Da L'Unità di lunedì 30 dicembre 2002, sezione "Orizzonti", pag. 28

No Copyright
Tutti a bordo del libro mobile
A bordo di una "bookmobile attrezzata con computer, stampanti e una rilegatrice,
il signor Kahle collabora con il Progetto Gutenberg e gira l'America per diffondere libri

Wu Ming 2

Il signor Brewster Kahle non ha la faccia elettrica del geniale inventore. La sua Internet Bookmobile non compare tra le 100 idee che il New York Times ha scelto come icone di quest'ultimo anno. Se ne sta parcheggiata al civico 116 di Sheridan Avenue, nel Presidio di San Francisco, quartiere residenziale immerso nel verde, dove la Highway 1 e 101 si uniscono, a formare il Golden Gate Bridge.

A prima vista, è soltanto un semplice furgoncino, un Ford Aerostar vecchio di dieci anni. E in effetti le bookmobiles, le libromobili d'altri tempi, non erano altro che quello: furgoncini carichi di volumi e di storie che giravano gli Stati Uniti per portare i classici della letteratura dove non c'erano biblioteche nè librerie.

A guardarlo meglio, però, saltano agli occhi particolari high tech. Dal tetto, spunta una piccola antenna satellitare. Nel vano posteriore ci sono due computer portatili, due stampanti laser, una taglierina per pacchi di fotocopie e un quarto apparecchio, misterioso. L'antenna satellitare è una MotoSat, e permette di collegarsi a Internet ovunque ci si trovi. L'oggetto misterioso è una rilegatrice. Una scritta sul portellone verde avverte che la Bookmobile conterrà (presto) un milione di libri. Ventimila testi di pubblico dominio, non più soggetti a diritti d'autore, sono già on line nella biblioteca di Internet Archive, l'associazione no-profit presieduta da Brewster Kahle. Risultato notevole, ottenuto in tempi abbastanza brevi, grazie alla collaborazione con i molti soggetti che perseguono gli stessi scopi, da Michael Hart, con il famoso progetto Gutenberg, giunto a quota seimila in quasi trent'anni, a Liberliber.it, l'archivio internet più fornito per testi in italiano liberi da copyright. In ogni caso, chiunque abbia uno scanner e un programma per il riconoscimento caratteri (OCR), può dare una mano a Brewster & Co., 'adottando' un libro, trasformandolo in file e riversandolo nel grande archivio.

Grazie a questo, Internet Bookmobile non ha bisogno di portarsi dietro quintali di libri e di limitare la diffusione della cultura alla capienza ridotta del suo cassone. Vuoi una copia del Mago di Oz? Facile: ti colleghi al sito dell'archivio, scarichi il file di testo, stampi il tutto nel formato che preferisci, tagli i fogli, scegli una copertina, la riproduci su cartoncino, infine passi il tutto nella rilegatrice et voilà, con un dollaro di materiali e un quarto d'ora di tempo hai tra le mani un libro vero e proprio: leggibile, tascabile e personalizzato. Pare che i bambini ne vadano matti.

I più grandi, invece, una volta ricevuto il loro paperback preferito, sono chiamati a comprendere che la libromobile di Internet Archive non contiene solo libri. Contiene, soprattutto, un'idea. L'allusione a qualcosa di più grande.

L'equipaggiamento di cui dispone non è affatto costoso. Più o meno 10.000 euro. Decisamente affrontabile, per un'istituzione pubblica, se un qualche governo decidesse di sostenere il progetto. Per una quantità potenzialmente enorme di testi, non si tratterebbe più di trovarli o non trovarli in un certo catalogo, di farseli spedire da un'altra città, di doverli restituire. Si potrebbe andare in biblioteca per farsi stampare la propria copia. Con un notevole risparmio in termini di spazio, lavoro di archiviazione e costi. Perché un'istituzione pubblica dovrebbe ridursi ad acquistare dalle case editrici e dai rigattieri un bene che è già di pubblico dominio? A scuola, poi, si potrebbe mettere nelle mani dei bambini un libro nuovo ogni settimana, senza costi aggiuntivi per le famiglie, stampato, rilegato, illustrato dagli scolari. Per i lettori anziani si potrebbero realizzare copie ad hoc, con caratteri molto grandi, facili da leggere anche per i più miopi.

