/Giap/#33 - "Il Giornale" attacca Vitaliano Ravagli - 3 aprile 2001
 

Da "Il Giornale" di sabato 31 marzo 2001, un  classico esempio di disinformazione da Min.Cul.Pop.: frasi estrapolate dal loro contesto, miscelate con vere e proprie frottole, poi cucite tra loro con espedienti e mezzucci che permettono di alternare dileggio e demonizzazione (ergo: sottovalutazione strumentale del bersaglio polemico e sua sopravvalutazione). Il non-evento si sarebbe svolto a Perugia. La non-notizia viene ripresa - con molta cautela e senza troppo rilievo, peraltro  dal "Corriere dell'Umbria" dell'1 aprile (tanto die!).
Con le annotazioni di Wu Ming Yi e le esplicazioni del caso, ne viene fuori un /Giap/ memorabile.
 
 

"Il Giornale", sabato 31/3/ 2001, *richiamo in prima pagina*:

PERUGIA
Lezione di odio all'università:
"Se il Polo vince bisogna sparare"
Francobaldo Chiocci a pagina 18

Ibidem, p. 18:
 

ORE 16: LEZIONE DI ODIO: "CON I NUOVI FASCISTI FATE COME ME, SPARATE"
Ex volontario in Vietnam invitato all'università di Perugia: "Di quelli
della brutta razza ne ho ammazzati parecchi, mi sentivo di fare
un'opera buona". Due ragazzi consegnano la registrazione in Procura

Francobaldo Chiocci
da Perugia
 

Ore 16: lezione di odio nell'aula 2 di Scienze politiche all'antica università di Perugia, dove insegnarono i sommi giureconsulti Baldo degli Ubaldi e Bartolo da Sassoferrato. In cattedra adesso sale Vitaliano Ravagli, 67 anni, noto come il "Vietcong romagnolo" perche' nel 1956 ando' a combattere in Indocina. La sua e' una *lectio brevis* di 12 minuti [1], ma idonea ad apprendere come un comunista, che "a un certo punto non ce la fa piu'", sente "il bisogno di ammazzare qualcuno" e fa, come ha fatto lui, "tutto quello che un comunista deve fare": prende il fucile e spara. E' accaduto durante e dopo la guerra civile, ma potrebbe riaccadere se quelli della "brutta razza torneranno su", e allora dovra' scattare di nuovo l'imperativo categorico: "sparategli addosso!".
L'istigazione c'e' stata l'altro giorno. Ma nessuno sinora se ne e' scandalizzato, tranne due "clandestini" studenti non di sinistra che hanno registrato di nascosto una audiocassetta e la consegneranno al magistrato[2]. Vitaliano Ravagli, come secondo oratore [3], parlava sconclusionato a braccio ma con un'ossessione omicida lucida, tra gli applausi degli studenti del gruppo universitario "L'Altrasinistra" che aveva organizzato la conferenza "Asce di guerra da disseppellire"[4], dal titolo di un libro dei Wu-Ming (in cinese, scrittori senza nome)[5].
Quando il giovane Ravagli comincio' ad ammazzare i fascisti o presunti tali era il 1954 [6]. A differenza del fratello maggiore, non aveva avuto l'eta' per ammazzarli da partigiano. Rimedio' una decina di anni dopo. L'esordio oratorio e' dedicato alle sofferenze della sua famiglia, comprese quelle che avrebbe subito in un campo di concentramento [7] dalle "maledette sottane nere", i preti, "quei porci li' che non ci davano da mangiare perche' la roba la vendevano al mercato nero". E lui ha "ancora un nodo qui", per non essersi vendicato anche con loro.
Ma l'introduzione la dedica alla difesa delle foibe titine[8]: "Capitava quello che facevo io la'; quando beccavamo quelli che avevano violentato e ucciso, gli cacciavo la pistola (o la picca, dalla cassetta non si capisce bene, ndr) sulla testa, gliela facevo saltare e non ero pentito di farlo". Seguono lodi all'attentato di via Rasella: solo che "se ci fossi stato io come artificiere, i tedeschi del battaglione Bozen sarebbero tutti saltati in aria. Invece di un carrettino, dovevano usarne tre" (e pazienza se alle Ardeatine si sarebbero triplicate anche le vittime innocenti della rappresaglia nazista...).
Poi le sue glorie di giustiziere dei fascisti negli anni 50[9]. "Lo dico tranquillamente - ammette, anzi si vanta - io ne ho ammazzati, e non provavo alcun senso di colpa. Anzi, mi sentivo di fare un'opera buona. Se in un cesto ci sono mele putride, le devi togliere... A un certo punto io avevo bisogno di ammazzare. Conobbi una persona che mi dice: guarda, c'e' un certo... (nome incomprensibile, ndr) [10] e altri che sono li' che ridono e hanno commesso cose raccapriccianti. Io lo sapevo, tutti gli amici di mio fratello erano stati uccisi... Si', io lo dico, ne ha ammazzati qualcuno, ma non dico chi, visto che non li hanno mai trovati perche' si puo' fare un lavoro fatto bene: gli cacci due metri di terra sopra. Lo so che non devo dirlo perche' mi mettono in prigione. Ma quando seppi che in Indocina i poveri erano piu' poveri di me, andai dove dovevo andare e mi arruolai. E li' ho fatto tutto quello che un combattente comunista deve fare: combattere sino all'ultimo senza fare prigioneri. Ma noi eravamo molto meno cattivi di loro. E cosi' io ne ho ammazzati tanti..."
Nel groviglio della *consecutio temporum* [11], spunta un dilemma retorico: "Ho fatto bene, ho fatto male? Oggi non sono pentito, sono dispiaciuto che i poveri si devono ammazzare tra loro. Ma che si doveva fare? Adesso aspettate che vengano su loro e che diventano...". Dalla registrazione non si capisce cosa dovrebbero diventare, ma si capisce il resto: "Certo, non c'e' piu' l'odio che c'era nel '22, la cura che fecero a mio padre. Oggi ci sono altri metodi. E allora forse capirete che ad un certo punto non si riesce piu' a stare zitti, a un certo punto non ce la fai piu' e allora devi prendere il fucile. Dovete vedere come diventano timorosi quando si accorgono che hanno qualcuno davanti che ha fegato e che non ha niente da perdere perche' noi combattevamo per ideale, loro per denaro. Come diventano mansueti e buoni". Incitazione finale: "Se ve li vedete davanti sparategli addosso perche' e' una brutta razza, e torneranno su".
 

