/Giap/ 0.2 - Dalla citta' di Vitaliano Ravagli (12/03/00)

 

A Imola, città dell'ex-guerrigliero Vitaliano Ravagli, da quasi quarant'anni esce un settimanale (genericamente di sinistra) chiamato Sabatosera, che vende ben 13.000 copie su una cittadinanza di 70.000. Il n.11, anno XXXIX, 11/03/2000, contiene due pagine sulla collaborazione in corso tra Vitaliano e Wu-ming, con intervista a Wu-Ming, e articolo su Vitaliano + un intervento di Carlo Lucarelli in quanto "tramite" tra i due soggetti. Credo sia interessante riportare questi articoli, perché non hanno un carattere strettamente locale e servono come anticipazione di un'operazione editoriale per noi importantissima.

 

 

QUATTRO SCRITTORI SENZA NOME RACCONTANO L'"ALTRA" STORIA

Wu-Ming, poetica e politica dell cultura

"Siamo un'impresa nuova nell'industria culturale, spaziamo dalla bibliografia alla fiction senza cambiare di una virgola. Vitaliano è un eroe degli anni bui dell'Italia repubblicana. Ad ottobre uscità il suo e nostro libro edito da Marco Tropea".

 

 

Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Luca Di Meo e Federico Guglielmi [...] Vivono a Bologna.

Luther Blissett, una pippa di giovatore che vestì la maglia del Milan e che fece impazzire Peo Pericoli, alias Teo Teocoli. Prima. Poi un fenomeno di Internet, di un nuovo mondo che va oltre la new economy, dove nessuno può ancora sapere e immaginare. Un fenomeno letterario, un esempio di come si possa trasmettere conoscenza prima ancora che cultura. [...]

uno spazio indefinito, senza nome. Wu-Ming , appunto, senza nome in cinese. Wu-Ming è una nuova entità, che lavora senza nome per cercare forse l'essenza. Ma di cosa?

C'è da farsi venire il mal di mouse pensando a cosa sia. Proviamo a metterla giù facile. Wu-Ming è lo pseudonimo di uno scrittore multiplo che sta scrivendo un libro, un romanzo di storia. Per farlo ha scelto una storia vera, quella di Vitaliano Ravagli, un uomo che ha raccontato in due libri la sua storia.

Parliamo con Wu-Ming, proviamo a capire cosa fa, qual è la sua storia, qual è il suo presente e il suo futuro.

 

Cosa è stato Luther Blissett e cosa è stato "Q"?

 

<<Precisato che non intendiamo fare i "blissettologi" (sarebbe ben triste continuare a rispondere a domande sul passato), ci limitiamo a dire che si tratta di uno pseudonimo multi-uso adottato da un numero imprecisato di persone in giro per il mondo. Con questa firma vengono spesso rivendicate azioni di "sabotaggio" culturale e comunicativo in Italia e all'estero. Il romanzo "Q" è stato l'ultimo nostro atto firmato "Luther Blissett". Infatti, i gruppi "storici" del progetto, che usavano il nome da almeno 5 anni, avevano fissato il 31 Dicembre 1999 come data di scadenza della loro adesione. Da quel giorno, anche noi quattro abbiamo smesso di usare il nome multiplo, dando vita a un altro progetto, anzi, ad un'impresa: Wu-Ming . >>

 

Qual è il lavoro di Wu Ming?

 

<< Wu-Ming è un'impresa di scrittori, una figura nuova nell'industria culturale, la cui ragione sociale è appunto raccontare storie. Storie interessanti, storie dimenticate, magari sepolte sotto le montagne di detriti delle versioni ufficiali, le versioni dei "vincitori". Eroi secondari, personaggi minori, figure di sfondo che in realtà hanno fatto la storia, all'ombra dei grandi tromboni, dei nomi che trovi nei manuali. Questi sono i personaggi che ci interessano. Possiamo spaziare dalla biografia alla fiction narrativa senza cambiare di una virgola questa nostra "poetica", anche se noi la interpretiamo piuttosto come una vera e propria linea politica.>>

 

Perché avete scelto Vitaliano Ravagli?

