/Giap/#30bis - Opinioni su Vitaliano Ravagli, la violenza politica
& le presentazioni di AdG - 26 febbraio 2001
 
 

 
<<Pensate che le persone uccise da Vitaliano Ravagli siano morte un po' più contente di quelle uccise dai "fassisti cattivi cattivi" ? Io credo di no. Certo, lui combatteva per il suo ideale, gli altri erano tutti uomini di Belzebù.......L' avrei visto bene come attendente del vostro Paolo IV.
G.Z.>>

[Sempre il suddetto G.Z, dopo sprezzante replica di Wu Ming Yi:]

<<Tra Q, uomo ramingo per le immense distese dell'Europa cinquecentesca alla caccia dei nemici della fede cristiana universale, la cui unità era da lui ritenuta indispensabile per la salvezza del genere umano, e Vitaliano Ravagli, io ho notato molte analogie. Ho voluto dirlo.
Io non conosco personalmente Vitaliano, per cui credevo fosse ovvio che il mio giudizio era rivolto al personaggio e non all'uomo.>>
 

***

<<Fatemi intervenire. Mi sembra che la discussione intorno alle Asce di Guerra stia degenerando. Con tutti i rischi del caso. Insomma che il giudizio storico sulla resistenza e  sul comunismo reale passi per un romanzo o anche per la storia personale di Vitaliano mi sembra davvero troppo.  O non capisco niente di letteratura o non capisco niente di politica. "O il mio orologio è rotto, oppure quest'uomo è morto", diceva Marx (Groucho).  Può darsi. Ma vorrei che voi provaste a immaginare a quale delirio storico si metterebbe mano se tutte le tragedie del secolo fossero narrate dai protagonisti.

Un ufficiale cattolico polacco e antisemita che racconta le fosse di Katyn a un ebreo comunista sopravvissuto al ghetto di Varsavia, che a sua volta ha partecipato al socialismo del Kibbutz ed alla prima guerra arabo-israeliana il quale incontra a sua volta un ex tenente nazista  che, reduce dal massacro di Varsavia, ed in cristallinea coerenza, addestra  truppe siriane e organizza i primi nuclei di Al Fatah, insegnandogli a sparare agli ebrei con mitra russi. Portati in Israele da Mons. Cappucci, per conto del Vaticano.

La storia del '900 è la storia dei movimenti e delle idee tradite. È il nihilismo. Nel secolo di Hiroshima non ci sono innocenti. Neanche le vittime.

Ciò che invece spiega Vitaliano è una verità assai più semplice ed assai più poetica. E che nel '900 le rivoluzioni che vincono tradiscono le rivolte che le avevano generate.

E le ragioni della rivolta non sono di ordine politico: se Togliatti non avesse inventato il togliattismo i comunisti italiani sarebbero stati annientati, come avvenne in  Grecia, col silenzio-assenso sovietico, e quindi il primo traditore della resistenza italiana è chi ha sottoscritto Yalta. Ora gli ex- comunisti italiani si sono annientati di noia e suicidati da soli. Prima la rivoluzione era impossibile senza i sovietici, poi è divenuta impossibile perché c'erano i sovietici. Adesso è impossibile dire di no agli americani quando seminano uranio "impoverito" fra paesi già poveri per conto loro.

Il partito degli "impossibilisti" rende ormai impossibile anche votarli. Evidentemente era inevitabile.

Insomma mi sembra che AdG non sia poi molto diverso da "Q".  Solo che "Q" era un romanzo "storico" con personaggi di fantasia. E quindi, come tutte le opere della fantasia aveva una assoluta coerenza storica e  logiche conclusioni politiche. Asce di Guerra, essendo una storia vera è condannata ad essere una storia "impolitica" da cui difficilissimo è il trarre una verità storica.  La coerenza è nei personaggi, non nella trama.

