yggdrasill, il "corsiero di Odino", che si fece appendere ai suoi rami per morire e poi rinascere, dopo aver conosciuto il segreto del regno dei morti, la lingua delle rune, che conferisce ogni potere.
E mentre affiliamo la sega più grande, Yggdrasill ci rivela che i nostri sforzi sono privi di senso, che non è servito a nulla lavorare il doppio, il triplo, forse anche il quadruplo degli altri anni, perché alla fine non riceveremo ne' cinghiali ne' farina, e nemmeno spizzichi di gloria, visto che la gloria del nostro Signore è vana e falsa come un moneta di peltro.
Dice Yggdrasill: l'Imperatore ha messo da parte tanta carta come non se n'è mai vista, una montagna, che a mettere i fogli uno sopra l'altro si può raggiungere la luna, eppure tutti quei fogli non gli serviranno, ora che i boschi sono stati abbattuti. Nemmeno i menestrelli, i letterati e i cantastorie possono farci nulla, perché di storie da ricopiare nella calligrafia degli amanuensi, leggende di dei ed eroi, favole antiche e recenti, di tutto questo non è rimasto nulla, né ricordo, né memoria, né origine.


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[Per la prima volta Wu Ming collabora con la Cineteca di Bologna e con Officinema, per una retrospettiva sui film italiani del 1954. Nel mese di maggio introdurremo la prima parte, dedicata al cinema d'autore, con titoli scelti dalla Cineteca. La seconda parte, dedicata al cinema di genere (commedie, peplum, cappa e spada), proporrà titoli scelti da noi, tutti preceduti da una nostra presentazione. Di seguito, il programma e il testo che abbiamo scritto per la newsletter mensile della Cineteca]

OFFICINEMA, via Pietralata 55/a, Bologna, tel. 051/523812, www.cinetecabologna.it

MERCOLEDI' 19 MAGGIO
h.19:45 "La spiaggia" di Alberto Lattuada (100')
A seguire: tagli di censura del film;
WU MING presenta la rassegna.
h. 22:40 "La strada" di Federico Fellini (104')

GIOVEDI' 20 MAGGIO
h.20:15 "Le ragazze di San Frediano" di Valerio Zurlini (114')
preceduto dal cinegiornale "Caleidoscopo CIAC 4" (5')
h.22:30 "Dov'e' la liberta'?" di Roberto Rossellini (93')

VENERDI' 21 MAGGIO
h.20:30 "Il seduttore" di Franco Rossi (90')
h.22:30 "Senso" di Luchino Visconti (120')

Per quanto riguarda la rassegna di giugno, con titoli scelti e introdotti da WM,
le date compariranno sulla pagina del calendario.
I film sono:
- "Attila" di Pietro Francisci, con Anthony Quinn e Sofia Loren. Trasparentissima allegoria della guerra fredda (con gli unni che pronunciano frasi di Stalin!), perfetto anche per la situazione attuale, dato che pare scritto dalla Fallacci.
- "Ulisse" di Mario Camerini, con Kirk Douglas e Silvana Mangano.
- "L'arte di arrangiarsi" di Luigi Zampa, con Alberto Sordi.
- "Hanno rubato un tram", di e con Aldo Fabrizi.
- "Il cardinale Lambertini", di Giorgio Pa'stina, con Gino Cervi.
- "Siamo donne" di Roberto Rossellini (necessaria rilettura cap. 19 prima parte di 54)

Ecco il testo scritto per mettere tutti questi film nel loro contesto storico e politico:

