UFO 78 e altre storie: lavori in corso, eventi, stato dell’arte nel giugno 2022

Due titoli sulla stessa pagina: «È ancora possibile salvare Moro? Scontri per il piano Craxi» e «Un Ufo su Milano – rapporto ufficiale». UFO 78

Corriere d’informazione, 3 maggio 1978.

Dopo il punto della situazione pubblicato nel febbraio scorso, è di nuovo il momento di aggiornare lettrici e lettori sui vari progetti e lavori in corso, e di annunciare le date dei nostri prossimi impegni pubblici.

UFO 78

Finalmente, dopo anni di lavoro – in particolare l’ultimo anno intensissimo – il 26 maggio scorso abbiamo consegnato all’Einaudi la stesura finale del nostro romanzo UFO 78. «Finale» almeno per quanto riguarda questa fase, perché ora se ne apre un’altra, seppure più breve: sul testo si continuerà a lavorare nella versione redatta e impaginata. Al nostro imprimatur mancano ancora settimane di rilettura e revisione. La data d’uscita indicativa è il 10 ottobre 2022.

UFO 78 sarà il primo romanzo collettivo di Wu Ming del nuovo decennio, che è il quarto di attività del nostro ensemble, dato che cominciammo a scrivere Q alla fine del 1995. Dall’ultimo romanzo scritto a ranghi completi sono passati svariati anni, compresi due di pandemia che abbiamo vissuto in direzione ostinata e contraria.

Per noi è un’uscita cruciale, una tappa che riafferma e rilancia il nostro progetto letterario. Ci auguriamo di ritrovarvi anche a quest’appuntamento. Prosegui la lettura ›

A proposito di una notizia falsa sul nostro conto

I dolori del giovane Raul.

[Aggiornamento h.15:27 03/06/2022: nell’edizione on line dell’intervista il passaggio in cui eravamo tirati in ballo (noi e… Kafka) è stato espunto. Ci dicono che su Facebook Montanari ha riconosciuto di aver «infilato nell’intervista un errore» e annunciato che domani l’edizione cartacea del Corriere–Bergamo pubblicherà una rettifica. Noi siamo a posto così. WM]

In un’intervista rilasciata all’edizione bergamasca del Corriere della Sera il collega scrittore Raul Montanari, parlando dei fatti suoi, ha inspiegabilmente sentito l’impulso di tirare in ballo noi, totalmente a sproposito, attribuendoci una fantomatica richiesta che avremmo fatto non si capisce quando al Salone del libro di Torino:

«A me sta avvelenando la vita, il politicamente corretto, non mi sento più libero di fare una rappresentazione del femminile nelle cose che scrivo, come lo ero vent’anni fa. Mi pongo problemi, devo andare con il bilancino, cerco di equilibrare. Nel caso di Nori la cosa più grottesca è che hanno cercato di imporgli di parlare di autori ucraini accanto a quelli russi, per tenere il corso. Anni fa successe una cosa del genere al Salone del Libro, quando Wu Ming protestò contro gli autori israeliani, chiedendo che venissero ospitati anche autori palestinesi. Ma, insomma, mettere gli autori palestinesi accanto a Kafka o ad altri grandi autori ebrei non aveva alcun senso. E, mi tocca precisarlo, sono tutto meno che un sionista.»

La circostanza è inventata di sana pianta. Prosegui la lettura ›

A noi rimane il mondo, il documentario di Armin Ferrari sulla Wu Ming Foundation, in concorso al Biografilm Festival di Bologna

A noi rimane il mondo, la locandina

La locandina di A noi rimane il mondo realizzata da Edgar Caracristi. Clicca per ingrandire. Dedicata a Franc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec, vittime dell’imperialismo italiano.

