/Giap/ #17 - Q: né con lo stato né con le BR - 15 settembre 2000
 

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Subject: Né con lo Stato né con le BR

Date: Thu, 14 Sep 2000 12:59:18 +0200

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BUONA LETTURA
CARI SCRITTORI

UN LETTORE


 

NE’ CON LO STATO NE’ BR

sono sicuro che ve lo ricordate, giallo senza foto o simboli, austero come erano quei nostri anni di piombo. Ho terminato in una settimana Q, seppur lavorando molto qua nel sud dell'Angola. e mano mano che andavo avanti nella lettura  mi appariva sempre più chiaro che non stavo leggendo un romanzo storico ma una autobiografia, la vostra.
Figli del Baby-boom (io classe '56) a vivere i ventanni da attori (non qualunquisti) dentro gli anni di piombo, di cui ce ne siamo così appropriati.

E così iniziamo con lo scoprirci una sensibilità per i diseredati/sfruttati (dipende dal background) ed arriviamo a Wittemberg  con aspettative. Lì i nostri cammini si dividono. Il vostro segue le idee di rivolta che rispondono più sinceramente e direttamente a questo bisogno di giustizia,io prendo inconsapevolmente il cammino del leninismo bianco. Vi fate prendere con la massima disponibilità e poca autostima come il protagonista. Fino allo scontro finale fra lo spontaneismo sincero ed il male/sfruttatori(vedi background). una battaglia Frankenhausen come uno sciopero, una occupazione, sempre "omnia sunt comunia". e lì la prima esperienza di repressione sproporzionata e crudele del Sistema, che vi segnerà per tutta la vita, nel bene e nel male. E meno male che il Magister fa quasi come il Che, lotta ma non ha il tempo, chissà forse la voglia, di governare ed i 12 articoli affascinanti come quelli di Emiliano. restano lettera morta e così possono entrare nel mito.

Ed è la Prima fase.

Delusione. Dolore che trasforma il protagonista, apprende l’inaspettato: rispondere con violenza alla aggressione. Ma la depressione ha la meglio: voglia di rinunciare, ma senza cercare (ma cercando) incontra l’Anabattismo e poi Munster. E così riprende la falce ed il martello arrugginito ma mai buttato. E qui prima la rivolta spontanea degli emarginati guidati dall’avanguardia esule e saggia da pregresse sconfitte, che ha imparato ad “usare” senza farsi usare, le armi del nemico: la violenza. Sodalizio che paga e realizza il territorio liberato dal Frente Farabundo Marti’. Poi le BR prendono il potere e dolorosamente come Gert, si scopre che le classi si riformano con le ingiustizie, ed è la doppia delusione. Di fuori una reazione stupida, violenta gretta senza speranza di cambio, dentro la involuzione/deviazione feroce. La fuga attiva da intellettuale organico o meglio da indipendente di Sinistra. io non sto con voi, non voglio condividere il tradimento degli ideali ma neanche contro. Rischio e sto con il popolo diseredato e rischio solo per aiutarlo, non voi. Ed è strage del popolo, dei sempre oppressi da sempre. Poi la Vendetta come rivolta irrazionale a loro, i nobili e i militari, ai padroni del vapore che decidono per tutti e vincono sempre. Come una sequenza finale di bestiale boxe, incontrollata, ma che termina con il ko del picchiatore. E Gert muore nella più profonda depressione esistenziale nell’orgia di sangue innocente che ha osservato ed agito. Nel disprezzo/disinteresse del mondo e di se stesso.

Ed è la Seconda fase.

Ma ecco..”come angel caduto dal cielo” Eloi, altro amico dell’epoca della presa di coscienza di dover incidere nel reale, amico intellettuale prima di noi, il selfmademan, che inducendo una catarsi psicoanalitica nel nuovo Lot, spiega al protagonista che il futuro esiste per ognuno di noi. Che lo mette in condizione di vivere gli anni ’80 in un sano riflusso, che gli permette vivere il personale stile Geppetto, falegname amante dei bimbi, che aveva nascosto da sempre dentro di sé. E didatticamente gli spiega che il futuro della Lotta c’è, ma non è nella liberazione dei contadini oppressi dal I° e II° stato, e neppure in quella degli operai dagli impresari borghesi. E’ il denaro/capitale il nemico da battere. Ma non alla San Francesco della regola non bollata, ma “Colpire la Bestia. E fare un sacco di soldi”

[digressione sulla pagina 398 dove il falso ma simpatico toscano libraio anarchico spiega come vi è venuto in mente di scrivere libri: tirarlo in culo ai lettori, agli editori, alle messaggerie varie ed ai librai; fare soldi e continuare a dire quello che pensate senza cambiare una virgola. Bravi ci siete riusciti proprio bene!]