ERA IL 1954

Il '54 è uno degli anni più freddi della Guerra Fredda. Si trema, si battono i denti.
In URSS, Stalin è morto da un anno. Durante l'ascesa di Nikita Krusciov, domina la paranoia e non c'è schiena di Partito al sicuro da coltellate.
Negli Usa è ancora in atto la "caccia alle streghe" del senatore McCarthy, che vede ovunque complotti dei "rossi" e ha pronta l'accusa di spionaggio per ogni avversario politico. Ma il senatore sta esagerando, ora accusa perfino l'esercito, che non ci sta e si muove per schiacciarlo. Finirà i suoi giorni da etilista, stroncato dalla cirrosi.
Nel frattempo gli States intervengono in Guatemala per tutelare gli interessi della United Fruit minacciati dalla riforma agraria. Il governo democraticamente eletto di Jacobo Arbenz viene rovesciato. Un giovane medico argentino assiste ai bombardamenti e giura di dedicare la propria vita alla lotta contro l'imperialismo yanqui. Si chiama Ernesto Guevara de la Serna.
In Indocina, colonia francese, giunge al culmine la guerra di liberazione. La vittoria dell'esercito di Giap nella battaglia di Dien Bien Phu, capolavoro di arte della guerra, sancisce per l'Union Française l'inizio della fine: di lì a poco si rivolterà l'Algeria.
Lì vicino, nell'Egitto del presidente Gamal Abdel Nasser, si nazionalizzano i latifondi, si pone fine al controllo britannico sul Paese, si esporta un immaginario pan-arabo, socialista, anti-coloniale.
L'Italia è uno dei teatri caldi della Guerra Fredda. Trieste è ancora occupata dagli anglo-americani, che amministrano il potere col ferro e col piombo. Oltre il confine c'è la Yugoslavia di Tito, unico paese socialista indipendente dall'URSS.
Il Partito Comunista Italiano è il più forte e radicato di tutto l'Occidente. Il governo non si sente sicuro, i "celerini" di Scelba reprimono con violenza scioperi e manifestazioni. A Milano la polizia spara su un corteo e uccide l'operaio Ernesto leoni. A Mussumeli, polizia e carabinieri attaccano un corteo di protesta per la carenza idrica, e uccidono tre donne (Onofria Pellicceri, Giuseppina Valenza e Vincenza Messina) e un ragazzo (Giuseppe Cappalonga).
Questi spari Alcide De Gasperi non li sente: sta morendo nel suo letto, e nella DC infuria la lotta per le investiture. Una delle armi usate sarà il coinvolgimento (arbitrario) del figlio del ministro Attilio Piccioni nel famoso "caso Montesi", prima storia di morte, sesso, droga e politica offerta al consumo di massa, in un mercato dell'attenzione non ancora sovraccarico. Il caso Montesi è la matrice di tutti i moderni "fattacci" d'Italia, fino a Marta Russo e a Cogne.
Il '54 è l'anno in cui la Rai-Tv inizia le trasmissioni. C'è già Mike Bongiorno.
E' questo l'anno in cui vengono girati e/o arrivano nelle sale i film scelti per questa rassegna. Con ben 205 titoli, è uno degli anni più prolifici del cinema italiano.
Per riassumere: rivolte contro il colonialismo, disfatta di un esercito d'occupazione, operazioni di "polizia internazionale", paranoia anticomunista come strumento di lotta politica, repressione e Mike Bongiorno. A occhio e croce, l'unica differenza tra ieri e oggi è lo stato di dissesto della cinematografia del Belpaese.
Buon cinquantenario, e buona visione.

 

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Grazie all'impegno dei giapsters apuli, lucani, di Partenope e della Trinacria, abbiamo ormai un sacco di date a Sud, cfr. Calendario. Non abbiamo ancora inserito la date di agosto in Basilicata, perché le stiamo ancora fissando.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/calendario.html
Intanto Guerra agli Umani va a gonfie vele, l'Einaudi ha già fatto una ristampa di 6000 copie, il che significa che non c'era più magazzino, cioè che le 15.000 copie della prima tiratura erano tutte distribuite.
Sul sito ci sono nuove recensioni, presto metteremo le pagine coi commenti dei giapsters, che stanno arrivando numerosi.
Qui di seguito inauguriamo una rubrica che non ha ancora un titolo definitivo e che verrà pubblicata su Giap con cadenza irregolare. Potremmo chiamarla "Il cazzo di Rasputin", in effetti...