Per quanto riguarda il dibattito moderno sul "comunismo"...beh rileggetevi  (tutti) "L'homme revolté" di Albert Camus. Scriveva nel 1950 e non ho trovato ancora nessuna risposta più moderna.  E lasciate perdere i nuovi filosofi, che non sono ne nuovi, ne tantomeno filosofi.

E per finire..diffido chiunque da darmi del borghese solo perché le rate dei miei debiti superano di più lunghezze uno stipendio normale. La Ghigliottina è pronta.Vive la Republique  (come diceva De Sade: "Francesi ancora uno sforzo per essere repubblicani..")

Sbancor>>

***

<<oggetto: presentazione asce di guerra del 15-2-2001 in torino

durante la serata sono stati toccati diversi argomenti, ne riporto alcuni con dei commenti personali:

1-opera d'arte come risultato del sapere sociale trasformato in materiale artistico e disvelamento dell'ipocrisia del genio artistico solitario.
la trattazione è stata lucida e scientifica, l'approccio critico è da me condiviso venendo io da una pratica dove questo agire a più menti è molto diffuso e più evidente, cioè dall'architettura. anche se in questo campo abbondano i presunti geni della falsa originalità tanto più ridicola quanto più inconsapevolmente essa viene venduta sul mercato dell'esaltazione estetica della società opulenta. (quella in cui si scarta il grasso dal prosciutto direbbe il comandante ravagli)

2-tecnica della co-scrittura
davvero interessante il metodo usato da wu ming, efficace tanto da far risultare Q il miglior libro pubblicato in italia negli ultimi anni alla faccia dello star system letterario

3-no copy right
cosa dire: una battaglia di civiltà

4-asce di guerra
le storie sono asce di guerra da disseppellire ma per quale scopo? e come si usa l'ascia ora che la teniamo in mano? dove dobbiamo colpire il nostro nemico? cazzo "che fare"? non siamo mica tutti eroi! abbiamo paura, ci siamo smarriti, siamo parcellizzati, storditi , fascinati, sedotti dal nemico. Una cosa mi è venuto voglia di rivivere dopo la lettura del libro, il clima dell'attentato a togliatti. nella testa delle persone la rivoluzione era ritenuta possibile allora? avrei potuto chiederlo a mio padre, è stato partigiano comunista, ora è morto. la memoria. le storie sono asce di guerra da disseppellire.

5-l'esperienza del comandante ravagli
sento il dovere di difenderlo. nelle situazioni bisogna trovarcisi dentro, cosa ne so io della guerra? per me è un video gioco, doom, quake, ecc. oppure un'astrazione televisiva, immagini in bianco e nero di una telecamera su di un missile che centra un vagone ferroviario su un ponte in jugoslavia
(mettiamoci la musica e ne facciamo un bel video da vendere in una galleria d'arte). non capisco quindi le critiche rivolte nei suoi confronti, bisogna a mio avviso saper sospendere il giudizio quando mancano gli elementi per comprendere un fenomeno (la vendetta per giustizia)
[.]

nessun nome>>

***

<< Feedback su L.D.

Premessa storica:
il giorno in cui è uscito AdG l'ho comprato e 3 giorni dopo l'ho finito. il motivo x cui ho acquistato il libro è stato Q.
Giudizio:
AdG mi è parso: angosciante, agghiacciante, commovente, talvolta spudoratamente ammiccante, in complesso privo dell'impianto epico di Q, ma forse non era neppure nell'intento degli scrittori. mi è servito. a ricordare - ho 28 anni, la storia *imparata* a scuola l'avevo scordata o non l'avevo neanche mai letta... - mi è servito a chiarirmi qualche passaggio politico.
L.D.
io non ho fatto il servizio militare, svengo solo se vedo in lontananza un'arma, odio a prescindere sbirri, militari, e gente in uniforme, mi viene da vomitare se vedo qualcuno picchiare qualcun altro, e tutte le altre palle che accadono ad un coniglio-fifone-cacasotto-pacifista-incazzoso come me. quello che voglio dire è che non ho *esperienza* sul campo della violenza, *istituzionalizzata* come la guerra o perseguita come il ladrocinio, l'omicidio, e tutto quello che accade in *tempo di pace*.
 
