Indice di /Giap/#6 IIIa Serie - Quota Tremila, più alti del Gran Sasso - 03 Novembre 2002


0. Non siamo più un 'Piccolo Comune'
1. Novità sul sito e sui Fantastici Quindici
2. Mr. Satana, I suppose
3. Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo
4. 54: Vedi Cesena, e poi muori
5. Libri letti e liberati alla fermata del bus
6. Commento a 'Copyright & Maremoto' - con tanto di risposta




0----------


Questo numero di /Giap/ viene spedito a 3041 indirizzi di posta.
Fin dalla nascita della newsletter, un po' meno di tre anni fa, 'Quota Tremila' era il nostro obiettivo fisso, la montagna da scalare, la meta da raggiungere col ritmo ideale di mille iscritti ogni anno.
Oggi, dunque, champagne per tutti.
Per gli amanti delle statistiche, ricordiamo che sotto i tremila abitanti un comune italiano viene considerato 'piccolo' e puo'usufruire di una lagislazione particolare in svariati ambiti.
In Sardegna, i piccoli comuni sono 300 su 375.
Nella provincia di Bologna, 14 su 60.


1-------

Il nostro sito e' ormai in costante aggiornamento.  La novità più rilevante dell'ultimo periodo è la pagina di presentazione del progetto 'I Quindici - Lettori residenti per i vostri romanzi e racconti':

www.wumingfoundation.com/italiano/quindici.html


Ci trovate l'indirizzo e-mail del gruppo di gloriosi volontari che si è offerto di ricevere, leggere, commentare e segnalare tutti i manoscritti, i racconti e i romanzi inediti che un tempo arrivavano direttamente sulla nostra casella di posta.
Fidatevi di loro e dei loro giudizi: sono giapster di comprovata fede.
Sono i lettori residenti del nostro ex - piccolo comune.

L'altra novità riguarda invece la sezione 'Outtakes - I calzini spaiati di Wu Ming' con il testo:

'Tute bianche: la prassi della mitopoiesi in tempi di catastrofe', di Wu Ming 1.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/monaco.html
Traduzione ed elaborazione degli appunti di Wu Ming 1 (scritti in inglese) per un intervento al dibattito ''Semi(o)resistance'', nell'ambito del festival make-world 0=YES, Monaco di Baviera, 20 ottobre 2001.
L'intervento saltò all'ultimo momento per motivi di salute.

Tra una ventina di giorni, il sito verrà inondato di nuove pagine in portoghese, grazie alla trasferta brasiliana di WM1, ricca di presentazioni di Q, di Wu Ming e tutto il resto della baracca.


2------

Il manuale del satanista
by radiomaria


TG2 delle 13.00.
Servizio su una setta satanica (..ma dai!) a Pescara. Non ho seguito bene quali fossero i fatti e le accuse, anche perché non è che me ne fregasse più di tanto, ma quando hanno inquadrato il ciarpame rinvenuto, i soliti teschi e mantelli neri, si sono soffermati su un po' di libri ed ecco comparire, fra altri tipo millelire, Lasciate che i bimbi del Luther Blissett Project.
Seguiva l'immagine di un forzato dell'ordine che sfogliava un albo di fumetti (quindi occhio anche a chi ha la collezione degli almanacchi di Topolino) e alla fine una bella zoomata nuovamente sul libro del LBP. Roba che se uno avesse acceso la televisione in quel momento avrebbe pensato ad un lancio editoriale.
Scartando l'ipotesi che le immagini siano state montate da qualcuno che ancora non aveva smaltito una colossale sbornia, il libro in questione sembrava essere la prove principale (due zoomate sul libro e solo tre o quattro teschi) che questi sono veramente satanisti con i controcazzi (uh!uh!).
Lasciate che i bimbi spacciato come manuale di satanismo.
She must(i) be happy.

***

Articolo segnalato da uno dei partecipanti alla presentazione di Bassano del Grappa organizzata dal collettivo 'Palomar'.


