JEAN BEDEL BOKASSA

BOKASSA: UN PRESIDENTE, UN IMPERATORE, UN DITTATORE... E FORSE UN CANNIBALE
di Paolo Battisti

Jean Bedel Bokassa nacque a Bobangui, nel 1921.
La sua formazione negli anni giovanili fu di stampo militare. Dato che la Repubblica Centroafricana (suo paese di nascita) gravitava sotto l'influenza coloniale della Francia, dal 1939 al 1961 Bokassa fece parte dell'esercito francese (diventandone colonnello), e combattè nella Resistenza contro l'occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale.
Una volta tornato in patria la sua "carriera" fu costellata da una serie di successi personali: nel 1966, approfittando del fatto che il suo paese aveva problemi di governabilità ed era economicamente al collasso, prese il potere con un colpo di stato, destituendo l'allora presidente David Dacko.
Nel 1972 si autoproclamò Presidente a vita e cinque anni più tardi, "Imperatore del Centrafrica, apostolo della pace e servitore di Cristo". Sotto la sua "gestione" la Repubblica Centroafricana conobbe una delle tirannie più feroci della storia.
Il giorno della sua incoronazione, a Bangui (la capitale), si tenne una sfarzosa cerimonia. Uno dei paesi più poveri dell'Africa (e del mondo intero), in un solo colpo era diventato un "Impero". Solo quell'unico spettacolo costò l'equivalente della metà del bilancio annuale di tutto lo stato (circa 20 milioni di dollari).
Bokassa amava regnare e accogliere i suoi sudditi seduto su un trono di bronzo che aveva la sagoma di un'Aquila. La sua corona era tempestata da cinquemila preziosi diamanti. La moglie Caterina venne proclamata imperatrice, e suo figlio, naturalmente, principe ereditario.
La megalomania di Bokassa si manifestava soprattutto nelle sue improbabili e costosissime manifestazioni ispirate a Napoleone Bonaparte, per il quale il dittatore africano aveva una venerazione assoluta.
E questo accadeva mentre il Paese continuava a patire gli stenti e la fame. Come leader Bokassa fu sempre molto presente e determinato a conservare il potere. Egli si occupava personalmente di giudicare i dissidenti, e a volte prendeva direttamente parte alle esecuzioni degli stessi [molti diplomatici stranieri giurarono di avere visitato le cucine del palazzo reale del dittatore, che mostrava fiero i cadaveri dei condannati a morte, congelati in celle frigorifere e smembrati per permettere la fattura di piatti ambigui e raffinati. ndr]. Manteneva il controllo assoluto sui più importanti dicasteri e si preoccupava costantemente di mettere a tacere ciascun individuo che potesse ostacolare il suo cammino.
Nel mentre il dittatore continuava a dilapidare per le sue esigenze personali anche i prestiti stranieri che venivano erogati per aiutare la popolazione sconvolta dalla siccità e dalle gravi carestie che ciclicamente si presentavano.
La preoccupazione maggiore del Governo francese (che in quanto paese colonizzatore aveva una forte influenza politica sul paese africano), per fu (nonostante fosse a conoscenza della drammatica situazione), quella di continuare a sostenere Bokassa perché questo gli permetteva di sfruttare con tranquillità (e ai danni della popolazione locale) gli enormi giacimenti di Uranio di Bakouma e le riserve di caccia grossa presenti nel Sudan.
La parabola di Jean Bedel Bokassa conobbe il suo epilogo il 21 settembre 1979, quando, mentre il dittatore era in viaggio in Libia, venne deposto dall'ex presidente Dacko (cugino dell'imperatore, del quale era stato spodestato a sua volta tredici anni prima), che approfittò dell'assenza del dittatore per assumere tutti i poteri e proclamare la repubblica. Bokassa, avendo compreso che ormai era inviso a tutti i suoi "sudditi", decise di rimanere in "esilio forzato".
Dacko per non era popolare nel paese e nel 1981 il potere venne assunto dal generale Kolingba, che era anche capo dell'esercito. Bokassa, certo del fatto che Kolingba (essendo un militare e suo ex sottoposto) lo avrebbe sicuramente favorito, quello stesso anno fece immediato ritorno in patria. Ma le cose non andarono come lui stesso aveva sperato e previsto. Bokassa venne processato e dichiarato colpevole di alto tradimento, di assassinio e addirittura di cannibalismo. Durante il dibattimento infatti venne accusato - dalle testimonianze dirette del suo cuoco personale a di alti dignitari del suo governo - di essersi cibato della carne dei suoi oppositori (di cui si disse amava conservare la testa nel frigorifero). Il verdetto della giuria che giudic i suoi tredici anni di dittatura fu quello della condanna a morte, che venne in seguito tramutata in carcere a vita. Jean Bedel Bokassa morì nel 1996 nel più completo e totale anonimato.

[da viveresinigallia.it]