E' solo pensando a queste possibilità, che ci si rende conto di quanto sia importante il cosiddetto pubblico dominio. Ed è solo rendendosi conto della sua importanza che ci si prepara a difenderlo con le unghie e con i denti.

All'inizio di autunno, la libromobile di Internet Archive ha portato in giro questa idea per gli Stati Uniti, da San Francisco a Washington, passando per Salt Lake City, Baltimora e Pittsburgh. L'occasione di questo primo tour è stata la causa Eldred contro Ashcroft, meglio nota come 'Processo Mickey Mouse'. Il 9 ottobre, a Washington, mentre Brewster Kahle stampava libri per la folla proprio di fronte al palazzo di Giustizia, la Corte Suprema degli Stati Uniti ascoltava gli argomenti di Lawrence Lessig, difensore di Eric Eldred, reo di aver violato le leggi sul diritto d'autore, così come emendate dal Congresso nel 1998. In sostanza, per l'undicesima volta negli ultimi quarant'anni, è stato allungato il periodo di tempo durante il quale un autore può far valere i suoi diritti su una certa opera. I padri fondatori, nel 1790, fissarono tale periodo in 14 anni, rinnovabili una sola volta di altri 14. Ora si è arrivati all'intera vita dell'autore più 70 anni. Il Congresso ha prolungato il tutto di altri vent'anni, con effetto retroattivo. Secondo molti commentatori, scopo della manovra è difendere gli interessi della Disney, che nel 2003 vedrebbe scadere i diritti per il primo cartone animato di Mickey Mouse, Steamboat Willie, con Topolino e Gambadilegno che ingaggiano la loro prima, storica battaglia. Secondo la difesa questa nuova legge sarebbe contraria al Primo Emendamento, che garantisce la libertà di pensiero, nonché lesiva dello spirito costituzionale con cui venne istituito il copyright.

Come sostiene Lawrence Lessig, professore di diritto all'università di Stanford, giusto qualche chilometro a Sud del Presidio di San Francisco, la tutela del diritto d'autore è un carico che lo Stato e la comunità si assumono per permettere allo scienziato, o all'artista, di guadagnarsi da vivere coi loro prodotti e potere in questo modo disporre di mezzi e tempo per produrre ancora. In termini economici si tratta di un investimento: la comunità spende energie e perde un vantaggio immediato, cioè la disponibilità gratuita dell'opera, che in quanto pubblicata sarebbe subito di pubblico dominio, in ragione di una prospettiva più lunga, ovvero le opere future.

L'estensione eccessiva della durata del diritto è già contraria a quest'ottica. Se un cantante può campare di rendita tutta la vita, grazie ai diritti d'autore di una canzone scritta quando aveva vent'anni, che stimolo può avere a incidere ancora buone canzoni? A che pro, poi, estendere il diritto oltre la morte, così che ne beneficino figli e nipoti, gente che con la creatività del progenitore non ha nulla a che spartire? Infine, come giustificare una disposizione retroattiva, che tornerebbe a colpire opere già entrate nel pubblico dominio, impedendo a quest'ultimo di allargarsi per i prossimi vent'anni?

Il professor Lessig è stato accusato di essere un marxista. In realtà, la cosa interessante del Processo Topolino, è che gli argomenti a favore della difesa hanno messo d'accordo opinionisti di sinistra e di centro con ultraliberisti di destra.