Da 'Il Mattino di Padova' - mercoledì 30 ottobre 2002

di Gianni Biasetto

CERVARESE SANTA CROCE. Torna l'incubo dei riti satanici nell'area dei Colli Euganei. Il furto di particole consacrate nel tabernacolo della chiesa di Cervarese e la tentata intrusione nella sacrestia di Feriole di sabato notte (i malviventi che erano riusciti ad entrare nel corridoio della sacrestia sono stati fatti scappare alle 3,15 del mattino dal parroco don Livio), fanno pensare a una ripresa dell'attivita' esoterica sui colli.
In coincidenza con l'arrivo delle prime nebbie si sono sempre notati movimenti strani, attribuiti agli adepti del Maligno, nei luoghi più appartati degli Euganei. Due anni fa, proprio in questo periodo, un furto dai contorni analoghi a quello di Cervarese è stato messo a segno nella vecchia pieve di Montegrotto.
Per alcuni parroci non ci sono dubbi: si tratterebbe di atti sacrileghi a sfondo esoterico. 'Tracce' che riconducono alle messe nere sono state scoperte nei giorni scorsi sullo slargo dietro la chiesetta di Sant'Antonio Abate, alle pendici del monte Madonna. Sui massi di trachite e sulle panche in legno che si trovano agli angoli del cortiletto sono stati trovati resti di candele.
Analoghe testimonianze erano state evidenziate da una troupe Rai della 'Vita in diretta' nell'ottobre del 2000. Negli ultimi tempi sembra che l'attività dei satanisti si sia spostata anche a sud dell'area euganea. In particolare nella zone di Arquà, Calaone e nella cava di Cinto Euganeo. <<Non vi è dubbio che sui nostri colli ci siano posti ideali per l'attività degli adoratori di Satana - afferma il parroco di Meggiaro, don Orlando - Tempo fa mi sono arrivate diverse segnalazioni di persone che scendevano incappucciate poco prima dell'alba dalla zona di Calaone. Probabilmente avevano individuato come luogo per le loro funzioni l'area vicino all'ex convento di Beatrice d'Este sul Salarola. Per i satanisti non vi è di meglio che celebrare i loro riti utilizzando gli altari e i luoghi un tempo consacrati per le funzioni religiose>>.
Il parroco di Feriole di Teolo, don Livio, nutre invece qualche dubbio sul fatto che chi ha forzato sabato notte il portone d'ingresso della sua canonica cercasse particole consacrate oppure oggetti sacri. <<A mio avviso cercavano soldi o, tutt'alpiù, gli ori della statua della Madonna, che avevamo esposto il giorno prima in chiesa. Per fortuna mi sono svegliato quando i malviventi, subito dopo aver fatto saltare due vetri del portone d'ingresso, hanno scassinato la serratura con uno scalpello. In quel momento - dice scherzosamente il sacerdote - mi sono sentito come le oche del Capidoglio che hanno fatto scappare i barbari>>. Dal corridoio dov'erano i ladri si accede sia alla sacrestia che all'altare della chiesa.

Riparte in grande stile la caccia alle streghe?

Ricordiamo che la storia del libro Lasciate che i bimbi , intitolata 'Backpages', e' disponibile nella sezione 'download' del nostro sito.

E a proposito della richiesta da parte di alcuni provider di cancellare il link a Lasciate che i bimbi dai siti ospitati, gli attivisti di 010 hanno realizzato uno speciale on-line (con tanto di fax del provider scannerizzato + un cartone animato ispirato alla vicenda).
Ne trovate notizia su http://punto-informatico.it/p.asp?i=41834


3--------

Più o meno la prossima settimana dovrebbe uscire, nelle pagine di Cultura de 'La Repubblica', un articolo di WM2 & 3 sul libro Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo, pubblicato da Einaudi Stile Libero. Ne anticipiamo qui sotto alcuni stralci.
Visti gli ultimi exploit del gironale di Mauro nei nostri confronti - pubblicazione non autorizzata di foto, intervista infarcita di 'cazzi nostri' e chiacchiere da dopo pranzo - ci teniamo a precisare che la collocazione del pezzo è stata decisa dai responsabili editoriali della collana Stile Libero, e non dai sottoscritti.
Abbiamo scelto di non opporci a questa decisione perché riteniamo importante, al di là di tutto, che il pezzo esca e aiuti ad attirare l'attenzione sul miglior romanzo italiano che abbiamo letto negli ultimi tempi.