 

<<Per due motivi. Innanzi tutto perché la sua storia personale rientra pienamente in quanto detto sopra. Poi perché si ambienta negli anni bui della storia repubblicana d'Italia. Gli anni che vanno dalla Liberazione fino all'inizio del boom economico sono il vero rimosso della storia di questo paese. Ci sono stati consegnati in una versione "decaffeinata" e retorica, utile solo per rimuovere la storia reale, fatta invece di conflitto cruento. La vicenda di Ravagli è sì un' avventura particolare ed estrema, ma a suo modo è anche una grande allegoria per tutta un'epoca e una generazione dimenticate.>>

 

Come lo avete conosciuto?

 

<<Il "colpevole" è Carlo Lucarelli. Noi stavamo studiando materiali e testimonianze d'epoca per il nostro secondo romanzo, "54", un'opera molto impegnativa, per via della trama densa e complessa, e della necessità di ricostruire con cura ambienti, linguaggi e atmosfere. Carlo ci ha parlato di questo tizio che aveva combattuto in Indocina e aveva scritto le proprie memorie. Incontrarlo sarebbe stato molto utile per il romanzo. Una volta conosciuto il personaggio le cose sono venute da sole: la vita di Vitaliano è una miniera di aneddoti, spunti e sottostorie che sarebbe criminale non raccontare. Abbiamo deciso di riscrivere quelle memorie, prendendo la voce di Vitaliano e facendola "dialogare" a distanza con un'altra voce, un io narrante, quel "detective storiografico" che in realtà siamo noi. Così il nostro secondo libro non sarà 54 bensì questa inedita operazione che non è una biografia romanzata bensì una storia vera che irrompe nella nostra scrittura, con tutte le virulente idiosincrasie di chi ne fu protagonista. Il libro uscirà ad ottobre per Marco Tropea, editore che sta emergendo con forza nel panorama italiano. Il libro sarà firmato "Vitaliano Ravagli & Wu-ming".>>

 

Le nuove tecnologie e i nuovi mezzi d'informazione come cambiano il modo di scrivere e di raccontare. Il libro su un altro supporto è un altro libro?

 

<< Il libro è sempre quello. Le nuove tecnologie sono degli strumenti utili, possono velocizzare i tempi di ricerca e l'assemblaggio del materiale, ma la sostanza devi mettercela comunque tu. La maggior parte del nostro lavoro nasce da lunghe sedute in biblioteca e in emeroteca, tra la polvere molto low-tech dei volumi e dei vecchi giornali.>>

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Come si fa a condividere un'opera letteraria scritta a più mani. Che metodo usate voi?

 

<<Un metodo "cinematografico". Dall'idea iniziale ricaviamo un soggetto, cioè una scaletta, con la trama dall'inizio alla fine. Quindi procediamo alla stesura di una sceneggiatura, una scena per volta, entrando nei dettagli. Il terzo passaggio è la scrittura vera e propria: sulla base di una prima stesura individuale tutti intervengono con le proprie modifiche e miglioramenti, fino a che non si è soddisfatti. Il risultato finale è la somma del lavoro di tutti e quattro.>>

 

La lettera della prostituta sieropositiva, il grande artista morto sotto i bombardamenti, la scimmia che dipingeva alla Biennale di Venezia, le false messe nere filmate e mandate ai tg. Luther Blissett ha vissuto un perenne 1° aprile contro l'informazione. Ce l'avete con i giornali e con i giornalisti?