L'avvocato D'Amato, tutt'altro che marxista, ha integrato il ragionamento di Lessig in maniera puntigliosa. Se si ragiona in termini di investimento e di equilibrio tra il diritto della comunità e quello del singolo, allora l'estensione temporale del diritto d'autore avrebbe dovuto ridursi, negli ultimi anni, piuttosto che allargarsi. Quando la costituzione americana fissò i famosi quattordici anni rinnovabili, la rinuncia che la comunità faceva per quel periodo era infatti molto inferiore ad adesso. Non esistendo masterizzatori e fotocopiatrici, nessuno poteva prodursi in proprio una copia straordinariamente simile, e a basso costo, di una certa opera d'arte. In sostanza, nel 1790, chi rinunciava davvero erano i pochi possessori di un torchio a stampa, ovvero le case editrici concorrenti di quella che pubblicava il libro. E di conseguenza, la perdita per il pubblico consisteva solo nel fatto che la libera concorrenza non poteva contribuire - per chi ancora ci crede - ad abbassare il prezzo dell'oggetto. Oggi non è più così, e per questo quella rinuncia, che va a pesare sulla bilancia dell'investimento fatto dalla comunità, è ben più pesante. In teoria, per controbilanciare quel peso, si sarebbe dovuto accorciare, e non prolungare, il periodo di validità del copyright. O pensare a forme di parziale sospensione dello stesso, in caso di uso personale e senza fini di lucro.

Il principale argomento del governo contro queste tesi è che la diffusione della cultura risulta tanto più favorita quanto più alto è l'interesse commerciale del privato nel riprodurre un testo. Il professor Lessig fa notare che oltre il 90% dei libri ancora protetti da copyright non viene più stampato. La Bookmobile, dal canto suo, dimostra che la diffusione dei libri di pubblico dominio potrebbe diventare davvero capillare.

Tutto questo, si potrà pensare, riguarda gli americani e la loro costituzione, sebbene Topolino sia un personaggio di fama mondiale. Tuttavia, nel mondo globalizzato, le situazioni non sono mai così scollegate. In contemporanea con il processo di Washington, infatti, si consumava la battaglia di Taiwan contro l'estensione del copyright. Durante i colloqui preparatori per l'accordo sul commercio e gli investimenti tra Taiwan e gli USA, i rappresentanti americani hanno chiesto ai colleghi taiwanesi di sostenerli nella battaglia contro la pirateria, aumentando da 50 a 70 anni post-mortem il periodo di validità del diritto d'autore e sanzionando la copia per uso personale, non a fini di lucro, che nell'isola cinese è considerata legale. Esponenti dei partiti progressisti taiwanesi hanno accusato gli americani di voler soltanto difendere gli interessi di una loro compagnia, la solita. Migliaia di studenti sono scesi in piazza, preoccupati di dover pagare i costosi libri di testo che oggi possono tranquillamente fotocopiare. La richiesta non è passata.

Non va dimenticato, poi, che Stati Uniti e UE, negli ultimi dieci anni, si sono tirati la volata a vicenda su questa questione, facendo quasi a gara per chi più allargava l'ambito temporale del copyright.

Nel suo viaggio attraverso gli States, la Bookmobile ha fatto tappa anche ad Urbania, Illinois, in casa di Michael Hart. Brewster Kahle ha chiesto al professore di accompagnarlo, il prossimo anno, in una crociata più lunga, almeno un mese. "Non posso prendere impegni fino al 2004 - ha risposto Hart - devo raggiunge quota diecimila testi con il progetto Gutenberg. Sono trent'anni che ci sto dietro". Il direttore di Internet Archive ha colto la palla al balzo, promettendo ad Hart di aiutarlo, per raggiungere l'obiettivo entro il 2003. "In questo caso - ha concluso l'altro - non solo sono disposto ad accompagnarti per i cinquanta stati dell'Unione, ma potrei seguirti in cinquanta nazioni diverse".

Non resta che sperare di vederli comparire, in fondo alla strada di casa, sul vecchio Ford Aerostar, col suo carico (potenziale) di un milione di libri.


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