Che si stava girando un documentario sulla Wu Ming Foundation lo abbiamo annunciato per la prima volta nel dicembre 2020. Il titolo era già A noi rimane il mondo, una delle ultime frasi dell’epilogo di Q:

«L’Europa è finita. Ora che si sono messi d’accordo ricominceranno a farsi la guerra, coltivando il sogno di una barbara supremazia. A noi rimane il mondo.»

Due mesi dopo, nel febbraio 2021, abbiamo pubblicato su Giap un racconto in due puntate dell’ideatore, autore e regista, Armin Ferrari: una sorta di “giornale di bordo”, un auto-reportage.

Dal racconto di Armin è passato più di un anno. Oggi il documentario è pronto e ha per sottotitolo Sui sentieri della Wu Ming Foundation. Noi figuriamo senza apparire, come voci fuori campo, in qualità di intervistati e accompagnatori lungo i sentieri di cui sopra. Che spesso erano letteralmente sentieri, di montagna o di pianura, alcuni già noti, altri seguiti a usta. A camminare con noi e con la troupe, nostre collaboratrici e collaboratori, esponenti di Alpinismo Molotov, Nicoletta Bourbaki, Resistenze in Cirenaica, Bhutan Clan e altri sodalizi e progetti.

Abbiamo visto il doc in anteprima e possiamo dire che il tentativo – difficilissimo – è riuscito. E infatti… Prosegui la lettura ›

Incantagioni: il nuovo libro di Mariano Tomatis, all’incrocio di più vie della Wu Ming Foundation

Incantagioni di Mariano Tomatis

Incantagioni. Storie di veggenti, sibille, sonnambule e altre fantasmagoriche liberazioni. Clicca per ordinarlo dal sito della casa editrice.

[È in uscita per Nero Editions il nuovo libro del nostro amico, collaboratore e compagno di strada Mariano Tomatis, scrittore, illusionista e storico del mentalismo. Chi segue le mosse di noialtri, il flusso di questo blog e il lavoro della Wu Ming Foundation tutta troverà in Incantagioni un tesoro di riferimenti, approfondimenti e tributi all’opera comune, a cominciare da – anzi, a terminare con – un lungo spin-off de La Q di Qomplotto di Wu Ming 1. Abbiamo chiesto a Mariano di scrivere una presentazione ad hoc per lettrici e lettori di Giap. Eccola qui, buona lettura. WM]

di Mariano Tomatis

Il 13 dicembre 1844 Jane Baillie Welsh racconta allo zio un tipico pomeriggio mesmerico: durante il tè offerto dalla signora Buller, la scrittrice assiste a una seduta di magnetismo animale.

Proposta come forma di intrattenimento, la dimostrazione vede all’opera un uomo che fissa in modo severo una donna. Il magnetizzatore è un tipo brutale e grossolano con «occhi scuri da animale». La destinataria dello sguardo ipnotico è la signorina Bölte; incapace di opporre resistenza, cade in stato di sonnambulismo, assumendo il pallore e la rigidità del cadavere.

Davanti ai segni di sofferenza di quell’esile creatura, Jane Welsh prova pietà e prende parola. Quello squilibrio di potere può – anzi, deve essere messo in discussione: non c’è nulla di “naturale” in quella dinamica di predominio, frutto com’è del patto consensuale tra due individui.

«– […] Lei voleva essere magnetizzata; io dubito che chiunque possa essere ridotta a quello stato senza che lo acconsenta in prima persona. Mi piacerebbe che qualcuno provasse a magnetizzare me!
– Crede che non ne sarei in grado? – chiede l’uomo con uno sguardo pieno di disprezzo.
– Proprio così. La sfido!
– Vorreste darmi la vostra mano, “signorina”?
– Oh, ma certamente – e gli allungo la mano, piena di fiducia nella mia forza di volontà e un sorriso sdegnato.

La scrittrice non sa di correre un certo rischio. Prosegui la lettura ›

Alcune note su Tute, traumi e traditori di classe, il secondo libro di D. Hunter

Clicca per aprire la pagina dedicata al libro sul sito delle Edizioni Alegre.