E Lot, lascia la posizione vetero-radicale fa i soldi (perché sempre fa bene tutto nella sua vita: il chierichetto, lo studente di filosofia, il capitano del popolo…) ed invecchia, mentre il Piano va avanti con una chirurgica repressione di innocui iguali. Il ciclo riprende ma in toni minori: delusione, fuga, voglia di gettare la tonaca alle ortiche. I soldi e l'età attutiscono tutto (l’ho provato anch’io). E via di salotto in salotto (siamo nell'italia degli anni ’90).

Ed è la Terza Fase.

Ma è la “curiosità di sapere come andrà a finire e non i guadagni, ...la guerra o le donne” che spingono l’imborghesito protagonista a rischiare di nuovo per conoscere il finale (che poi non c’è, voi ed io lo sappiano lui ancora no). Parole del grassottello Perna che gli fa balenare davanti il poter incidere nel reale nuovamente, e che reale! La dimensione è da Consiglio di amministrazione della Microsoft-Inquisizione, cambiare il cammino della storia (lo avete anche voi sperato/creduto come me a volte). E per questo di nuovo il fine giustifica i mezzi. Cosi Tiziano regala consapevole futuri roghi ad ignari ignoranti diseredati (ma lui sa cosa pagheranno.. Entra in clandestinità, mette su una copertura che sembrerebbe da pappone ma in realtà è una società di mutuo soccorso di libere prostitute. Ed è un altro successo. Su di un piatto d’argento gli arriva l’amore di una donna affascinante, elegante, colta e ricca e misteriosa. Partecipa ai grandi giochi e perde proprio all’ultima mano. Ma non lo hanno vinto, è libero, sano e con tutte le ossa (vecchie) al loro posto, libero di solcare il mare su una comoda nave ammiraglia insieme a compagni ed alla sua compagna. E che culo! Maremma bona! E poi tutto quel casino da Wittemberg per che cosa? per finire in un caldo bagno turco con diseredati come servi suoi ad esportare caffè, come un impresario qualunque; ma che si può permettere di far aspettare Solimano/i potenti. Elaborando le frustrazioni di una vita in una delega in bianco ai futuri che diserteranno, che proseguiranno la lotta, perché NON SI’ PROSEGUA L’AZIONE SECONDO IL PIANO. Il povero non sa che dal suo CPU si passerà all’organizzazione per la liberazione dei delfini: ma che i colombiani e ruandesi si ammazzino questo è secondario.

Ed è la Quarta ed Ultima fase.

Q merita una nota separata.

Q il celerino, che cresce prende coscienza come in "Giù la testa" Rod Steiger. Inizia da Calabresi e finisce da Annarumma. Che si riscatta al finale con la nuova fedeltà regalata ai rivoltosi (anche se solo per stanchezza e dubbi generali, non per una scelta lucida di cambio di fronte), che gli regala un fuoco espiatore che lo purifica da tutti i peccati (un po' troppo cattolico-patetico, come l'inventore della Bomba al neutrone poi leader del pacifismo). Forse Q meritava di più. Donne pagate, un ideale in crisi, una vita considerata sprecata da lui. Ma aveva una colpa. Poteva scegliere se fare il carabiniere o lanciare molotov ed ha sbagliato. Io lo promuovo con più voti di Gert ben prima del suo rogo del purgatorio.

Da obiettore di coscienza per fede gli imitatori di San Paolo sulla via di damasco non mi hanno mai affascinato, il bello ed il più difficile è farlo prima di aiutare il nemico.

Al toscano del gruppo gli dico che è meglio che a Gaiole (sono d’accordo il chianti senese è il migliore) non sappiano chi è che gli ha dato del villaggio, nemmeno se nel 1500 lo accetterebbero. Occhio!

