Il creatore della Terra di Mezzo – il catalogo della mostra di Oxford su J.R.R. Tolkien

di Wu Ming 4

I’m old fashioned, Michael. I believe private should remain private. Not everything modern is good, now, is it? You gonna write this down…in your little fucking book.
Peaky Blinders, S5, E1, «Black Tuesday», 2019

Leggendo il catalogo della mostra Tolkien: Maker of Middle-Earth, tenutasi a Oxford da giugno a ottobre del 2018 e uscito ieri in Italia per Mondadori (€45, traduzione di Stefano Giorgianni), si ha a tratti la sensazione di violare uno spazio privato. Una grande quantità di materiale appartenuto al celebre Professore viene messa in mostra per i fan della Terra di Mezzo. È una cosa che accade soltanto per gli autori di culto, e non ci sono dubbi che J.R.R. Tolkien sia tra questi, dato che con il passare dei decenni la sua narrativa ha incontrato un apprezzamento sempre più ampio da parte di un pubblico quanto mai eterogeneo. Per questo, sfogliando il catalogo viene da chiedersi cosa avrebbe pensato di una mostra su di sé. La risposta è che probabilmente ne sarebbe stato al tempo stesso lusingato e irritato. Lusingato, perché sono pochi gli scrittori a cui siano state dedicate esposizioni come questa. Irritato perché era profondamente avverso alla via biografica alla letteratura e contrario al culto dell’autore, ritenendo quest’ultimo un pessimo servizio alla letteratura stessa. In una lettera del 1971 scriveva:

«Una delle mie convinzioni più radicate è che l’indagine sulla biografia di un autore (o su altri aspetti della sua “personalità”, come quelli che vengono racimolati dai curiosi) sia un approccio totalmente inutile e sbagliato alla sua opera, e specialmente a un’opera d’arte narrativa, per la quale l’obiettivo che l’autore cercava di centrare era che venisse apprezzata in quanto tale, che fosse letta con piacere letterario». [1]

Già nel 1958, a pochi anni dalla pubblicazione del Signore degli Anelli, Tolkien si era espresso in termini ancora più netti: Prosegui la lettura ›

«Va bene tutto». Come un messaggio in bottiglia sulla «seconda ondata»

Bologna. Piazza San Francesco in queste sere.

«Finché possiamo dire: “quest’è il peggio”, vuol dir che il peggio può ancora venire».
W. Shakespeare, Re Lear

La desolazione di Piazza San Francesco ti sorprende una sera di fine luglio, mentre attraversi in bicicletta il centro di Bologna, per andare da tua madre a riparare un rubinetto.
Lo spazio di fronte alla facciata gotica della chiesa è serrato da un recinto di transenne. Vuoto, ad eccezione di un’auto dei vigili urbani parcheggiata proprio al centro.
Avevi letto sui giornali dell’ultimo provvedimento «contro la movida». Sapevi che con la scusa della pandemia il sindaco aveva colpito un luogo di ritrovo indecoroso, perché i ragazzini prendono a pallonate la porta della chiesa e i giovani bevono le birre fredde dagli ambulanti abusivi, seduti per terra. L’avevi sentito dire, eppure pensavi che «piazza chiusa» fosse una metafora, un modo di dire, non un’altra voce nella lista di ordinanze e sparate per le quali Virginio Merola lascerà ai Bolognesi un ricordo sgradevole. In questo caso quello dell’inquilino del Palazzo che dà la colpa alla Piazza, perfettamente in linea con gli altri amministratori di vario colore e grado. Prosegui la lettura ›

La battaglia della merda. Una rilettura «working class» di un fatterello bolognese.

Mercoledì 14 ottobre, alla biblioteca Sala Borsa di Bologna, Wu Ming 2 e Giuseppe Palumbo, affiancati da Tiziana Roversi, hanno presentato La battaglia della merda, ultima uscita della collana «Fatterelli bolognesi» della casa editrice Minerva.

Il libro – scritto e illustrato per bambini dai 10 anni in su – era pronto già da fine marzo, ma tra lockdown e mascherate, arriva in libreria soltanto in questi giorni.

Il “fatterello” che ispira queste pagine accadde a Bologna tra il 1327 e il 1334, nel bel mezzo delle lotte tra guelfi e ghibellini, quando la città era governata dal francese Bertrando del Poggetto, rappresentante del Papa in Italia, durante il trasloco dei pontefici ad Avignone.

La battaglia del titolo, in particolare, è quella che permise ai Bolognesi di cacciare l’infame Bertrando, dopo averlo assediato per due settimane nel suo castello nuovo di pacca, usando come arma quintali di merda. Prosegui la lettura ›

L’isola sacra e i comunisti quantici. Note su Helgoland di Carlo Rovelli

Grazie soprattutto a Werner e Aleksandr.

Così si conclude Helgoland (Adelphi, €15), l’intrigante libro di Carlo Rovelli dedicato alla teoria dei quanti e alle sue implicazioni filosofiche.

Intrigante anche per i profani della materia, perché Rovelli è un ottimo narratore o divulgatore, che dir si voglia, e sa portarti a spasso attraverso i massimi sistemi della fisica senza farti pesare la tua ignoranza. Nel libro affronta quella che descrive come la teoria più sconvolgente della storia scientifica, germogliata nella mente di un giovane fisico sull’isola tedesca di Helgoland (Terra Sacra), nel 1925.

Un’intuizione che ha poi ispirato altre menti, destinata a essere discussa, ma soprattutto applicata, nel corso degli ultimi cent’anni, anche senza che ne venissero colte tutte le implicazioni.