[titolo da definirsi]
di Wu Ming

Il Libanese, il Freddo, Dandi, Patrizia. Giovani, spregiudicati criminali nella Capitale avvelenata degli anni '70. Eroi della grandiosa epopea di strada narrata da Giancarlo De Cataldo in Romanzo Criminale (pubblicato in questi giorni da Einaudi Stile libero).
Nel volgere di pochi mesi a cavallo del fatidico 1978, una potente holding del crimine, nota alle cronache come 'Banda della Magliana',  si insedia saldamente al centro di ogni traffico illegale dell'Urbe.
I suoi fondatori e capi di strada sono figli della città, delle borgate, novità assoluta nei fragili equilibri della malavita capitolina. Giovani, affamati. Guardano al futuro. E se lo vogliono mangiare, sniffare. Tutto.
Ma a differenza degli altri lupi famelici, oltre alla rabbia e alla spietata determinazione, hanno un progetto. Prendersi Roma. Farsela girare sotto i piedi.
Il romanzo ci immerge in questo sogno criminale fin dalla genesi. Un rapimento, un riscatto da spartire e l'idea geniale del Libanese: investire parte del bottino. Per il bene comune.
In breve, la banda si trasforma in un'impresa ampia, ramificata. Grazie all'ambizione dei soci e all'appoggio di alcuni 'esterni' che lavorano per loro. Sopra di loro. Infaticabili e lungimiranti. Coltivando, a loro volta, grandi progetti.
Nel Paese la caccia ai sovversivi è l'alpha e l'omega di ogni inchiesta giudiziaria, accordo politico o campagna mediatica. C'è tutto il tempo e lo spazio, cavalcando l'ossessione rossa, per prendersi l'Italia. Tutta. Farla girare sotto i piedi di pochi. Piedi dai talloni d'acciaio. C'è bisogno di fiumi di eroina nei quartieri delle città. Del travaso di sangue necessario a immetterla nel corpo sociale. C'è bisogno di 'amministratori' del territorio che sappiano dispensare morte e vita con la fredda efficacia del contabile. C'è bisogno di 'operai' per azioni inconfessabili.
I 'ragazzi' mostrano le qualita' giuste. Al resto - equilibri, coperture, omissioni - continueranno a pensare loro. Gli operatori della eterna destabilizzazione italiana.
[...] Vero, verosimile e invenzione narrativa intrecciano una trama capace di rimettere in prospettiva un'intera epoca e di ricostruire, dal basso della strada, il cuore oscuro di quindici anni di eventi e trame che hanno cambiato per sempre Roma, l'Italia, e ciascuno di noi.
Le vicende crude e maligne come metastasi che disegnano la parabola di morte della banda diventano così l'occasione per dipingere l'affresco della notte della Repubblica, per dare corpo ai suoi fantasmi, per far scorrere sangue e pensieri dentro coni d'ombra mai illuminati prima.
La novità del romanzo di De Cataldo non è tanto nel tema quanto piuttosto in questo tipo di approccio, che unisce gli strumenti tecnici della letteratura di genere, l'utilizzo della cronaca nera come serbatoio di storie e personaggi, la narrazione epica contemporanea.
[...] Così, il narratore-magistrato De Cataldo ha consegnato alla letteratura di genere italiana il più 'ellroyano' dei noir finora apparsi sulla scena. Per stile, ritmo, progetto narrativo Romanzo Criminale è la versione nostrana dei capolavori di James Ellroy sulla nefasta utopia kennedyana.
Certo, una versione che affonda le radici in un epos ben diverso da quello americano, e che rivendica anzi una piena riconoscibilità del 'caso italiano', sia dal punto di vista antropologico che linguistico. Dove il parlato mimetico e il ricorso alla lingua gergale e dialettale permette a De Cataldo una efficace 'soggettiva' che ci fa vedere il mondo con gli occhi del Libanese, del Freddo, e dell'impagabile Dandi.


4--------


Nell'ultimo numero di /Giap/ avevamo segnalato che l'ultima tappa del tour di presentazione di 54 sarebbe stata a Crema. Si trattava di un errore, perché già allora avevamo fissato questa data in quel di Cesena:

Libreria Mondadori
Vle Carducci, 27
Cesena
ore 21.00

infoline 0547/22627

E con questa sono quarantadue...