 

<<Nella maggior parte dei casi, il livello del giornalismo nostrano è molto al di sotto della decenza minima: niente verifica delle fonti, ignoranza cronica, provincialismo, perenne voglia di "emergenze" e nuovi soggetti da criminalizzare. Inoltre, è totalmente scomparso il giornalismo investigativo: il più delle volte si definisce "inchiesta" un brogliaccio assemblato in poche ore facendo due telefonate e spulciando vecchi ritagli. Il potere di calunnia, mistificazione e appiattimento esercitato da certi analfabeti di ritorno è inversamente proporzionale al loro grado di consapevolezza e deontologia. Bombe atomiche in mano a dementi. Il nostro obiettivo però non è mai stato quello di mettere in ridicolo i giornali o di svelare quanto siano falsi e in malafede. Non siamo degli emuli di Antonio Ricci. Lo sanno tutti che i media mentono e travisano le notizie e non per questo si smette di comprare i quotidiani o di guardare i telegiornali. Volevamo piuttosto suggerire un modo diverso di "usare" i media, un modo più "democratico" ed "egualitario" in cui ognuno può fabbricare lo scoop di domani, sfruttando giornalisti frettolosi e creduloni mandati allo sbaraglio da direttori a loro volta avulsi dalla realtà. Se la libertà di stampa viene vissuta come gioco al ribasso, che almeno tutti siano davvero liberi di partecipare!>>

 

Il vostro tentativo di fuggire alla fama televisiva non pensate possa diventare una forma di snobismo?

 

<<Il nostro non è un tentativo, è già un risultato: dopo diversi tentativi in cui hanno rimediato solo metaforiche pacche sui denti, i paparazzi culturali (come altro definirli?) hanno deciso di lasciarci perdere prima che il metaforico diventasse letterale. Abbiamo salvaguardato la qualità evitando di svendere l'immagine. Lo scrittore ha diritto a non apparire, a non essere considerato un tuttologo sempre pronto a improvvisare scemenze, a non rispondere a domande su argomenti che non gli interessano. Precisiamo che noi "snobbiamo" solo la TV. Siamo sempre contenti di poter incontrare i lettori direttamente, in presentazioni pubbliche e dibattiti,a cui non facciamo accedere telecamere. Ci piace il contatto umano, diretto, ed è pure una cosa utilissima per il lavoro, perché i lettori ti danno spunti, ti fanno domande e critiche utili. Per "Q" abbiamo fatto oltre trenta presentazioni in giro per l'Italia. Lo abbiamo addirittura presentato a Cuba, andandocia nostre spese. Quello che non ci interessa è diventare bestie da talk show o squallidi figuri da salotto televisivo. La TV in particolare è un mezzo che non serve a vendere libri o in generale ad avvicinare la gente alla lettura. Agli operatori televisivi interessa soltanto avere una faccia da sbattere in camera con un commento idiota. In più, la TV via etere generalista è ormai un mezzo obsoleto, che sta tirando le cuoia davanti a milioni di compiaciuti necrofili.>> [Paolo Bernardi]

 

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QUELLO CHE LA VIOLENZA PUÒ FARE AD UN BAMBINO

La sua più stretta collaboratrice racconta perché Ravagli vuole far sapere

 

L'amico di un amico. Non è un gioco di parole. È quello che Vitaliano Ravagli è stato alcuni anni per me. Era addirittura meno di un conoscente. Era un nome che di tanto in tanto usciva dalla bocca di qualcuno durante una serata in compagnia. E chi non lo conosceva, nemmeno sentiva il bisogno di chiedere delucidazioni in merito. Era un nome, un semplice nome senza volto, senza corpo, quasi un fantasma silenzioso e mai invadente. Poi i casi della vita, infiniti e imprevedibili, mi hanno portato a lavorare al suo fianco.

Pazzo. Questo è il termine che più gli si addiceva all'epoca. Ma, attenzione, non demente: pazzo nel senso di sofferente. Un uomo che portava ben visibile su di sè qualcosa di antico, di atavico, che non riusciva ad abbandonare o che non se ne voleva andare. Tante personalità in un unico corpo, che uscivano comunque quasi sempre nei momenti sbagliati. [...] Quando finalmente ho aperto gli occhi e acceso il cervello, ho cominciato ad osservare con curiosità quel qualcosa di antico racchiuso in lui che ogni tanto esplodeva e usciva e mostrava un Vitaliano inedito, ogni volta diverso.