Note di Wu Ming Yi:

1- Il dibattito su "Asce di guerra" e' durato quasi tre ore, Vitaliano e' intervenuto piu' volte su diversi argomenti. E' chiaro fin da subito che il giornalista ha a disposizione un estratto o un montaggio di frasi, oppure ha l'intera registrazione ma tace su quanto e' stato detto negli altri 170 minuti, cioè sul contesto in cui sono state proferite le seguenti frasi.

2- Non vi sembrano patetici questi sbarbini di Azione Giovani che giocano a fare gli agenti segreti?

3- In realta' Vitaliano e' stato il *quinto* oratore: due interventi introduttivi di compagni di Perugia, poi gli interventi di Wu Ming Yi e Wu Ming Liang, quindi il primo dei tre-quattro interventi di Vitaliano. Noterete che dalla ricostruzione dell'articolo, si evince erroneamente che Vitaliano era solo, a parte un fantomatico "primo oratore" di cui non viene detto nulla. Un'ulteriore omissione/falsificazione.

4- Invero, il titolo della conferenza era "Resistenza, letteratura e revisionismo storiografico". Chiaramente le "asce di guerra da disseppellire", come sa bene chi ha letto il libro, sono "le storie". Quest'apparentemente insignificante distorsione serve a gettare una cattiva luce sugli intenti dell'incontro, e discredito su chi l'ha organizzato.

5- E chi sarebbero costoro? Non una parola di spiegazione e messa in prospettiva dell'evento. Sembrerebbe sciatteria, ma e' un'altra omissione intenzionale.

6- Quest'affermazione non ha riscontro in nulla di cio' che Vitaliano ha detto a Perugia ne' in alcun passaggio del libro. E' da considerarsi frutto della fantasia del giornalista.

