/Giap/#30ter - Ancora opinioni su Vitaliano Ravagli, la violenza politica etc. - 28 febbraio 2001


Vignetta satirica nazista

[Continua la grandine di interventi partita con la lettera di Paola da Roma (cfr. /Giap/#28, "Il soldato della rivoluzione") e intensificatasi dopo il messaggio polemico di L.D. da Torino (cfr. /Giap/#30, "Dissonanze, risonanze."). Forse raccoglieremo materiale per un /Giap/#30quater, dopodiche' riprenderemo a pubblicare i commenti su AdG nelle apposite pagine del sito. Rinnoviamo comunque l'invito a spedire pareri, dubbi etc. anche sulle presentazioni del libro.]
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<<Vorrei tentare due parole sul dibattito in corso ammazza si ammazza no una pallottola e' sufficiente zero pallottole sarebbe meglio...

Prima MIA affermazione:

Credo veramente che siamo una generazione di merda.
Intendo noi in Italia e quelli che hanno adesso tra cinquanta e zero anni. Innanzitutto perche' siamo noi trentenni (ma anche i ventenni e i quarantenni) una generazione cresciuta senza sconvolgimenti STORICI di dimensione superpersonale. Intendo guerre, confronti armati tra regimi totalitari, invasioni e stermini di massa. Non siamo avvezzi a confrontarci con qualcosa che ti piglia per il collo e ti tira FUORI dalla tua realta' qualunque sia, e ti schiera comunque, tu lo voglia o no. Sparare o non sparare per chi e' stato giovane negli anni quaranta (parlo del genere maschile) e' stato in questione solo fino ad un certo punto. Perche' sparavano tutti: inglesi, americani, tedeschi, italiani, russi, finlandesi e cosi' via. In quei frangenti si sparava e si uccideva come *espressione collettiva* sovranazionale. Hanno sparato per uccidere INTERE generazioni di interi continenti. Niente di personale intendiamoci, per la grande maggioranza, cio' nonostante ti sparo perche' sono qui per spararti, e poi lo fanno tutti e lo fai pure tu che sei il mio avversario, quindi lo faccio anch'io. Non sto parlando con cio' di rimorsi di coscienza, umanissimi e comprensibili. Sto parlando di quello che SUCCEDEVA tutti i giorni in tutti i posti.
Detto questo e' un po' difficile non tanto giudicare, ma persino capire quello che si era e che si provava sparando e uccidendo in qualunque schieramento in quegli anni.
Azzardo: forse era NORMALE.
La stragrande maggioranza di noi, oggi, ha preoccupazioni da microcosmo, del tipo non ho i soldi per permettermi il superfluo di cui ho disperatamente bisogno, la squadra del cuore non va, il PC non e' abbastanza potente da girare l'ultimo videogame, non rimorchio in chat.

Seconda mia affermazione.

E' impossibile capire veramente.
Che e' cresciuto in quegli anni ha visto un mondo cosi' diverso che noi non riusciamo ad immaginare. Oggi la tecnologia ci pervade. Il concetto di realta' virtuale *esiste*, il pianeta e' stato tutto geograficamente scoperto, si va dappertutto e si sa tutto in capo a poche ore.
Sessanta anni fa il mondo era piu' semplice. Non si era in grado di simulare le cose via computer, parte del globo era ancora da esplorare, tutto era meccanico (non informatico), le limitazioni della tecnologia erano ancora enormi (ci si sparava ancora a poca distanza, non c'erano ancora le bombe intelligenti lanciate da tredicimial metri di altezza).
Il concetto di SIMULAZIONE che fa parte di noi (chat, videogames e anche la stessa televisione) ci fa illudere  di poterci immedesimare in tutte le situazioni, il che non e' vero.
La nostra e' l'ennesima simulazione nel nostro cervello di quegli anni e di qugli accadimenti.

Terza mia affermazione.

Rispettare quello che non si comprende nel caso di Ravagli.
Rispettare innanzitutto quelli che hanno avuto il coraggio di rischiare il culo per qualcosa e prima di esprimere giudizi chiederci *sinceramente* se noi saremmo capaci di sopportare le situazioni in cui si sono trovate queste persone.
Detto questo tutti i giudizi sui vari schieramenti politici ed armati dell'epoca rimangono validi e da esprimere, pena l'ignavia, ma tenendo a mente i punti di cui sopra.

Quarta ed ultima.
Non e' vero  che non esistono vittime, nessuna pieta' per chi combatteva.
Le vittime ci sono state, e tantissime.
Parlo di tutti i bambini uccisi in una guerra che non sapevano nemmeno cosa fosse.
Detto questo i fascisti e i repubblichini che si sono fatti ammazzare dagli anglo americani e dai partigiani non dovevano essere contenti, ma non mi fanno nessuna pena. L'Europa intera era un tritacarne e i nazifascisti uccidevano quotidianamente anche i civili. Morire era qualcosa che si poteva mettere in conto.