UNA RECENSIONE "FUORI DALLE REGOLE DEL CAZZO"

"Il classico romanzo ecologico vestito di fantascienza". Parte così"Cavernicoli o metropolitani?", la recensione che Antonella F. ha dedicato a Guerra agli Umani e a Visto dal cielo di Nicoletta Vallorani, il tutto su D di Repubblica del 24 aprile.
I sensi di ragno pizzicano. Guidati dal quineiano "principio di carità" - che consiste nell'attribuire sempre una qualche forma di intelligenza ai nostri simili - deduciamo che la signora non può aver letto il libro. La fantascienza, infatti, non "riveste" un fico secco. Compare giusto in alcuni capitoli, peraltro attribuiti a un altro romanzo, firmato dal sudafricano Emerson Krott.
Chiappe strette e andiamo avanti.
"Il protagonista tenta la vita nei boschi in modo estremo, 'fuori dalle regole del cazzo'."
Cosi'. Virgolettato. Eppure il testo del romanzo non contiene mai una frase del genere. Ora: nessuno si stupisce più quando un intervistatore - in buona o cattiva fede - riporta tra virgolette una dichiarazione mai pronunciata. Quello che non ci era ancora capitato - e che la signora F. ha regalato al giornalismo italiano - è la citazione inesistente, per la quale è difficile invocare la buona fede, quanto piuttosto l'analfabetismo di ritorno. Ma facendoci guidare dal principio di carità, propendiamo piuttosto per la cattiva fede. Per altro, come vedremo, tutt'altro che improbabile.
Attenzione adesso. Siamo di nuovo in zona record. 4 cazzate in 5 righe di testo. Ascoltate:
Sempre secondo Antonella F. l'Appennino dove il protagonista trova il suo rifugio sarebbe teatro di "corse clandestine di cani [corse? Semmai combattimenti], gruppi di survivor che si preparano a una guerra agli umani [Eh? La guerra agli umani la conduce un gruppo di ecoterroristi. I survivor non c'entrano un accidente. L'unico survivor che compare nel romanzo è un maresciallo dei carabinieri] pianificata sotto forma di un diluvio-epidemia [Ecchevvordi'? Faranno piovere un virus? Per la verità è il virus che si chiama "Diluvio". E qui il principio di carità scricchiola...] con l'aiuto degli extraterrestri [!!!!! Ok. Non l'hai letto. Non avevi tempo. Quando ti hanno chiesto il pezzo avevi altro per la testa, altro da fare. Ma davvero non potevi limitarti a recensire un solo romanzo? A leggerti bene quello della Vallorani e festa finita? Oppure a dire: il romanzo di WM2 mi ha fatto cagare, l'ho mollato lì dopo dieci pagine, non si capisce niente.
Facevi più bella figura, garantiamo. Mille volte meglio una stroncatura di questo grumo di muco. Lo capiamo, dev'essere dura leggere un libro che non ti va di leggere, scriverne anche se non hai avuto tempo di finirlo, far emergere solo tra le righe che ti ha fatto cagare, perché bisogna tenersi buona la casa editrice... Capiamo. Però il lavoro non te l'abbiamo scelto noi, e c'è modo di essere stilosi anche in mezzo alla tempesta. Basta volerlo.]
Poche righe sotto, l'autrice definisce il libro "un panino ripieno di citazioni e slogan no-global". Oh, finalmente uno scatto di dignità, eccheccazzo! Peccato per il virgolettato di poco sopra, quel "fuori dalle regole del cazzo" che suona molto slogan, molto gggiovane, ma purtroppo non c'è da nessuna parte.
Rafforzare le proprie teorie con dati inesistenti non è proprio l'esempio più brillante di deontologia professionale. E' roba da cialtroni.
Ma lo fanno i premi Nobel, perché non dovrebbe farlo Antonella F.?