Ecco chi è Werner: Werner Heisenberg. Uno che sta alla fisica più o meno come Copernico sta all’astronomia. Quello che a scuola ci veniva presentato come lo scopritore ed eponimo del principio di indeterminazione. Ma alla base c’è la teoria dei quanti, che sovverte la fisica classica e costringe a ripensarla da capo, forse anche a ripensare il pensare, perché con la vecchia mentalità certamente non si può cogliere l’enorme portata della scoperta in questione. Prosegui la lettura ›

«Quando qui sarà tornato il mare». Scrittura collettiva per pensare e immaginare il disastro climatico (nel Delta del Po)

Clicca sull’immagine per aprire la copertina completa (con quarta e bandelle). Per ordinare il libro, clicca qui.

L’8 ottobre arriva in libreria, pubblicato da Alegre, Quando qui sarà tornato il mare. Storie dal clima che ci attende, del collettivo Moira Dal Sito. Un «romanzo di racconti», scritto da una ventina di autrici e autori. È il risultato di un laboratorio su cambiamento climatico e scrittura collettiva coordinato da Wu Ming 1 nella biblioteca comunale di Ostellato, basso ferrarese, nel 2018-2019 (con una coda fin dentro il 2020).

Il laboratorio era parte del progetto transmediale di WM1 Blues per le terre nuove, progetto che durerà diversi anni.

Si tratta della prima uscita editoriale di Alegre dopo il furto con effrazione che ha rischiato di affossare la cooperativa… e la straordinaria manifestazione di affetto e solidarietà che le ha permesso di tirare un sospiro di sollievo e ripartire più forte di prima.

L’obiettivo del crowdfunding era diecimila euro in un mese. Ne sono arrivati ventimila in dieci giorni. Più di cinquecento persone hanno deciso di sostenere Alegre in questo modo, e noi le ringraziamo. Ricordiamo che la sottoscrizione resterà aperta ancora per una settimana.

A seguire:
■ il testo che appare sul risvolto di Quando qui sarà tornato il mare;
■ un frammento del testo introduttivo di Wu Ming 1;
■ il link per ordinare il libro sul sito dell’editore (ma chi può lo compri in una libreria indipendente).

Precisiamo che l’operazione è un benefit: curatore, autrici e autori devolveranno tutte le royalties ad associazioni e movimenti attivi sul fronte del disastro climatico.

In coda al post, e indipendente dal libro, un frammento wuminghiano, una «considerazione inattuale» su quanto avviene in questi giorni. Prosegui la lettura ›

Per Dana, per Stefano e per tutte quanti. Il «diritto penale del nemico» non fermerà la lotta No Tav

I tentacoli dell’Entità. Il disegno che Zerocalcare ha dedicato a Dana. Clicca per leggere l’ottimo riassunto della vicenda e le acuminate riflessioni del collettivo Alpinismo Molotov.

Tante volte abbiamo scritto dei modi in cui il braccio giudiziario del «Sistema Torino», si accanisce contro la lotta No Tav.

Nel corso degli anni dieci la magistratura del capoluogo piemontese ha sviluppato un vero e proprio «diritto penale di lotta» – o «diritto penale del nemico» – il cui fine non è vagliare i fatti per stabilire le responsabilità concrete di un imputato, ma criminalizzarne il carattere e le scelte di vita, le abitudini e predilezioni, le amicizie e frequentazioni.

Volta per volta, si prende di mira lo stile di vita di un singolo per tentare di isolarlo dalla comunità. Si punta a disarticolare il movimento No Tav, che è fatto soprattutto di relazioni, mutuo appoggio, convivialità. Tanto le misure cautelari quanto le sentenze di condanna riflettono questa strategia di fondo. Si è arrivati addirittura a criminalizzare la scelta stessa di risiedere in Valsusa: non andare a vivere altrove è ritenuta – citiamo testualmente – un’«aggravante». Di fatto, un intero territorio è considerato complice dei crimini che presuntamente vi sono commessi. Prosegui la lettura ›

Il mondo di QAnon: come entrarci, perché uscirne. Su Internazionale, la seconda puntata dell’inchiesta

Il mondo di QAnon

È on line su Internazionale la seconda puntata dell’inchiesta di Wu Ming 1 su QAnon e altre fantasticherie di complotto.

La prima puntata era un resoconto il più possibile dettagliato di come QAnon vede e descrive il mondo; questa va più in profondità, affrontando la questione da un punto di vista anticapitalista e al tempo stesso basato sulle scienze cognitive.

Cosa succede nella mia mente mentre scivolo nella «buca del coniglio»? Perché QAnon ha una simile presa? Perché si sta ibridando con – tagliando con l’accetta – il mondo New Age? Come mai cedono a QAnon et similia anche persone un tempo (o che ancora si pensano) di sinistra?

Wu Ming 1 esplora anche quelle che ha chiamato «le cinque dimensioni di QAnon», propone un’inquadratura a volo d’uccello di QAnon in Italia ed espone il ruolo-chiave avuto dal Movimento 5 Stelle negli anni dieci. È stato il M5S a “traghettare” molte persone dalla sinistra al cospirazionismo in stile QAnon.

M5S o meno, il problema, come si spiega nella puntata, è che a sinistra c’è già una predisposizione alle conspiracy fantasies. Di tale predisposizione dobbiamo liberarci, perché fa il gioco del sistema.

→ Buona lettura.