Saburo Sakai>>

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<<AdG e' un libro che mi ha aiutato ad aver voglia di ricominciare a fare politica. Vivo in Germania da 7 anni, quando lasciai l'Italia lasciai un passato di militanza attiva in DP e nel movimento degli studenti universitari milanesi. L'emergere di Berlusconi, l'idiozia dilagante mi avevano spinto a cercare di mettere piu' Km possibili tra me e la mia storia. Dopo cosi' tanto tempo la storia si ripresenta. AdG e' un grido di rabbia, ed al contempo di vita. Chi afferma essere  il '900 un secolo privo di "giusti" o "innocenti" dice solo fesserie. Non esistono ne "giusti" ne "innocenti" nella Storia, sono le scelte individuali che ognuno di noi compie a fronte dei fenomeni storico-politici e sociali a fare la differenza. C'e' chi combatte per ampliare le liberta' degli individui nella societa', c'e' chi se ne frega e  persegue solo il proprio interesse, e c'e'chi cerca di preservare lo stato delle cose esistenti. Noi individui non possiamo astrarci da queste scelte. AdG e' un libro chiave dei nostri tempi perche' tocca quegli argomenti "scomodi"  per una certa "sinistra": gli ideali non sempre giustificano i mezzi, ma questo non deve essere l'espediente per non agire. Il tema della violenza ha segnato il dibattito politico della sinistra, ma e' stato troppo spesso decontestualizzato e ci si dimentica della violenza quotidiana che dobbiamo subire. Quando guardo al Chiapas non mi pongo la domanda "ma gli zapatisti sono armati ..." io vedo morti di fame che lottano per la loro esistenza; forse loro non sono ne "buoni", ne "corretti", sono pero' esseri umani che vogliono conquistarsi il diritto di vivere. I fascisti non sono scomparsi con la sconfitta di Mussolini e Hitler, questo messaggio fortemente presente in AdG e' di un'attualita' sconvolgente qui in Germania:vi sono Regioni del nord dove un ragazzo su cinquanta e' un naziskin e unao su dieci simpatizza per loro. Sono fascisti: violenti, ignoranti, assassini, servi obbedienti e sottomessi. A me serve la rabbia di Vitaliano perche' mi da forza  e speranza. Seattle, Praga e a luglio Genova questi sono alcuni percorsi della nostra "Lunga marcia". Io ho gia' iniziato a disseppellire la mia ascia arrugginita.

L.G.>>
 

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Su consiglio di un compagno ho letto AdG, l'ho letto tutto di un fiato, "cazzo che libro", pensavo, pagina dopo pagina non riuscivo a staccarmi dalla lettura , penso di averci messo 2 o al massimo tre giorni per leggerlo tutto poi sono andato alla ricerca di Q (che sto leggendo adesso ) e mi sono scaricato tutto il possibile dal sito di wu ming.
Sara' perche' a Bologna come a via Corelli come a Praga come a Tebio etc etc. io c'ero a prendere le botte dietro gli scudi o forse sara' perche' ancora m'emoziono (anzi m' incazzo dio boia ) quando sento (qualcuno) parlare di Resistenza  ma non riesco proprio a capire tutta questa tiritera sulla violenza.
Quello che mi e' piaciuto di Adg (tolta la parte sulle tute Bianche, mai stato  un personaggio di un libro!!!) e' la realta' : TUTTO e' REALE .
Molti degli interventi che poi ho letto sulla mailing-list  li ho trovati veramente dei  piagnistei di intellettuali spara cazzate , di quelli che so' comunisti perche' vanno al concerto di Guccini poi il giorno dopo a gridare in piazza siamo sempre i soliti 100  molto probabilmente la violenza non la conoscono, non conoscono manganelli e moschetti dei carubba, non conoscono perquisizioni anali e botte in questura, nonconoscono gas urticanti e pistole ad altezza d'uomo,non conoscono Pinelli, Piero Bruno , via Fracchia,
etc etc   nonconoscono perche' non c'erano erano troppo indaffarati a filosofeggiare.
A tutti coloro che pensano che la violenza (e lo dice uno che so' tre anni che se' fa' pista' a mani alzate per disobbedire civilmente) sia sempre violenza e quindi condannabile io rispondo: BELLI MIEI NUN C'AVETE CAPITO UN CAZZO!!! mettete sullo stesso piano vittime e aguzzini, nazisti e partigiani, Vietcong e fottuti yankee. Siete quelli che io so' de sinistra pero'......, pero' che?
Tuta bianca in movimento dio boia!!!!!
ps. Scusate la foga!

R.G.>>

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[Wu Ming Yi a Sbancor (cfr. /Giap/30bis):]
Il problema non e' la verita' della vicenda, ma la distanza tra l'epoca di chi legge e quella in cui la vicenda si e' svolta. Anche Q era fatto al 90% di storie vere e di personaggi realmente esistiti, pero' era roba di quasi cinquecento anni fa. Chiaro che se parliamo del ventesimo secolo e del dopoguerra, le reazioni saranno piu' esasperate.

[Sbancor:]
<<D'accordo con te. La differenza e' che c'e' una bella differenza fra leggere la storia di Muntzer ed ascoltare il ricordo orale di Muntzer. La razionalizzazione avviene in questo cambio di registri, fra lo scritto e l'orale, o la trascrizione orale.
Comunque quello che forse confusamente volevo dire e' che mi sembra importante, in epoca di "revisionismo", quasi sempre di destra, far nascere "altre storie" e "storie altre". Ma e' rischiosissimo cercare di usare questa "altra storia" per riscrivere "La Storia", ammesso che ce ne sia ancora una necessita'. Un caso emblematico sono le SS.  Ve ne erano oltre trecentomila a fine guerra. Dove sono finite?  Molte nella CIA attraverso l'organizzazione Gehelen, altre sospetto in Russia (ve ne erano sicuramente in Siria nel 1948). Si parla adesso dei conti svizzeri con l'oro degli ebrei. Ma non si parla degli intestatari dei conti. Anche su questo c'e' stato un patto non scritto, durato fino ad oggi fra USA e URSS. Cio' non cambia nulla circa la storia del III° Reich.  Ma ha cambiato molto nella storia dell'America Latina degli anni 70-80.>>
 

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