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<<Carissimi Wu Ming,
sono uno studente liceale di Morbegno (SO). Stamattina, a scuola, sfogliando velocemente il libro di letteratura italiana ho un flash. E' passato sotto i miei occhi un nome noto, conosciuto e apprezzato. Torno indietro con le pagine, una per una. Ho visto bene? Oppure per qualche meccanismo mentale ho letto fra le centinaia di parole che sono passate sotto i miei occhi in pochi istanti quel nome, che in realtà non c'era? Sfoglio le pagine, lentamente, ed ecco la prima ipotesi rivelarsi veritiera, ecco il nome manifestarsi con chiarezza inequivocabile: Luther Blissett. Gli occhi si spalancano, si spalancano per la comprensibile sorpresa del vedere sul mio libro di letteratura italiana citato un romanzo, letto e amato, ma che mai mi sarei aspettato di trovare nominato in un volume scolastico, per la recentezza della pubblicazione, per i contenuti innovativi, per la scarsa pubblicità che ha ricevuto, alla quale come ben sappiamo ha però risposto con un grandissimo e meritato successo di pubblico e critica.
Il testo scolastico in questione è Leggere il Mondo di Cesare Segre e Clelia Martignoni, volume 4, "Dall'età del barocco al secolo della ragione". Alle pagine 147-152 è presente un approfondimento sul tema del romanzo picaresco, da Cervantes a Fielding, da Jan Potocki a... Luther Blissett appunto! A pagina 152 leggiamo infatti:

"In Q di Luther Blissett (uno pseudonimo sotto il quale si celano quattro giovani autori italiani) il genere picaresco si stempera in un interessante montaggio con altri generi letterari (dal giallo al romanzo storico, con un notevole portato di riflessione intellettuale). Luther Blissett è il nome collettivo sotto cui sono apparse negli ultimi anni del Novecento alcune importanti considerazioni sul destino della produzione intellettuale nel momento in cui entra in scena un mezzo peculiare come la trasmissione digitale [...]. Il protagonista di Q vive una vicenda che ha molti punti di contatto con la letteratura picaresca: è un uomo in fuga intrappolato nelle vicissitudini di un conflitto sanguinoso, ogni sua mossa lo porta a contatto con un'umanità a tratti feroce o grottesca. Tuttavia, il giovane studente di teologia protagonista di Q è segnato da un senso d'angoscia e da una percezione acutamente politica della dissoluzione a cui va incontro la comunità in cui vive, che lo privano proprio di quella ostinata innocenza che fa parte dell'immagine originale del picaro. [...]"
Viene dunque antologizzato il passo immediatamente successivo al massacro di Frankenhausen, vale a dire l'ultimo paragrafo del capitolo II e un breve tratto del capitolo III.
Che dire?
I miei complimenti per questa "intrusione" nel mondo scolastico, che vanno a voi e all'ottima scelta dei curatori di Leggere il Mondo. Chissà che un giorno i miei figli a scuola non leggeranno Q come libro di narrativa!
I più sentiti complimenti anche per la successiva produzione targata Wu Ming.
Spero di poter essere presente ad una delle presentazioni estive di Guerra agli Umani (che ho divorato in due giorni ed ha aggiunto altri memorabili personaggi alla mia memoria di giovane lettore), magari il 26 luglio a Milano, quando ci sara' l'occasione anche di ascoltare dal vivo gli Yo Yo Mundi.
Con tanta stima,
dalle montagne del Nord-Ovest italiano,
Mattia, 24 aprile 2004>>

E chi se lo sarebbe immaginato? Allora è proprio vero che i libri di scuola sono tutti schifosa propaganda, spazzatura cripto-marxista. Qualcuno telefoni a Garagnani.