Al credente senza Dio, meglio senza metafisica, capisco che San Francesco lo attiri è ovvio anche lui sogna una radicalità più radicale di quella a volte vissuta.  Salva la ecclesia a volte, memore degli incontri fatti quando era lupetto. Distrugge storicamente e teologicamente i pensatori del coro, in linea con il Piano come Lutero e Calvino., e resta oramai membro della chiesa terrena come la definiva La Pira.

Come avrete capito il vostro libro mi è piaciuto molto, vi faccio i miei umili complimenti e lo raccomanderò a molti. Da Wittemberg ci siamo divisi a volte camminando in parallelo allontanandoci per poi toccarci ancora. Quello che ci unisce mi sembra sia il fine. Per me il punto Omega per voi la società degli uguali. Ma non invidio il protagonista nel finale da bagno turco. Come neppure il nappista che ho conosciuto in Nicaragua ad allevare galline e fare tavoli di legno dicendo: abbiamo perso, altri proseguiranno, ma ne valeva la pena. No! io ero in piazza per l’assassinio di Moro e della sua scorta di Qs, e continuo a credere che la lotta armata aiuta il Piano a sopravvivere (e lasciatemi dire che il Piano non esiste, magari ci farebbe piacere, ma no. neppure il Piano di salvezza secondo me sta scritto, ma lo scriviamo noi di millennio in millennio) In più se alla fine si scoprono e si vive in un modo che io avevo scoperto e vissuto molto prima senza dover gambizzare nessuno. Non ne è la causa ma ne è la scusa. Da sempre lavoro dentro le istituzioni per cambiarle sono un estremista istituzionalizzato, da sempre ho scoperto che bisogna essere radicali per avere un norte che ci guidi nella negoziazione e ne definisca chiaramente i limiti. In questo mondo con tante sfumature di colori, mai bianco né nero, la cultura della Mediazione mi aiuta di più ad agire nel mondo.

Un caldo saluto da un vostro lettore toscano, contento dei suoi anni di GAB-Studenti Democratici di Sinistra DC
M.M.

PS. Aspetto il vostro cipango con curiosità, un poco lo conosco da vicino e voglio vedere che uso ne fate.

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Interessante, grazie di questo commento.
E' imbarazzante smentire chi parla strappandosi il cuore dal petto (almeno quanto dare torto a chi ti da' ragione per il motivo sbagliato). Ma il più vecchio di noi, quando hanno ammazzato Moro, era in terza media. Il più giovane non aveva nemmeno iniziato le elementari. Nessun "vivere da attori gli anni di piombo".

E' questo il bello del romanzo di genere (anzi, di generi), si lavora con figure archetipiche, ognuno ci vedrà i propri fantasmi e poi cercherà di proiettarli sull'autore (gli autori): Calabresi (ucciso quando metà di noi non erano ancora nati), Annarumma, Moro e chi più ne ha più ne metta. Gli effetti di questa proiezione daranno all'autore (gli autori) una nuova prospettiva su ciò che ha scritto.

Può capitare di essere troppo puntigliosi  nell'andare in cerca di allegorie. Ma va senz'altro bene, vuol dire che nel libro c'è anche quello, ce ne fossero centomila, di lettori come te.

E una delle morali di Q, se ve ne sono, è proprio che il grande Piano non c'è, e se qualche folle lo concepisce non si realizzerà come desiderava chi l'ha concepito. Se non per altro, per "la defezione del migliore agente sull'ultimo miglio".

Se vuoi, è una presa di posizione contro la psicosi da complotto e contro le descrizioni del capitale come una foresta di automatismi e funzioni totalmente disincarnate. Il FMI è composto da persone che prendono decisioni e stanno sul libro-paga di multinazionali a loro volta composte da persone. E così per tutti i quasi fantasmatici  organismi sovranazionali che decidono la prosperità o il collasso di interi paesi. Il potere èattaccabile, non è un monolito giunto dallo spazio, è contraddittorio.

La chiave (una chiave) è proprio nel "Qoelet": non bisogna credere al "nil novi sub sole". Chi non ci crede vive una vita più piena dei rassegnati che si adagiano all'ombra di ogni potere che sembri avere un Piano salvifico. Che vita ha mai vissuto Q? Una vita di merda, dalla quale si riscatta (parzialmente) sottraendosi prima dell'ultima vigliaccata.

E, sempre disquisendo, noi siamo contro lo stato e contro le BR.

C'e' differenza :-)

A presto,

Wu Ming
 

 
                                                          
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