/Giap/28bis - Dibattito su /Giap/28 e sulle presentazioni di AdG - 6 febbraio 2001
 


 


<<C'ero anch'io al Corto Circuito di Roma. Ero venuto a vedere la presentazione di un libro e, più in generale, di un progetto editoriale/letterario/culturale. Interviene Roberto Bui e il discorso rientra pienamente nelle mie aspettative. Parla di Wu Ming, cos'è, cosa farà, perchè è. E va bene. Poi interviene Ravagli. Un po' di colore alla serata, con frasi divertenti e comiche, ma anche con pensieri seriosi e cruenti. E fin qui niente di strano. Poi inizia il comizio politico. E giù a dargli al fascista, al nazista e chi più ne ha più ne metta. Quando il signore del Corto Circuito seduto insieme al gruppo ha mostrato il proprio rammarico perchè quelle rare volte che riesce, con i suoi compagni, ad ammazzare un fascista non può neanche dirlo in giro (!!!), altrimenti l'arrestano, lo scontato ha raggiunto l'acme. Di seguito intervengono anche gli altri componenti di Wu Ming, ed anche loro si danno alla politica, al giambo violento.
Ma che c'entrava? Se voglio sentire insultare un fascista mi leggo Il Manifesto, vado ad ascoltarmi un sermone dei 99POSSE.
Mi piacerebbe sapere, quindi, se Wu Ming è solito fare comizi politici in tutte le sue presentazioni, o se li fa solo quando presenta AdG nei centri sociali.
Senza voler santificare e martirizzare l'estremismo di destra, al quale non mi richiamo in alcun modo, mi chiedo se era davvero necessario chiamare in causa l'immancabile Forza Nuova. [...] era evidente che sapessi che si sarebbe parlato anche di certi temi, ma non in maniera così scontata e gretta del tipo "Ammazziamo tutti i fascisti." Insomma, Luther Blissett non era questo e aveva superato questo. Non credo che nelle sue trasmissioni radiofoniche LB facesse sermoni politici e contadini di questo genere.
Riguardo a Ravagli, era scontato che dicesse ciò che ha detto, ma riguardo a voi, ed in particolare agli altri di voi escluso Bui, credevo in qualcosa di diverso.
Diciamo che non vi avevo visto come dei forcaioli sanguinari. Probabilmente mi sono sbagliato.>>

Il Sofista Tiresio

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<<Ciao a tutti.
Ieri ero al Bulk e mi congratulo per tutto.
Detto questo 2 cose ve le devo dire, perchè stonavano.
Una, diciamo, riguarda proprio la discussione che ho riportato qui sopra [su Giap28, N.d.R.], la seconda riguarda "la ripulitura delle asce da guerra".
1) grande Vitaliano, quando ha sottolineato il nostro essere profondamente "borghesi" e benestanti in quella sala, e al contempo la sua storia e le sue condizioni di "nato
incazzato": noi alla fine dell'incontro siamo stati tutti a cena... cosa voglio dire? Voglio dire che un po' di ipocrisia c'era in alcuni discorsi, voglio dire che la posizione di Paola va riletta alla luce delle esigenze primarie di ognuno, del contesto in cui si trova a viverle.
Noi in quella sala, tra viaggi di piacere in Vietnam:-), e cellulari squillanti, possiamo solo permetterci un grande silenzio di fronte a certe cose. I "Vitaliani" di oggi sono
i fratelli immigrati che adesso stanno manifestando per i loro sacrosanti diritti di cittadinanza. E questo credo sia fondamentale metterlo in chiaro per bene nel momento in cui "ricostruisci una mitopoiesi".
E questo (collegandomi ad un intervento di ieri di un ragazzo di cui non ricordo il nome dal forte accento bergamasco) mi ha fatto capire perchè in AdG le pagine che
mi sono piaciute veramente tanto sono state quelle finali, in cui le immagini della guerra nella foresta così dura e cruda, si contrappongono a quelle di Zani, che se ne va
dalla manifestazione delle tute bianche, perchè stanco e, arrivato sul pianerottolo, trova Said che gli chiede aiuto (pag 334). Insomma, forse in quella sala ci stavano bene
anche persone che questa incazzatura la vivono realmente come condizione di sopravvivenza...
Detto questo condivido le risposte di Wu-ming al 100%.
2) Arrivato a Garibaldi con la MM sbuco dalle scale e mi accoglie uno schieramento di manifesti e militanti di AN giunti per il comizio di Fini... lasciamo stare. Durante
tutta la discussione al bulk, mi è rimasta questa cosa dentro... parole, tante parole... e a 200 metri da noi i fascisti di ieri e di sempre. Non che quelli di ieri siano
i soli... ma se le asce da guerra si vogliono proprio dissepellire, poi bisognerebbe cominciare anche a discutere su come usarle... [...]>>