ho detto - in quest'ultima frase - varie cose su cui varrebbe la pena riflettere: *violenza istituzionalizzata*, cioè a dire che le azioni criminose sono CONSENTITE da quello che si considera sociologicamente essere una parte del binomio che è alla base del sistema sociale a capitalismo avanzato: lo Stato (l'altra parte del binomio è: il Mercato). In altre parole: lo Stato conferisce un Senso Positivo - ne ammette cioè le azioni dei soggetti che le compiono- a omicidio, ladrocinio, rapimento, ecc. quando c'è una guerra in corso, ovvero quando due o più nazioni - puah! - se le stanno dando di santa ragione per ottenere una superiorità politico-economica sull'altra/e.
 
poi ho detto: *tempo di pace*, cioè a dire un'epoca storica in cui tutte le nazioni vivono armoniosamente, le persone si spostano liberamente da nazione a nazione senza impedimenti particolari, le fabbriche di armi sono ovviamente dismesse o convertite alla religione capitalista, ecc. In questa situazione storica, l'omicidio, il ladrocinio, il rapimento, ecc. hanno da parte dello Stato un Senso Negativo: Esso nega le azioni dei soggetti che le compiono attraverso il meccanismo della punizione legalmente conferita. Se rubi la mela, ti sbatto in galera. Azione negata, punizione conferita dall'istituto statale grazie all'intervento delle varie polizie.
 
Ora: è evidente che sta tutto nel SENSO che si conferisce alle azioni e soprattutto alle cose: ovvero, quando vado alla coop e per pagare utilizzo per esempio millelire che sono uscite dal circuito monetario, la cassiera mi dice: non posso accettare quel denaro, mi dispiace, non VALE più... è carta straccia. Ha perso cioè il suo senso, quel denaro - inteso come mezzo di comunicazione generalizzato - non DICE PIÙ NIENTE.
Allo stesso modo: dare la morte con un colpo, o con venti, tagliare i coglioni ad un quindicenne o freddarlo con un colpo di pistola, impalare una quattordicenne o tagliarle di netto la gola, fare tutto questo NON DEVE AVERE COMUNQUE UN SENSO. se L.D. conferisce senso, ovvero istituzionalizza un'azione compiuta da uno o più soggetti, all'atto di uccidere, ne ammette la sua adozione. lo dice lui, no? se ti freddo con 1 colpo in testa, va bene, il resto è sadismo... è come dire: io non sono razzista, però....
 
gli uomini agiscono orientando razionalmente le proprie azioni, diceva più o meno weber, e poi distingueva i vari sensi dell'agire razionale in base agli scopi da perseguire. poi sono venuti degli altri che hanno detto, caro weber, gli uomini CREDONO di orientare le loro azioni razionalmente, in realtà essi sono spinti ad agire in un certo modo da un SISTEMA che li obbliga e determina (carletto marx, più o meno), poi sono arrivati degli altri ancora che hanno detto, caro weber e caro carletto, gli uomini hanno relazioni tra loro e tra loro e il sistema, le loro azioni scaturiscono da un continuo scambio simbolico tra le varie parti che compongono la società ecc.
 
in altri termini: non esiste un metodo per capire come agiscano gli uomini, perché e quando, dunque bisognerebbe fare in modo da limitare i danni il più possibile, eliminare tutto ciò che può comportare certi atteggiamenti o comportamenti, modificare lo status quo, riportare il giudizio sulle cose e sugli uomini da un'altra parte che non sia quella del denaro: ovvero, smettere di considerare tutto in base alla sua redditività, esistono altri parametri.
 
insomma: non lo so, sono almeno 12 anni che sto pensando a come cambiare il mondo, ma ancora non ho trovato soluzioni. grazie dell'attenzione e della pazienza. [.]
 
fabio giubbani>>
 

/giap/subscribers 25 febbraio 2001: 783