 

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[Il professor Franco Grassi ci scrive a proposito del dietro-front della Moratti sull'eliminazione delle teorie dell'evoluzione dai programmi scolastici:]

<<Il giorno che mi resi conto che l'evoluzionismo e Darwin stavano per essere "signorilmente" eliminati dalla scuola italiana fu leggendo il numero di aprile di LE SCIENZE in cui il direttore Enrico Bellone, con aria secondo me un po' rassegnata, denunciava il delitto che si stava progettando e ne deduceva gli evidenti danni che si sarebbero prodotti non solo nella mancata formazione scientifica dei giovani, ma anche nelle future carenze scientifiche che si sarebbero perpetuate in Italia, paese, non dimentichiamolo mai, con una classe dirigente in maggioranza di formazione umanistica poco incline alla scienza o alla tecnologia.
A questo punto un docente di fisica come me, senza un potere reale, aveva solo la possibilità di scrivere. Non che mi facessi tante illusioni, però scrissi a RIFORMA (settimanale delle chiese protestanti italiane) e a REPUBBLICA. Ambedue i giornali pubblicarono il mio intervento e, specie su Repubblica, si aprì un insperato dibattito nel Paese, dibattito che una volta tanto verteva su problemi culturali reali, sulla scuola, e sul modo di agire di una classe dirigente che si dimostrava approssimativa e incolta. Naturalmente non parlavo della settimana "antievoluzionistica" di Forza Nuova a Milano, perché non volevo connotare il mio intervento che era e rimane a difesa della scienza. Siamo arrivati alla "grande" conquista del ritiro dei provvedimenti anti Darwin, alle giustificazioni ministeriali, all'installazione di una commissione ad hoc. Però consideriamo che in Italia le commissioni non sono mai approdate a risultati accettabili: ci vuole proprio una commissione per una cosa così ovvia come far studiare Darwin nella media inferiore? Come se si dovesse creare una commissione per far studiare l'alfabeto alla scuola elementare!
Quindi accettiamo questo risultato per quel che vale, non rilassiamoci inneggiando alla vittoria, e speriamo che l'opinione pubblica rimanga vigile: fidarsi è bene, non fidarsi.....
Franco Grassi, 3 maggio 2004>>


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<<Volevo farvi sapere cosa mi è capitato sabato alla May Day Parade di Milano. Mi chiamo Corrado, ho 43 anni, un buon lavoro e da sempre impegnato nella sinistra dell' hinterland milanese e questo è il preambolo. Allora, sabato decido che secondo me è molto più importante essere presente alla manifestazione dei ragazzi precari e con poco futuro davanti a loro piuttosto che alla solita parata dei sindacati confederali e mi inserisco nella bellissima manifestazione dietro al camion dove sul davanti era in preghiera S.Precario. Tutto liscio fino a C.so Garibaldi ma lì non so perché il caporione che fa da apripista al tir mi punta e - presumo a causa del mio abbigliamento non certo da indiano metropolitano o da punkabbestia ma da persona normalissima di 43anni - mi chiede con modo da inquisitore spagnolo se sono uno sbirro….. io allibito e, ammetto, impaurito da quello che potrebbe succedere se qualcuno perdesse la testa gli domando se vuole vedere la mia tessera di Rifondazione o della Cgil e lui a quel punto magnanimo mi dice che posso restare. A quel punto però io umiliato e offeso abbandono la manifestazione e torno a casa dove racconto l'episodio a moglie e genitori che da buoni borghesi milanesi mi dicono che è quello che mi devo aspettare da persone che giudicano le persone in base al paio di scarpe che indossano o dalla busta paga che portano a casa.
Saluti Corrado, 3 maggio 2004 >>

[WM1:] Che dire? Anche nel contesto di iniziative riuscite o riuscitissime (e la May Day Parade è stata un successo oltre le aspettative) emergono dettagli che rivelano una certa miseria umana e politica. Era una parata dei precari e degli intermittenti, non una rassegna itinerante di subculture giovanili (e in molti casi ex-giovanili). Non risulta che i precari si agghindino tutti nell'omologante tenuta da punkabbestia o da centrosocialismo reale. Tra l'altro, in un corteo caratterizzato dalla "dressing down option", anche gli eventuali agenti in camuffa, proprio perché in camuffa, si presenteranno in tenuta da svacco. Mi viene poi da chiedere, ai guardiani della rivoluzione, se sono sicuri di aver mai partecipato a cortei al cui interno non marciassero poliziotti. Intendo dire poliziotti veri, pagati con le mie tasse per riferire di che si parlava nel tale cordone o sul camion etc. etc.
Infine, l'idiota paranoide che chiede: "Sei uno sbirro?", si aspetta forse che qualcuno gli risponda di sì?