7- L'episodio a cui si riferiva Vitaliano e' narrato nel cap. 19 di *Asce di guerra*, intitolato "Profughi", e precisamente alle pagg. 111-112. Si trattava, appunto, di un campo di smistamento profughi costruito dagli Alleati e gestito da suore. Tanto nel libro quanto durante il dibattito, Vitaliano lo ha paragonato a un "campo di concentramento", per le dure condizioni in cui la sua famiglia si trovò a vivere. Ancora una volta, sembra che Chiocci non abbia la minima idea di ciò che sta descrivendo, ma ancora una volta si tratta di un espediente, stavolta funzionale a ridicolizzare Vitaliano.

8- Delle foibe si e' parlato molto durante la conferenza, e non si e' detto nulla di diverso da quanto affermava lo storico Enzo Collotti su "Il Manifesto" di sabato 15 aprile 2000: "...va sottolineato che quando si ricordano questi episodi e li si attribuisce al movimento partigiano titino non bisogna dimenticare le cause da cui sono stati originati: innanzitutto l'opera di violenta snazionalizzazione delle popolazioni slave della Venezia Giulia compiuta dal fascismo; quindi, l'aggressione italiana alla Jugoslavia, nell'aprile del 1941, che ha esportato la violenza fascista italiana nei territori del vecchio stato jugoslavo contribuendo alla sua dissoluzione. Senza queste precisazioni non si capisce lo scatenamento di violenza verificatosi in Istria nel '43 e poi riespoloso, nel '45, ad opera del movimento partigiano slavo [...] dopo l'8 settembre quell'area entro' a far parte - come "Litorale adriatico" - di una zona di esclusione della sovranita' italiana e di annessione di fatto al Reich tedesco. In questo contesto, furono consistenti i settori di popolazione italiana che collaborarono con i tedeschi in continuita' con la politica di snazionalizzazione fascista e in funzione antislava e partigiana [...] tra le vittime [delle foibe] vi furono sicuramente molti innocenti ma anche molti responsabili di eccidi contro gli slavi e gli antifascisti. Non voler distinguere tra queste diverse categorie di soggetti e volerle omologare tutte come vittime di una violenza inspiegabile e riferibile unicamente a un accanimento antitaliano, comporta gravi conseguenze politiche. Del resto e' innegabile la volonta' di negare che molti di questi 'caduti' facessero parte delle forze di repressione italiane per poi passare, dopo l'8 settembre, al servizio dei tedeschi. In questo modo viene in un certo senso enfatizzato l'odio antitaliano degli slavi che non si sarebbe diretto contro gli autori di crimini efferati. E' un modo per accusare di feroce razzismo tanto la popolazione slava quanto il movimento titino".

9- Vedi nota 5.

10- Mi sembra poco credibile che, nell'alludere a un presunto omicidio politico commesso in gioventu', Vitaliano abbia reso noto il cognome della vittima. Chiocci deve avere ascoltato male, to say the least.

11- La "consecutio temporum" non c'entra granche', poiche' riguarda il rapporto tra tempo verbale della proposizione principale e tempo verbale della subordinata: il secondo deve dipendere dal primo. Vitaliano e' passato con disinvoltura dal presente storico al passato remoto, cosa piuttosto comune nella lingua parlata e presente anche in molta letteratura scritta, e in un unico caso lo ha fatto passando dalla principale alla subordinata ("Conobbi una persona che mi dice"), cosa tollerabile se si mette una pausa tra le due proposizioni. Non ha detto cose tipo: "mi diranno che io fossi" o "ci tengo che sarebbero gentili".

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Una considerazione: le presunte dichiarazioni di Vitaliano riguardano un eventuale ritorno al potere dei *fascisti*, quelli che "hanno torturato e ucciso". Il Giornale titola: "Se il Polo vince bisogna sparare." Lapsus interessante. :-)

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Secondo voci raccolte dal "Corriere dell'Umbria", la Procura di Perugia avrebbe aperto un'inchiesta, assumendo l'articolo di Chiocci come "notitia criminis" e prendendo in esame la registrazione fatta dai fascistelli. To be continued.