5----------


di Nico

<< Autunno, qualche sera fa, camminavo lungo una strada, nei pressi di una stazione degli autobus e con fare disinvolto, una persona distinta nel suo lungo cappotto invernale, poggia su una panchina in legno un libro e sale sull'autobus. Non capisco. Mi avvicino, leggo il titolo del libro, ma senza prenderlo in mano (non è mio!!!) 'Il Giovane Holden' di J. D. Salinger, edizione Einaudi, classico formato de 'Gli struzzi', riconoscibilissimo.
Imbarazzo. L'uomo è su un sedile, dietro il vetro, e non sembra interessato a me, forse non mi ha neppure visto. Sono tra la panchina e l'autobus, guardo il Libro e poi l'Uomo, di nuovo, e ancora. Raccolgo il romanzo, e mi rivolgo alla vettura, attraverso il finestrino cerco l'attenzione dell'uomo incappottato. Mi guarda e sorride. Salgo. Mi avvicino e comincia a raccontarmi una storia.
- Un libro è un insieme di pagine, vuote o piene, non importa, potrebbe anche non avere né titolo né autore, e comunque lo chiameremmo libro. Ma quando lo leggi, questo diventa 'Il Libro', quando gli dai attenzione, smette la sostanza di 'cosa', di 'oggetto' e diventa 'essere', comincia a 'trasmettere'.
Quando finisci un libro ne hai assorbito sempre qualcosa, poco o tanto, importante o frivolo: nel peggiore dei casi, impari che quel testo, quell'autore, quello stile, non era per te. Ti ha insegnato comunque, forse ti cambierà la vita, o più comunemente la renderà, anche solo per poche pagine, libera.
[...] - Libro e libero, una 'e' di mezzo, una 'e' che e' congiunzione, unione. Libero dalla vita quotidiana, dallo stess di tutti i giorni, ti toglierà il fardello degli oneri, il peso delle nostre maschere, ti renderà più leggero, magari solo per un minuto. E se è veramente un buon libro, allora lo vorrai consigliare, vorrai fare in modo che altri siano aiutati, che altri si sentano bene.
- Il Libro lascia una parte di sé, entro te, e in qualche modo, giurerei che avviene pure il contrario.
Forse è per questo che vorresti prestarlo ma ti fermi, perché la nostra indole è pregna di gelosia, e forse potrebbe dire qualcosa di te.
Separarsene è dolore, e ci sotterriamo la testa sotto la collezione, la biblioteca personale, il fasto di mostrare agli amici le letture.
- Per scoprire che invece, una volta letto, riposto nel suo polveroso scaffale, torna 'un libro', ma se muore fuori, vive in sordina dentro di noi.
- Si rianima, si ridesta nel momento in cui, felicità, troviamo un' altra persona, che come noi, ha dentro di sé quel libro, ci emozioniamo, talvolta, anche solo se riconosciamo lo stesso autore dentro quella persona.
[...] - Con il denaro ho pagato il libro al negoziante, il quale lo ha pagato all'editore, che ha pagato l'autore per l'insieme di tutte quelle lettere dell'alfabeto: e in mezzo altre mille persone, hanno trasportato, stampato, corretto, tradotto e chissà che altro. Quel libro è mio, secondo le leggi degli uomini.
- Ho deciso di liberarlo su quella panchina, non di abbandonarlo, nota bene.
- Tu e quel libro vi siete incontrati, non illuderti che sia stato tu a trovare lui! Vi siete trovati, perché anche lui ti cercava. Una volta che un libro viene liberato torna a essere 'Il Libro' ma è angosciato e ancora infelice, perché cerca il proprio completamento, ovvero un lettore che per lui diverrà 'Il Lettore'.
L'autobus accese il motore, mi scossi come assorbito da un'ipnosi o che altro e non trovai di meglio da dire che:
'Grazie'
'Grazie a Lui', rispose.
Sorrisi e scesi con 'Il Libro', ripensando che nonostante potessi trovare facilmente qualcosa di più intelligente da dire, almeno non ho commesso l'errore di presentarmi; l'avrei fatto alla persona sbagliata.
L'autobus partì, e si perse nel traffico, per scomparire dietro la prima curva.
Apro il libro e vedo un'etichetta speciale, incollata manualmente, non certo dell'Einaudi.
E' in inglese, alla meglio ne traduco il sunto del discorso di quel signore:
Please Read and Release me!
C'era anche un sito internet, collegatomi ho visto che sono molti gli italiani affiliati, da ieri notte, ne hanno uno in più.
Continuerò ad acquistare libri, come sempre, e comincerò, un poco per volta, a liberarli.>>