 

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Si avvicino rapido il 12 maggio, data in cui la magistratura parigina esaminerà la domanda d'estradizione dello scrittore Cesare Battisti, ex-militante dei Proletari Armati per il Comunismo. Nel frattempo è scemata l'isteria di massa, la grande ondata di disinformazione ha lasciato il posto alla risacca... I benpensanti di destra, di centro e di "sinistra" attendono l'occasione per riprendere il linciaggio e la mostrificazione, a cui hanno preso parte TUTTI i grandi organi di informazione.
Approfittando del calo dei toni, Valerio Evangelisti ha stilato una lista di "Frequently Asked Questions" sulla vicenda giudiziaria del suo e nostro collega.
E' divisa in 4 parti e potrebbe essere intitolata: "Tutto quello che non vi hanno detto su Cesare Battisti".
1a PARTE: http://www.carmillaonline.com/archives/2004/04/000721print.html
2a PARTE: http://www.carmillaonline.com/archives/2004/04/000725print.html
3a PARTE: http://www.carmillaonline.com/archives/2004/04/000728print.html
4a PARTE: http://www.carmillaonline.com/archives/2004/05/000744print.html

Il 25 aprile u.s. Tommaso De Lorenzis ha recensito su "L'Unità" l'instant-book Il caso Battisti:
http://www.carmillaonline.com/archives/2004/04/000729.html#000729


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<<Ciao,
vi segnalo un progetto di scrittura comunitaria non lineare. Si chiama "L'Elenco Telefonico di Uqbar" e inizia a questo indirizzo, dove si spiega in due parole di che si tratta: <http://valis.it/elenco/>
Grazie e un saluto!
Lorenzo, 26 aprile 2004>>

 

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<<...vogliono fare una guerra di classe, vogliono fare cioè la guerra dei miliardari contro i proletari e vorrebbero che fossero i proletari a farla!
Noi proletari, noi lavoratori poveri, che ci battiamo per i bisogni elementari e cioè per il pane e il lavoro quotidiano, non abbiamo interesse a fare questa guerra: la guerra che dobbiamo fare noi è la guerra contro la disoccupazione permanente, contro il dilagare della tubercolosi, contro l'analfabetismo, contro la miseria che avvilisce e che porta alla disperazione, che umilia, che schiaccia la personalita' umana, questa è la guerra che vogliamo fare.
Noi non vogliamo la guerra per nessuno, vogliamo la pace con tutti i popoli ed escludiamo la guerra come strumento di giustizia sociale e come strumento di rivoluzione. Una rivoluzione è profonda e progressiva soltanto quando scaturisce dai bisogni e dalla volontà della grande maggioranza del popolo che vuole organizzare diversamente la società nella quale vive. Una rivoluzione portata dall'esterno non è una vera rivoluzione, e non può rappresentare un progresso. Noi escludiamo, dunque la guerra come strumento di elevamento e di rinnovamento sociale ed anche di rivoluzione sociale.>>

Giuseppe Di Vittorio, III° Congresso nazionale della Cgil, 26 novembre - 3 dicembre 1952.


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Ho sempre rivolto a Dio una preghiera, che e' molto breve: "O mio Dio, rendete ridicoli i miei nemici". E Dio l'ha esaudita.
Voltaire, "Lettera a Damilaville"
www.wumingfoundation.com

(traduz. corretta della frase di Voltaire segnalata da Pacio. Ahi, ahi, ahi, Editori Riuniti!)

---NOTA BENE---
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