Indice di /Giap/#2-bis, IIIa serie - Proprie dove le fiamme son più alte... - 15 luglio 2002



1. Contributi di giapsters alle questioni sollevate nel /Giap/#2 IIIa serie
2. Suggerimenti per Mantova 5 settembre
3. Gli Yo Yo Mundi ci scrivono
4. Sobre la necesitad de fabricar mitos - di Amador Fernandez-Savater
5. Integrazione al calendario presentazioni di 54: Forlì 1 agosto
6. Breve annotazione sul "frullone a chinino"


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<<Sulla questione del lavorare per chi e per che cosa e sulla questione delle presentazioni oso dire la mia anche se non sono né una scrittrice né una regista ma solo una che vive ai margini dell'industria culturale. Per farla breve lavoro come impaginatrice a Milano e a tempo perso come libraia per una piccolissima libreria di provincia. Detto questo, parto lancia in resta con le mie sia pur piene di dubbi argomentazioni (come diavolo mi vengano in mente certe frasi non so, ma l'ho scritta e lì resta).

CONTRADDIZIONI

Diciamo che c'è una contraddizione fondamentale nella vita, ed è la contraddizione tra il mondo come lo vorremmo e il mondo come è. Nei miei sogni più sfrenati ammetto di vedere il mondo futuro come una sorta di paradiso comunista ma libertario. Poi suona la sveglia e approdo alla realtà. La mia realtà quotidiana è quella di una trentenne in lieve sovrappeso che deve tirare a campare.
Per questo lavoro impaginando libri, e i libri li impagino per (brrrr!) una nota università economica milanese, o per meglio dire per la casa editrice ad essa legata. Ebbene sì, mi vendo al nemico di classe. Ora, venitemi a dire pure che dovrei essere coerente e lavorare solo con case editrici di sinistra o di movimento. Ci abbiamo provato, fatto sta che le case editrici di sinistra o di movimento si dividono in due categorie essenziali: quelle squattrinate e quelle che i quattrini se li sanno mettere insieme. Per le case editrici di sinistra squattrinate abbiamo lavorato ogni tanto, ma sempre ed esclusivamente in forma volontaristica e solidale o a fronte di pagamenti simbolici; e altrimenti non si sarebbe potuto fare perché queste case editrici non hanno il becco di un quattrino per pagare l'impaginazione e, non ci fossimo offerti con i nostri sabati e le nostre domeniche, semplicemente il libro se lo sarebbero impaginato in casa con Word (o magari Staroffice che fa più movimento).
Le altre, devo dire molto meno numerose, cioè le case editrici di sinistra che i quattrini li sanno mettere insieme, i quattrini li hanno messi insieme anche sulla nostra pelle, letteralmente. Il caso (poco noto) è quello di una piccola casa editrice milanese il cui titolare era (e forse è ancora) legato al maggiore partito della sinistra parlamentare (zitti, niente commenti sulla questione se questo partito sia poi così di sinistra o meno, non me ne frega niente in questa fase!). Be', questo signore ci commissionò lavoro per parecchi milioni, poi decise di fallire, svendette tutto il magazino come carta da macero, non pagò nessun fornitore; nel mentre, la moglie e altri amici e parenti mettevano in piedi un'altra società con un nome quasi uguale, compravano un sacco di carta da macero e la rimettevano in circolazione come libri (chi ha una vaga idea di come funziona l'industria libraria sa quale sia la differenza di prezzo tra la carta da macero e un libro nuovo).
Insomma, una situazione da "dai nemici mi guardo io, dai compagni mi guardi Iddio".
Ebbene, per quanto mi capiti di provare un certo ribrezzo nell'impaginare certe cose che ci propone questo grande cliente, devo dire che i pagamenti avvengono puntualmente e senza problemi. Si dà il fatto che io, che nonbevononfumononmidrogo, abbia comunque alcuni pessimi vizi borghesi: quello di mangiare un paio di volte al giorno (argh!), quello di leggere qualche libro (aargh!), quello di andare occasionalmente al cinema (aaargh!), quello di fare una decina di giorni di ferie l'anno (aaargh!) e, durante queste ferie, non avendo più il fisico né la disposizione morale per dormire sulle panchine della stazione, osi perfino prenotare una stanza in una pensione o in un agriturismo (AAAARGH!!!). Ebbene, dati questi miei pessimi vizi per i quali so che prima o poi sarò tenuta a  fare durissima autocritica, devo ammettere che il fatto di essere pagata regolarmente e in maniera quasi onesta per il mio lavoro mi fa un certo piacere.
Ha ragione chi dice che non è vero che pecunia non olet. La pecunia può puzzare, può tanfare terribilmente, ma questi dubbi sull'origine del denaro che mi permette uno stile di vita così dissoluto, chissà perché, mi vengono soprattutto dopo cena, quando ho la panzetta piena di ottima pastasciutta (carne o pesce pochi, che la pecunia olezzosa che ricevo non è in quantità sufficiente da permettermi molto spesso simili lussi decadenti).