Finché un giorno la svolta. [...] Con molta pazienza, dopo lunghi tentennamenti, mezze frasi e passi indietro, finalmente la storia è venuta fuori. E che storia! Da rimanerci increduli e perplessi. Una storia come la sua non poteva rimanere racchiusa nel cerchio di pochi. Le cose che doveva dire erano troppo importanti per rimanere relegate in un ambito così ristretto. Dovevano arrivare a più persone possibile, perché la sua era una storia unica di cui pochissimi conoscevano l'esistenza. Piano piano i fantasmi di un passato remoto tornavano a galla, prendevano forma e diventavano un libro: "Il prato degli uomini spenti".

Dopo 50 anni, il bambino che durante la guerra subì sulla propria pelle la follia dei grandi, che dovette convivere con la fame durata per anni, che vide le persone a lui care patire e morire per malattie che non perdonavano [...] quel bambino che si aspettava riconoscimenti e medaglie per aver mantenuti in vita, assieme alla madre, un manipolo di persone impaurite nascoste in una grotta nella terra di nessuno, quel bambino si è finalmente riscattato. [...] un bambino che bambino non è mai stato, che è dovuto crescere troppo in fretta e non ha mai saputo cosa volesse dire l'infanzia. Poi il tempo è passato, la guerra è finita, ma sembrava che nulla fosse cambiato. La fame perdurava, le malattie non lasciavano tregua, nei posti importanti di comando sedevano le stesse persone. La rabbia montava nel suo animo vedendo che tutti i sacrifici che aveva fatto erano stati vani e che l'ideale del comunismo per cui tanti ragazzi avevano lottato, si allontanava sempre più. Non poteva rimanere qui, aveva bisogno di fare qualcosa.

Era il 1956, aveva 22 anni. Trovò, clandestino, la strada per l'Indocina. Là, in un paese lontano anni luce dalla sua casa e dalla sua famiglia, c'erano persone diverse da lui per razza, lingua e religione, ma che avevano nel cuore il suo stesso ideale di pace, di libertà e di eguaglianza. Combattè con loro e per loro nella prima guerra d'Indocina contro i francesi, e per la libertà del Laos.

Una guerra sporca, questa: una guerra contro Francia e Usa che sulla carta non esisteva, ma i cui metodi feroci di guerriglia lasciavano il segno. È stato fortunato Vitaliano, la giungla lo ha risparmiato. Perché se non si moriva per una pallottola nemica, c'erano sempre le specie di serpenti velenosi, le tarantole, le formiche rosse... Fortunato. Non si riteneva così lui, dopo essere tornato a casa, costretto a convivere con i suoi mostri, coi suoi miti caduti e con ancora tanta rabbia dentro [...] Anche questo è diventato un libro: "I sentieri dell'odio"; una testimonianza importante anche dal punto di vista storico [..] È stato difficile per lui vivere tutta la vita da uomo libero, libero e ribelle. È stato ed è un uomo scomodo per tutti. Un uomo, quindi, solo. Ma qualcuno ha finalmente creduto in lui.

Carlo Lucarelli lo ha incoraggiato e gli è stato vicino nelle varie presentazioni. La strada di questa storia non è comunque ancora conclusa. Anche in questo c'è lo zampino di Carlo Lucarelli. Lui sapeva che i Luther Blissett, ora Wu-Ming, già famosi per il libro Q, cercavano materiale riguardante gli anni dal dopoguerra al boom economico per un loro libro in lavorazione. A un primo incontro ne sono seguiti altri che hanno alla fine portato a una scelta definitiva. riprendere le autobiografie di Vitaliano inserendo la storia parallela di un personaggio di oggi, interpretato da Wu-Ming. L'uscita del libro è prevista per il mese di ottobre a cura di Marco Tropea Editore. Ma, come direbbe Ravagli: questa è un'altra storia. [Loretta Federici]

 