Ci sono coincidenze che hanno l’effetto immediato di schiarirti le idee. Così succede che mentre hai appena finito di leggere il secondo libro di D. Hunter, Tute, traumi e traditori di classe (Alegre, €15), ti capiti sott’occhio l’intervista al direttore del Salone del libro di Torino, lo scrittore Nicola Lagioia, pubblicata sul Corriere il 15 aprile scorso.

La riflessione te la tieni lì a sedimentare, finché scatta la seconda coincidenza: Hunter sarà uno degli ospiti del Salone, cioè in un certo senso ospite del collega Lagioia. E siccome nel frattempo è passata qualche settimana, decidi che quella cosa che hai lasciato lì a macerare, devi buttarla fuori, altrimenti irrancidirà e ti pungerà il fegato.

Cos’aveva dichiarato Lagioia? È presto detto: che nel dibattito sulla guerra in corso in Ucraina manca «un ragionamento sul fallimento del genere umano». Secondo Lagioia sarebbe necessario riflettere sul fatto che se l’umanità, dopo millenni, non ha ancora trovato un modo di risolvere le controversie senza usare la violenza, allora è davvero fottuta. Una considerazione questa che, ti sovviene, gareggia per profondità con quella che era solita ripetere tua nonna: «Più conosco gli uomini, più amo gli animali». Prosegui la lettura ›

In memoria di Valerio Evangelisti, a botta calda

Valerio Evangelisti

Valerio Evangelisti, 1952 – 2022. Clicca sull’immagine per ascoltare lo speciale di Radio Città Fujiko.

La notizia è arrivata ieri sera e subito è partito un vortice di telefonate, con l’Italia e con altri paesi dove Valerio aveva lettrici e lettori, salde relazioni professionali e amicali, orecchie sempre pronte ad ascoltarlo.

A Valerio ci accomunavano molti gusti e ancor più disgusti, e abbiamo condiviso con lui segmenti importanti del nostro percorso. Soprattutto negli anni Zero furono molte le iniziative comuni, e molti gli attacchi ricevuti di conseguenza.

Un esempio: nel 2010, per le sue e nostre posizioni sul caso Battisti, l’assessore alla cultura della Regione Veneto cercò di far rimuovere da tutte le biblioteche pubbliche i libri suoi, nostri e di altre autrici e autori.

Negli ultimi anni, per un affastellarsi di concause, ci siamo incontrati molto di rado. Ma sapevamo che c’era, e le traiettorie hanno continuato a correre parallele, ogni tanto incrociandosi.

Ora ci vengono in mente tante cose, troppe per riuscire a organizzare un discorso, che rimandiamo a quando la botta sarà meno calda. Prosegui la lettura ›

Invadere l’Ucraina è brutto? Dipende: se l’invadiamo noi è eroico. Buoni 26 di gennaio!

Lettura consigliata.

Da oggi, grazie ai nostri parlamentari – gli stessi parlamentari che da settimane condannano a gran voce e con l’elmetto in testa l’invasione dell’Ucraina – ogni 26 gennaio si celebrerà l’eroismo delle forze d’invasione nazifasciste che ottant’anni fa misero l’Ucraina – e con essa un bel pezzo di Urss – a ferro e fuoco.

L’indomani, 27 gennaio, si spremerà la lacrimuccia sulla Shoah. Perfetto.

Lo abbiamo fatto notare più volte: a colpi di “sdoganamenti” e celebrazioni nazionaliste e militariste si è ormai sfondata ogni barriera.

In questa mossa, tuttavia, c’è un surplus di ipocrisia che lascia attoniti persino noi che ormai ci aspettiamo qualunque cosa.

Sì, perché al mantra di tutto il mainstream «un popolo invaso ha diritto di difendersi» è stata aggiunta senza il minimo pudore la precisazione finora rimasta implicita: «salvo il caso in cui a invadere siamo noi». Prosegui la lettura ›