LIBRERIE

Un discorso simile lo potrei fare per la libreria. Vorrei tanto avere una bella libreria ultracolta e di movimento, ma essendo la libreria in un comune di 25.000 abitanti, non posso permettermi di vendere solo i libri giusti degli autori giusti e pubblicati alla case editrici giuste. Per quanto a me abbia fatto schifo anche solo toccarlo (sia per il contenuto sia per la truffaldinissima operazione commerciale), devo a malincuore ammettere che l'orrido libercolo di Oriana Fallaci ha venduto moltissimo e che, con la mia mentalità bottegaia e meschina, l'ho pure venduto (anche se mai consigliato, anzi più volte sconsigliato).
E' facile, infatti, riempirsi di parloni e di "coerenza" quando si ha la fortuna di muoversi nel contesto di una città grande o grandissima, quali Milano o Bologna, in cui le realtà di movimento possono sopravvivere anche solo all'interno del movimento (su questo tornerò piu' tardi). Ma quando ci si scontra con le realtà provinciali si scopre che questa brutta cosa che va sotto il nome di "compromesso" è necessaria alla sopravvivenza. Il prezzo che la libreria con cui collaboro ha per tentare di proporre un discorso culturale, anche se non strettamente politico né di movimento, è quello di vendere ciò che la gente compra. Il prezzo che paghiamo per promuovere i libri che piacciono a noi e per portare in giro i corsi di scrittura creativa nelle scuole elementari e medie del circondario è quello di vendere Oriana Fallaci e Maria Venturi.
Credo che saremmo tutti noi soci ben più felici di poter vendere soltanto Wu Ming, Ellroy e Carlotto, ma se tenessimo soltanto questi libri avremmo già chiuso bottega da tempo. E anche se vende Stefano Zecchi una libreria in provincia non ha comunque la vita facile.