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CURIOSE COINCIDENZE, STRANE TELEFONATE, UN'IDEA BELLISSIMA

Il "colpevole" di un incontro

 

di Carlo Lucarelli

 

Accade a volte che dietro a certi libri ci siano strane connessioni e curiose coincidenze.Se non fosse piovuto così tanto da costringere quattro eccentrici inglesi a chiudersi in casa sul lago di Ginevra non avremmo "Frankenstein", e se Fruttero e Lucentini fossero vissuti uno a Torino ma l'altro a Palermo non avremmo avuto "La donna della domenica". Per quanto mi riguarda, la serie di connessioni che porta all'incontro tra Vitaliano Ravagli e gli autori di Q passa attraverso alcune delle telefonate più strane che abbia mai ricevuto.

Una è quella di Vitaliano che mi chiama su consiglio di Paolo Bernardi per chiedermi di presentare il suo libro, un libro che racconta la sua esperienza di combattente partigiano. Io Vitaliano non lo conoscevo ancora, così ascolto la sua storia e dico: "Va bene, ci sto, considero sempre utili e importanti i libri che servono a ricordare la Resistenza", ma lui mi dice: "Guardi che non ha capito... io non ho fatto la Resistenza, ho combattuto in Vietnam".

In Vietnam? Stranissimo, un italiano in Vietnam, forse un italoamericano e lui mi dice: "No, no, non ha capito niente... io non stavo con gli americani, io stavo con i Vietcong".

È così che sono venuto a conoscenza di una delle storie più straordinarie che abbia mai sentito raccontare in un libro di memorie, una storia feroce, drammatica e straziante, ma anche una storia inedita, che getta una luce nuova su avvenimenti e personaggi del passato.

L'altra telefonata è quella di Luther Blissett, la prima che abbia ricevuto da questo incredibile personaggio. In seguito ho conosciuto di persona molti di quelli che agiscono dietro al nome collettivo di Blissett, ma non sono ancora riuscito a capire chi mi abbia telefonato quel giorno per chiedermi di aderire a una campagna di informazione su un caso giudiziario bolognese.

"Ti telefonerà un altro me", mi disse Luther, lasciandomi quella sensazione sconcertante, appena rimessa a posto la cornetta, di aver parlato con una persona che non esiste, anche se soltanto nel senso tradizionale del termine. "L'altro lui" che mi chiamò più avanti erano quattro persone, la fantastica banda degli autori di Q, uno dei romanzi storici più coinvolgenti, documentati e drammaticamente poetici che abbia mai letto.

Capita che tra scrittori si parli di quello che si scrive o che si vorrebbe scrivere, e così è successo che una volta, non ricordo più se Roberto, Giovanni, Luca o Federico, o se tutti e quattro assieme, mi abbiano raccontato del loro progetto di scrivere qualcosa sugli anni '50, una storia delle loro, che metta in scena gli angoli meno illuminati della Storia attraverso la moltitudine delle vicende dei personaggi sconosciuti, quelli che l'hanno fatta veramente ma che la Storia ufficiale cerca di dimenticare. A questo punto, a me è venuto spontaneo raccontare il libro di Vitaliano, e la sua sembrava così tanto una storia che avrebbero potuto scrivere loro, che alla fine hanno voluto conoscerlo.

Da cosa nasce cosa. Dal momento che l'ho letta non ho fatto altro che raccontare a chiunque conoscessi l'incredibile storia dell'uomo che aveva combattuto in Vietnam con i Vietcong, facendo così involontariamente un po’ di giustizia alla distribuzione inesistente del libro.

Tra le persone che conosco ci sono molti editori e di questi Marco Tropea, molto attento a tutto il panorama editoriale, deve essere stato il primo a pensare di mettere assieme la storia, l'esperienza e le capacità narrative di Vitaliano con lo stile, l'accuratissima verifica documentaria e l'entusiasmo della banda di Q.

Credo sia un'ottima idea. Quello che ne verrà fuori non potrà essere che un libro bellissimo.