Il barone rampante (Bunne)

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Giovanni Francesio:
<<Non ho letto il libro di Revelli, né ADG, per cui potrei tranquillamente starmene zitto, ma gli spunti sollevati dalla lettura di Giap 28 sono talmente tanti che meritano di essere scritti se non altro per fissarli. Dall'intervista, risulta, mi pare, che la critica/analisi che Revelli fa del comunismo sia l'ennesimo, e non necessario, ricicciamento di Mea Culpadi Celine che è del 1936. Ma questo non fa molto testo, Revelli non è il primo, non sarà nemmeno l'ultimo. Merita invece qualche ulteriore commento l'idea che il militante comunista si sia evoluto o tramutato in volontario, idea che suona parecchio strampalata. Dice benissimo a questo proposito Wu Ming Yi, per quanto non dica tutto, forse, perché l'unica dignità che si può dare al volontariato è quella dichiaratamente non politica di azione individuale e privata, tutto il resto - almeno in Italia - concretizzandosi in organizzazioni spesso reazionarie e sempre interessate come le comunità di recupero o le pelosissime caritas. Non raccontiamocela, il volontario medio nel giro di un paio d'anni arriva a guadagnare due milioni al mese, rendendo l'attività una sorta di praticantato. E spesso, chi non lo fa per soldi lo fa per fanatismo. Ovviamente ci sono le eccezioni, come in tutto (anche se sono pochi, temo, quelli che meritano una levata di cappello), ma restando al punto a me pare - banalmente - che il volontariato e i volontari siano oggi tutto tranne che poco visibili sulla scena sociale o distanti dai furori ideologici. Altro che, se c'è un mondo dove ancora si percepiscono evidenti tracce di ideologia, intesa nel senso deteriore e manicheo del termine, è proprio quello del volontariato, in particolare di quello cattolico, che da noi è comunque dominante.
La conclusione di Revelli, di conseguenza, mi pare completamente sbagliata, ancorata a una visione della sinistra come necessariamente "buona", per cui il volontario fa cose "buone" (il che è poi tutto da dimostrare), quindi è di sinistra. Io vedo una realtà ben più complessa, dove per ridare vita e vigore alla sinistra bisognerebbe superare e dimenticare, come mi sembra sia già stato detto da entrambi i Wu Ming che hanno risposto, i Revelli e i dibattiti sul comunismo. Che non vuol dire dimenticare la storia, le lotte e i soprusi, ma collocarli in una giusta dimensione, senza ostinarsi a ribadirli e ripeterli anche contro la realtà. Per spiegare: siamo sicuri che le battaglie della sinistra debbano essere ancora condotte sul terreno della massa da riscattare, della contrapposizione tra sfruttato o sfruttatore, della conquista di benessere per fasce di popolazione? Non è più complicato di così? Lo sfruttamento dell'ambiente è figlio dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo? Sì, capisco, in che modo è così, ma vorrei si capisse anche in che modo non è così. Non credo sia possibile - e giusto - rimandare sempre a un grande vecchio che tiene il popolo nell'ignoranza e lo costringe a distruggere il paesaggio e le sue risorse. Il grande vecchio c'è, e lo sappiamo, ma va combattutto levandogli il terreno sotto i piedi. La mucca pazza di questi giorni, se ci fosse una sinistra disposta a sfruttarla politicamente, potrebbe essere una benedizione. Io credo che sarebbe stato di sinistra dire "comprate meno carne", perché carne per tutti tutti i giorni c'è solo se si nutrono le bestie con le farine animali e le si tengono inchiodate a ingrassare. Punto. Il popolo non mangia carne tutti i giorni perché è costretto, mangia carne tutti i giorni perché è