LEGHE E AUTISMI

Mi provoca un lieve disgusto poi dover constatare che ancora una volta la sinistra gioca al leghismo, all'"io sono più puro di te". Coerenza, sarò originale, per me vuole anche dire sapersi confrontare con le realtà che ci circondano, cercando un dialogo (sebbene non necessariamente un accordo) con queste realtà. Rinchiudersi in una torre d'avorio è sempre una politica sterile, colloquiare esclusivamente con chi è d'accordo con le nostre stesse idee (nostre di chi, poi? Rivendico una mia autonomia da tutto e tutti!) è di scarsa costruttività. Cercare invece il più vasto pubblico possibile (sia pure entro certi limiti) permette di ampliare non solo la portata del messaggio ma, soprattutto, arricchirlo di nuovi contenuti.
Pubblicare esclusivamente per certe case editrici avrebbe voluto dire per voi la stessa cosa che per noi avrebbe voluto dire non vendere Bruno Vespa e Iva Zanicchi: chiudere bottega, restare al limite un gruppetto di appassionati (e magari andare a lavorare alla Magneti!). Ma questo restare lì non avrebbe avuto effetto solo sulla qualità della vostra e nostra vita (appunto, andare a lavorare in fabbrica anziché' fare un lavoro gratificante e non particolarmente impegnativo dal punto di vista fisico), ma soprattutto avrebbe avuto un effetto sulla qualità dell'apporto che Wu Ming o la libreria (o la mia piccola azienda semifamiliare di servizi per la stampa in cui lavorano solo compagni di varia età) sanno dare in termini qualitativi del lavoro che svolgono. Insomma, lavorare e publicare, sia pure per un cattivo cliente o una cattiva casa editrice, ci ha permesso di dare una maggiore qualità ai nostri rispettivi lavori.
Wu Ming non sarebbe Wu Ming senza Einaudi che l'ha pubblicato e senza la ricaduta mediatica ma anche senza il feedback umano che questa pubblicazione ha avuto, esattamente come succede a chiunque altro si impegni a fare un lavoro senza rinchiudersi in una torre eburnea.
E qui saltiamo all'ultimo argomento, apparentemente slegato da questo discorso.

NON TUTTO IL MARKETING VIENE PER NUOCERE

Sono costretta ad ammetterlo. In quanto libraia organizzo presentazioni anche per vendere qualche copia in più. Sono una puttana, sono un po' pezzo di merda, sono una donna di marketing. Ma devo anche dire che c'è marketing e marketing. Da diverse settimane in libreria troneggia una cartotecnica di dimensioni quasi 1:1 rappresentate un signore munito di cappello da cuoco e forchettone e che serve a pubblicizzare un libro di cucina. Guardandola penso intensamente a quanto potrà essere costato alla maggiore casa editrice di Casale Monferrato produrre una sagoma per ogni libreria presente sul suolo patrio (e magari anche in Canton Ticino). Questa è una operazione di marketing smaccata e pure un po' becera (esattamente come un filo becero è il libro, che insegna, tra le altre cose, a fare la créme brulée sul barbecue, e qui il mio animo di epicurea frequentatrice di <it.hobby.cucina> ha un fremito).
Una presentazione, soprattutto se ben fatta, è altrettanto marketing di quella sagoma di cartone, ma rispetto al sagomone ha una differenza fondamentale: durante una presentazione, se ci si rivolge all'autore, quello risponde, spesso risponde a tono, a volte risponde pure in maniera interessante. Ora, sempre per la questione che siamo in tanti ad avere tutti quei brutti vizi borghesi e decadenti elencati prima, a me sta molto bene che chi ha scritto un libro venga a presentarlo nella mia libreria, in maniera da potere guadagnare un po' di più tutti e due dalle vendita di quel libro. Ma non solo, se io libraia invito un certo autore (e lo faccio a mie spese, giusto per mettere le cose in chiaro) è anche perché mi interessa che il suo libro venda: il libro di Wu Ming e non quello dei Fichi d'India!
Il sagomone cartotecnico ce l'hanno spedito, lo terremo lì ancora per un po', poi lo piegheremo in due e lo butteremo nel cassonetto, mentre la presentazione di Wu Ming, esattamente come quella di quasi tutti gli autori che sono venuti a trovarci, ci ha arricchiti di molte cose: di rapporti umani, di idee, di concetti, di momenti di pura meraviglia, di storie.
E' marketing anche questo, probabilmente, ma sicuramente è un marketing di qualità ben diversa rispetto al sagomone.
E' un marketing che rispetta il destinatario del messaggio (e di tutti gli autori che sono passati da "casa" nostra solo uno ha dimostrato poco rispetto, però era una presentazione che abbiamo ospitato ma non organizzato), che si dimostra costruttivo e non oppressivo, democratico e aperto. Forse sono un po' scarsa a livello intellettuale e intellettivo, ma onestamente non riesco a trovare un modo più onesto e corretto di proporsi che mettersi a nudo davanti ai lettori, senza filtri, come posso testimoniare Wu Ming (ma non solo Wu Ming) ha sempre fatto, e questa non è una valutazione partigiana, vogliate avere fiducia che è la valutazione di una sia pur misera trentenne in lieve sovrappeso che però opera quotidianamente da anni ai margini del campo dell'industria culturale.