6---------


Quello che segue è uno scambio di opinioni con un giapster (che si firma phatPhreak) in merito al testo di Wu Ming 1 Copyright e maremoto apparso sul precedente numero di Giap.
Abbiamo messo incollato e tagliato varie parti del suo testo, crediamo senza comprometterne la sostanza.
E' del tutto evidente che chi ci scrive ha una visione del mondo completamente diversa dalla nostra e proprio per questo ci dà agio di specificare ancora meglio alcune cose.

<< Ammiro l'entusiasmo di queste parole ma francamente mi sembra un'enfasi su di un fatto abbastanza marginale. Lo paragonerei ai 'furti di legna secca' nei boschi del padrone o a qualche imbroglio sulle decime da versare ai preti: malgrado tutti i ladri, i pirati, gli imbroglioni e i Robin Hood del passato siamo comunque dove stiamo. E bisogna poi tener conto di cosa si pirata, di cosa si 'ruba': legna e farina servivano a bisogni primari mentre il piratare, in qualsiasi modo inteso, software Microsoft e musica pop o simili non serve ad altro che a propagare mezzi di instupidimento collettivo.
In questo senso credo che il potere ami la pirateria di alcuni prodotti perché significa la diffusione della cancrena di cui ha bisogno. [...]
Perdonami la schiettezza ma oggi veramente la massa è con Bush, Berlusconi e Mike: la massa, intesa come il gruppo numericamente preponderante, sta dalla parte del potere ed aspira a entrare nel numero dei padroncini.
Tutti quei 'pirati' ventenni e trentenni ci mettono poco a diventare odiosi capiufficio non appena accedono ad uno stipendio che permette loro di comprarsi delle cravatte decenti. E il concetto del 'fregare' se lo portano dietro come una seconda pelle, tanto da cercare di fregare quelli che li circondano, magari negando loro diritti elementari sul posto di lavoro. [...]
L'illegalità superflua, quella che non serve a procurarsi da mangiare, è sempre stata dalla parte del potere e da esso usata.
L'illegalità senza coscienza politica, come accade in gran parte dei contemporanei 'pirati', è solo un'altra faccia del potere e di solito si trova in sua balia, come tanti ladruncoli sono balia dei poliziotti a cui fanno da spie. Vallanzasca oggi si fa intervistare alla TV ed esorta i giovani ad essere bravi e studiosi.[...]
Francamente non vedo affatto questa 'erosione' [dei profitti delle multinazionali dell'entertainement], vedo invece soltanto un'affermazione sempre più profonda e tentacolare della macchina capitalistica che anche grazie ai network di ogni genere si replica e si approfondisce senza sosta.
Sembra quasi che forme inizialmente democratiche e libertarie di comunicazione siano utilizzate per aprire una strada la quale sarà conquistata dal profitto non appena si cominciano a raggiungere certe masse critiche di persone coinvolte.
Il fenomeno di Internet è emblematico di questo processo: non perché troviamo in rete molte realtà 'alternative' dobbiamo dimenticarci cos'è la rete proprio per la massa di cui sopra: un grande supermercato con una forte componente voyeristica.[...]
Vorrei chiedere a quali 'arti' accedono i 'pirati': musica e film di cassetta? Io personalmente, ma sono un retrogrado, vedo l'accesso a queste 'arti' più come un danno che come un bene, un danno per il cervello della massa che vi accede. Perché sono ancora dell'idea che gran parte della musica pop e gran parte dei film siano un bel mezzo di rincoglionimento e di rimbambimento, siano cioè utili mezzi al controllo sociale. Stesso discorso per gran parte di Internet.