egoista. Ma sul terreno della riduzione dei consumi cade tutto, di solito, perché sembra di voler togliere alle masse il benessere faticosamente conquistato in anni di lotte. Ma è proprio su questi punti che bisognerebbe superare le logiche del passato, e togliere le idee nuove - che ci sono - dagli schemi vecchi, che permangono. Il benessere è lo strumento che il sistema usa per normalizzare, insieme al tempo che passa e invecchia le persone e gli animi. Il discorso sui giornalisti lo si potrebbe ampliare: guadagni tanto, stai bene proprio perché non ti venga poi in mente di rompere i coglioni sul serio; vieni spalmato, o meglio ti viene spalmato addosso uno stile di vita che poi è difficilissimo abbandonare. Tutto questo vale, se vale qualcosa, ovviamente solo per il mondo occidentale, perché sul piano internazionale è evidente che ci sono le masse da riscattare, ma i due piani e le possibilità di intervenire sono ben distinte, così come è ben diverso mettere in imbarazzo e in difficoltà con la propria presenza anche fisica i rappresentanti di WTO e FMI dal prendere a calci De Carolis dandogli del bastardo fascista. Attenzione, anche alla mistica delle tute bianche, si fa in fretta a farsi prendere la mano e diventare caricature.
E qui veniamo al dunque: c'è davvero qualcuno che onestamente pensa di poter applicare al contesto italo-europeo i modelli della lotta zapatista? A me pare del tutto irrealizzabile. E ancora, anche mandando a mare i problemi nazionali, come si pensa di poter intervenire contro l'ingiustizia globale, se non accettando di lottare politicamente, lì dove davvero si può fare qualcosa, dove si può vincere, invece di adagiarsi su un atteggiamento di scontro duro, coraggioso e sincero fin che si vuole, ma destinato nel migliore dei casi alla sconfitta e nel peggiore alla tragedia? Abbiamo già dato, da questo punto di vista. Turarsi il naso, dite. Certo votare oggi è un turarsi il naso, ma lo è anche perché non si è fatto quasi niente per impedirlo, e si è lasciato che tutta un'area di antagonismo finisse o nel non voto o attratta da rifondazione comunista che forse è più un ostacolo che altro alla presa di coscienza politica di una generazione. Sarà anche banale, ma io penso che la strada giusta sia quella di Casarini, che si smerda e si fa venire l'esaurimento a dibattere con dei dementi nazistoidi a telenuovo ma che - sono sicuro - ogni volta conquista un metro di terreno. E di cose, sul piano della politica parlamentare, ce ne sono fare.
Sappiamo della legge bavaglio a internet; forse chi non lavora, beato lui, ascoltando le sedute parlamentari non sa che la settimana scorsa l'unico articolo della legge sulla navigazione che non è passato (perché mancavano i deputati della maggioranza) è quello che riteneva responsabili le multinazionali del petrolio in caso di disastro ambientale causato da una carretta del mare noleggiata per risparmiare due lire marce. I deputati della maggioranza non c'erano, non abbastanza. Fate voi. E allora andare oltre il Novecento forse vuol dire andare oltre i paletti posti da una malintesa idea di sinistra, liberare la mente dai Revelli, dai Bertinotti, dai dibattiti sul comunismo e appunto, come avete scritto, battersi per obbiettivi concreti, anche perché questo aiuterebbe a capire davvero chi c'è e chi non c'è: il reddito di cittadinanza chi è che lo vuole? La cgil no, per fare un esempio. E sulla droga? Sull'immigrazione? Tutto viene dimenticato, in nome di un antifascismo a volte giusto e meritorio, a volte strumentale.>>

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/Giap/ subscribers 5 febbraio 2001: 676