Alice Twain, 11/07/2002>>


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<<Ho letto con attenzione i vari contributi sull'eticità del lavoro di scrittore e sulla coerenza rivoluzionaria del militante scrittore. Poi i consueti strali contro Mondadori-Einaudi. Mi sembra bizzarro e anche un po' stupido che nessuno si renda conto della strisciante, ma inesorabile, strategia di monopolio portata avanti dalle librerie Feltrinelli. Solo a Milano nel giro di pochi mesi ne apriranno altre tre, fra l'altro enormi e molto americane con pochi libri e molte stronzate. I maestri d'etica di cui sopra pensano forse che la distribuzione non sia in grado di veicolare un prodotto piuttosto che un altro? O forse non sanno che l'eccellente Feltrinelli sfrutta i suoi dipendenti e organizza i punti vendita in modo gerarchizzato e militaresco.
Che fare? Guardatevi intorno e quando comprate i vostri librini fate un respiro profondo. Specie se vivete in un piccolo centro dove Feltrinelli è l'unica libreria esistente.

Buone vacanze,
A.B., 11/07/2002>>


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<<"I contratti pompati fanno gola: ci vogliono le palle per rifiutarli. Non è un delitto non avere le palle, ma lo è voler infinocchiare la gente con scuse idiote come le vostre."
Questo è quello che vi ha scritto "Fra".
Cita gli attributi, anch'io li tiro fuori, ma in un altro senso e dico:
CHE PALLE!
Ho finito ieri di discutere animatamente con amici in un nostro piccolo forum e-mailico. Siamo partiti dalla volontà di Bush di punire coloro che falsificano i bilanci, ma è bastato un attimo per passare ad azzannarci tra di noi, tutti con il cuore a sinistra, seppur con diverse sfumature di rosso. Soliti discorsi.. Fausto che ha fatto cadere Prodi per rimanere puro ecc. Insomma avete capito il livello..... Livello infimo, quasi una discussione da bar, ma ci siamo subito accorti che replicavamo esattamente il triste spettacolo della sinistra (??) disunita che sta a Roma.
Sorge una domanda semplice, quasi idiota, che però difficilmente ci ricordiamo di porci:  Ma il VERO nemico dov'è?
Siete Voi, WM, che buttate fuori un libro EPOCALE, che mi ha cambiato la vita come Asce di guerra, che probabilmente siete capitati nelle "mani" di "Fra" attraverso un libro Einaudi, o forse quello che dobbiamo combattere èla nuova cultura, come quella del museo della moda proposta da Santanchè (?) giorni fa in tv?
Riusciamo a tollerare cose abominevoli del nemico ma diventiamo intransigenti quando ci confronta tra di noi....
Scusate le banalità, ma meglio di così non riesco ad esprimerle.