[...] Il problema del 'copyright' nel software è molto piu' complesso di quello per esempio dei libri o dei CD, ed è un problema in primo luogo di trasparenza: il software non libero infatti (per es. la roba Microsoft) viene distribuita solo in forma binaria, manca il codice, per cui è quasi impossibile 'capire' cosa c'è dentro ed è perciò abbastanza sconcertante sentir alcuni che si vantano di 'piratare' i prodotti proprietari, nel senso in primo luogo di usarli senza pagare la licenza, senza rendersi conto che comunque si tengono il nemico in casa, per così dire. Cioè, nel caso della Microsoft, non facendo altro che contribuire al suo monopolio ed alla diffusione dei suoi formati proprietari i cui codici sono segreti. E questa diffusione veramente erode la possibilità di usare standard liberi di cui le specifiche siano note pubblicamente.
Usare Microsoft fa male anche se non si paga così come Mango è un pessimo cantante anche se lo ascolti gratis.
Il problema fondamentale non è la pirateria, che è appunto un fatto marginale e in fondo favorevole al sistema, quanto piuttosto la definizione di ciò che è e deve restare comune e non può venire in alcun modo privatizzato.
Me ne frego di Gianni Morandi o almeno me ne fregherò solo quando sarò sicuro che aria, acqua, geni e determinati farmaci fondamentali ecc. saranno beni di tutti e di nessuno e non andranno in mano a qualche corporation.
Io vedo che qui ci rincoglioniamo ascoltando i cd masterizzati di qualche cantantucolo e poi scordiamo che aria e acqua sono, o sono fatti divenire 'beni scarsi', come il pane per miliardi di persone: quando essi ci costeranno tutto lo stipendio perché così vorrà il 'mercato', e le guerre in suo onore, che faremo? Pirateremo l'ossigeno o la farina? E in Africa o Sudamerica cosa devono fare oggi? Piratare che? Il minimo che dovrebbero fare è venire da noi a rubarci abiti e cibo e buttare i vari Bossi/Fini nelle latrine.
Magari ci lascerebbero i CD.
Queste sono contraddizioni che giocano all'interno del sistema capitalistico e che superandole lo rinsaldano.
Non dimentichiamoci che il capitalismo è anche un potere le cui forme di insediamento possono generare contraddizioni ma solo come bolle all'interno del sistema, disequilibri che vengono riaggiustati o con la forza o con la persuasione e un'apparenza di democrazia - dipende dai casi e dalle opportunità. [...]
Io e altri come me crediamo che se c'è un modo oggi di opporsi al peggio sia quello di una opposizione cosciente, pratica e finalizzata, che lasci perdere ogni velleità di sistemazione teorica globale e punti all'utilizzo della tecnologia per assestare colpi ben precisi a determinati punti del sistema, senza aspettarsi coinvolgimenti di grandi masse.
Diversamente, se non creiamo questo 'fuori' dal sistema, esso diverrà via via sempre più globalizzante, digerendo al suo interno ogni possibile contraddizione. Ovviamente il 'fuori' può stare solo nell'ambito di una posizione definita da un conflitto irriducibile, da una lotta di cui, con realistica e disperata lucidità, non si può intravedere la fine.
>>