Cla, 11/07/2002>>


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<<Il sistema si abbatte e non si cambia, siamo sempre lì. E allora dai, abbattetelo, voi che siete capaci; ma finché non lo fate, consentite agli altri di cercare di cambiarlo.
Io non posso considerarmi "collega", anzi, se mai ho sempre lavorato o collaborato per e con la controparte, dentro la controparte, Mondadori o Feltrinelli che sia (insieme a plotoni di traduttori, anche celebri, redattori, grafici "di sinistra" - no, dai, basta - o ruotanti intorno al movimento), il che da un punto di vista etico dovrebbe provocare ancora più problemi, perché almeno voi siete quelli che sfruttano i cattivi per far passare le proprie idee (buone). Io invece sto con i cattivi. Mi pare che A.M. abbia già detto molto, e molto di giusto, in particolare circa il fatto che è palesemente vero che la pubblicazione di Q con Einaudi abbia permesso a moltissimi, compreso lo scrivente, di conoscere Luther Blissett, di leggere Nemici dello Stato, eccetera. Sarebbe successo lo stesso con un piccolo editore? No, semplicemente. Non sarebbe successo, e allora bisogna chiedersi se è meglio che sia successo o no, e io credo di sì.
Bisognerebbe poi avere l'onestà intellettuale di ammettere che l'Einaudi, stante la lungimiranza dei suoi precedenti, e ortodossissimi, amministratori, se non ci fosse stato Berlusconi avrebbe chiuso baracca e burattini, con tanti saluti all'intellighentia di sinistra, a Benjamin, Adorno, Gramsci (no, direte voi indignati, c'era la fila di compratori "buoni"... pieno c'era, sì sì, pieno di gente che voleva tappare il buco di miliardi dell' "affare" Pleiade. C'era solo Berlusconi c'era, che da megalomane voleva anche accreditarsi in un certo mondo). E non risulta che l'ingresso nel gruppo Mondadori abbia coinciso con la pubblicazione da parte dello struzzo delle memorie di Marina Berlusconi o dei carteggi Tremonti-Borghezio. No. Verrebbe anche da proporre un confronto tra i cataloghi Einaudi e Feltrinelli, ma mi limito a suggerirlo agli indignati.
Chiudo solo dicendo che nel mondo dell'editoria, notoriamente uno degli ambienti professionali in assoluto più chiusi, classisti e snob, non c'è dubbio che sia più facile entrare dalle porte di Segrate che da quelle di via Andegari, perché da una parte ti è richiesto solo di far guadagnare dei quattrini, mentre dall'altra ti è richiesto soprattutto di far parte di un ambiente, di un mondo, di un certo mondo.[...]

G.F., 11/07/2002>>


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<<Non rappresenterei, seppur sarcasticamente, i tizi che ce l'hanno con voi come dei "duri e puri", dei rivoluzionari. Il problema, a mio avviso, è meno politico: vengono a galla le frustrazioni di intellettuali mancati, l'invidia per non avere una simile platea, ecc. Il manto politico è una labile corteccia. E' percepibile. Non trovate?

E.F., 13/07/2002>>


Yes, we do :-)



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<<[...] vi inoltro questa mail perché contiene informazioni che possono essere forse utili ad altri giapsters che vi vogliano seguire a Mantova (dove peraltro ho qualche motivo di ritenere dovreste trovare una forte partecipazione indigena).

A presto
(è una minaccia)

G.

>[...] Mi fa piacere che tu ti sia rivolta a me, anche se non potrò esserti molto utile, sia
> perché non conosco bene - per ovvie ragioni - i peraltro pochissimi
> alberghi mantovani, sia perché non faccio parte dell'organizzazione del
> festival.
> Comunque, alberghi/pensioni:
> - in città, per poco che vai a spendere, sei sui cinquanta euro al giorno:
> escludendo quindi gli alberghi più cari, ti segnalo, in ordine decrescente
> (valutazione stabilita però solo in base alla posizione):
> albergo Broletto, via Accademia 1, 0376223678 /
> albergo Bianchi stazione, piazza Don Leoni 24 (di fronte alla stazione
> ferroviaria), 0376326465 /
> albergo Mantegna, via Filzi 10, 0376328019 /
> albergo Italia, piazza Cavallotti 8, 0376328336
> I telefoni sono del 1999, spero siano ancora buoni. Ti consiglio, se
> decidi di venire, di fare in fretta, perché poi, essendo gli alberghi così
> pochi, non si trova più posto.
> Riguardo ai biglietti, se non ricordo male si acquistano i singoli
> biglietti, e non le "giornate" né i pacchetti. Ossia, vuoi andare a
> sentire Wu Ming e basta, prendi il biglietto per Wu Ming e basta, vuoi
> andare a sentire dieci incontri, prendi dieci biglietti. Se ci si iscrive
> all'associazione filofestival (credo si possa fare anche attraverso il
> sito, o comunque informarsi come si fa), si dovrebbe avere la prelazione e
> un leggero sconto.
> Di più, non ti so dire.
> Se decidi di venire fatti viva, che ti indico qualche posto dove mangiare
> bene senza farsi spellare, sui quali sono più preparato.
> Ciao
> G.>>



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Un testo scritto dagli Yo Yo Mundi per i giapsters, che volentieri diffondiamo:


<<"Lo spettacolo inizia con un'introduzione al romanzo, seguirà una lettura di brani scelti, voi dovrete accompagnare la lettura scenica con musiche di sottofondo, inframmezzando i vari momenti con altri brani. Non è necessario che le musiche siano inedite, l'importante è che siano adeguate ai veri momenti. Il romanzo si intitola 54 di Wu Ming".
Questo più o meno, quanto ci aveva detto Stefano Tassinari. Aveva pensato agli Yo Yo Mundi dopo aver ascoltato il lavoro su "Sciopero" di Ejzenstejn in cd e dopo avere visto lo spettacolo del 25 Aprile al Container (che grande serata!) di Bologna.
Abbiamo letto 54, subito, di getto. Ad ogni capitolo urgente scaturiva la lettura del successivo, proprio come accade con le ciliegie: impossibile fermarsi - curiosità, golosaggine, passione ... chissà? -.
Così ci siamo fatti catturare dall'idea di una nuova differente sonorizzazione, così ci siamo fatti coinvolgere dalla trama, così ci siamo affezionati ai singoli personaggi: Ettore, Bottone, Ferruccio, Angela, Robespierre Capponi - anche suo padre Vittorio, certo -, Salvatore Pagano, Cary Grant etc. -.
Le musiche sono nate di conseguenza, a pensarci bene non abbiamo adattato niente di già suonato - qualche schizzo, poco di più -, abbiamo scritto qualcosa in movimento che poteva crescere con l'idea dello spettacolo, a volte solo un contorno, a volte un'interpretazione di un'atmosfera, più spesso una colonna sonora organizzata e ispirata all'opera stessa. Solo dopo questa fase, ci siamo ricordati che avremmo potuto usare (o riciclare) qualcosa di già edito, qualche nostro "cavallo di battaglia", qualche musica facile, facile, molto malleabile e adattabile ad ogni esigenza.
Era troppo tardi.
Prima il "Tema di Wu Ming" - un 3/4 che via, via si trasforma in 6/8: dalla malinconia appena accennata del valzer per crescere fino ad un sottile senso di inquietudine.
A questo tema, poi si sono come appiccicate sopra alcune parole, che riportiamo in calce. Poi, un vero crescendo, tutti gli altri:
"KGB" - il titolo di lavoro era "Ansia" -,
"Il Sopracciglio inarcato di Cary Grant" - ci mettesse una melodia vocale e un'armonica a bocca Stan Ridgway, diverrebbe perfetto -,
"This is a Spy Story" - un brano così bizzarro e travolgente che lo abbiamo inserito nella scaletta del tour di "Alla Bellezza dei Margini" -,
"Tarantella della Deposizione Spontanea" - Salvatore Pagano e la sua deposizione meritavano questo gioco ritmico musicale scaturito dal profondo dell'anima del posteggiatore napoletano che alberga in qualche Yo Yo Mundi! -,
"Stella Rossa" - dolce, un po' ingenuo, acustico, volutamente ripetitivo: dedicato a Ettore, appunto, Stella Rossa vince! -.
Infine, l'ultimo nato: "Tema di Robespierre" - melodie che si intrecciano, le braccia di due amanti che si stringono, melodie che si inseguono, le braccia di due ballerini in bilico sui rispettivi passi di danza.
Ci piace tanto immaginarlo adatto ad un gran finale filuzziano.
Questo è quasi tutto.
Ci piacerebbe raccontarvi di Ferrara: le prove che - tra lo stupore di tutti - generavamo immediata intesa con l'attore Marco Baliani. L'emozione del debutto. Lo spettacolo con le fotografie di Dario Berveglieri proiettate dietro le nostre spalle, i brani letti e interpretati da Marco e le nostre musiche che sembravano scritte su misura per i toni che di volta in volta, sceglieva (bravo, davvero tanto bravo).
Le nostre musiche ancora a intersecarsi tra le immagini straordinarie di Dario e la sua partecipe lettura.
Gli applausi, tanti, belli, come sanno essere gli applausi sinceri.
Poi i piacevolissimi discorsi con i Wu Ming (prima ci siamo annusati come fanno i cani, poi abbiamo cominciato a simpatizzare e a trovare interesse e passioni comuni, infine nessuno di noi aveva davvero voglia di andare in albergo a dormire - nonostante la stanchezza accumulata durate una giornata infinita! -) e infine una promessa prima dei saluti: scriviamo qualcosa per i rispettivi siti, a proposito di questo spettacolo così riuscito e di questo incontro tanto casuale, quanto promettente?