[wm2 & 4]
Perdonaci la schiettezza, ma al di là di alcuni passaggi senz'altro condivisibili, crediamo che la distanza che separa la nostra analisi della pirateria da quella che fai tu, stia in una serie di assunti che, più che 'retrogradi', definirei 'reazionari'.
1) L'idea che, nonostante Robin Hood, stiamo comunque dove stiamo. Il che non sminuisce di una virgola il 'mito' del Principe dei ladri, così come l'attuale situazione del VietNam non scalfisce l'epopea della 'formiche rosse', la sacrosanta battaglia di un popolo contro il dominio straniero.  
Se guardi l'Italia di oggi, anche la Resistenza può sembrarti un'inutile parentesi. Per quel che mi sembra, è una visione che stimola soltanto a mettere il culo sulla sedia, a non lottare, mai, tanto il capitale recupera terreno, forze, individui. Sottoscrivo dunque la frase di Paco Taibo II: 'Dove Lenin aveva torto, Robin Hood era sempre nel giusto".
I miti sono importanti, servono a interpretare in un senso piuttosto che in un altro determinati eventi e interagiscono sempre con i conflitti materiali. Secondo la tua logica Pancho Villa sarebbe dovuto rimanere un 'bandido' assaltatore di treni e diligenze.
Invece i banditi, come i pirati appunto, possono in ogni momento prendere coscienza del fatto che la loro attività ha un senso politico. E' in quel momento che il 'pirata' diventa 'rivoluzionario'. Se gli neghi questa possibilità a monte, lo condanni a essere sempre e soltanto un mariuolo, mentre invece quella a cui sta partecipando inconsapevolmente col suo piccolo contributo è una rivoluzione culturale gigantesca.
2) L'idea che gran parte della cultura pop sia un mezzo di rincoglionimento e controllo sociale. Se anche fosse vero - e non ci pare proprio che lo sia - non bisognerebbe comunque buttare il bambino con l'acqua sporca.
Primo, perché la cultura pop è uno strumento, come tale né buono né cattivo, che va utilizzato e infettato per diffondere il più possibile idee, concetti, battaglie che altrimenti resterebbero chiuse nei sotterranei, discusse tra le solite venti persone che non si annoiano mai nel darsi sempre ragione. Si diventa anti-imperialisti prima con Sandokan che con Lenin.
Secondo, perché l'atto rivoluzionario del coattello di provincia che si scarica Eros Ramazzotti dalla Rete, non sta né nei testi di Eros né - all'estremo - nella consapevolezza del medesimo coattello. L'immagine che commentava su L'Unità l'articolo 'Copyright e Maremoto' - quella con il Diavolo Rosso appostato dietro un computer che dice: 'Quando scarichi un Mp3, scarichi il comunismo' -  non è una nostra 'elaborazione grafica', com'era scritto sul giornale. E' il VERO manifesto di una campagna americana CONTRO la diffusione di queste pratiche. Noi la rivendichiamo: anche inconsapevolmente, chi scarica MP3 sta scaricando il comunismo, perché strappa dalle mani delle multinazionali il manico di coltello che è il monopolio dei mezzi di produzione e produce in proprio un oggetto che  fino a quindici anni fa poteva uscire soltanto dalle fabbriche dei grandi colossi della musica.
Se una simile diffusione del rincoglionimento facesse piacere al capitalismo, non si avrebbero tutte le reazioni scomposte e assurde - sintomo di paranoia e allarme -  con cui le aziende stanno cercando di tappare la falla: richiesta di 'schedatura' per gli utenti dei siti peer to peer (vogliono i nomi!); spedizione ai critici musicali non più dei vecchi Promo, ma di lettori CD usa e getta, sigillati, con lo spinotto delle cuffie fuso dentro la presa, in maniera tale che il CD risulti inacessibile; produzione di CD anti-copia (ad esempio, l'ultimo di Natalie Imbruglia) con talmente tanti difetti da doverlo subito dopo ritirare dal mercato a causa delle proteste dei consumatori.
Non vorrà dire che gli stiamo facendo male? O dobbiamo continuare a pensare che "Nella società repressiva l'emancipazione dell'individuo non torna mai a suo vantaggio" (T.Adorno, Minima moralia)?
Tu parli di 'illegalità superflua': ma in che senso la musica, le narrazioni, il cinema sono 'superflui'? Da millenni, ormai, le comunità umane non fanno a meno di storie e di note: come possiamo definire 'superflue' queste cose?
3) L'interno del sistema/il 'fuori' dal sistema. Abbiamo l'impressione che una simile dialettica sia superata dagli eventi, dalla Storia, dalla vita. 'Fuori dal sistema' non significa nulla, nel senso che nulla può, attualmente, collocarsi in quella dimensione.
Se inforchiamo queste lenti, allora qualsiasi lotta ci apparirà 'interna' - e dunque funzionale - al sistema. Ma è proprio questa equazione quella che non regge: interno = funzionale.
Un altro mondo è possibile, e il liberismo finira' nella pattumiera della storia, ma se aspettiamo gli aviolanci da 'fuori dal sistema' ci ritroveremo disarmati, in balia del nemico, fottuti.
Noi siamo l'asteroide di Armageddon.
Ma non veniamo da un altro pianeta.


-----------------
Iscritti a /Giap/ in data 02/11/2002: 3041
Tutti i numeri arretrati sono archiviati qui:
<http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/numerigiap.html>