Un abbraccio, Yo Yo Mundi

p.s. ci vediamo a Brescia l'11 agosto per la prossima lettura scenica di 54 (l'attore per quella occasione sarà il caro amico e giapster Fabrizio Pagella) per altre notizie su Yo Yo Mundi fate un salto telematico sul sito: <http://www.yoyomundi.it>


Ecco il testo del "Tema Finale di Wu Ming":

1954 il tempo confonde i nostri pensieri
1954, i sogni di oggi, i sogni di ieri,
i sogni di ... ieri
1954, 1954, 1954, i sogni di oggi i sogni di ieri
i sogni di ... ieri




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Segnaliamo, sul sito spagnolo <www.sindominio.net>, un interessante testo sulla mitopoiesi, scritto da Amador Fernandez-Savater, che insieme a Hugo Romero si sta sbattendo a selezionare e  tradurre materiali per un'antologia di /Giap/ e di Wu Ming in lingua castigliana (una produzione di movimento).
Il testo mette in forma compiuta una serie di riflessioni stimolate anche (ma non solo) dal nostro testo "Gli astronauti di chi?" del febbraio scorso, nel frattempo tradotto in diverse lingue (riferimenti in calce).
In Ispagna "Gli astronauti di chi?" è apparso su diversi siti di movimento, tra cui Indymedia-Madrid, con questa breve intro di Cheval:

<< Aunque quizá no sea la versión definitiva de la traducción, me he permitido colgar este texto muy interesante de los Wu ming sobre la importancia política para el movimiento antagonista global de la creación de un mundo común de significaciones y símbolos, algo más concreto que otros textos sobre mitopoiesis que les he leído.
La primera parte trata un tema fundamental: se trata de una reflexión general sobre la necesidad de que el movimiento se dote de formas de autorrepresentación anónimas, abiertas y colectivas, de la batalla fundamental que tiene como escenario todos los moldes donde se da forma a nuestra subjetividad (entendida en sentido fuerte, que contiene representaciones, afectos, intenciones), de la relevancia de la "comunicación" en el posfordismo y las luchas que se dan en su interior, de la necesidad de intervenir en los imaginarios que animan a la gente a la lucha, etc.
La segunda parte avanza la posibilidad de utilizar como un grumo de materia mítica la "ingobernabilidad" italiana (el texto está dirigido al movimiento italiano de forma muy específica, claro). La verdad es que la primera vez que lo leí, esta parte me pareció un poco de autobombo publicitario ("el centro social más grande de Londres es como el despacho el Leoncavallo", etc.): la retórica sin contenido, el discurso inflamado, ese "reverso tenebroso" de la mitopoiesis, la peligrosísima "estetización de la política" que acabó devorando (por ejemplo) a los situacionistas. Pero ya en castellano lo he leído con mayor agrado: creo que uno de los elementos más importantes de las narraciones es transmitir la esperanza de que "esto no es todo lo que hay" ("otro mundo es posible"), devolver a una comunidad la confianza en sus posibilidades. En ese sentido, me parece bien, para el movimiento de allí, claro, que un relato políticamente orientado logre romper la tendencia autodenigratoria utilizando esos grumos de materia mítica que los italianos pueden encontrar en su historia más reciente: ingobernabilidad constante, Génova, etc.
Ese esbozo de investigación sobre la materia de la que pueden estar hechas las narraciones colectivas por venir es clave: una cosa es decir que hay que hacer mitos y otra hacerlos, investigar los afectos, las intenciones, las representaciones, las formas de subjetivación de los nuevos sujetos productivos y componer con todo ello narraciones o figuras de sentido, de comunicación, de esperanza, de reconocimiento mutuo, para transmitir la experiencia cotidiana, darle sentido, hacerla inteligible a los demás, tentar la imitación de determinados gestos, etc. Figuras o narraciones no alienantes, claro, "indefinidamente redefinibles", no como los mitos nazis o fascistas, que exijen fe y sumisión a formas cristalizadas de trascendencia. Un desafío porque se juega en el mismo terreno del enemigo o, al menos, en un terreno donde también habita el enemigo. Pero "la salida del infierno está allí donde las llamas son más altas". >>


APUNTES SOBRE LA NECESITAD DE FABRICAR MITOS
por Amador Fernández-Savater
<http://www.sindominio.net/unomada/desglobal/3/mitos.html>


GLI ASTRONAUTI DI CHI?
italiano: <http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap7ns.html>
spagnolo: <http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/astronautas.html>
francese: <http://www.wumingfoundation.com/italiano/rassegna/carnet2_wm.html>
inglese: <http://www.wumingfoundation.com/english/giap/giapdigest13.html>



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Integrazione al calendario presentazioni di 54: estremi della data di Forlì

1 agosto FORLI' h.21
Piazza della misura
nell'ambito della rassegna "Autori sotto la Torre"
info: Libreria Mondadori 0543/35920 o 0543/32641



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Questa nota è per coloro che si trovavano in Piazza Maggiore a Bologna la sera di sabato 13 luglio, e hanno assistito alla proiezione su maxischermo di "Bologna in TV", montaggio di materiali dell'archivio RAI su e intorno a Bologna. Lo avrà visto anche chi, pur non trovandosi a Bologna, è capitato su RaiSat Album alla stessa ora.
Non era un granché, nevvero? Tortellini, tette, Enzo Biagi, Gianni Morandi, una valanga di stereotipi divenuti odiosi, e molte cose che con Bologna c'entrano poco e niente. Però... Cazzo, li avete visti quei due elegantissimi proletari anni '50, l'avete vista la leggendaria "polka a chinino", anzi, "a chinein"? Avete visto che l'ingessato intervistatore della RAI era totalmente all'oscuro del fatto che i balli più veloci e acrobatici della Filuzzi si ballavano tra uomini? Di certo, anche voi l'avete sentito dire due o tre volte "polka chiné", come fosse un participio passato... Già all'epoca era una sottocultura oscura, destinata a oscurarsi ulteriormente. Figurarsi oggi...
Ma soprattutto, l'avete sentito l'applauso al culmine dell'esibizione, al momento del "frullone"? Lo ha fatto partire il sottoscritto, Wu Ming 1, che non è proprio riuscito a trattenersi. Mi sono spellato le mani, cazzo. Dedicato a chi ha amato Robespierre Capponi.

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Iscritti a /Giap/ in data 13/07/2002:  2546
Tutti i numeri arretrati sono archiviati qui:
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